Le più belle storie di Sherlock Holmes
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Le più belle storie di Sherlock Holmes

Scelte dall'autore

  1. 360 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Le più belle storie di Sherlock Holmes

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Informazioni su questo libro

Nel 1927, lo «Strand Magazine» sfidò i suoi affezionati lettori a cimentarsi in un insolito concorso: indovinare quali delle sue innumerevoli storie con protagonista l'ineffabile Sherlock Holmes Arthur Conan Doyle avrebbe potuto considerare le sue preferite.
(Fu R. T. Newman di Spring Hill, Wellingborough, ad aggiudicarsi il premio di 100 sterline individuando dieci dei dodici racconti). In seguito, in un articolo pubblicato sempre sullo «Strand», Doyle rese nota la sua scelta e, nel suo stile inimitabile, ne spiegò per ciascun racconto le ragioni.
Le storie incluse - da La fascia maculata a I signorotti di Reigate - possono essere considerate dei veri e propri classici del genere poliziesco.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2010
Print ISBN
9788806238414
eBook ISBN
9788858403891

L’avventura della Priory School

La nostra piccola casa di Baker Street aveva visto entrare e uscire molte persone in modo drammatico, ma non riesco a ricordare qualcosa di piú inaspettato e sorprendente di quella prima comparsa del dottor Thorneycroft Huxtable, dottore in lettere, dottore in filosofia, ecc. Il suo biglietto da visita, che sembrava troppo piccolo per sopportare il peso di tutti i suoi titoli accademici, lo precedette di pochi secondi; subito dopo entrò lui, in carne e ossa, cosí grosso, solenne e dignitoso, che lo si poteva a ragione definire l’incarnazione stessa della stabilità e della sicurezza in se stessi. E tuttavia appena la porta si richiuse alle sue spalle, il suo primo gesto fu quello di incespicare fino al tavolo, per scivolare poi a terra dove rimase immobile a faccia in giú con quel suo corpo massiccio riverso sul nostro tappeto di pelle d’orso.
Balzammo in piedi e per qualche istante restammo a fissare attoniti e silenziosi quella specie di monumentale relitto di chi sa quale improvvisa e fatale tempesta scatenatasi lontano, nell’immenso oceano dell’esistenza. Ma subito Holmes si affrettò a sistemargli un cuscino sotto il capo, mentre io accorrevo con la bottiglia del cognac. Quel viso, bianco e possente, era solcato dalle tipiche rughe causate dai dispiaceri, le borse cascanti sotto gli occhi chiusi avevano assunto un colore plumbeo le labbra cascanti si afflosciavano ai lati, formando una doppia piega di espressione dolorosa e il doppio mento flaccido era coperto dalla peluria di una barba trascurata da almeno due giorni. Colletto e camicia mostravano la sporcizia accumulata durante un lungo viaggio, e sul capo di forma regolare i capelli arruffati denotavano ulteriormente una certa trasandatezza. Un uomo misero e afflitto giaceva inerte davanti a noi.
«Che cos’ha, Watson?», chiese Holmes.
«Un grave esaurimento... forse però è soltanto fame e stanchezza», risposi mentre con le dita cercavo di trovare il battito flebile del polso, dove il fiume della vita in quel momento scorreva ridotto a un ruscello.
«Ha un biglietto di andata e ritorno da Mackleton, nel nord dell’Inghilterra», disse Holmes estraendoglielo dal taschino dell’orologio. «Non è ancora mezzogiorno, e sicuramente si sarà alzato all’alba stamane».
Le palpebre rugose avevano intanto incominciato a vibrare leggermente, e poco alla volta due occhi grigi e inespressivi ci fissarono. Un attimo dopo l’uomo era in piedi rosso in viso dalla vergogna.
«Mi perdoni questo svenimento, signor Holmes, ma ero forse troppo agitato. Sono sicuro che se potessi avere un bicchiere di latte e un biscotto mi sentirei subito meglio, grazie. Sono venuto qui personalmente, signor Holmes, per essere sicuro che lei ritorni a casa con me; temevo che nessun telegramma l’avrebbe convinta dell’assoluta urgenza del caso che sono venuto a esporle».
«Quando si sarà completamente rimesso...»
«Mi sento di nuovo benissimo: non riesco a capire come mai mi sia sentito cosí debole all’improvviso. Signor Holmes, vorrei proprio che lei tornasse con me a Mackleton col prossimo treno».
Il mio amico scosse il capo.
«Il mio collega dottor Watson potrà confermarle che in questo momento siamo davvero occupatissimi. Sono impegnato nelle investigazioni relative ai documenti Ferrers e tra poco inizierà il processo inerente al delitto di Abergavenny. Soltanto un caso importantissimo potrebbe farmi allontanare da Londra in questo momento».
«Importantissimo?» Il nostro ospite sollevò le mani con un gesto significativo. «Non ha sentito parlare del rapimento dell’unico figlio del duca di Holdernesse?»
«Cosa?! L’ex ministro di Gabinetto?»
«Precisamente. Abbiamo cercato di tenere questa storia fuori dai giornali, ma qualche notizia è ugualmente apparsa sul “Globe” ieri sera e credevo che lei ne fosse al corrente».
Holmes protese verso la biblioteca il suo braccio lungo e sottile ed estrasse il volume “H” della sua Enciclopedia di consultazione. «“Holdernesse, sesto Duca, Cavaliere dell’Ordine della Giarrettiera, Consigliere privato della Corona ”. Qui c’è mezzo mondo di titoli! “Barone di Beverley, conte di Carston”. Mamma mia, che lista! “Viceré di Hallamshire dal 1900. Sposato con Edith, figlia di sir Charles Appledore, nel 1888. Unico figlio ed erede: lord Saltire. Possiede circa 100000 ettari di terreno. Miniere nel Lancashire e nel Galles. Indirizzo: Carlton House Terrace; Holdernesse Hall, Hallamshire; Carston Castle, Bangor, Galles. Lord dell’Ammiragliato nel 1872; primo segretario di Stato per...” Accidenti, ma quest’uomo è uno dei pezzi piú importanti della Corona britannica!»
«Il piú importante e forse il piú ricco. Io so, signor Holmes, che lei è molto scrupoloso nella sua professione e che non ne ha mai fatto una questione economica, mosso da pura e semplice passione verso il lavoro. Ma le posso dire che Sua Grazia ha già ordinato che sia predisposto un assegno di cinquemila sterline a chiunque sarà in grado di dirgli dove si trova il figlio, e altre mille sterline a chi saprà dirgli il nome dell’uomo o degli uomini che l’hanno rapito».
«È un’offerta principesca», commentò Holmes. «Watson, credo che riaccompagneremo il dottor Huxtable nel nord dell’Inghilterra. E ora, egregio dottore, appena avrà terminato il suo latte, mi dirà cortesemente cos’è accaduto, quando è accaduto, come è accaduto e infine che cosa ha a che vedere con il dottor Thorneycroft Huxtable, della Priory School presso Mackleton, e perché è venuto qui soltanto tre giorni dopo il fatto – le condizioni della sua barba ci rivelano la data – a chiedere il mio umile aiuto».
Intanto il nostro ospite aveva finito di bere il latte con i biscotti. I suoi occhi erano tornati pieni di vita e il colorito ravvivava le sue guance; cosí cominciò subito a raccontare l’intera vicenda con grande vigore e chiarezza.
«Devo informarvi, signori, che la Priory School è una scuola preparatoria privata, di cui io sono fondatore e preside. Forse i miei Appunti su Orazio vi avranno riportato alla mente il mio nome. La Priory è senza possibilità di eccezione la migliore e la piú esclusiva scuola preparatoria di tutta l’Inghilterra. Lord Leverstoke, il conte di Blackwater, sir Cathcart Soames... tutti mi hanno affidato i loro figli. Credo però che la mia scuola sia giunta al top quando, tre settimane fa, il duca di Holdernesse mi ha mandato il suo segretario, il signor James Wilder, ad avvertirmi che il giovane lord Saltire, di dieci anni, suo unico figlio ed erede, stava per essere affidato alle mie cure. Ero ben lontano in quel momento dal pensare che questo sarebbe stato il preludio della piú sventurata e triste disgrazia della mia vita.
«Il ragazzo è arrivato il 1° maggio, essendo questo il giorno di inizio del trimestre estivo. Era un ragazzo incantevole, e si è subito inserito bene. Posso dirvi – e ritengo di non essere indiscreto, ma sarei ridicolo se in un caso come questo vi facessi solo delle mezze confidenze – che il ragazzo a casa sua non era del tutto felice. Non è un segreto per nessuno che la vita coniugale del duca sia stata tutt’altro che tranquilla, tanto che si è conclusa con una separazione consensuale, a seguito della quale la duchessa ha trasferito la sua residenza nel sud della Francia. Questo fatto è accaduto abbastanza recentemente, ed è risaputo che il ragazzo si trovava molto meglio con la madre. Dopo la sua partenza dal castello di Holdernesse, si è molto incupito ed è per questo motivo che il duca ha deciso di mandare il figlio nel mio istituto. Dopo solo due settimane il ragazzo si era già completamente adattato alla vita nel college, e almeno in apparenza sembrava felicissimo.
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È stato visto per l’ultima volta la sera del 13 maggio – cioè lunedí scorso. La sua camera è situata al secondo piano e vi si accede da una stanza piú grande dove dormono altri due ragazzi. Questi ultimi non hanno visto né sentito nulla, quindi è certo che il giovane Saltire non è passato da quella parte. La sua finestra era aperta, e c’è una robusta pianta d’edera che da lí scende fino a terra. Non abbiamo potuto rintracciare nessuna impronta sotto, ma è certo che quella è l’unica possibile via d’uscita.
La sua assenza è stata scoperta alle sette di martedí mattina. Il letto era disfatto e lui, prima di andarsene, si era vestito di tutto punto con la sua solita divisa di scuola, giacca nera stile Eton e i calzoni grigio scuro. Non abbiamo trovato nessuna traccia che indicasse l’intrusione di un estraneo nella stanza, e certamente se ci fossero state grida o rumori dovute a una colluttazione sarebbero stati segnalati, poiché Caunter, il ragazzo piú grande che dorme nella stanza interna, ha il sonno molto leggero.
Appena ho saputo della scomparsa di lord Saltire ho subito fatto l’appello di tutto l’istituto, ragazzi, insegnanti e domestici compresi. Ed è cosí che mi sono accorto che lord Saltire non si era allontanato da solo: mancava anche Heidegger, l’insegnante di tedesco. Anche la sua stanza si trova al secondo piano, sull’altro lato dell’edificio, di fronte a quella di lord Saltire. Anche lui aveva dormito nel suo letto, ma sembrava che se ne fosse andato prima di riuscire a vestirsi del tutto, poiché abbiamo trovato sparsi a terra la sua camicia e i suoi calzini. Sicuramente si è calato lungo il tronco di edera, in quanto abbiamo trovato l’impronta dei suoi piedi nel punto in cui è atterrato sul prato. Possedeva una bicicletta che era solito tenere in una piccola rimessa proprio lí vicino al prato, e anche questa è scomparsa.
Lavorava con me da due anni, lo avevo assunto con le migliori referenze; ma era un uomo taciturno, sempre di pessimo umore, che non godeva di grande popolarità né con i ragazzi, né con gli altri insegnanti. Non ci è stato possibile scoprire alcuna traccia dei fuggitivi, e ora che siamo a giovedí mattina ne sappiamo tanto quanto martedí. Naturalmente abbiamo subito fatto delle ricerche al castello di Holdernesse. Il castello si trova solo a pochi chilometri di distanza e quindi avevamo ipotizzato che il ragazzo, preso da un improvviso attacco di nostalgia di casa, fosse tornato dal padre, ma anche lí nessuno sapeva niente. Il Duca è agitato fino allo spasimo e, quanto a me, avete voi stessi toccato con mano in quale profondo stato di prostrazione nervosa mi abbiano ridotto l’angoscia e la responsabilità. Signor Holmes, la supplico di mettere in campo, subito, tutte le facoltà a cui può far ricorso, poiché in tutta la sua vita lei non si è mai trovato a dover risolvere un caso piú delicato di questo».
Sherlock Holmes era stato ad ascoltare con la massima attenzione il racconto dello sfortunato direttore scolastico. Le sopracciglia arcuate e il profondo solco che le separava dimostravano chiaramente che il principe dell’investigazione non aveva bisogno di esortazioni per concentrare tutta la sua energia su un problema tanto complicato e insoluto che, indipendentemente dagli enormi interessi coinvolti, doveva senz’altro stuzzicare la sua passione. Prese di tasca il taccuino e vi segnò rapidamente un paio di annotazioni.
«Lei è stato molto negligente a non venire prima», disse poi con voce severa. «Mi obbliga cosí a cominciare la mia inchiesta con un gravissimo ritardo. È inconcepibile, per esempio, che quella pianta d’edera e quel prato non avessero nulla da rivelare all’occhio di un osservatore esperto».
«Non merito questo rimprovero, signor Holmes. Sua Grazia era ansiosissimo di evitare un pubblico scandalo: temeva che la sua infelicità coniugale facesse il giro del mondo di bocca in bocca. Egli teme molto questo genere di cose».
«Ma non è stata fatta alcuna inchiesta ufficiale?»
«Sí, ma si è rivelata estremamente deludente. Pareva da principio che avessimo ottenuto qualche indizio, giacché ci fu riferito che un ragazzo e un giovane erano stati visti partire da una stazione delle vicinanze con un treno delle prime ore del mattino. Solo ieri sera, però, abbiamo saputo che i due erano stati rintracciati a Liverpool, ma non avevano nessun rapporto con il nostro caso. Fu allora che, disperato e deluso, dopo una notte insonne, mi sono deciso a venire da lei col primo treno».
«Immagino che le ricerche della polizia locale siano state rallentate mentre veniva seguita questa falsa pista».
«Si sono totalmente arenate».
«Insomma, sono stati sciupati tre giorni preziosi. La vicenda è stata condotta in modo davvero deplorevole».
«Ha ragione, lo ammetto».
«Eppure si potrebbe forse ancora giungere a una soluzione conclusiva. Sarò felicissimo di occuparmene. Ha potuto trovare un legame qualsiasi tra il ragazzo scomparso e questo insegnante tedesco?»
«No, nessuno».
«Il ragazzo frequentava la sua classe?»
«No, e per quanto io sappia non si sono mai scambiati una sola parola».
«È veramente molto strano. Anche il ragazzo aveva una bicicletta?»
«No».
«Ne mancava qualche altra?»
«No».
«Ne è proprio sicuro?»
«Sicurissimo».
«Dunque non è possibile immaginare che il tedesco se ne sia scappato in bicicletta in piena notte con un ragazzo in canna!»
«Ah, no, questo è certo!»
«Allora quale ipotesi le viene in mente?»
«Forse la bicicletta è tutta una montatura: può darsi che i due l’abbiano nascosta da qualche parte e che poi si siano allontanati a piedi».
«È possibile; ma mi sembra una copertura un po’ assurda, non le pare? C’erano altre biciclette in quella rimessa?»
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«Sí, parecchie».
«Non ne avrebbe nascoste almeno due, se avesse desiderato far credere che erano fuggiti in bicicletta?»
«Penso di sí».
«Ma certo che avrebbe agito come dico io! No, la teoria della falsa pista non funziona. Tuttavia questo particolare è un ottimo punto di partenza per una ricerca di carattere investigativo. Dopo tutto non è facile nascondere o distruggere una bicicletta. Ancora una domanda: non è venuto nessuno a trovare il ragazzo il giorno prima della sua scomparsa?»
«No».
«Aveva per caso ricevuto qualche lettera?»
«Sí, una».
«Da chi?»
«Dal padre».
«Lei apre le lettere dei ragazzi?»
«No».
«Come fa allora a sapere che proveniva dal padre?»
«Perché sulla busta c’era l’araldo gentilizio e l’indirizzo era scritto nella tipica calligrafia appuntita del duca. D’altronde il duca si ricorda di aver scritto al figlio».
«Quand’era l’ultima volta che aveva ricevuto delle lettere prima di quella?»
«Non ne riceveva da parecchi giorni».
«Mai nessuna dalla Francia?»
«No, mai».
«Immagino che lei capisca dove mirano queste mie domande. O il ragazzo è stato condotto via a viva forza, oppure ci è andato di sua spontanea volontà. Nel secondo caso bisogna supporre che per indurre un ragazzo a un gesto di questo genere si sia reso necessario un richiamo dall’esterno. Ora, se non ha ricevuto visite, questo richiamo non può che essergli giunto per lettera, ed è per questo che cerco di scoprire chi erano i suoi corrispondenti».
«Temo di non poterle essere di grande aiuto su questo punto, perché, per quel che ne so, il suo unico corrispondente era il padre».
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«Il quale scrisse al figlio proprio il giorno stesso della sua scomparsa. E i rapporti tra padre e figlio, erano cordiali?»
«Sua Grazia non è mai molto cordiale con nessuno. È sempre immerso fino al collo in importanti questioni di carattere pubblico, e non si lascia coinvolgere dalle emozioni dei comuni mortali; però a modo suo si è sempre mostrato affettuoso col ragazzo».
«Tuttavia le simpatie di quest’ultimo propendevano verso la madre, non è vero?»
«Sí».
«Lo ha detto lui?»
«No».
«Gliel’ha detto il duca, allora?»
«Oh, no, no, per l’amor del cielo!»
«E allora come fa a saperlo?»
«Ho avuto una conversazione confidenziale con il segretario di Sua Grazia, il signor Wilder: è stato lui a parlarmi dei sentimenti di lord Saltire».
«Ho capito. A proposito, quest’ultima lettera del duca... l’avete trovata nella stanza del ragazzo dopo la sua scomparsa?»
«No, l’aveva portata con sé. Io credo, signor Holmes, che sia venuto il momento per noi di recarci a Euston».
«Farò venire una carrozza e tra un quarto d’ora saremo a sua disposizione. Se dovesse telegrafare a casa, signor Huxtable, sarebbe meglio che dalle sue parti si mantenesse la convinzione che l’inchiesta stia ancora continuando a Liverpool, o in qualunque altro posto dove la polizia è stata depistata. Intanto io lavorerò discretamente attorno a casa sua: forse la traccia è ancora abbastanza calda da consentire a due vecchi segugi come Watson e me di annusarla».
Quella sera stessa ci trovammo nella fresca e rinvigorante aria del paese di Peak, dove si trovava la celebre scuola del dottor Huxtable. Vi giungemmo che era già buio. Sul tavolo dell’anticamera era appoggiato un biglietto da visita, e il maggiordomo bisbigliò qualcosa all’orecchio del corpulento direttore, il quale si volse a noi col viso stravolto dall’emozione.
«Il duca è qui», disse. «Il duca e il signor Wilder sono nel mio studio. Venite, signori, che vi presento».
Na...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Colophon
  4. Come ho scelto i miei racconti di Arthur Conan Doyle
  5. Le piú belle storie di Sherlock Holmes
  6. La fascia maculata
  7. L’avventura della Lega dei Capelli Rossi
  8. L’avventura degli omini danzanti
  9. Il problema finale
  10. Uno scandalo in Boemia
  11. L’avventura della casa vuota
  12. L’avventura dei cinque semi di arancia
  13. L’avventura della seconda macchia
  14. Il piede del diavolo
  15. L’avventura della Priory School
  16. Il rituale dei Musgrave
  17. I signorotti di Reigate