
- 424 pagine
- Italian
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Orgoglio e pregiudizio
Informazioni su questo libro
Rifiutato da un editore londinese e rimasto in un cassetto fino alla sua pubblicazione anonima nel 1813, Orgoglio e pregiudizio è da allora considerato uno tra i piú importanti romanzi della letteratura inglese. È la storia delle cinque sorelle Bennet e dei loro corteggiatori, con al centro il romantico contrasto tra l'adorabile e capricciosa Elizabeth e l'altezzoso Darcy. Lo spirito di osservazione implacabile e quasi cinico, lo studio arguto dei caratteri, la satira delle vanità e delle debolezze della vita domestica fanno di questa opera una delle piú efficaci e indimenticabili commedie di costume del periodo Regency inglese. Con una cronologia della vita e delle opere e una bibliografia.
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Informazioni
Capitolo diciottesimo
Fino a quando non fu entrata nel salotto di Netherfield e non ebbe cercato invano Mr Wickham nel gruppo delle uniformi, Elizabeth non pensò mai, neppure per un istante, all’eventualità che egli mancasse. La certezza di incontrarlo non era stata turbata da alcuna di quelle preoccupazioni che, a ragione, avrebbero potuto metterla in allarme. Si era vestita con piú cura del solito e si era preparata, di ottimo umore, alla conquista di ciò che ancora non era stato vinto nel cuore di lui, sicura che non ce ne fosse rimasto piú di quel tanto che non potesse essere espugnato nel breve corso di una serata. Nel non vederlo, però, la colse il terribile sospetto che, tra tutti gli ufficiali, mancasse proprio Wickham perché scartato di proposito per far piacere a Darcy; e, benché le cose non fossero andate esattamente cosÃ, il presentimento che egli non avrebbe preso parte al ballo divenne certezza quando l’amico, Mr Denny, al quale Lydia si era impazientemente rivolta per avere notizie, disse che Wickham era stato costretto, il giorno prima, a recarsi in città per affari e che non era ancora tornato; con un sorriso significativo, lo stesso Denny puntualizzò:
– Credo che a trattenerlo non siano stati gli affari ma il desiderio di evitare un certo signore qui presente.
Quest’ultima affermazione, sfuggita a Lydia, fu però ben afferrata da Elizabeth e le diede la conferma che, per quanto errata la sua prima supposizione, l’unico responsabile dell’assenza di Wickham rimaneva, comunque, Darcy. L’avversione che già provava nei suoi confronti fu dunque acuita a tal punto dalla momentanea delusione, che ella si comportò con cortesia appena passabile quando, poco dopo, Mr Darcy le si avvicinò per conversare. Avere garbo, tolleranza e pazienza con Darcy significava offendere Wickham. Decisa a evitare qualunque conversazione con una persona del genere, si allontanò, cosà di malumore da non riuscire a dominarsi pienamente nemmeno parlando con Mr Bingley, la cui cieca parzialità la indispettiva.
Elizabeth, però, non era fatta per tenere il broncio e, benché tutti i suoi progetti per la serata fossero sfumati, non poté rimanere a lungo in quello stato d’animo; cosÃ, dopo aver confidato tutti i suoi dispiaceri a Charlotte Lucas, che non vedeva da una settimana, si mise a osservare le stravaganze del cugino, divertendosi a farle notare anche alla sua amica. Le prime due danze, però, le provocarono nuova angustia: furono un vero martirio. Mr Collins, goffo e solenne, scusandosi invece di fare attenzione e sbagliando spesso senza accorgersene, le procurò tutta la vergogna e l’infelicità che può procurare un pessimo cavaliere a una dama ineccepibile. Liberarsi di lui fu un’immensa gioia.
I due giri successivi, che ballò con un ufficiale, le risollevarono il morale: ebbe, infatti, il grande piacere di parlare di Wickham e di sentire che era benvoluto da tutti. Alla fine di queste danze tornò da Charlotte Lucas e, stava parlando con lei, quando, all’improvviso, si sentà apostrofare da Mr Darcy, il quale la colse cosà di sorpresa chiedendole un ballo che, senza sapere quel che faceva, accettò. Nel momento in cui Darcy si allontanò, lasciandola preda di un oscuro senso di colpa per la sua mancanza di risolutezza, Charlotte intervenne e provò a consolarla.
– Vedrai che lo troverai molto simpatico.
– Non voglia il cielo! Sarebbe la peggiore delle disgrazie! Trovare simpatico un uomo che si è deciso di odiare! Non augurarmi un guaio simile.
Quando le danze ricominciarono, e Darcy si avvicinò a reclamare la sua mano, Charlotte non poté fare a meno di bisbigliarle di non fare la sciocca e di non permettere che il suo capriccio per Wickham la rendesse sgradita agli occhi di uno che gli era dieci volte superiore. Elizabeth non rispose e prese posto nella fila, stupita dell’onore, che le veniva concesso, di trovarsi di fronte a Mr Darcy e consapevole degli sguardi, altrettanto increduli, dei vicini. Rimasero in silenzio per un po’; convinta che quel silenzio si sarebbe protratto per tutta la durata delle due danze, Elizabeth decise, in un primo momento, di non romperlo; poi, però, immaginando che non ci sarebbe stata, per il suo cavaliere, punizione peggiore del costringerlo a parlarle, cambiò idea e fece qualche insignificante osservazione sul ballo. Darcy rispose e tornò a tacere. Dopo qualche minuto, Elizabeth si rivolse a lui per la seconda volta:
– Adesso tocca a voi dire qualcosa, Mr Darcy. Io ho parlato del ballo, e voi dovete fare qualche osservazione sulle dimensioni della sala o sul numero delle coppie.
Darcy sorrise e le assicurò che avrebbe detto qualunque cosa ella desiderasse.
– Molto bene; trovo che questa risposta sia piú che sufficiente. Piú tardi potrei, forse, aggiungere che i balli privati sono piú divertenti di quelli pubblici, ma, per il momento, possiamo anche stare zitti.
– Dunque parlate secondo delle regole, quando ballate?
– Qualche volta. Si deve pur parlare, sapete? Non si può certo rimanere in assoluto silenzio per un’intera mezz’ora, ma non preoccupatevi: se parlare vi disturba, possiamo ridurre la conversazione ai minimi termini.
– Esprimete un vostro desiderio o credete di assecondare il mio?
– L’uno e l’altro, – rispose Elizabeth maliziosamente; – perché ho sempre notato una grande affinità mentale fra noi. Siamo entrambi di natura taciturna e poco socievole, entrambi poco desiderosi di parlare se non quando crediamo di dire qualcosa che sbalordisca l’intera sala e passi ai posteri con tutto l’éclat di una frase storica.
page_no="97" – Questo è un ritratto piuttosto inesatto del vostro carattere, – osservò Darcy. – Quanto si avvicini al mio, non posso dirlo. Voi, senza dubbio, lo ritenete un ritratto fedele.
– Non sta a me giudicare la mia opera.
Egli non aggiunse altro, e di nuovo tornò il silenzio fino a fine giro, quando le chiese se andava spesso con le sorelle a Meryton. Elizabeth rispose di sà e, incapace di resistere alla tentazione, continuò: – Quando ci avete incontrato, l’altro giorno, avevamo appena fatto una nuova conoscenza.
L’effetto fu istantaneo. La nativa fierezza gettò una fitta ombra sui suoi lineamenti, ma egli non profferà parola; ed Elizabeth, pur biasimandosi per la sua debolezza, non riuscà ad andare avanti. Alla fine, fu Darcy a parlare e, con fare forzato, disse:
– Mr Wickham ha la fortuna di avere modi cosà belli da riuscire a stringere nuove amicizie con estrema facilità ; non credo, però, che sia altrettanto bravo a conservarle.
– Ha avuto la disgrazia di perdere la vostra amicizia, – rispose Elizabeth con calore, – e in un modo che lo farà probabilmente soffrire per tutta la vita.
Darcy non rispose e parve desideroso di cambiare argomento. In quel momento apparve accanto a loro sir William Lucas, intenzionato ad attraversare la fila per andare dall’altra parte della stanza; ma, vedendo Darcy, si fermò con un inchino di grande cortesia per complimentarsi con lui sul suo modo di ballare e sulla sua dama.
– È una vera delizia osservarvi, mio caro signore; non si vede spesso ballare cosà bene. È evidente che voi appartenete al gran mondo. Permettetemi di dirvi, però, che la vostra bella dama vi fa onore e che spero tornerete presto a offrirci il piacere di vedervi ballare, specialmente se avrà luogo, mia cara Miss Eliza, un certo desiderabile evento – e, intanto, lanciò un’occhiata in direzione di Jane e Bingley. – Quante congratulazioni quel giorno! Che ne pensate, Mr Darcy? Ma non voglio interrompervi, signore. Non mi ringraziereste di certo per avervi distolto dall’affascinante conversazione di questa affascinante signorina, i cui occhi luminosi mi stanno già rimproverando.
L’ultima parte del discorso fu sentita appena da Darcy; ma l’allusione di sir William all’amico parve colpirlo profondamente, e il suo sguardo preoccupato si diresse immediatamente verso Bingley e Jane, che ballavano insieme. Riprendendosi subito si rivolse, però, alla compagna e disse:
– L’interruzione di sir William mi ha fatto dimenticare di che cosa stavamo parlando.
– Non mi pare che stessimo parlando. Sir William non avrebbe potuto interrompere, in tutta la sala, due persone che avessero meno da dirsi di noi. Abbiamo già tentato, senza successo, due o tre argomenti, e non so immaginare di che cos’altro potremmo ancora parlare.
– Che cosa ne direste se parlassimo di libri? – le chiese Darcy sorridendo.
– Libri… oh, no! Sono certa che non leggiamo mai gli stessi, o, almeno, non con gli stessi sentimenti.
– Mi dispiace che pensiate questo; ma, se davvero fosse cosÃ, almeno non mancheremmo di argomenti. Sarebbe molto interessante confrontare le nostre opinioni diverse.
– No: non posso parlare di libri in una sala da ballo. Ho la mente piena di altre cose.
– Vi attira sempre il presente, in queste situazioni, vero? – chiese Darcy con uno sguardo dubbioso.
– SÃ, sempre, – rispose Elizabeth, senza sapere quel che diceva; i suoi pensieri stavano, infatti, vagando lontano, come dimostrò poco dopo esclamando improvvisamente: – Ricordo di avervi sentito dire, qualche tempo fa, Mr Darcy, che voi non perdonate: che il vostro risentimento, una volta nato, è implacabile. Immagino che stiate molto attento a non farlo nascere.
– SÃ, – confermò Darcy con decisione.
– E non vi lasciate mai accecare da un pregiudizio?
– Credo di no.
page_no="99" – Chi non cambia mai opinione deve essere sempre sicuro di giudicare rettamente fin dapprincipio.
– Posso chiedere qual è lo scopo di queste domande?
– Capire il vostro carattere, – disse Elizabeth sforzandosi di scacciare la sua serietà . – Sto cercando di scoprirlo.
– E fate progressi?
Scosse il capo: – Purtroppo no. Mi raccontano cose cosà diverse, sul vostro conto, che non può che nascerne una gran confusione.
– So benissimo, – osservò Darcy con aria di assoluta serietà , – che sul mio conto circolano voci piuttosto discordanti; per questa ragione, vorrei, Miss Bennet, che rinunciaste a farvi un’idea del mio carattere, per il momento: probabilmente non tornerebbe di alcun vantaggio né a voi né a me.
– Ma se non cerco di capire adesso come siete davvero, non mi si presenterà forse mai piú l’occasione di farlo.
– Non voglio certo rovinarvi un cosà grande divertimento, – replicò Darcy freddamente. Elizabeth non aggiunse altro; finirono il ballo e si separarono in silenzio, scontenti entrambi, benché non allo stesso modo. Il sentimento piuttosto forte, che albergava nel cuore di Darcy, lo indusse presto a perdonarla e a dirigere tutta la sua collera contro qualcun altro.
Si erano appena lasciati, che Miss Bingley si avvicinò a Elizabeth apostrofandola, con un’espressione di cortese disprezzo:
– CosÃ, Miss Eliza, da quanto ho sentito, George Wickham vi piace molto? Vostra sorella mi ha parlato di lui e mi ha fatto mille domande; credo, però, che il giovanotto si sia dimenticato di dirvi, tra l’altro, che era figlio del vecchio Wickham, amministratore del defunto Mr Darcy. Permettetemi dunque di raccomandarvi, da amica, di non prestar fede a tutte le sue affermazioni, perché è assolutamente falso che Mr Darcy si sia comportato male nei suoi confronti: al contrario, è sempre stato molto cortese con George Wickham, benché George Wickham lo abbia trattato nel modo piú indegno. Non conosco i particolari, ma so benissimo che Mr Darcy non è minimamente da biasimare; che non può sopportare che gli si faccia menzione di George Wickham e che mio fratello, benché ritenesse di non poter fare a meno di includerlo negli inviti degli ufficiali, è stato molto contento di constatare che si è tenuto spontaneamente lontano. Ritengo una vera insolenza che sia venuto in questa regione e mi meraviglio che abbia osato tanto. Vi compiango, Miss Eliza, che dobbiate scoprire in questo modo la colpa del vostro preferito; ma, considerando la sua origine, non c’era da aspettarsi granché di meglio.
– Da quanto dite, la sua colpa coincide con la sua origine, – osservò Elizabeth stizzita. – Non vi ho sentito accusarlo di altro che di essere figlio dell’amministratore di Mr Darcy, e di questo, vi assicuro, mi ha informato egli stesso.
– Vi chiedo scusa, – rispose Miss Bingley, allontanandosi con un lieve sorriso. – Scusate il mio intervento: era dovuto solo alle migliori intenzioni.
«Insolente! – disse Elizabeth fra sé. – Ti sbagli di molto se credi di impressionarmi con un attacco cosà meschino. Non ci vedo altro che la tua ignoranza testarda e la malvagità di Mr Darcy». Cercò poi la sorella, che aveva incominciato a indagare, presso Bingley, sullo stesso argomento. Jane la accolse con un sorriso di cosà dolce compiacenza e con un’espressione cosà raggiante di felicità che sarebbe stato impossibile non capire com’ella fosse soddisfatta dell’andamento della serata. Elizabeth intuà subito i suoi sentimenti, e, istantaneamente, la preoccupazione per Wickham, il risentimento contro i nemici di lui e tutto il resto sparirono di fronte alla speranza che Jane fosse davvero sulla via della felicità .
– Volevo sapere, – esordà Elizabeth, con un viso non meno sorridente di quello della sorella, – che cosa ti ha detto di Mr Wickham. Ma, se sei stata troppo piacevolmente occupata per pensare a una terza persona, stai pur certa che ti perdono.
page_no="101" – No, – replicò Jane, – non ho dimenticato di chiedere informazioni, ma non ho nulla di soddisfacente da dirti. Mr Bingley non è al corrente di tutta la storia ed è completamente all’oscuro dei fatti che sembra abbiano particolarmente offeso Mr Darcy, ma si fa garante della buona condotta, della probità e dell’onore dell’amico ed è perfettamente convinto che Mr Wickham abbia meritato molto meno riguardo di quanto ne abbia ricevuto da Mr Darcy; e, mi dispiace dirtelo, secondo lui, come pure secondo sua sorella, Mr Wickham non è per niente un giovane rispettabile. Temo che sia stato molto sconsiderato e che abbia meritato di perdere la stima di Mr Darcy.
– Mr Bingley non conosce personalmente Mr Wickham?
– No; lo ha incontrato per la prima volta l’altra mattina a Meryton.
– Allora il suo parere dipende esclusivamente da ciò che ha saputo da Mr Darcy. Sono pienamente soddisfatta. Ma che cosa dice riguardo al beneficio ecclesiastico?
– Non ricorda esattamente i fatti, benché ne abbia sentito parlare da Mr Darcy piú di una volta, ma crede si trattasse soltanto di un lascito condizionale.
– Non ho il minimo dubbio sulla sincerità di Mr Bingley, – disse Elizabeth con calore, – ma devi scusarmi se non riesco a farmi convincere da queste affermazioni. Difende con molta abilità il suo amico ma, dal momento che non conosce alcuni punti della storia e che ha appreso gli altri dall’amico stesso, non ho alcun buon motivo per cambiare parere su quei due signori.
La conversazione passò poi a un argomento piú allegro per entrambe, e sul quale non poteva esserci diversità di sentimento. Elizabeth ascoltò con gioia le liete, seppur lievi, speranze che Jane nutriva riguardo a Bingley e disse tutto ciò che poté per accrescere la fiducia della sorella. Poiché furono raggiunte da Bingley in persona, si allontanò alla volta di Miss Lucas, e aveva appena risposto alla sua domanda se le era piaciuto l’ultimo cavaliere, che Mr Collins le si avvicinò e le disse, con grande esultanza, che aveva appena avuto la fortuna di fare un’importantissima scoperta.
– Ho saputo, per pura coincidenza, che c’è in sala un parente stretto della mia protettrice. Mi è capitato di sentire un signore menzionare, alla signorina che fa gli onori di casa, il nome di sua cugina, Miss de Bourgh, e della madre di lei, lady Catherine. Chi lo avrebbe mai detto? Incontrare un nipote di lady Catherine de Bourgh a questo ricevimento! Sono molto lieto di aver fatto una simile scoperta in tempo utile per porgere a quel gentiluomo i miei omaggi, anzi, andrò subito da lui, confidando che mi perdonerà per non essere andato prima. La mia completa ignoranza riguardo all’esistenza di questa parentela perorerà in mia difesa.
– Non avrete, per caso, l’intenzione di presentarvi a Mr Darcy di vostra spontanea iniziativa?
– Certo che sÃ. Implorerò il suo perdono per non averlo fatto prima. Credo che sia un nipote di lady Catherine. Avrò la possibilità di riferirgli che, una settimana fa, sua signoria godeva di ottima salute.
Elizabeth cercò di dissuaderlo in tutti i modi: gli assicurò che Mr Darcy avrebbe considerato il suo apostrofarlo, senza essere stato prima presentato, un’impertinenza piú che un omaggio verso la zia; gli disse che non era minimamente necessario che si conoscessero e tentò di fargli capire che, nel caso lo fosse stato, spettava a Mr Darcy, socialmente superiore, prendere l’iniziativa. Collins l’ascoltò con l’aria di chi è deciso a seguire la propria idea e, quando la cugina tacque, replicò:
– Cara Miss Elizabeth, ho la massima stima del vostro giudizio riguardo a tutto ciò che è di vostra competenza, ma permettetemi di dirvi che c’è una grande differenza tra il cerimoniale laico e quello ecclesiastico; considero la carica ecclesiastica, concedetemi l’osservazione, pari in dignità ai piú alti ranghi del regno, purché si mantenga un contegno convenientemente modesto. Permettermi, dunque, in un’occasione del genere, di seguire i dettami della mia coscienza che mi spinge a fare ciò che io considero un dovere. Scusatemi se trascuro il vostro consiglio, che su ogni altro punto sarebbe mia guida costante, ma, in questo caso, per educazione e per esperienza, mi considero in grado di decidere ciò che è giusto, meglio di una signorina sia pure come voi –; e, con un profondo inchino, la lasciò per andare all’attacco di Mr Darcy. Elizabeth osservò con una certa ansia la reazione di Darcy: il suo stupore nel venire cosà apostrofato fu molto evidente. Il cugino fece precedere il discorso da un solenne inchino, e, benché fosse impossibile captare anche una sola sillaba, le sembrò di sentire tutto e di percepire, dal movimento delle labbra, le parole «scuse», «Hunsford» e «lady Catherine de Bourgh». Era molto seccata di vederlo esporsi con un uomo simile. Darcy lo squadrava con stupore non represso e, quando finalmente Collins gli permise di parlare, rispose con aria di distante cortesia. Tutto questo non bastava, però, a scoraggiare l’intraprendente cugino, che lo prese come un invito a parlare di nuovo, e l’aria sprezzante di Darcy parve crescere proporzionalmente alla lunghezza del secondo discorso, alla fine del quale Collins gli fece un lieve inchino e se ne andò.
Tornò da Elizabeth.
– Non ho alcun motivo, vi assicuro, – disse – di essere scontento dell’accoglienza ricevuta. Mr Darcy mi è parso molto compiaciuto della mia attenzione. Mi ha risposto con la massima cortesia e mi ha perfino fatto l’onore di dire che era cosà convinto della perspicacia di lady Catherine da essere certo che ella non avrebbe mai concesso un favore indegnamente. È proprio un bellissimo pensiero da parte sua. Tutto considerato, sono molto soddisfatto.
Non avendo piú niente di cui occuparsi, Elizabeth rivolse la sua attenzione alla sorella e a Mr Bingley; e i bei pensieri, che inevitabilmente derivarono da questa piacevole attività di osservazione, la resero felice quasi quanto Jane. La immaginava sistemata in quella casa, con tutta la felicità che può derivare da un matrimonio d’amore e si sentiva persino capace, in una situazione del genere, di sforzarsi di voler bene alle due sorelle Bingley. Vedeva chiaramente che i pensieri di sua madre seguivano la stessa direzione e decise di non avvicinarsi a lei per non doverne sentire parlare troppo. Quando si sedettero per la cena considerò, perciò, una vera disdetta il fatto di capitarle vicino e fu profondamente seccata di accorgersi che la madre stava parlando a qualcuno (lady Lucas) liberamente, apertamente e unicamente della sua attesa di un prossimo matrimonio di Jane con Mr Bingley. Era un argomento avvincente, e Mrs Bennet pareva infaticabile nell’enumerare tutti i vantaggi di questa unione. Ne aveva di ragioni per cui compiacersi: innanzitutto il fatto che Mr Bingley fosse un giovane cosà affascinante, cosà ricco e residente solo a tre miglia da loro; in secondo luogo, la gioia di pensare quanto bene volessero a Jane le due sorelle e la certezza che anche loro desideravano, quanto lei, quell’unione; poi ancora, la prospettiva di un futuro migliore anche per le figlie minori, perché il bel matrimonio di Jane le avrebbe introdotte in un ambiente di uomini ricchi; e, infine, la possibilità , molto piacevole per una donna della sua età , di affidare le figlie ancora da sposare alla cura della sorella maggiore, in modo da non dover piú andare in società piú di quanto desiderasse. Mostrarsi felice di una tale eventualità era, per Mrs Bennet, una necessità dettata dall’etichetta, ma, in cuor suo, ben poco avrebbe potuto renderla piú infelice dell’idea di rintanarsi in casa vita natural durante. Concluse augurando a lady Lucas di poter presto avere la stessa fortuna, benché evidentemente, e con un certo trionfo, non ne vedesse alcuna probabilità .
Invano Elizabeth tentò di frenare il fiume di parole dell...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- Colophon
- Orgoglio e pregiudizio
- Capitolo primo
- Capitolo secondo
- Capitolo terzo
- Capitolo quarto
- Capitolo quinto
- Capitolo sesto
- Capitolo settimo
- Capitolo ottavo
- Capitolo nono
- Capitolo decimo
- Capitolo undicesimo
- Capitolo dodicesimo
- Capitolo tredicesimo
- Capitolo quattordicesimo
- Capitolo quindicesimo
- Capitolo sedicesimo
- Capitolo diciassettesimo
- Capitolo diciottesimo
- Capitolo diciannovesimo
- Capitolo ventesimo
- Capitolo ventunesimo
- Capitolo ventiduesimo
- Capitolo ventitreesimo
- Capitolo ventiquattresimo
- Capitolo venticinquesimo
- Capitolo ventiseiesimo
- Capitolo ventisettesimo
- Capitolo ventottesimo
- Capitolo ventinovesimo
- Capitolo trentesimo
- Capitolo trentunesimo
- Capitolo trentaduesimo
- Capitolo trentatreesimo
- Capitolo trentaquattresimo
- Capitolo trentacinquesimo
- Capitolo trentaseiesimo
- Capitolo trentasettesimo
- Capitolo trentottesimo
- Capitolo trentanovesimo
- Capitolo quarantesimo
- Capitolo quarantunesimo
- Capitolo quarantaduesimo
- Capitolo quarantatreesimo
- Capitolo quarantaquattresimo
- Capitolo quarantacinquesimo
- Capitolo quarantaseiesimo
- Capitolo quarantasettesimo
- Capitolo quarantottesimo
- Capitolo quarantanovesimo
- Capitolo cinquantesimo
- Capitolo cinquantunesimo
- Capitolo cinquantaduesimo
- Capitolo cinquantatreesimo
- Capitolo cinquantaquattresimo
- Capitol cinquantacinquesimo
- Capitolo cinquantaseiesimo
- Capitolo cinquantasettesimo
- Capitolo cinquantottesimo
- Capitolo cinquantanovesimo
- Capitolo sessantesimo
- Capitolo sessantunesimo
- Cronologia della vita e delle opere
- Bibliografia
- Indice