Il petalo cremisi e il bianco
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Il petalo cremisi e il bianco

  1. 988 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Informazioni su questo libro

Vent'anni di ricerche, dieci di scrittura, una vita schiva e appartata: cosí Michel Faber è arrivato a un capolavoro tradotto in 22 paesi e acclamato in tutto il mondo, per tre mesi in testa alle classifiche dei libri piú venduti in America.
Nella Londra del 1875, Sugar, una prostituta di diciannove anni, la piú desiderata in città, cerca la via per sottrarre il proprio corpo e l'anima al fango delle strade. Dai vicoli luridi e malfamati Michel Faber ci guida, seguendo la scalata di Sugar, fino allo splendore delle classi alte della società vittoriana, dove violiamo l'intimità di personaggi terribili e fragili, comunque indimenticabili. Come Rackam, il giovane erede di una grande fortuna che diverrà l'amante di Sugar, e sua moglie, l'angelica e infelice Agnes. Il lettore è costantemente dietro la spalla di Sugar e degli altri protagonisti, catturato da una scrittura che ha la magia di ricreare in ogni dettaglio strade, camere, vestiti, cibi, odori, sapori.
Il petalo cremisi e il bianco diventerà presto anche un film, con la regia di Curtis Hanson (che ha già diretto film come L.A. Confidential e 8 Mile).

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2010
Print ISBN
9788806174163
eBook ISBN
9788858400456
Argomento
Literature

Parte terza

Stanze private e pubblici ritrovi

Capitolo tredicesimo

Approssimandosi alla città da una strada sconosciuta, la vista offuscata dalla nebbia mattutina e dal vapore che si leva a sbuffi dalle froge del cavallo da tiro, la soave fanciulla ha l’impressione di arrivare qui per la prima volta. Pensava di conoscere queste strade come il dorso della propria mano, ma, bisogna ammetterlo, anche le sue mani le sono un po’ estranee, fasciate in un immacolato paio di guanti in pelle di cane nuovi di zecca.
La stagione mondana è alle porte, e la buona società sta lasciando in massa le residenze di campagna per trasferirsi a Londra; Oxford Street è intasata da un viavai di gente, e il vetturino ha deviato nelle strade secondarie, evitando prontamente i grovigli del labirinto sociale. Ora la soave fanciulla passa davanti alle dimore eleganti recentemente costruite per i nouveaux riches, un attimo dopo allunga il collo verso le antiche magioni di famiglie d’antico lignaggio, quello dopo ancora procede a scossoni oltre edifici vetusti, un tempo domicilio di Pari e statisti, oggi ricettacolo sordido e promiscuo di fitte schiere di servi. Uomini e donne dagli occhi famelici scrutano da ogni stalla e da ogni pozzo di scale, sfiniti dalla lunga attesa della Stagione, bramando il lavoro che porterà con sé, impazienti di mettersi a spazzare merda di cavallo dal percorso delle signore, e di lavare i panni dei giovin signori.
Finalmente il vetturino guida il cavallo in Great Marlborough Street e di colpo tutto sembra piú familiare.
– Va bene qui! – esclama la fanciulla.
Il vetturino rimette al passo il cavallo. – Non avete detto Silver Street, Miss?
– Sí, ma va bene qui, – ripete Sugar. Le manca il coraggio, e le serve piú tempo prima di affrontare Mrs Castaway. – Mi gira la testa, una passeggiata mi farà bene.
Mentre scende, il vetturino l’adocchia con l’aria di chi la sa lunga. I modi franchi e spigliati la smascherano, rivelandola per quella che è.
– Attenta, Miss, – ridacchia.
Lei lo paga ricambiando il sorriso, un frizzo piccante sulla punta della lingua: perché non condividere appieno quest’attimo di riconoscimento tra due poco di buono? Ma no, potrebbe incontrarlo di nuovo, con William al seguito.
– Grazie, starò accorta, – risponde compita, e gira sui tacchi.
Il sole si è scrollato di dosso lo schermo di nubi e splende su tutto il West End. L’aria pungente si addolcisce, ma Sugar trema sotto vestito e mantello perché la camicia e i mutandoni, lavati alla bell’e meglio nella vasca da bagno e asciugati davanti al camino, sono ancora umidi. Ha anche combinato un guaio bucando un lenzuolo con il ferro da stiro rovente; dovrà capire se la rendita – la prima busta dal banchiere di Rackham è arrivata per posta stamattina – le consente di rimediare a simili guai. Le ha mandato una quantità incredibile di soldi, quanto basterebbe a far arrestare all’istante una donna meno elegante, se non avesse l’accortezza di farsi cambiare i biglietti in monete da un ricettatore, ma forse in futuro sarà piú parco, e questa somma è solo per coprire le spese iniziali. Per risparmiarsi l’imbarazzo di accettare la lavandaia che Rackham le ha proposto, potrebbe comprarsi lenzuola e biancheria nuovi ogni settimana! Un pensiero allettante. E vergognoso.
Carnaby Street è imbrattata di mendicanti, tra cui molti bambini. Alcuni stringono miseri mazzolini di fiori o cestelli di insalata; altri non fingono neppure, e allungano palmi sudici e avambracci nudi, lividi e coperti di croste sanguinolente. Sugar conosce tutti i trucchi: lo stinco di carne putrida nascosto dentro una camicia lacera, che inzuppa pietosamente la stoffa; le piaghe false ottenute con un impasto di avena, aceto e succo di bacche; le ombre di nerofumo sotto gli occhi. Sa anche che la miseria umana è fin troppo reale, e ci sono genitori avvinazzati in attesa di picchiare un bambino che non porta a casa abbastanza denaro.
– Mezzo soldo, Miss, mezzo soldo, – implora una bimba rachitica in stracci color fanghiglia e cuffia troppo grande. Ma Sugar non ha spiccioli, solo un paio di scellini nuovi e le banconote di Rackham. Esita, le dita strette nei rigidi guanti nuovi; tira dritto; il momento è passato.
Da Mrs Castaway, entra dal retro. Anche se non le sembra giusto sgusciare dentro come una ladra, le pare inopportuno anche bussare alla porta principale senza un cliente al fianco. Se solo la casa si svuotasse per magia durante la sua visita! Ma sa che la madre a malapena lascia il salotto, Katy è troppo malata per uscire, e Amy dorme fino a mezzogiorno.
Sale furtiva le scale fino alla sua camera. Nella casa c’è il solito odore imperioso di muffa, un pot-pourri di tubi dell’acqua fasciati e ritocchi cosmetici all’intonaco scrostato, fumo di sigaro e sudore alcolico, sapone e sego e profumo.
Nella sua stanza, una sorpresa. Quattro grandi casse di legno, pronte per essere riempite, i coperchi appoggiati contro, con una sfilza di chiodi tutt’intorno. Rackham ha proprio pensato a tutto.
– Le ha portate un gigante, – dice Christopher dalla soglia, e quella voce infantile la fa sobbalzare. – Ha detto che torna quando lo mandano a chiamare.
Sugar si gira verso il bambino. Ha le scarpe ai piedi e i capelli pettinati, ma per il resto è il Christopher di sempre, in piedi sulla soglia con le braccia nude, arrossate e gonfie, pronto per il carico quotidiano di lenzuola sporche.
– Buongiorno, Christopher.
– Le ha portate su una spalla sola, sul serio, le teneva con un dito e basta. Come se erano cesti di paglia –. È chiaro che per lui è importante non essere trascinato nelle strane complicazioni degli adulti. La brusca sparizione di Sugar dalla sua vita non è poi un grande evento; nulla al confronto della forza sbalorditiva dello sconosciuto gigante, capace di sollevare le grandi casse di legno con un dito. Christopher la fissa come l’esploratore osserva i selvaggi africani sul barattolo di tè; se l’aveva preso per un tipo capace di affezionarsi a qualcuno, ora è costretta a ripensarci.
Sugar si morde le labbra con tristezza mentre i secondi passano e Christopher non accenna a muoversi.
– Ottime casse, quelle lí, – commenta, come se nella sua giovane vita oltre a tutto il resto avesse dovuto imparare anche i segreti della falegnameria. – Ottimo legno.
Voltandogli le spalle per nascondere la propria pena, Sugar comincia a fare i bagagli. Il suo romanzo è sano e salvo, e a quanto pare non è stato toccato. Se lo stringe al petto, poi lo trasferisce in tutta fretta sul fondo della cassa piú vicina. Epperò il bambino sgrana gli occhi alla vista di tutti quei fogli scribacchiati.
– Ma non le mandi mai quelle lettere? – chiede.
– Oh, c’è tempo, – sospira Sugar.
Poi ripone anche i libri: quelli veri, stampati, scritti da altri: Richardson, Balzac, Hugo, Eugène Sue, Dickens, Mary Wollstonecraft, Mrs Pratt. Una cartellina di ritagli di giornale. Una manciata di romanzacci dell’orrore dalle copertine sinistre: donne svenute o morte, uomini dall’aria furtiva, tetti e cloache. Opuscoli sulle malattie veneree, sulla forma e le dimensioni del cervello criminale, sulle virtú femminili, sui rimedi contro le macchie della pelle e altri segni dell’età. Pornografia, in versi e in prosa. Un volume di Poe con un timbro impresso sul risguardo, «Proprietà della Biblioteca Privata W. H. Smith», e l’avviso severo che tutti i libri contenenti mappe o illustrazioni saranno controllati accuratamente per accertarsi che siano «perfetti per numero e condizione». Un Nuovo Testamento regalato a Katy Lester dalle Sorelle della Salvezza. Un esile volume, Poeti irlandesi moderni, 1873 (mai letto, dono di un cliente di Cork). E avanti cosí, fino a riempire mezza cassa.
– Li hai letti tutti?
Sugar incomincia a gettare dentro anche scarpe e stivaletti. – No, Christopher.
– Avrai piú tempo per leggere, nel posto dove vai? – Lo spero.
Gli ingredienti per la lavanda li avvolge in una salvietta che infila sotto gli stivaletti grigio ardesia, bisognosi di nuove suole e nuovi occhielli. Non ha senso portar via anche il catino, adesso che ha una vasca personale.
– Bel catino, quello.
– Non mi serve piú, Christopher.
La osserva mentre riempie la seconda cassa, che con quella forma allungata assomiglia a una bara grezza. È l’ideale per i vestiti di Sugar, come ha previsto senza dubbio Rackham. Uno dopo l’altro, dispone gli strati in modo che le pile di corpetti ben sagomati e di bulbose crinoline crescano in ugual misura. L’abito verde cupo, quello che indossava la sera piovosa in cui ha incontrato William, ha un lieve strato di muffa tra le pieghe, si accorge.
I vestiti riempiono due casse e mezza; i cappelli e le cuffie occupano quasi tutto lo spazio restante. Chinandosi per stipare le cappelliere una accanto all’altra, Sugar percepisce un’altra presenza sulla porta.
– E allora, si può sapere com’è, il tuo Mr Hunt?
Amy ha varcato la soglia, nascondendo Christopher dietro le gonne. È mezza svestita, incurante della massa di capelli arruffati e dei seni dalle areole scure che pendono liberi dentro la camicia. Come sempre, quel petto materno non fa che sottolineare fino a che punto ignori il figlio, sgradito prodotto del suo ventre.
– Non peggio di tanti altri, – replica Sugar, ma le casse sono in netto contrasto con quell’affermazione. – Molto generoso, come vedi, – è costretta ad aggiungere.
– Vedo, sí, – dice Amy, senza sorridere.
Sugar cerca di pensare a un argomento di conversazione che possa interessare una prostituta specializzata in linguaggio scurrile e nel far gocciolare cera di candela sui genitali di uomini rispettabili, ma ha la mente zeppa di quello che ha imparato a letto con William. L’analogia degli odori come note di uno strumento? La differenza tra profumi semplici e composti? «Lo sapevi, Amy, che dagli aromi a nostra disposizione possiamo ottenere, se li combiniamo correttamente, il profumo di quasi tutti i fiori, tranne il gelsomino?»
– E allora, come stanno tutti quanti? – sospira Sugar.
– Come al solito, – risponde Amy. – Katy tiene duro, non è ancora schiattata. E io raccolgo feccia dalla strada.
– Progetti?
– Quali progetti?
– Per questa stanza.
– Sua Bassezza ha messo gli occhi su Jennifer Pearce. – Jennifer Pearce? Quella di Mrs Wallace?
– Sei sorda?
Sugar fa un respiro profondo, in cerca di una via d’uscita. La conversazione con Amy non è mai stata facile, ma stavolta è anche peggio. Sotto la frangia il sudore le imperla la fronte, e ha la tentazione di accampare la scusa di un malore e fuggire di sotto.
– Bene, – dice Amy all’improvviso, – meglio che vada a imbellettarmi per i miei, di ammiratori. Chissà che oggi non sia la volta buona che incontro anch’io il mio principe, eh? – E se ne va strascicando i piedi, urtando Christopher come un birillo e facendogli perdere l’equilibrio.
Sugar rimane lí curva, i palmi appoggiati sul bordo della cassa, esausta.
– Sai, Christopher, – confessa al bambino, – non è facile per me.
– Faccio io, allora, – dice lui, avvicinandosi e afferrando immediatamente un coperchio di legno irto di chiodi. – L’uomo ha lasciato qui il martello, e i chiodi sono già dentro –. Entusiasta, solleva il coperchio lasciandolo cadere sulla rispettiva cassa, rischiando di infilzare le dita di Sugar.
– Sí… sí, fa’ tu… grazie, – dice lei, ritraendosi nauseata, incapace di toccarlo, di baciarlo, di scompigliargli i capelli o accarezzargli la guancia; nauseata per la vergogna, per come sta arretrando verso la porta… sul pianerottolo… lo stesso punto dove tante volte lui ha posato il secchio d’acqua calda per lei. – Attento alle dita…!
Infine, accompagnata dal suo allegro martellare, si rifugia al piano di sotto.
Esitando alla porta di servizio del bordello di Mrs Castaway, Sugar si autorizza a uscirne per sempre senza ulteriori addii. Non accade nulla; l’esitazione permane. Poi, cerca di costringersi a uscire. Di nuovo fiasco. La forza è una lingua che comprende bene, ma solo quando viene dall’esterno. Si dirige verso il salotto.
Sua madre è appollaiata al solito posto, impegnata nel solito passatempo: incollare figurine di sante in un album. Sugar non è affatto sorpresa, ma è scorata di trovarla ancora lí, a sforbiciare con gli artigli ossuti, i vasetti di colla a portata di mano. Ha la schiena curva, la spina dorsale flessa sopra il tavolo, il seno scarlatto che ciondola sopra il mucchietto di immagini, un’accozzaglia di vergini con l’aureola in sfumature cesellate di grigio, o rosa e azzurro.
– Non c’è fine ai miei affanni, – sospira tra sé, o forse è un modo per prendere atto dell’arrivo della figlia.
Sugar sente la fronte corrugarsi per il disappunto. Sa fin troppo bene quanto si prodighi la madre per assicurarsi che i suoi affanni non abbiano fine; ogni mese spende una piccola fortuna in libri, riviste, stampe e immagini sacre, spediti da ogni angolo del globo. Gli editori religiosi, dalla Pennsylvania a Roma, sono senz’altro convinti che la cristiana piú devota del mondo sia proprio qui, in Silver Street, a Londra.
– Ma beeeeeene, – cantilena Mrs Castaway, fissando gli occhi iniettati di sangue su una Maddalena fresca fresca dalla Società biblica di Madrid. – Troppa grazia, eh?
Sugar ignora la frecciata. La vecchia è incapace di evitarlo, questo continuo battere sulla fortuna dei giovani, in contrasto con la propria lamentevole sorte. Dio in persona potrebbe cadere in ginocchio davanti a Mrs Castaway chiedendola in sposa, e per lei non sarebbe che una patetica ricompensa per le sue sofferenze; Sugar potrebbe morire nell’incendio di una casa, e con ogni probabilità Mrs Castaway direbbe che è stata fortunata a portar via con sé tante ricchezze.
Sugar fa un lungo respiro e getta un’occhiata alla custodia del violoncello di Katy Lester appoggiato contro la poltrona vuota accanto al camino.
– A quanto pare Katy non si alza piú dal letto, – osserva, alzando un po’ la voce per competere col martellare incessante di Christopher di sopra.
– Si è alzata ieri, cara, – mormora Mrs Castaway, maneggiando abilmente le forbici per dare forma umana a un altro ritaglio. – Ha suonato in modo delizioso, mi è parso.
– Continua a… lavorare…?
Mrs Castaway posa il ritaglio su una pagina già piena zeppa, indecisa su dove incollarlo. Ha principî complessi riguardo alla posizione delle sante; le sovrapposizioni sono permesse, ma solo per nascondere corpi incompleti… Questa nuova, lacrimosa bellezza potrebbe essere inserita in modo da coprire la mano mozzata di un’altra, e lo spicchio vuoto che rimane potrebbe essere riempito con… dov’è finita quella piccola piccola, dal calendario francese…?
– Mamma, Katy continua a lavorare? – ripete Sugar, piú forte.
– Oh… Scusami, cara. Sí, sí, certo –. Mrs Castaway rimescola il vasetto di colla con aria meditabonda. – Sai, piú si avvicina alla morte, piú è ricercata. Ho dovuto mandar via dei clienti, ci credi? A quanto pare non li scoraggiano nemmeno le tariffe esorbitanti –. Le si velano gli occhi, riflettendo la malvagia perversione di un mondo imperfetto, e il rimpianto di essere troppo vecchia per approfittarne appieno. – I sanatori potrebbero ricavarci una fortuna, se lo sapessero.
Il martellio al piano di sopra cessa all’improvviso, e cala il silenzio. Sono passati diciannove anni da quando Mrs Castaway e Sugar si sono imbarcate nella loro vita insieme in quello sgangherato alveare che è Church Lane; sei anni sono trascorsi dalla terribile notte in cui Mrs Castaway – allora in abiti molto piú frusti al tetro lume di candela della vecchia casa – si è avvicinata in punta di piedi al letto di Sugar dicendole che non sarebbe piú stata costretta a tremare: un signore gentile le avrebbe tenuto caldo. Da allora, un alone minaccioso ha oscurato l’umanità di Mrs Castaway. Sugar si sforza di ricordare una Mrs Castaway piú remota, una madre meno matrigna, una figura storica chiamata semplicemente «Mamma», che le rincalzava le coperte la sera senza accennare alla provenienza dei soldi. E per tutto il tempo, la Mrs Castaway del qui e ora rimescola il vasetto di colla, estraendone di tanto in tanto il pennello e ungendo il suo album con un bioccolo di pasta adesiva.
– Ho saputo… – dice Sugar, sentendosi quasi soffocare, – ho saputo da Amy che state considerando Jennifer Pearce per sostituirmi.
– Nessuna potrebbe sostituirti, cara, – sorride la vecchia, i denti macchiati di rosso scarlatto.
Sugar trasale, e cerca di mascherare il sussulto storcendo il naso.
– Non pensavo che Miss Pearce apprezzasse gli uomini.
Mrs Castaway fa spallucce. – Nessuno apprezza gli uomini, cara. Eppure, sono loro a governare il mondo, e a noi non resta che prosternarci al loro cospetto…
Sugar incomincia ad avvertire un prurito alle braccia, soprattutto agli avambracci e ai polsi. Resistendo alla tentazione di grattarsi a sangue, cerca di riportare la conversazione su Jennifer Pearce. – È molto conosciuta nei circoli dediti alla flagellazione, mamma. Mi chiedo se… se state pensando di cambiare l’impronta di questa casa.
Mrs Castaway s’ingobbisce sulla propria opera, spingendo la spalla dell’ultima Maddalena un po’ piú vicino al fianco della santa adiacente, mentre la colla è ancora fresca.
– Niente rimane immutato per sempre, cara, – biascica. ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Colophon
  4. Parte prima Le strade
  5. Parte seconda La casa di malaffare
  6. Parte terza Stanze private e pubblici ritrovi
  7. Parte quarta Nel grembo della famiglia
  8. Parte quinta Il vasto mondo
  9. Ringraziamenti