Sopra eroi e tombe
eBook - ePub

Sopra eroi e tombe

  1. 600 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Informazioni su questo libro

Per la prima volta tradotto integralmente, Sopra eroi e tombe è una storia d'amore, mistero e follia che passa attraverso le vicende dei singoli personaggi (alcuni, come Alejandra, indimenticabili), quelle di una famiglia «maledetta», quelle di alcune fasi della storia argentina. È soprattutto un romanzo che racconta l'inestricabile compresenza nella vita di luce e buio, di sentimenti radiosi e perversioni, di lunghe angosce e attimi di felicità.
Un libro che mescola tutti i generi romanzeschi, dal gotico al sentimentale, dal filosofico alla satira sociale, ma che alla fine può essere classificato solo, come ha scritto Gombrowicz, «nel genere sospetto di quei romanzi che si leggono d'un fiato e quando li abbiamo finiti ci si accorge che sono le quattro del mattino». Alejandra è una ragazza affascinante ma enigmatica e scostante. Epilettica, sonnambula, sembra possedere attitudini paranormali, oppure è solo agitata da forze più grandi di lei, che non riesce, o non vuole, dominare.
E nasconde un inconfessabile mistero.
Martín, invece, è un innamorato possessivo e un po' noioso. Per lui stare con Alejandra è un'esperienza sconvolgente in tutti i sensi, che lo può portare dall'estasi all'angoscia in pochi minuti.
Bruno è un intellettuale dal carattere contemplativo, tendente alla malinconia e al rimpianto, alla ricerca di un'impossibile saggezza.
Fernando è un paranoico ossessionato dall'idea che tutti i ciechi facciano parte di una setta demoniaca destinata alla conquista del mondo. Percorre il suo viaggio nei territori del male e della perversione con la più raffinata e paradossale lucidità.
Ma tutta la sua famiglia, gli Olmos, depositari di antichi valori, sono toccati dalla tara della follia e del decadimento. In attesa di una tragica e spettacolare purificazione.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Sopra eroi e tombe di Ernesto Sábato, Jaime Riera Rehren in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2010
Print ISBN
9788806178352
eBook ISBN
9788858400982

Parte seconda

I volti invisibili

Capitolo primo

È assai curioso (curioso dal punto di vista degli avvenimenti successivi), il fatto che poche volte Martín fosse stato cosí felice come nelle ore che precedettero il colloquio con Bordenave. Alejandra era di umore eccellente, disse che aveva voglia di andare al cinema, neppure sembrò seccata quando quel Bordenave, con l’appuntamento che aveva dato a Martín per le sette, praticamente le rovinò la serata. E se Martín pensava di dover chiedere dov’era il bar americano, lei invece lo trascinò per un braccio, come chi conosce bene il posto. Fu il primo degli episodi che avrebbero intorbidato la felicità di quella sera.
Un cameriere glielo indicò. Stava con altri due uomini, discuteva, avevano il tavolo ingombro di carte. Era un uomo di circa quarant’anni, alto ed elegante, somigliava un poco a Anthony Eden. – Ah, è lei, – disse e, scusandosi con gli altri, lo invitò a sedersi a un tavolo vicino. Ma siccome Martín, balbettando, guardava Alejandra, Bordenave, dopo aver indugiato con lo sguardo su di lei, disse: – Benissimo, allora andiamo di là.
Per Martín fu chiaro il disagio che quell’uomo aveva provocato in Alejandra, la quale per tutto il tempo continuò a disegnare uccelli su un tovagliolino di carta: sintomo di contrarietà, che Martín conosceva molto bene. Tormentato da quel brusco cambiamento d’umore, Martín doveva sforzarsi per seguire la conversazione di Bordenave che, a suo avviso, parlava di cose estranee alla missione di cui era stato incaricato. Insomma, gli parve un avventuriero senza scrupoli, ma l’importante alla fine era che lo sfratto fosse stato scongiurato.
Quando uscirono, attraversarono la strada, si sedettero su una panchina della piazza e Martín, preoccupato, domandò ad Alejandra come le era parso quell’individuo.
– Che mi deve sembrare? Un argentino.
Alla luce del cerino con cui si accese una sigaretta, Martín notò che il volto di Alejandra si era indurito. Poi rimase in silenzio. Martín, da parte sua, si chiedeva che cosa poteva averla trasformata tanto repentinamente, ma era ovvio che la causa era Bordenave. Quell’uomo aveva parlato, senza necessità, di fatti che non lo mettevano in buona luce, accennando agli italiani che erano con lui. Ma che cosa in particolare? Certo la sua presenza aveva intorbidato la pace che c’era prima, come quando un rettile entra in un pozzo d’acqua cristallina da cui s’attinge per bere.
Alejandra dichiarò che aveva mal di testa e che preferiva tornare a casa a riposarsi. E quando stavano per separarsi, in via Rio Cuarto, aprí finalmente bocca per comunicargli che avrebbe parlato con Molinari, ma che non si facesse illusioni.
– E come faccio? Mi darai una lettera?
– Vedremo. Probabilmente gli telefonerò e poi ti lascerò un biglietto.
Martín la guardò meravigliato. Un biglietto? Sí, gli avrebbe fatto sapere qualcosa.
– Ma... – balbettò.
– Ma che?
– Voglio dire... non me lo puoi dire domani, quando ci vediamo?
Il volto di Alejandra sembrava invecchiato.
– Senti. Non ti posso dire ora quando ci rivedremo.
Martín, costernato, balbettò qualcosa su quel che avevano convenuto proprio quella sera, per il giorno dopo. Allora lei esclamò:
– Non mi sento bene! Non lo vedi?
Lei aprí il cancello, e Martín si voltò per andarsene. Ma s’era appena avviato, quando si sentí chiamare.
– Aspetta.
Con voce meno dura gli disse:
– Domattina telefono a quell’uomo, e a mezzogiorno ti lascerò un biglietto.
Stava già entrando quando aggiunse con una risata dura e maligna:
– Fa’ attenzione alla sua segretaria, quella bionda.
Martín la guardò perplesso.
– Perché?
– È una delle sue amanti.
Questi i fatti di quel giorno. Doveva passare del tempo perché Martín tornasse a riflettere su quell’incontro con Bordenave, come quando dopo un delitto si esamina con attenzione il luogo o un oggetto al quale nessuno prima aveva dato importanza.

Capitolo secondo

Anni dopo, all’epoca del ritorno di Martín dal sud, uno degli argomenti di conversazione con Bruno furono i rapporti fra Alejandra e Molinari. Martín tornava a parlare di Alejandra, pensava Bruno, come chi cerca di ricostruire i pezzi di un’anima ormai in decomposizione, un’anima che lui avrebbe voluto immortale, ma che ora sentiva sgretolarsi lentamente e disintegrarsi, come accompagnando la putrefazione del corpo, quasi le fosse impossibile sopravvivere in sua assenza e si spegnesse con l’esaurirsi della sottile emanazione del corpo al momento della morte: specie di ectoplasma o di gas radioattivo che andrà rarefacendosi e illanguidendo; ciò che alcuni considerano il fantasma del defunto, fantasma che conserva vagamente la forma della persona scomparsa, ma facendosi sempre piú inconsistente, fino a dissolversi nel nulla; ed è allora che l’anima forse sparisce per sempre, se si escludono quei frammenti o echi di frammenti che perdurano, sí, ma per quanto tempo? nell’anima degli altri, di quelli che hanno conosciuto e odiato o amato la persona scomparsa.
E cosí Martín cercava di recuperare frammenti: percorreva strade e luoghi della città, parlava con Bruno, raccoglieva insensatamente piccole cose e parole, come quei parenti impazziti dal dolore che si precipitano dopo settimane o mesi a rimettere insieme i resti mutilati di un corpo nel luogo dov’era caduto l’aereo.
In nessun altro modo Bruno poteva spiegarsi l’accanimento di Martín nel ricordare e analizzare la questione Molinari. E mentre rifletteva sul corpo e la disgregazione dell’anima, Martín, che parlava un po’ come a se stesso, gli diceva che, secondo lui, l’assurdo incontro con Molinari era stato uno dei momenti chiave della sua relazione con Alejandra, incontro che gli era sembrato sorprendente, sia perché glielo aveva procurato lei, pur sapendo che Molinari non gli avrebbe dato un lavoro, sia perché un uomo importante e occupato come Molinari aveva concesso tanto tempo a un ragazzo insignificante come lui.
Se in quel momento avesse avuto la lucidità che dimostrava ora, pensava Bruno, Martín si sarebbe accorto o almeno avrebbe sospettato che qualcosa di inquietante stava per esplodere in Alejandra, e che quegli indizi annunciavano che l’amore, o l’affetto, che provava per Martín stava per venir meno, catastroficamente.
– Tutti dobbiamo lavorare, – aveva aggiunto Alejandra allora. – Il lavoro nobilita. Anch’io ho deciso di lavorare.
Nonostante il tono ironico della sua voce, Martín si era rallegrato perché aveva sempre pensato che un lavoro, quale che fosse, le avrebbe giovato. L’espressione di Martín provocò il commento di Alejandra: – Vedo che la notizia ti rallegra, – con un tono in cui c’era ancora il sarcasmo di prima, ma anche una certa tenerezza. Come in un campo devastato, pensò piú tardi, dove tra animali morti, gonfi e fetidi, nonostante tutto una piccola pianta lotta per crescere, succhiando insignificanti residui d’acqua che miracolosamente sussistono negli strati piú profondi del suolo.
– Ma non dovresti sembrare cosí contento, – aggiunse. E allo sguardo interrogativo di Martín, spiegò:
– Lavorerò con Wanda.
Subito era scomparsa la sua di allegria, raccontava a Bruno, come acqua cristallina in un letamaio, dove si sa che andrà a mescolarsi con ripugnanti rifiuti. Perché Wanda apparteneva a quel territorio dal quale sembrava tornare Alejandra quando lui l’aveva incontrata, o forse sarebbe stato piú esatto dire quando lei lo aveva cercato, un territorio dal quale si era tenuta lontana in quelle settimane di relativa serenità. Ma sarebbe piú esatto dire che lui credeva che se ne fosse tenuta lontana, perché ora, turbinosamente, ricordava come negli ultimi giorni Alejandra avesse ripreso a bere, e come le sue sparizioni e assenze fossero diventate sempre piú frequenti e inspiegabili. Ma, per gli stessi motivi per cui è difficile immaginare un delitto in una giornata luminosa e limpida, in quel momento gli era difficile credere che lei avesse potuto far ritorno in quel territorio. Sicché, stupidamente (avverbio aggiunto tempo dopo), disse: – Vestiti da donna? Disegnare vestiti da donna? Tu? – e lei rispose che forse lui non capiva il piacere che si prova a guadagnare denaro con un lavoro che si disprezza. Frase che in quel momento gli era sembrata una tipica battuta di Alejandra, ma che dopo la sua morte sarebbe riecheggiato atrocemente in lui.
– È come un boomerang, capisci? Quanto piú disprezzo quei pappagalli incipriati, piú disprezzo me stessa. Non vedi dunque che è un affare per me?
Il ricordo di queste frasi gli impedí di dormire quella notte. Finché la stanchezza non lo spinse dolcemente ma con fermezza verso quello stato che Bruno chiamava transitoria periferia della morte, regioni premonitrici dove facciamo l’apprendistato del sonno ultimo, piccoli e impacciati balbettii della tenebrosa avventura definitiva, confusi brogliacci dell’enigmatico testo finale, l’inferno provvisorio degli incubi. Cosí, il giorno dopo siamo e non siamo gli stessi, perché ancora pesano su di noi le segrete e orrende esperienze della notte. E per questo condividiamo alcune caratteristiche dei risuscitati e dei fantasmi, diceva Bruno. Chissà quale perversa metamorfosi dell’anima di Wanda l’aveva perseguitato quella notte, perché al mattino sentiva che qualcosa di pesante e indefinibile si agitava nei recessi della sua mente, finché comprese che ciò che torbidamente si agitava era, appunto, l’immagine di Wanda. E l’aveva capito nel momento in cui entrava in quell’imponente sala d’attesa, quando, fosse solo per timidezza, gli era ormai impossibile fare dietrofront, e quando si era insediata in lui una sensazione di inadeguatezza. Come in quel racconto di Cecov o Avercenko, pensava, in cui un povero diavolo si presenta al direttore di una banca per spiegare finalmente che tutto ciò che desidera è aprire un conto con venti rubli.
Com’era spropositato tutto ciò! Stava per radunare le sue forze e andarsene, quando udí che lo chiamava un usciere: – Signor Castillo –. Con scherno, certo. Perché nessuno disprezza i poveri diavoli quanto i poveri diavoli in divisa.
Uomini impeccabili, scarpe molto lucide, gilé e cartelle colme di Carte Decisive, in attesa nelle grandi poltrone di cuoio, lo guardavano perplessi, pensava, mentre avanzava verso la grande porta e in un altro livello di coscienza si ripeteva «venti rubli» con mortificante scherno per se stesso, per le sue scarpe bucate e il suo vestito macchiato. Tutti distinti con l’orologio d’oro al polso che segnava un tempo prezioso, d’oro anch’esso, pieno di Eventi Finanziari Cruciali, tempo che contrastava con gli inutili spazi temporali della sua vita, durante i quali non faceva altro che rimuginare seduto su una panchina del parco; briciole di tempo straccione che contrastava con quel tempo d’oro come la sua stanzetta alla Boca contrastava con il formidabile edificio dell’impra. E nel momento stesso in cui penetrava nel sacro recinto pensò: ho la febbre, come sempre gli succedeva nei momenti di grande angoscia.
Adesso vedeva l’uomo dietro la gigantesca scrivania, seduto sulla grande poltrona, corpulento, come fatto apposta per quell’edificio. E con insensata energia ripeteva a se stesso: «Signore, vengo a versare venti rubli».
– Si sieda, prego, – gli disse lui, indicandogli una poltrona, mentre firmava documenti che gli presentava una bionda ossigenata i cui modi contribuivano a fare sprofondare Martín ancora di piú, perché immaginava che davanti a lui quella donna sarebbe stata capace di spogliarsi come davanti a un mobile, come davanti a un oggetto privo di coscienza e di sentimenti, o come le favorite si denudavano davanti agli schiavi. Wanda, pensò allora: Wanda che beveva gin civettando con gli uomini, ridendo con frivola sensualità, umettandosi le labbra con la lingua, piluccando dolci, come sua madre. E intanto vedeva anche un’asta cromata sulla grande scrivania, con una bandiera argentina in miniatura; cartelle di cuoio; un enorme ritratto di Perón con dedica autografa al signor Molinari; diversi diplomi incorniciati; una fotografia con cornice di cuoio, girata verso il signor Molinari; un termos di plastica; la poesia Se di Rudyard Kipling, in caratteri gotici, incorniciata su una delle pareti. Numerosi impiegati entravano e uscivano con altre carte, e anche la segretaria ossigenata, che era uscita, tornò per sottoporgli un documento, parlandogli a bassa voce, ma senza familiarità, senza che nessuno, e tanto meno gli impiegati della ditta, potesse sospettare che andava a letto col signor Molinari. E Molinari, rivolgendosi a Martín disse:
– Cosí lei è amico di Sandrucha.
E dinanzi allo stupore interrogativo del ragazzo, rise e commentò come se fosse divertente: – Ah, certo, certo, – mentre Martín, meravigliato e straziato, si diceva Alejandra, Alejandrucha, Sandrucha, e nonostante ciò o proprio per questo, si metteva a osservare con grande attenzione quell’uomo alto e corpulento, vestito di panno scuro a righine chiare, cravatta blu a pois rossi, camicia di seta e gemelli d’oro, perla alla cravatta e un fazzoletto di seta che spuntava dal taschino superiore della giacca, con un distintivo del Rotary. Un uomo quasi calvo, ma con quel tanto che gli rimaneva di capelli pettinato e spazzolato con cura. Un uomo profumato di colonia e che sembrava si fosse rasato un secondo prima dell’entrata di Martín nel suo ufficio. Con terrore, mentre si appoggiava allo schienale della poltrona, pronto ad ascoltare l’Importante Proposta di Martín, lo sentí dire:
– Dica pure.
Un curioso desiderio di mortificarsi, di umiliarsi, di confessare una buona volta la propria orrenda nullità di fronte al mondo e perfino il suo stupido candore (lui Alejandra la chiamava Sandrucha!) lo spinse quasi a rispondere: Vengo a versare venti rubli. Riuscí tuttavia a trattenere quell’impulso e con grande difficoltà, come in un incubo, spiegò che era rimasto senza lavoro e che forse, chissà, aveva pensato, aveva immaginato che all’IMPRA potesse esserci qualche occupazione per lui. E mentre Martín parlava, il signor Molinari andava accigliandosi, finché del primitivo sorriso professionale non rimase nulla quando gli domandò dove aveva lavorato.
– Nella tipografia López.
– Cosa faceva?
– Correttore di bozze.
– Orario?
Martín ricordò le parole di Alejandra e, arrossendo, confessò che non aveva orario, che si portava le bozze a casa. E a quel punto il signor Molinari si accigliò ancora di piú.
– Come mai ha lasciato quell’impiego?
Martín rispose che in tipografia ci sono periodi di minor lavoro e che in questi casi licenziano i correttori esterni.
– Allora quando ci sarà piú lavoro potrebbero riassumerla?
Martín arrossí di nuovo. Quell’uomo era troppo sagace e la sua domanda mirava a fargli dire la verità, verità che naturalmente non era conveniente.
– No, signor Molinari, non credo.
– Motivo? – domandò tamburellando con le dita.
– Signore, ero molto preoccupato e...
Molinari lo osservava in silenzio con aria severa. Chinando il capo e quasi senza volere, Martín si sentí dire: – Ho bisogno di lavorare, signore, sto passando momenti difficili, ho delle serie difficoltà economiche, – e quando alzò gli occhi, gli parve di notare un luccichio ironico nello sguardo di Molinari. Il che era logico, pensò piú tardi, perché era ridicolo parlare di «serie difficoltà economiche» a un simile personaggio. Quelle che per Martín erano serie preoccupazioni economiche, per Molinari non facevano neanche la mancia che dava in un nightclub. Non lo stupí quindi il luccichio che gli sembrò di vedere negli occhi di Molinari, lo sorprese invece ciò che Molinari gli disse dopo aver parlato di nuovo con la segretaria e risposto a due chiamate del telefono interno:
– Mi dispiace molto, signor del Castillo, di non poter...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Colophon
  4. Dio non scrive romanzi - di Ernesto Franco
  5. Dedica
  6. Notizie preliminari
  7. Parte prima. Il drago e la principessa
  8. Parte seconda. I volti invisibili
  9. Parte terza. Rapporto sui ciechi
  10. Parte quarta. Un dio sconosciuto
  11. Indice