Piccole storie nere
eBook - ePub

Piccole storie nere

  1. 175 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Piccole storie nere

Informazioni su questo libro

Eccolo di nuovo all'opera, Giacomo Curreli, commissario di Polizia che viene da lontano: da luoghi di carta e di terra, da altri libri e da altri mondi. Eccolo lí, lui che ha sempre pensato alla Giustizia come a «una vecchia signora vilipesa e patetica, stanca», da difendere con convinzione e malinconia, schiaffato d'improvviso di fronte ai casi piú pazzi e sbilenchi, alle storie piú inabitabili della sua carriera. Perché se finora Giacomo Curreli ha calpestato, sulla carta, solo il suolo sardo, lavorando con foga certosina sulle macchie di una terra che affonda le sue radici nel sangue, adesso è costretto a rimbalzare su e giú per l'Italia, da Roma a Fidenza, da Parma a Torino, alla ricerca di una giusta destinazione che non c'è. E i casi che deve risolvere questa volta sembrano pensati da un demiurgo in vena di scherzi: partono che sembrano veri, ma deragliano in direzioni impensate. L'elemento fantastico o soprannaturale piove all'improvviso dentro la realtá, e la spiazza.
E lui lí, testimone incredulo e sempre identico a se stesso, identico a quel bambino che era un tempo, assurdamente vestito da angelo della Giustizia in una squallida recita scolastica.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2010
Print ISBN
9788806203665
eBook ISBN
9788858403273

Parma

Troppo amore

Il biglietto fu la prima cosa che videro. Era una macchia bianca nella penombra:
HO TROPPA VITA DAVANTI A ME, NON CE LA FACCIO, SO CHE SAPRAI PERDONARMI! E.
– Non ci capisco niente! – sbottò Marchini avviandosi verso la finestra dopo aver chiamato la Centrale. La stanza dava sul viale piú trafficato della città. – Speriamo che arrivino presto, – disse rendendosi conto che non era possibile aprire quella finestra.
Il commissario si prese qualche secondo ancora. Era al centro di un sogno a occhi aperti che stava trasformando il ronzio ostinato delle automobili nel respiro del mare. Se il suo assistente gli avesse concesso un altro po’ di tempo, ne era certo, avrebbe potuto trasformare anche il leggero fetore, che cominciava a spargersi nella stanza, in profumo di salsedine, di alghe, di mirto… – Ricapitoliamo, – propose appoggiandosi alla parete della porta per lenire il mal di schiena. Ma lo sguardo correva alla sua destra, dove una poltrona in pelle prometteva il riposo dei beati. Poi pensò alle impronte e alla regola «non toccare niente». – Una donna di quarant’anni…
– Elsa Merisi! – completò Marchini.
– Elsa Merisi, muore impiccata a un albero nel parco della reggia di Colorno. Ha seguito il marito Emanuele Cannone e la sua amante…
– … Edvige Serpieri!
– Edvige Serpieri, – assentí il commissario. – L’uomo e l’amante si sono infrattati fra i cespugli; la moglie avrebbe preso una corda dal portabagagli della macchina di lui, lasciata poco distante dal nido d’amore, e si sarebbe impiccata in modo tale che il marito e la ragazza la trovassero al loro ritorno.
(– Le versioni combaciano perfettamente…)
– Le versioni di Emanuele Cannone e di Edvige Serpieri combaciavano alla perfezione. Quasi troppo… E quello era un segnale di cui tenere conto –. Una certa indecisione nell’emissione della frase appannava la voce del commissario Curreli.
Marchini, che stava guardando fuori dalla finestra, attento anche lui a non toccare nulla, sentiva le parole del suo superiore rimbalzargli sulla nuca. – Beh, ora è chiaro che se si sono studiati la parte era perché avevano qualcosa da nascondere, – disse tenendo lo sguardo incollato alle macchine che scorrevano sul viale. – È questo che vuol dire, no?
– Si sono studiati la parte, – confermò il commissario con una foga che fece voltare Marchini. – Ma questo non vuol dire niente, tutt’al piú può significare che il loro ménage era meno accettato di quanto volevano far credere, – finí il commissario.
– Vuol dire che la moglie non era cosí tranquilla rispetto alla relazione extraconiugale del marito?
– Qualcosa del genere. L’hai visto anche tu: abbronzato, tonificato, massaggiato, palestrato a dovere. Un giovanotto di quarantatre anni.
Quell’identikit improvvisato fece sorridere Marchini. – Leggo una punta d’invidia in questa descrizione… – celiò voltandosi a controllare la reazione del commissario.
– Invidia? – si stupí Curreli guardando per un istante davanti a sé. – Non ho tempo nemmeno per farmi la barba, figurarsi se posso permettermi ore di palestra, – reagí abbassando lo sguardo e portandosi la mano all’altezza dello stomaco sul quale cominciava a intravvedersi un leggero strato di adipe. – Comunque avevamo solo le affermazioni di lui, Cannone Emanuele, sul fatto che alla moglie non importasse granché delle sue scappatelle.
( – Mia moglie era al corrente di tutto, sono stato sempre molto sincero con lei. Il nostro matrimonio si era trasformato in un profondo rapporto di amicizia.
– Allora è per questo che vi ha seguiti durante la vostra gita romantica.
– Messa cosí sembra una cosa sporca, – protestò l’uomo. – Non so perché ci ha seguiti. Non era da lei comportarsi in questo modo.
– Forse si era stufata di fare l’amica.
– Crede che non abbia capito dove volete arrivare? – sbottò l’uomo. – So che cosa volete farmi dire! Ma la risposta è no. Non sapevo che ci stava seguendo. Non sapevo nemmeno che fosse a Colorno quel pomeriggio. Non aveva dato segni d’insofferenza. Ed era al corrente del mio rapporto con una ragazza ventenne! – Cercava un posacenere su cui scrollare la brace della sua sigaretta.
– Diciannovenne, – corresse Marchini senza turbarsi piú di tanto, allungandogli una tazzina da caffè piena di cicche spente).
– Eh già, la morta non poteva certo confermare, – s’infervorò Marchini.
– Appunto –. Il commissario Curreli serrò le palpebre come se volesse dormire. Ma si trattava solo del fatto che non voleva guardare.
– E allora?
– Allora è possibile che di fronte al pericolo di contraddirsi, gli amanti avessero l’abitudine di pianificare le cose al minuto. Capita in questo genere di coppie.
– Per me sul suicidio non c’erano dubbi da subito. Magari era depressa. Magari faceva credere al marito che non le importasse granché della piega che aveva preso il loro matrimonio, – tentò Marchini.
– Era l’ipotesi piú probabile, – rifletté il commissario. – Ma non mi convinceva del tutto. Insomma è possibile che un uomo non si accorga che sua moglie è sull’orlo del suicidio?
– Beh, è cosí che succede nella maggior parte dei casi. Troppo tempo in palestra e troppo poco in casa. Ha voluto punirlo. Forse si era resa conto del fatto che la relazione fra il marito e la ragazza stava diventando una cosa importante. Che non era la solita sbandata. Magari ha fatto buon viso a cattiva sorte; l’ha rassicurato, gli ha detto che capiva, ma stava male, meditava la vendetta.
– Certo, lui era troppo preso dalla ragazzina per rendersene conto…
– Cosí quel pomeriggio la Merisi li ha seguiti al parco, è salita proprio sul cofano della macchina del marito e si è impiccata al ramo di un albero.
– Per vendetta… secondo te?
– … Per vendetta.
Il commissario si prese qualche secondo per riflettere. – L’ipotesi piú logica, anche se adesso non ne sono piú tanto sicuro. Ho sempre avuto dei dubbi sulla deposizione del marito: ha insistito troppo sul fatto che la moglie sapeva della sua relazione extraconiugale e che era stato lui stesso a metterla al corrente.
( – Non avevamo figli, lei non ne voleva –. Emanuele Cannone allungò le gambe pressando le ginocchia con le palme delle mani per riattivare la circolazione. – Posso fumare? – chiese vedendo che Tiberio Marchini stava esaminando i suoi appunti con in bocca una sigaretta spenta.
Marchini sollevò la testa per fissare l’uomo: – Dunque il vostro matrimonio non era di quelli che si possono definire… riusciti.
L’uomo interpretò la domanda come un assenso. Cosí si accese la sigaretta, aspirandone con voracità la prima boccata, prima di rispondere: – Dipende da cosa intende lei per matrimonio riuscito, – prese tempo.
– L’unione fra un uomo e una donna che bastano a se stessi, – rispose Marchini, fiero di un concetto espresso con tanta proprietà.
– Si riferisce alla mia storia con Edvige? – tentennò l’uomo.
– Mi riferisco proprio a quello, – incalzò Marchini).
– Eh, insisteva. Voleva dare l’impressione di una persona corretta, matura, forse aveva piú paura del ridicolo che del sospetto che sia stato proprio il suo atteggiamento a portare al suicidio la moglie –. Marchini espose la sua teoria tentando di coprirsi il naso senza darlo a vedere. – Insomma, lui aveva piú del doppio degli anni della ragazza… Quello che mi fa impazzire è che ha richiesto lui stesso l’autopsia della moglie. Non avevamo elementi per sospettare un omicidio, prima dei risultati dell’esame autoptico. Insomma uno che ha ucciso la moglie, che ha organizzato l’omicidio perfetto, non rovina tutto costringendo gli inquirenti a esaminarne il cadavere, non trova?
( – Voglio vederci chiaro quanto lei, commissario. Mia moglie non era tipo da uccidersi, non ci credo, non ci crederò mai! Aveva un lavoro che la soddisfaceva in pieno, era una persona realizzata. E, per quanto tutti stentino a crederlo, aveva un marito che l’amava).
– È stata una mossa furba, invece, – constatò il commissario. – Era l’unico modo per apparire veramente estraneo. Non sapeva dei tranquillanti e non correva rischi.
– Non so… O ha ragione lei: dei tranquillanti non ne sapeva niente, o era un attore da Oscar… Ricorda che faccia ha fatto quando gli abbiamo comunicato i dati dell’autopsia?
(Il volto di Emanuele Cannone si era fatto cereo. – Sonniferi? Mia moglie non ne faceva uso. Era una persona positiva. Aveva un’attività che le dava molte soddisfazioni. Le assicuro che non restava in casa a macerarsi per le mie… «storie»! No, non era certo una che perdeva la testa.
– Sua moglie era la padrona della ditta presso la quale lei lavora? – chiese il commissario senza troppi preamboli.
L’uomo sbarrò gli occhi. – Che c’entra questo? – domandò col labbro inferiore che cominciava a contrarsi. – Io lo so cosa pensa… Pensa che avevo il movente e l’occasione per ammazzarla inscenando un suicidio. È questo che pensa?
– La questione non era esattamente in questi termini, ma visto che mi ci fa pensare, questa potrebbe essere l’ipotesi piú attendibile. Comunque resta un’ipotesi finché non salteranno fuori le prove. Si tenga a disposizione. Per il momento è tutto…)
– Sembrava che gli avessero dato una mano di bianco, – commentò Marchini. – Insisteva a dire che la moglie non prendeva tranquillanti… Se fosse stato furbo poteva uscirne pulito…
– Forse non voleva apparire furbo: è questo che mi ha fregato.
– Poteva dire che la moglie era una depressa cronica. Dire che aveva già tentato il suicidio… Come risultò poi.
– La donna di servizio, – rammentò il commissario.
( – Sí…
Vorrei che approfondisse un attimo l’argomento, – incalzò il commissario Curreli.
La donna di colore lo guardò facendo roteare leggermente le pupille nerissime immerse nel bianco avorio. – Sí, la signora aveva l’abitudine di prendere i sonniferi. Soprattutto negli ultimi tempi. Il dottor Sarmenti è accorso tre volte il mese scorso. Era convinto che stesse tentando il suicidio…)
– Il fatto è che Emanuele Cannone non recitava affatto. Ora è chiaro. Ignorava del tutto la questione dei tranquillanti. Nessuno gliene aveva parlato: né la domestica, né il medico, né, tantomeno, la moglie. Era un elemento che non aveva previsto, un fattore fuori dal suo controllo. A quel punto non poteva venirne fuori, come dici tu. L’autopsia diceva chiaramente che la Merisi aveva preso una dose da stordimento di Valium. Non poteva essersi impiccata nel sonno. Qualcuno l’aveva appesa a quell’albero. Il suicidio gli si era trasformato in omicidio. Ma non come lui aveva previsto.
Lo sguardo di Marchini si fece interrogativo. – Non ci capisco ni...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Piccole storie nere
  4. Roma
  5. Santa Lucia (NU)
  6. Fidenza
  7. Parma
  8. Torino
  9. Il libro
  10. L’autore
  11. Dello stesso autore
  12. Copyright