Branchie
eBook - ePub

Branchie

  1. 190 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Informazioni su questo libro

Protagonista di Branchie è Marco Donati, un ragazzo che studia il comportamento dei pesci, malato terminale, con madre ossessiva e fidanzatina. Dall'abulico trascinarsi da una festa all'altra nella Roma dei quartieri alti, Marco precipita in una avventura senza limiti, come un cavaliere senza paura, in un'India che sembra il capolavoro di un falsario pazzo. Road movies, videogames, quiz col domandone nei momenti piú critici, demenziali sport estremi, manie generazionali e molto altro, tutto Ammaniti frulla come in un «tramezzino ripieno di baccalà, broccoli, maionese e cipolle al curry».

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Branchie di Niccolò Ammaniti in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2010
Print ISBN
9788806184285

Il castello

Sono chiuso in un gabinetto, ho una diarrea fulminante. Me la sto facendo sotto. Mi abbasso i pantaloni e le mutande. Mi siedo urlando sulla tazza. La devo fare, subito, immediatamente sennò scoppio. Ma non ci riesco. Ci provo, mi sforzo ma niente. Lo stimolo però è insostenibile. Le viscere mi si stanno rivoltando in corpo. Urlano. Perché? Perché non ci riesco? M’infilo una mano tra le chiappe e scopro che non ho il buco del culo.
Mi risveglio urlando.
– Piano. Piano. Tranquillo. È solo un brutto sogno, – dice una voce femminile. Una mano mi scuote.
Altro che brutto sogno, quello che ho avuto è un incubo in piena regola. Sono tutto sudato. Provo a muovermi, ma non ci riesco. Nemmeno riesco ad aprire gli occhi. Ogni fibra del mio corpo si lamenta. È come se un milione di spilli siano conficcati nelle mie carni.
– Non ti muovere, Marco. Sei ancora sotto l’effetto del veleno. Ti dà fastidio la luce? Ti chiudo le persiane.
Passi. Rumore di cardini.
– Meglio?
Non lo so. Ho la bocca impastata e qualcosa, un ago forse, mi perfora il braccio. Riesco ad aprire uno spiraglio sottile tra le palpebre.
Una giovane donna indiana mi siede di fronte. Ha i capelli tinti di biondo e due grosse tette costrette in una maglietta con una tigre d’oro veramente pacchiana, pantaloni che le fasciano le cosce e ai piedi un paio di zoccoli con il tacco a spillo. Nell’insieme è una strafica, un po’ volgare magari.
– Come ti senti?
– Male. Molto male. Credo che questa è stata la botta finale per la mia salute malridotta. Sono in una grande stanza con i muri di pietra e una finestra che dà sul blu del cielo.
Il letto è al centro della camera. Il resto dell’arredamento è un comodino, il trespolo dove è attaccata la flebo e la sedia su cui è seduta l’indiana. Si sta rifacendo le unghie con una limetta.
– Dove sono?
Ricordo che ero legato al portapacchi e dopo niente piú. Devo essere svenuto.
– In un ospedale. Si prenderanno cura di te.
– Meno male! Credevo di essere ancora nelle grinfie di quella pazza di Mila. Ah, ma che cafone che sono, mi scusi, mi devo presentare. Marco Donati. Con chi ho il piacere di parlare?
– Non mi riconosci?
La guardo meglio. No. Mai coperta, me la sarei ricordata.
– No, non mi pare…
– Sei sicuro? Guardami bene.
Si alza e si gira mostrandomi il corpo da maggiorata.
Bohh?!
– No, proprio no. Non mi ricordo. Forse si sbaglia.
– Ma dài, non è possibile! Eppure io sono la prima persona che hai conosciuto quando sei venuto al mondo.
La mia ostetrica?! Naa. Impossibile. Un’altra pazza, che palle! Mi sono appena liberato di Mila che subito ne spunta un’altra. Le attiro come api, porca miseria.
– Mi sa che si sbaglia, signora.
– Dài Marco, eppure è cosí facile.
Continua a sorridere e mi liscia i capelli. Ma che vuole da me questa malata di nervi? E come mai sa il mio nome?
– Nooo, non l’ho mai vista, glielo giuro. E non mi accarezzi, per favore.
– Non essere maleducato –. Mi molla uno scappellotto.
– Per favore parli, la prego, non ce la faccio piú. Non mi sento bene, se ne dovrebbe rendere conto anche lei, – e poi mento: – Sí, forse mi pare di ricordare il suo viso, ma perché non mi rinfresca la memoria per favore?
– Marco, sono tua madre!
– Come?
– Sono tua madre.
Delira. È una psicopatica.
– Ma che dice? – Mi viene da piangere.
– Non mi riconosci perché dall’ultima volta che ci siamo visti ho subíto qualche intervento di ricostruzione estetica globale. Ho cambiato quasi tutte le parti del corpo, anzi per la verità tutte, tranne il cervello. Oltre che all’esterno, anche dentro tutti gli organi sono stati sostituiti. Ho il cuore piú grosso e potente con una gettata di due litri al minuto. Il fegato è stato potenziato, ora non ho problemi con patatine fritte, cheeseburger, calamari in umido. L’intestino è sovradimensionato, ho i villi superassorbenti, niente piú problemi di stitichezza. Il pancreas è ipertrofico. Avevo pensato, visto che c’ero, di cambiare anche il cervello per diventare piú intelligente, ma poi costruivano un’altra e di me che cosa rimaneva? Allora: non sono uno schianto?! – dice contenta.
– Le spiego una cosa: sono un malato terminale, mi hanno avvelenato e trasportato per parecchie centinaia di chilometri su un portapacchi. Ho avuto un incubo spaventoso, mi risveglio a malapena e una psicopatica, mi scusi ma non saprei come altro definirla, mi dice che è mia madre e che le hanno allargato lo stomaco e non so che altro. Ora la prego, la imploro di lasciarmi in pace. Ne riparliamo, se vuole, quando mi sentirò meglio. Per favore se ne vada.
– Marco, ti ricordi quando hai fatto la gara di nuoto in piscina e tuffandoti hai sbattuto la testa sul fondo?
– Come fa a saperlo? Come l’ha saputo?
– Ti ricordi quando per un anno hai deciso di ascoltare solo i dischi dei Camaleonti e ti mettevi i camperos e il piumino Ciesse?
No! Questa donna conosce materiale top secret sulla mia vita, con cui potrebbe anche ricattarmi. Sono disposto a darle qualsiasi cosa per non farla parlare.
– E ti ricordi quando ti volevi suicidare perché Monica ti aveva lasciato e ti sei imbottito dei miei anticoncezionali? – incalza.
Sa troppe cose sul mio passato. Deve aver parlato con mia madre. Nessun altro potrebbe averle rivelato queste scottanti verità.
– Qual è il mio piatto preferito? – le domando.
– Linguine alle vongole. Con una spruzzatina di rosso.
– Chi è il mio scrittore preferito?
– Richard Mateson.
– La mia attrice preferita?
– Sophia Loren.
– Il mio regista?
– Peter Jackson.
Cazzo. È veramente ben informata. Incalzo.
– Il mio medico curante?
– Virgilio Vagoni.
– Dove ha una voglia?
– Sulla natica destra.
– Come ha fatto a vederla?
– È stato il mio amante.
– Qual è la parte delle donne che mi piace di piú?
– Le tette.
– La marca della vodka che bevo?
– Absolut.
Che treno! Come va! Gli faccio il domandone da trecento punti. La uno, la due o la tre? Si concentra. Chiede di entrare in cabina. Se risponde è fatta.
– La cosa che mi piace di piú nella vita?
– Avere 37,3 di febbre e mangiare il panettone con la crema gialla avvolto in una coperta su un divano davanti a un film di arti marziali.
– Mamma!
– Figlio mio!
L’abbraccio, lei mi stringe a sé. Piango un po’.
– Come sono felice di vederti! Ma che hai fatto, mamma, sei ringiovanita di vent’anni? Non hai piú niente della donna che conoscevo, sei un’altra. Sei diventata una strafica esagerata. Com’è possibile?
– Senti tesoro, pensi che potevo accontentarmi di qualche liposuzione, massaggio anticellulite, di interventi alla bocca e al seno? Invecchiavo e quello che mi proponevano i chirurghi estetici in Italia era semplicemente di restaurare una vecchia tela ormai logora. Non sopportavo piú di perdere la mia bellezza, di non essere piú attraente. La scienza chirurgica è cosí antiquata, asporta, aggiunge, ricostruisce. Volevo qualcosa di piú radicale. La parola giusta non è trasformare ma sostituire. È qui il segreto dell’eterna gioventú. Ti ricordi quel giorno che sei venuto a mangiare da me, prima di partire per l’India?
– Sí, certo.
– Ti ricordi quell’uomo che stava a pranzo a casa mia? Quello era Djivan Subotnik. Sono la sua amante.
No! Non ci posso credere! Quello era l’orrendo Subotnik. Aveva detto di chiamarsi in un altro modo.
– Quel genio mi ha tirato fuori da un corpo orrendo. Come la fenice, sono rinata dalle mie ceneri. Ha fatto una scoperta unica nel campo dell’immunologia. È riuscito a caratterizzare la proteina responsabile dei rigetti nei trapianti. Ha capito esattamente come funziona e come inibirla. Io sono stata una delle prime a mettersi sotto il suo bisturi. È un dio. Non sai quanto lo stimo.
Sto molto male mentre lei mi racconta queste cose.
– Ha votato se stesso alla ricerca della bellezza. Tutti possiedono qualcosa di bello, chi il naso, chi la cistifellea, chi le orecchie, chi il duodeno. Djivan costruisce corpi perfetti unendo pezzi anatomici di tante persone. Mi spoglio? Vuoi vedere la perfezione?
– Ti prego, evita. Non voglio vedere nulla. Sei una pazza esaltata, metterti nelle mani di un folle come quello. Ma spiegami una cosa: chi ti ha dato le parti che ora indossi? Hai un aspetto cosí asiatico.
– Semplice. Djivan usa come materiale per le sue creazioni i corpi degli indiani. Sai, questi poveri indigeni vivono in un degrado e in una povertà! Non te lo puoi immaginare. Djivan paga intere famiglie solo per poterne operare uno. Pensa com’è buono. Gli indiani sono tutti contenti di sacrificarne uno per il bene degli altri. È un benefattore.
Non è possibile, ma che è? Un romanzo dell’orrore? Il dottor Moreau è un pivello in confronto all’infame Subotnik.
Mia madre è impazzita. Non sono mai stato convinto che fosse un genio, ma bersi tutte queste stronzate è troppo.
– Ti rendi conto di quello che dici? Hai mai sentito parlare di bioetica? – le chiedo.
– Sí, qualche volta, alla tele. Ciò che è lecito e ciò che non lo è nella ricerca scientifica? Mi pare. Cazzate per bacchettoni reazionari arteriosclerotici.
– Mamma, anzi Adele, visto che ormai il tuo corpo non è piú quello con cui mi hai generata. Ti sei impossessata di organi che non ti appartengono. Te li sei presi pagandoli poche rupie, strappando a dei po...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Ai miei lettori
  4. Branchie
  5. Personaggi principali
  6. Roma
  7. Nuova Delhi
  8. Il castello
  9. Due parole di conclusione
  10. Il libro
  11. L’autore
  12. Dello stesso autore
  13. Copyright