Mia suocera beve
eBook - ePub

Mia suocera beve

  1. 340 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Mia suocera beve

Informazioni su questo libro

Vincenzo Malinconico è un avvocato semi disoccupato, semi divorziato, semi felice. Ma soprattutto è un grandioso filosofo autodidatta, uno che mentre vive pensa, si distrae, insegue un'idea da niente facendola lievitare. E di deriva in deriva va lontano, con l'aria di sparare sciocchezze dice cose grosse sull'amore, la giustizia, il senso della vita.
Intorno a lui capitano eventi straordinari, ma più straordinari ancora sono i pensieri stravaganti e fuori luogo di cui ci mette a parte in tempo reale, facendoci ridere e riflettere, trascinandoci nella sua testa sgangherata e bellissima.
Al centro del romanzo questa volta c'è un sequestro di persona ripreso in diretta dalle telecamere di un supermercato. Ad averlo studiato ed eseguito è il mite ingegnere informatico che ha progettato il sistema di videosorveglianza. Il sequestrato è un boss della camorra che l'ingegnere considera responsabile della morte accidentale del suo unico figlio.
Il piano è d'impressionante efficacia: all'arrivo della televisione, l'ingegnere intende raccontare il suo dramma e processare in diretta il boss. La scena del sequestro diventa cosí il set di un tragicomico reality, con la folla e le forze dell'ordine che assistono impotenti allo «spettacolo».
La sola speranza d'impedire la tragedia è affidata, manco a dirlo, all'avvocato Vincenzo Malinconico, che l'ingegnere incontra casualmente nel supermercato e «nomina» difensore d'ufficio.
Malinconico, con la sua proverbiale irresolutezza, il suo naturale senso del ridicolo, la sua insopprimibile tendenza a rimuginare, uscire fuori tema, trovare il comico nel tragico, il suo riepilogare e riscrivere gli eventi recenti della sua vita privata (la crisi sentimentale con Alessandra Persiano, le incomprensioni dell'ex moglie e dei due figli, l'improvvisa malattia dell'ex suocera), riuscirà a sabotare il piano dell'ingegnere e forse anche quel gran pasticcio che è la sua vita.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Mia suocera beve di Diego De Silva in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2010
Print ISBN
9788806201296
eBook ISBN
9788858403976

IL REALITY SHOW NON È ALTRO CHE UN FUORIONDA PROLUNGATO

– Guarda me, non lui, – ordina l’ing. Romolo Sesti Orfeo a Matrix che fissa negli occhi Matteo il salumiere appena quello si avvicina con il nastro da imballaggi.
Matrix volta il capo in direzione dell’ingegnere con scientifica lentezza, facendo in modo che il suo sguardo mantenga una minacciosa obliquità verso il povero salumiere, che di lí a un attimo, infatti, impallidisce e si pianta a mezzo metro da loro, il rotolo di nastro adesivo fra le mani, quasi non sapesse piú cosa farne.
Osservo la sua sagoma terrorizzata nel monitor in alto, e provo una compassione che per un istante mi annebbia la vista.
Imbestialito dal contrattempo, l’ing. Romolo Sesti Orfeo afferra Matrix per i capelli e lo tira a sé, piantandogli la canna della pistola sotto il mento.
Quello chiude gli occhi, serra le labbra e inspira rumorosamente, come certi malati che si preparano a ricevere con dignità la fitta imminente del dolore recidivo che li affligge.
– Vuoi continuare con i giochetti, ah? – lo avverte. – E va bene. Allora facciamo che ti sparo direttamente nelle cosce, cosí non mi prendo neanche il disturbo di legarti.
«Vuoi continuare con i giochetti, ah?», gli rifaccio il verso mentalmente, sopprimendo l’impulso di dedicargli un’abbondante pernacchia. Ma dico, si può davvero pronunciare una battuta del genere convinti?
Matrix apre gli occhi, ma non gli dà la soddisfazione di rispondere.
«Tanto bluffa», penso.
– Avanti Matteo, muoviti, – ingiunge l’ingegnere, non so con quale coraggio, a quel povero Cristo che ormai è diventato un attaccapanni.
– Al diavolo, – sbotto. E con due passi spazientiti raggiungo l’inservibile salumiere e gli tolgo il nastro adesivo di mano. – Da’ qua.
Matrix mi spalanca gli occhi addosso con una perplessità addirittura familiare, domandandosi chi sia il tipo che fin dall’inizio se ne stava lí senza fare niente salvo ogni tanto prendere un’iniziativa e puntualmente non concludere.
L’ing. Romolo Sesti Orfeo, invece, abbozza un sorriso di apprezzamento per il mio intervento irrichiesto (e vorrei tanto che la piantasse di flirtare con me, perché sono due ore che mi molesta).
Senza farla tanto lunga, mi chino davanti a Matrix, srotolo un lembo di nastro, glielo appiccico alla zampa sinistra dei pantaloni (nell’occasione noto che porta degli stivali niente male, che probabilmente piacerebbero alla mia amica Paoletta) e gli mulinello ripetutamente il rotolo intorno alle caviglie, sovrapponendo spirali di nastro ascendenti fino a raggiungere le ginocchia, insaccandogli stinchi e polpacci insieme; poi stringo, tiro verso di me il rotolo portandomi la striscia di nastro adesivo alla bocca e la lacero lateralmente con i denti, dichiarando la fine del lavoro.
Mi rialzo. Con occhi sprezzanti, squadro dal basso verso l’alto sequestratore e sequestrato, che se ne stanno lí avvinghiati come due innamorati in effusione, quindi sollevo il braccio destro e lancio il rotolo di nastro adesivo oltre la testa dell’ing. Romolo Sesti Orfeo, sfiorandola, tanto che lui è istintivamente costretto a chinarla nel timore che lo colpisca; dopo di che mi guarda stupefatto.
A quel punto non dovrei dire una parola e infatti taccio, caricando simbolicamente la platealità del mio gesto, che in questo momento (anche per via delle telecamere che ci riprendono, probabilmente) mi fa sentire parecchio plastico, lo confesso.
Di lí a poco, infatti, realizzo di aver compiuto una stroncatura estetica del siparietto messo in piedi dall’ing. Romolo Sesti Orfeo. Tirandogli contro (per quanto non addosso) il nastro da imballaggi, devo avergli metaforicamente rinfacciato la bassezza del compito che mi ha costretto (in via suppletiva, oltretutto, visto che quel babbione di Matteo il salumiere era pietrificato) a eseguire.
Mi do una specchiata al monitor, ricavandone l’impressione d’essere io a condurre, adesso (è incredibile come la tv riesca a sdoganare il vanesio che ci abita). In fondo, ho rubato la scena al tipo che l’ha montata con tanta fatica; anzi: me la sono guadagnata. Chissà che non sia questa – congetturo estemporaneamente – la traduzione corretta dell’espressione «Rubare la scena». C’è da rimanere basiti al pensiero di quanto spesso si usi il termine opposto per dire una cosa. La lingua italiana è piena di abusi condonati.
Matteo continua a starsene lí con la bocca semiaperta. A un tratto trovo insopportabile la sua inettitudine.
– Ehi, – gli dico, – cos’è, ti si sono rotte le acque?
I suoi occhi rivelano che la battuta non gli è arrivata.
– Ti ho tolto dai guai, se non sbaglio, – proseguo. – Puoi anche piantarla, adesso.
A quel punto si sveglia, intuendo che ho ragione, probabilmente. E fa due passi indietro.
Io torno all’ingegnere:
– Contento, adesso? – domando, in via sfacciatamente retorica.
Segue un silenzio breve ma significativo, dopo di che dall’ingresso arriva un applauso.
Divento una statua.
Matrix, l’ing. Romolo Sesti Orfeo e il babbione ne prendono subito atto, fissandomi con occhi nuovi.
La mia autostima impenna, arrecandomi un delizioso capogiro.
Mi sento una tigre.
Sono una rivelazione. Una rockstar.
Sono Bruce Willis nel primo Die Hard.
Sono l’uomo che ci voleva.
Ho la situazione in pugno.
Mi amo.
L’ing. Romolo Sesti Orfeo sembra rattristato e deluso.
La delusione è il piú didascalico dei sentimenti. Guarda in faccia una persona delusa, e nove volte su dieci capirai perché. Si possono nascondere le cause dell’invidia, della gelosia, della rivalità. Anche quelle della rabbia. Ma con i sottotitoli della delusione c’è poco da fare: si vedono.
Finalmente sentiamo la sirena dei carabinieri. Benché si tratti di un intervento preventivato (piú esattamente: atteso), tiro un sospiro di sollievo. L’arrivo delle forze dell’ordine, anche se di per sé non risolve i problemi, fa sentire immediatamente sgravati dall’onere di occuparcene. Attiva una specie di subappalto d’ufficio delle attività in corso. In certe situazioni è un toccasana, perché libera dalla cautela. Ecco perché la gente, quando arriva la polizia (sul posto di un incidente stradale, p. es.), tende a diventare sboccata.
Tempo fa ho assistito a un tamponamento dalla finestra di casa di un amico. Tamponatrice: una signora. Pure abbastanza distinta. Tamponato: un tipo sui venti, venticinque anni. Faccia da bravo ragazzo. Scendono (lui da una Vespa, lei da una Smart). Il giovane non si altera né recrimina, le chiede gli estremi dell’assicurazione e basta. Lei sbuffa un po’, prova a dire che è solo un graffietto, lui risponde che il suo carrozziere con i graffietti ci si è comprato le case, insomma battibeccano ma si tengono sul minimo sindacale della dialettica da contestazione amichevole, dopo di che la signora si rassegna, torna in macchina, prende i documenti e fa per consegnarli all’avente diritto.
In quel preciso momento però capita che due vigili a spasso in zona notano la transazione in corso e si avvicinano per dovere d’ufficio, ignari di rappresentare il plenilunio che di lí a un attimo libererà il licantropo.
La signora, infatti, con impressionante destrezza, non solo strappa i documenti dalle mani del ragazzo, ma inaspettatamente lo investe con una raffica di porcherie tanto personali quanto gratuite, dimostrando un pedigree da frequentatrice di bettole d’altri tempi.
I due vigili si guardano in faccia allucinati, quindi cercano di ricondurla alla logica, ma la, si fa per dire, signora, strepita di non toccarla (intenzione certamente lontana qualche anno luce da quei poveri servitori dello Stato), e si lancia all’assalto dell’incolpevole ragazzo con una tale furia che uno dei pubblici ufficiali porta istintivamente la mano alla pistola.
A lasciarci allibiti, me e il mio amico (o meglio solo me, perché si rotolava per terra dal ridere, quel cretino, e a un certo punto è dovuto addirittura scappare nell’altra stanza per non soffocare), non erano tanto le imprecazioni immonde, le variazioni sul tema esclusivamente genitale che le uscivano di bocca, quanto la voce. Un gutturale mostruoso, maledetto, insopportabile all’orecchio, intervallato da sputacchi e grugniti, profetico di sciagure e disastri. Da chiamare l’esorcista, giuro. E quando alla fine (non so neanche come abbia fatto), se n’è andata (senza ovviamente aver fornito gli estremi dell’assicurazione), ha messo pure la testa fuori dal finestrino continuando a inveire, quella zantraglia. Roba che i vigili e il ragazzo sono rimasti lí per una buona decina di minuti a consolarsi l’un l’altro, dopo.
– Bene, grazie, avvocato Malinconico, – bissa l’ing. Romolo Sesti Orfeo alzando le sopracciglia e facendo rimbombare il mio cognome fra le verdure e le mozzarelle ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Mia suocera beve
  4. Sull’inopportunità delle domande a piacere
  5. Il comune senso dell’estetica
  6. Gli effetti collaterali del successo di pubblico
  7. Discovery Channel
  8. Dipende tutto dall’infanzia
  9. Azione!
  10. Misunderstanding
  11. Il reality show non è altro che un fuorionda prolungato
  12. Non era cosí che stavano le cose (ma fa niente)
  13. Padrone e sotto
  14. Sms in a bottle
  15. La banalità del cane
  16. La metafora di Newton
  17. Mai giudicare un amatoriale dalla disposizione dei protagonisti
  18. La scomparsa progressiva del senso
  19. Un corso intensivo di aggiornamento professionale
  20. La tv dei buoni sentimenti non è mai esistita
  21. Adrianaaa!
  22. Lasciarla andare senza muovere un dito
  23. La mortalità degli amori giovani
  24. Allora a cosa servono gli amici?
  25. Blues
  26. Il mio pezzo preferito dell’Equipe 84
  27. Cime disgustose
  28. Vincenzo si sottopone al miniquestionario di Proust
  29. Capitolazione precoce
  30. L’amore sommerso
  31. Il futuro è un passato rimosso
  32. Quando ti svegli e capisci d’essere morto nel sonno
  33. I have a dream
  34. Égoïste!
  35. La realtà non supera la fantasia, l’abbassa solo di livello
  36. Casual
  37. Le cose cambiano
  38. Allora
  39. Il libro
  40. L’autore
  41. Dello stesso autore
  42. Copyright