Le correzioni
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Le correzioni

  1. 604 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Informazioni su questo libro

«Lo si sentiva nell'aria: qualcosa di terribile stava per succedere». Enid e Alfred Lambert trascinano le giornate accumulando oggetti, ricordi, delusioni e frustrazioni del loro matrimonio: l'uno in preda ai sintomi di un Parkinson che preferisce ignorare, l'altra con il desiderio, ormai diventato scopo di vita, di radunare per un «ultimo» Natale i tre figli allevati secondo le regole e i valori dell'America del dopoguerra, attenti a «correggere» ogni deviazione dal «giusto». Gary, dirigente di banca, vittima di una depressione strisciante e di una moglie infantile; Chip che ha perso il posto all'università per «comportamento sessuale scorretto»; Denise, chef di successo con una vita privata, secondo i canoni dei Lambert, molto discutibile. Il temporale annunciato spazzerà via molte cose di valore ma ne restituirà altre piú limpide. Un grande romanzo che si legge d'un fiato, ricco di umorismo e umanità e al tempo stesso duramente critico verso la società contemporanea e i suoi pochi, incerti valori. Impossibile non riconoscere che i Lambert siamo noi: in un momento della nostra vita, in qualsiasi luogo del primo mondo.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2010
Print ISBN
9788806166007
eBook ISBN
9788858403518

1. Il fallimento

Avanzavano malfermi nel grande atrio, Enid cercando di risparmiare l’anca malandata, Alfred percuotendo l’aria con le mani disarticolate e inciampando nella moquette dell’aeroporto con i piedi incerti; entrambi portavano a tracolla una borsa della Nordic Pleasurelines e percorrevano il terreno pericoloso con grande cautela, fermandosi a riposare ogni tre passi. Chiunque li avesse visti distogliere lo sguardo dai newyorchesi scuri di capelli che li superavano di corsa, chiunque avesse scorto il cappello di paglia di Alfred stagliarsi all’altezza del grano nell’Iowa del Labor Day, o la lana gialla dei pantaloni tesi sull’anca sporgente di Enid, avrebbe capito che venivano dal Midwest e che erano intimoriti. Ma per Chip Lambert, che li aspettava oltre il controllo bagagli, erano due killer.
Chip teneva le braccia incrociate in posizione di difesa, e con una mano si tormentava il rivetto in ferro battuto che portava come orecchino. Aveva paura di strapparsi il lobo, temeva che il massimo dolore ottenibile dai suoi nervi non bastasse a fargli ritrovare l’equilibrio. Dalla sua postazione accanto ai metal detector vide una ragazza dai capelli azzurri sorpassare i suoi genitori, una ragazza dai capelli azzurri in età da college, un’attraente sconosciuta con piercing su labbra e sopracciglia. Gli parve che se avesse fatto sesso con lei, anche solo per un istante, avrebbe potuto affrontare con disinvoltura i suoi genitori, e che se avesse continuato a farlo per tutto il tempo che dovevano trascorrere in città sarebbe riuscito a sopravvivere alla loro visita. Chip era un uomo alto, con un fisico da palestra, rughe intorno agli occhi e radi capelli giallo burro; se la ragazza l’avesse notato, probabilmente avrebbe pensato che era un po’ troppo vecchio per gli abiti di pelle che indossava. Mentre gli passava accanto correndo, Chip tirò piú forte il rivetto per compensare il dolore di quel distacco definitivo e per focalizzare l’attenzione su suo padre, il cui volto si era illuminato nel riconoscere un figlio fra tanti sconosciuti. Alfred balzò incontro a Chip con le movenze di un uomo in procinto di annegare, si gettò su di lui e gli afferrò la mano e il polso come se fossero la fune capace di trarlo in salvo. – Bene! – disse. – Bene!
Enid lo raggiunse zoppicando. – Chip, – gridò, – che cosa hai fatto alle orecchie?
– Papà, mamma, – mormorò Chip fra i denti, sperando che la ragazza dai capelli azzurri non potesse piú sentirli. – Sono contento di vedervi.
Fece in tempo a dedicare un pensiero sovversivo alle borse della Nordic Pleasurelines che i suoi genitori portavano a tracolla – forse la Nordic Pleasurelines le inviava a tutti coloro che prenotavano una crociera, un cinico espediente per procurarsi pubblicità gratuita e ambulante, o un metodo pratico per etichettare i partecipanti alla crociera e facilitare cosí lo smistamento all’imbarco, o un mezzo bonario per formare l’esprit de corps; oppure Enid e Alfred avevano conservato di proposito le borse da una crociera precedente e, per un malinteso senso di lealtà, le avevano portate anche in questa; in entrambi i casi, la loro disponibilità a trasformarsi in veicoli di pubblicità istituzionale lo lasciava sgomento – prima di mettersele lui stesso a tracolla e assumersi l’onere di guardare l’aeroporto LaGuardia, la città di New York e la sua vita, i suoi vestiti e il suo corpo attraverso gli occhi delusi dei genitori.
Notò, come se fosse la prima volta, il linoleum sporco, gli autisti con la faccia da assassini che reggevano cartelli con nomi di altre persone, i fili aggrovigliati che pendevano da un buco nel soffitto. Udí chiaramente le parole figlio di puttana. Fuori dalle grandi finestre del ritiro bagagli, due bangladeshi spingevano un taxi in panne fra la pioggia e i clacson furibondi.
– Dobbiamo essere al molo per le quattro, – disse Enid a Chip. – E credo che papà voglia vedere il tuo ufficio al «Wall Street Journal». – Alzò la voce. – Al? Al?
Anche se ora camminava curvo, Alfred era ancora una figura imponente. Aveva i capelli bianchi, folti e lisci come il manto di un orso polare, e i muscoli lunghi e potenti delle spalle, che Chip ricordava all’opera mentre sculacciavano un bambino, di solito Chip stesso, riempivano ancora il tweed grigio della giacca sportiva.
– Al, non hai detto che volevi vedere dove lavora Chip? – strillò Enid.
Alfred scosse la testa. – Non c’è tempo.
Il nastro trasportatore era ancora vuoto.
– Hai preso la pastiglia? – disse Enid.
– Sí, – rispose Alfred. Chiuse gli occhi e ripeté lentamente, – Ho preso la pastiglia. Ho preso la pastiglia. Ho preso la pastiglia.
– Il dottor Hedgpeth gli ha dato una nuova cura, – spiegò Enid a Chip, il quale era certo che suo padre non avesse mai detto di voler visitare il suo ufficio. E inoltre Chip non aveva alcun rapporto con il «Wall Street Journal». La rivista alla quale collaborava gratuitamente era il «Warren Street Journal: Il Mensile delle Arti Trasgressive»; inoltre aveva da poco terminato una sceneggiatura, e lavorava part-time come correttore di bozze giuridiche per lo studio legale Bragg Knuter & Speigh da quasi due anni, da quando cioè aveva perso la cattedra di Manufatti Testuali al D… College, nel Connecticut, a causa di un reato nei confronti di una studentessa per il quale aveva rischiato di essere perseguito legalmente e che, anche se i suoi genitori non l’avevano mai saputo, aveva interrotto la serie di successi di cui Enid si vantava a St. Jude; ai suoi aveva detto di aver lasciato l’insegnamento per intraprendere la carriera di scrittore, e quando, poco tempo prima, sua madre gli aveva chiesto maggiori dettagli, aveva menzionato il «Warren Street Journal», ma lei aveva capito male e aveva subito strombazzato la notizia alle sue amiche Esther Root, Bea Meisner e Mary Beth Schumpert, e Chip, nonostante avesse avuto molte occasioni per disilluderla nelle sue telefonate mensili, aveva invece attivamente alimentato l’equivoco; e qui le cose si erano fatte piuttosto complicate, non solo perché il «Wall Street Journal» usciva anche a St. Jude, e Enid non aveva mai alluso al fatto di aver cercato un suo articolo senza trovarlo (e ciò significava che una parte di lei sapeva benissimo che lui non scriveva su quel giornale), ma anche perché l’autore di articoli come Adulterio creativo e In lode dei motel squallidi cospirava per preservare, in sua madre, proprio il genere d’illusione che il «Warren Street Journal» voleva demolire, e lui aveva trentanove anni, e incolpava i suoi genitori per l’uomo che era diventato. Perciò fu felice quando lei lasciò cadere l’argomento.
– Il suo tremito va molto meglio, – aggiunse Enid, a voce bassa perché Alfred non la sentisse. – L’unico effetto collaterale è che potrebbe avere allucinazioni.
– È un effetto collaterale non da poco, – disse Chip.
– Il dottor Hedgpeth dice che è una forma molto leggera e che si può controllare quasi del tutto con le medicine.
Alfred scrutava l’antro da cui uscivano le valigie, mentre viaggiatori pallidi prendevano posizione strategica lungo il nastro trasportatore. Sul linoleum c’era una confusione di impronte, grigie per lo smog che la pioggia aveva trascinato con sé. La luce aveva il colore del mal d’auto. – New York City! – disse Alfred.
Enid lanciò un’occhiata perplessa ai pantaloni di Chip. – Non sono di pelle, vero?
– Sí.
– E come li lavi?
– Sono come una seconda epidermide.
– Dobbiamo essere al porto entro le quattro, – disse Enid. Il nastro trasportatore sputò fuori qualche valigia.
– Chip, dammi una mano, – disse suo padre.
Poco dopo Chip usciva barcollando sotto le raffiche di pioggia con tutte e quattro le valigie dei genitori. Alfred si trascinava avanti a scatti, con l’impeto di chi sa che avrà dei problemi a ripartire dopo essersi fermato. Enid restava indietro, concentrata sull’anca dolorante. Era un po’ ingrassata e forse era calata di statura dall’ultima volta che Chip l’aveva vista. Era sempre stata graziosa, ma Chip non vedeva altro che la sua personalità, e neppure guardandola da vicino riusciva a capire che aspetto avesse.
– Che cos’è, ferro battuto? – gli domandò Alfred, mentre la fila dei taxi avanzava con estrema lentezza.
– Sí, – rispose Chip, toccandosi l’orecchio.
– Sembra un vecchio rivetto da mezzo centimetro.
– Sí.
– Come hai fatto, l’hai ribattuto?
– Sí, l’ho ribattuto, – disse Chip.
Alfred indietreggiò ed emise un fischio basso e aspirato.
– Abbiamo scelto la Crociera di Lusso Colori d’Autunno, – disse Enid mentre attraversavano Queens a tutta velocità a bordo di un taxi. – Risaliremo la costa fino al Quebec e poi ci godremo le foglie autunnali per tutto il viaggio di ritorno. A papà è tanto piaciuta l’ultima crociera che abbiamo fatto. Vero, Al? Vero che ti sei divertito?
La pioggia cadeva rabbiosa sulle palizzate in muratura lungo l’East River. Chip avrebbe desiderato una giornata di sole, con un bel panorama limpido e l’acqua blu, senza nulla da nascondere. Gli unici colori sulla strada, quella mattina, erano le macchie rosse dei fanalini dei freni.
– Questa è una delle piú grandi città del mondo, – esclamò Alfred con emozione.
– Come stai di questi tempi, papà? – riuscí a domandare Chip.
– Peggio che in paradiso, meglio che all’inferno.
– Siamo entusiasti del tuo nuovo lavoro, – disse Enid.
– Uno dei piú importanti giornali del paese, – disse Alfred. – Il «Wall Street Journal».
– Sentite anche voi odore di pesce?
– Siamo vicini all’oceano, – commentò Chip.
– No, sei tu. – Enid si chinò e affondò il viso nella manica di pelle di Chip. – Il tuo giubbotto puzza terribilmente di pesce.
Chip si liberò con uno strattone. – Mamma. Per favore.
Il problema di Chip era la mancanza di autostima. Erano ormai lontani i giorni in cui poteva permettersi di épater les bourgeois. Con l’eccezione dell’appartamento a Manhattan e di Julia Vrais, la sua avvenente fidanzata, non gli era rimasto quasi piú nulla che lo convincesse di essere un maschio adulto funzionante, nessuna dote comparabile a quelle di suo fratello Gary, che lavorava in banca ed era padre di tre figli, o di sua sorella Denise, che a trentadue anni era la chef di un nuovo ristorante di Philadelphia, esclusivo e molto rinomato. Chip aveva sperato di andare incontro ai genitori con la sceneggiatura già venduta, ma era riuscito a finire la prima stesura soltanto dopo la mezzanotte del martedí, poi aveva dovuto fare tre turni di quattordici ore da Bragg Knuter & Speigh per procurarsi i contanti per l’affitto di agosto e rassicurare il proprietario dell’appartamento (Chip era in subaffitto) sulle rate di settembre e ottobre, e poi c’era stata la spesa e l’appartamento da pulire e infine, poco prima dell’alba, uno Xanax a lungo tenuto in serbo da ingoiare. Nel frattempo era trascorsa quasi una settimana senza che Chip vedesse Julia o le parlasse di persona. In risposta ai molti messaggi nervosi che le aveva lasciato nella casella vocale nelle ultime quarantotto ore, chiedendole di venire nel suo appartamento sabato a mezzogiorno per conoscere i suoi genitori e Denise e possibilmente, per favore, di non menzionare il fatto che era sposata con un altro, Julia si era chiusa in un assoluto silenzio telefonico ed elettronico, cosa che avrebbe reso inquieto persino un uomo piú stabile di Chip.
A Manhattan pioveva cosí forte che l’acqua colava lungo le facciate e schiumava all’imboccatura dei tombini. Davanti al suo palazzo, in East Ninth Street, Chip prese i soldi di Enid e li passò oltre il vetro divisorio, e quando il tassista col turbante lo ringraziò, si rese conto che la mancia era insufficiente. Prese due banconote da un dollaro dal portafogli e le fece penzolare accanto alla spalla del tassista.
– Basta, basta, – strillò Enid, afferrando il polso di Chip. – Ti ha già detto grazie.
Ma ormai era andata. Alfred stava cercando di aprire la portiera con la manovella del finestrino. – Ecco, papà, è questa, – disse Chip, e si allungò per spalancare lo sportello.
– Quanto gli hai dato di mancia? – domandò Enid a Chip sul marciapiede, sotto la tettoia dell’ingresso, mentre il tassista tirava fuori le valigie dal bagagliaio.
– Circa il quindici per cento, – rispose Chip.
– Direi il venti, – replicò Enid.
– Su, avanti, perché non ci facciamo una bella litigata?
– Il venti per cento è troppo, Chip, – dichiarò Alfred con voce risonante. – Non è ragionevole.
– Vi auguro una buona giornata, – disse il tassista senza apparente ironia.
– La mancia si dà per il servizio e il comportamento, – riprese Enid. – Se il servizio e il comportamento sono particolarmente buoni si può dare il quindici per cento. Ma se tu la dài automaticamente
– Ho sofferto di depressione per tutta la vita, – disse Alfred, o almeno cosí parve.
– Come hai detto? – fece Chip.
– Gli anni della depressione mi hanno cambiato. Hanno cambiato il valore del denaro.
– Ah, stiamo parlando di depressione economica.
– Allora non puoi piú dimostrare, – incalzò Enid, – di...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Le correzioni
  4. St. Jude
  5. 1. Il fallimento
  6. 2. Piú ci pensava, piú si arrabbiava
  7. 3. In mare
  8. 4. Il Generator
  9. 5. Un ultimo Natale
  10. Le correzioni
  11. Il libro
  12. L’autore
  13. Dello stesso autore
  14. Copyright