Numero sconosciuto
eBook - ePub

Numero sconosciuto

  1. 392 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Numero sconosciuto

Informazioni su questo libro

Gli Dèi incarnano le passioni piú feroci dell'indole umana.
Emanano frequenze che intossicano.
Esercitano un fascino irresistibile su chi li avvicina, ne accendono i desideri piú turpi. Se un Dio sceglie la tua Materia, tu stesso diventerai un Dio.
Sei pronto a farti corrompere? Sara ha vent'anni, vive a Roma e lavora come barista. Nel tempo libero caccia nei boschi per sfogare la sua rabbia e fa regolari visite in ospedale a Marco, l'uomo che un anno fa, in un incidente stradale, ha ucciso i suoi genitori, e da allora è in coma.
Un giorno inizia a ricevere sms da un numero sconosciuto, che le impartisce ordini. La paura di mettere in pericolo la sorella costringe Sara a seguire le direttive del Numero sconosciuto. E la costringe a lottare contro gli Dèi. Forme delle passioni umane piú spietate, gli Dèi agiscono nel mondo a loro piacimento e corrompono ogni Materia di cui prendano possesso. Sara si trova a fronteggiare, in un serrato corpo a corpo, Artemide, fascinosa arciera dai denti di squalo, Persefone, bambina che divora e si strugge, Marte, dal bacio sanguigno e sensuale...
Ma chi è il numero sconosciuto che ricatta Sara e le ordina di dare la caccia a una divinità dopo l'altra? Che cosa ha a che fare con Marco? Cos'è successo davvero il giorno dell'incidente, e perché Sara non riesce a ricordarlo?
L'esordio della giovanissima Giulia Besa è un urban fantasy dalle atmosfere dark che ipnotizza come un thriller psicologico.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Numero sconosciuto di Giulia Besa in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2011
Print ISBN
9788806207069
eBook ISBN
9788858404805
1.
< Ciao, Sara. >
Da: Numero sconosciuto.
– Maledizione!
Sara scaglia il cellulare sul letto. Rimbalza. Si sfracella contro la parete, la batteria fa una parabola in aria e cade sul pavimento.
Il corpicino nero giace in mezzo al cuscino. Sara si morde il labbro.
Sarà rotto?
Prende l’elastico, si lega i capelli in una coda alta, lo stringe finché la pelle della fronte non tira.
Ha cambiato la Sim, ha chiesto al gestore di rintracciare il mittente, e non è servito. Non le va di buttare il telefonino, ma se sarà costretta lo farà. Anche se era della mamma.
L’ultimo barattolo di cotognata è ancora sulla mensola della cucina.
L’ultimo. Vuoto. Eppure lei li aveva contati, i barattoli, e aveva calcolato i giorni, pianificato le razioni. Due cucchiai pieni la mattina, quattro e mezzo sul pane a merenda, e se c’era un bel film anche uno la sera, dopo cena.
Be’, non mandano Il diavolo veste Prada in prima serata da un pezzo. La cotognata doveva durare almeno altre tre settimane, invece l’ultimo cucchiaino è finito un mese fa.
Barbara se l’è mangiata senza dirmi niente.
Sara infila le calze, lancia un’occhiata al cellulare. Dovrebbe raccoglierlo, mettere insieme i pezzi e portarselo dietro. La cotognata della mamma non c’è piú, ma le rimane ancora il suo telefonino, per ricordarla.
Se lo porta, però, lo psicologo la chiamerà proprio sul piú bello.
Sistema la gonna sui fianchi e fa tappa in bagno per controllare il trucco. Non sa neppure perché, visto quello che andrà a fare. Sbircia l’orologio appeso sopra la lavastoviglie, in cucina: le undici meno un quarto. Il treno parte tra mezz’ora, meglio muoversi.
Prende la sacca e sente sulla spalla i tre chili di ciò che contiene. Si ferma sulla porta con le chiavi in mano. Deve proprio prenderlo, il telefonino. Barbara potrebbe chiamarla, magari lei e Roberto sono tornati a Salsido con un giorno di anticipo sul programma delle vacanze, e se la beccano…
La blindata si chiude con un rumore automatico, che rimbomba nelle orecchie. Barbara e Roberto devono farsi i fatti loro. Lei ha bisogno di sfogarsi.
Scende l’ultima rampa, saluta il portiere. Il grilletto del fucile di cui sente il peso nel borsone è cosí invitante che non riuscirebbe piú a tornare indietro per recuperare il cellulare.
Il Frecciarossa parte con un ritardo di venti minuti per un guasto all’impianto di climatizzazione. Sara li trascorre consumando il tacco, a forza di pestarlo. Per fortuna il treno recupera, e lei riesce a prendere la coincidenza a Firenze. Arriva alla stazione di Villafranca sudata e stanca, ma almeno qui c’è un taxi, mica sempre è cosí fortunata. Una Punto bianca, lucida come un uovo sodo.
Sara sale, si strappa le calze sull’angolo ruvido del sedile.
– Buongiorno, – il tassista si gira. Ha il setto nasale deviato verso destra e gli occhi piccoli. – Dove va?
– Salsido.
– È una brutta strada, fin lí.
– Può prendere…
– Lo so, lo so. Ci vorrà mezz’oretta, piú o meno.
Partono. Sara avvicina la testa al finestrino, conta i negozi di vestiti. Come fa Barbara a tenere attivo lo studio in un posto con tre negozi d’abbigliamento? Avrebbe fatto meglio a rimanersene a Roma.
Ciao, Sara.
Sara stringe la maniglia.
Come cazzo fa a conoscere il mio nome?
Il tassista inchioda. – Pezzo di deficiente! Ma guarda te ’sti cretini! Credono che se stanno sulle strisce possono fare quello che gli pare!
Ripartono. Dopo un quarto d’ora sono ancora sulla provinciale.
Sara apre la cerniera del borsone, accarezza la canna del fucile. – Sa l’ora?
Il tassista guarda il cruscotto, e anche lei. Il tassametro va che è una bellezza, le succhierà via un sacco di soldi.
– Le quattro, signorina.
L’orologio va bene e lei ha controllato ogni podere, ogni bozzo sul guardrail, ogni autovelox, nell’ansia di arrivare. La strada è giusta.
Lo sapevo che dovevo prendere il treno delle dieci!
– Vuole che corra?
– Come, scusi?
Gli occhi nello specchietto si assottigliano.
– Ho detto, vuoi che vado piú veloce? Ce ne manca, ancora, ma mi dispiace se arrivi tardi a qualche appuntamento.
Sara stringe la canna. – Sí, se può, è meglio che vada veloce. Può spegnere la radio? M’innervosisce.
– Be’, certo.
Accavalla le gambe, la smagliatura delle calze sotto il ginocchio si allarga.
Ciao, Sara.
Che razza di messaggi sono?
Sara sposta le dita lungo la canna del bar, le passa sul mirino, giú lungo il profilo affusolato del calcio del fucile. Il contatto con il legno liscio la tranquillizza.
Quel Numero sconosciuto sta diventando un’ossessione. Eppure non dovrebbe, non è la prima volta che le capita di ricevere messaggi anonimi. È solo la prima volta che ne riceve di cosí strani.
Il primo è arrivato piú o meno un mese fa. Anzi un mese e tre giorni esatti: lo stesso giorno in cui è finita la cotognata della mamma. Sara si era gustata l’ultimo cucchiaino quella mattina, a colazione. Lo aveva leccato davanti e dietro. E quando se l’era tirato fuori dalla bocca, era arrivato il messaggio:
< Tu sei >
Da: Numero sconosciuto.
Sara non pensava di essere una che si spaventa per cosí poco. Quando papà lavorava, avevano dovuto cambiare casa perché i messaggi minatori arrivavano a pacchi, quasi tutte le settimane. L’avevano cambiata una seconda volta, dopo che il tizio venuto a riparare la lavastoviglie aveva tentato di sfregiare mamma con un cacciavite.
No, Sara non si era mai pisciata sotto per quelle minacce; sua sorella di sicuro sí, e anche mamma, dopo l’episodio della lavastoviglie, ma lei no. Lei e papà, mai.
Eppure quel messaggio a metà le ronza ancora in testa.
Il giorno dopo, ne era arrivato un altro uguale, piú o meno alla stessa ora. Anche il giorno successivo, Sara aveva ricevuto il suo «tu sei», incompleto. Il quarto giorno, al quarto «tu sei», si era seduta al tavolo, con carta e penna, e aveva fatto un elenco di tutti gli abitudinari del bar.
Lo Sconosciuto doveva essere uno degli idioti che venivano a spendere lo stipendio in aperitivi per fare il filo a Monica. Quegli idioti che Monica conosceva uno per uno, con numero di casa, indirizzo e codice fiscale. Rintracciabili, neutralizzabili. Sara doveva solo scoprire chi fosse e ficcargli il cellulare dove meritava, quando fosse venuto a prendersi il prossimo analcolico alla frutta.
Giorno dopo giorno li aveva controllati tutti, quelli del bar. Li aveva osservati nell’orario d’arrivo degli sms, e aveva visto che non scrivevano. Aveva fatto controllare i loro telefonini da Monica, e aveva scoperto che non avevano il suo numero.
Non è uno di loro, aveva pensato. È un vecchio nemico di papà.
Cosí, al quindicesimo messaggio dello Sconosciuto, uguale ai precedenti, Sara aveva risposto:
< Chi sei? Mio padre è morto. Che vuoi da me? >
Messaggio inviato.
Per inviare era andata sull’opzione «rispondi». Ma il cellulare non poteva aver registrato il numero sconosciuto. Come aveva fatto lei a mandare il messaggio?
Comunque lui non aveva risposto, quindi magari la domanda non era proprio partita.
Però aveva continuato a scriverle sempre con maggiore frequenza. Il ventesimo giorno, erano arrivati tre messaggi solo in mattinata.
Tu sei, tu sei, tu sei.
Sei una carogna? Sei una mignotta? Sei morta?
Sara non vuole saperlo, cos’è. Perciò, due giorni fa, è andata a comprarsi un’altra Sim per il cellulare. La vecchia l’ha spezzata e l’ha buttata in un cassonetto lontano da casa. Della nuova ha dato il numero solo a sua sorella, che probabilmente lo ha già spacciato a Spartaco.
Non è servito a nulla. Questa mattina, lo Sconosciuto ha scritto di nuovo. Un messaggio compiuto, stavolta.
Ciao, Sara.
Sara allenta la presa sulla maniglia, respira forte, appannando il finestrino. Le dita fanno male. Stava stringendo cosí tanto che per poco non si rompeva le falangi, e allora come avrebbe fatto a scaricare i nervi a Salsido?
Non sa cosa le stia succedendo. Non è il tipo, proprio no, da rimanere sconvolta per colpa di un pezzo di stronzo. Anche se volesse ucciderla. Anche se fosse il figlio di quel Marvasi assassinato dal tizio a cui papà ha fatto ridurre la pena. Quello che ha pagato l’idraulico per sfregiare mamma con un cacciavite.
Le dita di Sara tornano sulla bocca del fucile. Si appoggia con la testa al sedile, i denti tremano in risposta agli ammortizzatori e alle imperfezioni dell’asfalto. Non lascia il fucile neppure quando la Punto esce dalla linea retta di cemento per destreggiarsi in una serie di tornanti di montagna. Sono passati sulla statale. La strada dell’incidente. È strano non ricordarsi il punto in cui è successo.
Saltano sulla sterrata con un sobbalzo, sono vicini a casa. Sara apre il finestrino e chiude gli occhi. Un pettirosso, un ramo che scricchiola, qualche sasso spostato dalle ruote dell’auto.
– L’avevo detto io. Brutta strada.
Sara apre gli occhi. – Stia attento a non passare sui sassi grossi. Per non toccare.
C’è odore di muschio, e di pioggia. Le unghie grattano la canna dell’arma. Ha voglia di sentirla calda. Poche volte ha avuto cosí bisogno di usare il fucile, nei mesi precedenti.
Superano le prime case del paese, piú esposte al sole. Le tegole rosso opaco sono illuminate dai raggi che filtrano attraverso le nuvole, una lucertola zampetta su un muro. S’intravedono i viticci degli orti, e piú in là il tetto sbilenco del pollaio dei Murci. L’odore di Salsido è diventato pungente. Legno e galline.
Salgono in alto, verso la casa piú distante dal centro abitato, occultata da duecento metri di castagni. Il nonno l’ha costruita lí per non essere scocciato dai compaesani. Mamma diceva sempre che Sara gli assomiglia.
La macchina fa la salita slittando sulla terra, si ferma fra una catasta di ceppi ammassati a seccare e il piccolo porticato d’ingresso. Il tassista fa sgommare le ruote come alla fine di un rally.
– Arrivati, signorina.
Sara apre la portiera, mette le gambe fuori. Le sembra di essersi seduta su un lumacone appiccicoso. Non avrebbe dovuto mettersi le calze. La coscia che la calza rotta ha lasciato scoperta è sudata, si stacca a fatica dal sedile. Una ventata fresca le fa spalancare le narici.
Adesso si va a caccia.
Il breve suono del clacson interrompe il cinguettio di un uccello. Sara pianta gli occhi in quelli del tassista.
– Scusi, signorina! Ho una chiamata, me ne devo andare.
– Quant’è? – Sara apre il borsone. Gli occhi del tassista scattano in basso.
– Be’… non volevo metterle fretta.
La canna del fucile è sbucata di qualche centimetro dall’apertura. Anche il bar vuole andare, ma non è il momento, deve pazientare un altro po’.
Sara rimette dentro la canna, spingendola con un dito. – Quanto segna il tassametro?
Il tassista sbatte le ciglia, a bocca aperta, una mano sul cambio.
Sara prende il portafoglio, sfiorando il grilletto con un brivido. Gli allunga i soldi nell’abitacolo. – Tenga il resto.
L’uomo afferra le banconote e le intasca. Tira su il finestrino. – Grazie, signorina.
Il taxi sgomma via, coprendole gli stivali di sassolini e polvere.
Una settimana di straordinari, sparita nella Punto. Ma almeno se lo è tolto dai piedi. Il taxi del ritorno se lo farà offrire da Barbara. Purtroppo, da dietro la casa spunta il bagagliaio della jeep di Roberto. Lui e sua sorella sono tornati dall’Elba proprio con il giorno d’anticipo che temeva.
Sara correrebbe tra le felci anche in tacchi e gonna, pur di evitare Barbara, ma non è il caso. Il basamento della casa edificata da suo nonno emerge dalla terra in un blocco rettangolare. È settembre, le foglie dei castagni non sono ancora cadute e la scala esterna sul lato sinistro della facciata è pulita. Si fa fatica a distinguere le assi del tetto, tra le fronde. Deve muoversi, le rimangono tre ore scarse di luce, prima che il sole tramonti.
Sara prende il ceppo accanto alla porta e lo accosta allo stipite, ci sale sopra, cerca con la mano nello spazio sull’architrave. Un millepiedi le fa la cavallina sulle dita. Sara aggancia il portachiavi con l’unghia dell’indice, lo tira giú.
Se ha fortuna, raggiungerà lo scantinato senza essere vista. Magari si sorbirà Barbara solo al ritorno dalla caccia.
Scende dal ceppo circolare, lo spinge di lato con un piede. Apre la porta di casa, piano.
Non c’è nessuno, ma l’aria nel salone è fresca e la finestra vicino al camino è aperta; le valigie sono sul tappeto di fronte all’ingr...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Colophon
  4. Numero sconosciuto
  5. Ringraziamenti