Jesus' Son
eBook - ePub

Jesus' Son

  1. 112 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Informazioni su questo libro

«I feel just like Jesus' Son», intonava Lou Reed sulle note stridenti di Heroin. Come nella canzone, il protagonista di Jesus' Son ha scelto di annullare la propria vita in un'estasi artificiale. Alcol, droga, farmaci: qualsiasi cosa assicuri una via di fuga. Da cosa, esattamente? Forse da quello che c'è stato prima. O da quello che ci sarà poi. Da un presente fatto di bar sordidi, motel squallidi, macchine sgangherate, periferie anonime, infiniti rettilinei polverosi tra campi desolati. Su questo sfondo allucinato si muovono personaggi guidati da logiche alterate, ma non privi di umanità. Le loro solitudini si sfiorano e, a volte, si intrecciano in un'illusione di salvezza: anche all'inferno capitano attimi di gioia.

Immaginate un tizio al bancone di un bar che, reso ciarliero dal drink che ha in mano, attacca bottone e prende a raccontare di «quella volta che...» Magari perde il filo, magari fa confusione, magari apre mille parentesi, ma le sue parole caotiche hanno il sapore della verità. Jesus' Son è cosí: undici racconti che non sono davvero racconti, un romanzo che non è davvero un romanzo, ma la candida confessione inconsapevole di uno che ha, come si suol dire, perso la retta via. Il protagonista delle storie di questo puzzle dai tanti pezzi mancanti è un ragazzo con una dipendenza da alcol e droga che trascorre le giornate bighellonando e arrabattandosi in modo piú o meno legale per rimediare i soldi con cui sballarsi. Di fronte al bisogno, i concetti di giusto e sbagliato, di bene e male, passano in secondo piano. Può rubare, spacciare e tradire, ma conserva una sensibilità che gli fa provare riconoscenza per il gesto di generosità disinteressata di una barista o gli fa cogliere la straziante solitudine di due anziani ricoverati in ospedale. Il mondo in cui si muovono questi personaggi balordi sembrerebbe, ed è, un mondo grigio di rapporti disastrati e problemi destinati a ripresentarsi non appena la coscienza si risveglia. Eppure, oltre la spessa cortina di nebbia si intravede la strada per una vita diversa. La salvezza nell'altro è una chimera, ma è bello illudersi, almeno per un po', in compagnia di qualcuno che ci faccia sentire meno sbagliati. Rifacendosi in parte alla sua esperienza personale, tra momenti lirici e scene irresistibilmente divertenti, Denis Johnson tratteggia il sottosuolo di un'America senza gloria, brulicante di storie che meritano di essere raccontate. E riesce a farci ridere di cuore delle nostre assurde, indispensabili, fragilità.

«Ambizioso, allucinato e perfettamente in equilibrio sull'orlo dell'abisso».
«The Independent»

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Jesus' Son di Denis Johnson, Silvia Pareschi in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2018
Print ISBN
9788806225858
eBook ISBN
9788858429846

Emergenza

Lavoravo al pronto soccorso da circa tre settimane, credo. Era il 1973, prima che finisse l’estate. Nel turno di notte non c’era altro da fare che riordinare le pratiche per l’assicurazione del turno di giorno, e cosí ho cominciato a gironzolare, nell’unità di terapia intensiva cardiologica, giú in mensa, eccetera, in cerca di Georgie, l’inserviente, un mio buon amico che spesso rubava le pillole dagli armadietti.
Stava correndo sul pavimento piastrellato della sala operatoria con uno spazzolone. – Non hai ancora finito? – gli ho detto.
– Gesú, c’è un sacco di sangue, – si è lamentato.
– Dove? – A me il pavimento sembrava piú che pulito.
– Cosa diavolo hanno fatto qui dentro? – mi ha chiesto.
– Un’operazione, Georgie.
– Accidenti, siamo pieni di porcherie, – ha detto, – e non vedono l’ora di venire fuori –. Ha appoggiato lo spazzolone a un armadietto.
– Perché piangi? – Non capivo.
Si è fermato, ha alzato lentamente le braccia e si è aggiustato la coda di cavallo. Poi ha afferrato lo spazzolone e si è messo a tracciare grandi archi a casaccio sul pavimento, tremando e frignando e muovendosi a tutta velocità. – Perché piango? – ha detto. – Gesú. Wow, cavolo, perfetto.
Ero al pronto soccorso a chiacchierare con l’Infermiera grassa e tremolante. Un medico dei Servizi Famigliari che non piaceva a nessuno è venuto a cercare Georgie per mandarlo a pulire qualcosa. – Dov’è Georgie? – ha chiesto.
– In sala operatoria, – ha risposto l’Infermiera.
– Di nuovo?
– No, – ha detto l’Infermiera. – Ancora.
– Ancora? A fare cosa?
– A lavare il pavimento.
– Di nuovo?
– No, – ha ripetuto l’Infermiera. – Ancora.
In sala operatoria Georgie ha lasciato cadere lo spazzolone e si è chinato, nella posizione di un bimbo che fa la cacca nel pannolino. Guardava in basso con la bocca spalancata per il terrore.
Ha detto: – Accidenti, cosa devo fare per queste cazzo di scarpe?
– Quella roba che hai fregato, – gli ho chiesto, – te la sei già calata tutta, vero?
– Senti come cigolano, – ha detto, camminando con cautela sui tacchi.
– Ehi, fammi controllare le tasche.
È rimasto fermo per un minuto, e io ho trovato la sua scorta di pillole. Non sapevo cosa fossero, ma comunque gliene ho lasciate due per tipo. – Siamo quasi a metà turno, – gli ho detto.
– Bene. Perché ho tanto, tanto, tanto bisogno di bere. Potresti aiutarmi a pulire tutto questo sangue?
Intorno alle tre e mezza del mattino è arrivato un tizio con un coltello in un occhio, accompagnato da Georgie.
– Non sarai stato tu, spero, – ha detto l’Infermiera.
– Io? – ha risposto Georgie. – No. Era già cosí.
– È stata mia moglie, – ha detto il tizio. La lama era conficcata fino all’impugnatura nell’angolo esterno dell’occhio sinistro. Era un coltello di quelli da caccia.
– Chi l’ha portata? – ha chiesto l’Infermiera.
– Nessuno. Sono venuto a piedi. Sto a tre isolati da qui.
L’Infermiera l’ha scrutato attentamente. – Sarà meglio che la facciamo stendere.
– Okay, sono decisamente pronto per una cosa del genere.
Lei l’ha scrutato ancora un po’ in faccia.
– L’altro occhio, – ha detto, – è di vetro?
– È di plastica, o di qualche altro materiale artificiale.
– E con questo ci vede? – gli ha chiesto, intendendo l’occhio ferito.
– Ci vedo. Ma non riesco a stringere il pugno sinistro perché la lama mi sta facendo qualcosa al cervello.
– Oddio, – ha detto l’Infermiera.
– Conviene che chiami il dottore, mi sa, – ho detto io.
– Buona idea, – ha approvato l’Infermiera.
L’hanno aiutato a sdraiarsi, e poi Georgie gli fa: – Nome?
– Terrence Weber.
– Hai la faccia scura. Non vedo quello che dici.
– Georgie, – ho detto.
– Ehi, cosa stai dicendo? Non vedo.
L’Infermiera si è avvicinata, e Georgie le ha detto: – Ha la faccia scura.
Lei si è chinata sopra il paziente e gli ha gridato in faccia: – Quando è successo, Terry?
– Poco fa. È stata mia moglie. Stavo dormendo.
– Vuole la polizia?
Lui ci ha pensato un po’ e alla fine ha detto: – Solo se muoio.
L’Infermiera è andata all’interfono e ha chiamato il medico di turno, quello dei Servizi Famigliari. – C’è una sorpresa per lei, – ha detto. Lui ha percorso il corridoio con tutta calma, perché sapeva che l’Infermiera odiava i Servizi Famigliari, e il tono allegro che aveva usato poteva solo significare un caso al di fuori delle sue competenze, potenzialmente umiliante.
Ha sbirciato in sala traumi e ha visto la situazione: l’addetto amministrativo – cioè io – impalato accanto all’inserviente, Georgie, entrambi strafatti, a guardare un paziente con un coltello che gli spuntava dalla faccia.
– Quale sarebbe il problema? – ha chiesto.
Il medico ci ha radunati tutti e tre in ufficio e ha detto: – La situazione è questa. Dobbiamo far venire un’équipe, un’intera équipe. Voglio un mago degli occhi. Un gran mago degli occhi. Il migliore. Voglio un neurochirurgo. E voglio un artista dell’etere, trovatemi un genio. Io quella testa non la tocco. Stavolta rimango a guardare. Conosco i miei limiti. Noi lo prepariamo e poi ci facciamo da parte. Inserviente!
– Sta parlando con me? – ha detto Georgie. – Devo prepararlo?
– Siamo in un ospedale, o sbaglio? – ha chiesto il medico. – E questo non è il pronto soccorso? E quello un paziente? E lei l’inserviente?
Ho chiamato il centralino e ho detto di mandare il mago degli occhi, il neurochirurgo e l’artista dell’etere.
Georgie, intanto, era in fondo al corridoio che si lavava le mani cantando una canzone di Neil Young.
– Quel tipo non è a posto, niente affatto, neanche un po’, – ha detto il medico.
– Finché riesce a sentire le mie istruzioni, la cosa non mi riguarda, – ha ribattuto l’Infermiera, pescando con un cucchiaino dentro un bicchiere di carta. – Ho da pensare alla mia vita e a proteggere la mia famiglia.
– Va bene, okay, okay. Non si arrabbi, – ha detto il medico.
Il mago degli occhi era in vacanza o qualcosa del genere. Mentre la centralinista faceva un giro di telefonate per trovarne un altro, gli altri specialisti stavano correndo nella notte per raggiungerci. Sono rimasto lí a guardare cartelle cliniche e a masticare qualche altra pillola di Georgie. Alcune avevano un gusto che ricordava la puzza di urina, altre bruciavano, altre sapevano di gesso. Varie infermiere e due medici di terapia intensiva erano venuti giú a fare due chiacchiere con noi.
Tutti avevano un’idea diversa su come affrontare il problema di estrarre la lama dal cervello di Terrence Weber. Ma quando Georgie è tornato dopo aver concluso la preparazione del paziente – la rasatura del sopracciglio, la disinfezione della zona intorno alla ferita e cosí via – ci è sembrato che stringesse il coltello da caccia nella mano sinistra.
La conversazione è sprofondata nel vuoto.
Alla fine il medico ha chiesto: – Dove ha preso quel coltello?
Nessuno ha detto altro, per un lungo momento.
Dopo un po’ una delle infermiere di terapia intensiva ha detto: – Hai una stringa slacciata –. Georgie ha appoggiato il coltello su una cartella e si è chinato ad allacciarsi la scarpa.
Mancavano ancora venti minuti alla fine del turno.
– Come sta quel tizio? – ho chiesto.
– Chi? – ha detto Georgie.
È saltato fuori che Terrence Weber ci vedeva ancora benissimo dall’occhio buono e aveva riflessi e funzioni motorie accettabili, malgrado il problema di cui si era lamentato. – I valori sono nella norma, – ha detto l’Infermiera. – Quel tizio non ha niente. Cose che capitano.
Dopo un po’ ti dimentichi che è estate. Non ti ricordi cos’è il mattino. Avevo fatto due doppi turni con in mezzo una pausa di otto ore, che avevo trascorso dormendo su una barella nella sala infermiere. Le pillole di Georgie mi facevano sentire come un gigantesco pallone pieno di elio, ma ero sveglissimo. Io e Georgie siamo usciti nel parcheggio e abbiamo raggiunto il suo pick-up arancione.
Ci siamo sdraiati nel cassone su un pezzo di compensato polveroso, con la luce del giorno che ci bussava alle palpebre e la fragranza dell’erba medica che ci si addensava sulla lingua...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Jesus’ Son
  4. Incidente durante l’autostop
  5. Due uomini
  6. Fuori su cauzione
  7. Dundun
  8. Lavoro
  9. Emergenza
  10. Matrimonio sporco
  11. L’altro uomo
  12. Happy hour
  13. Mani ferme al Seattle General
  14. Beverly Home
  15. Il libro
  16. L’autore
  17. Dello stesso autore
  18. Copyright