Amore fraterno
eBook - ePub

Amore fraterno

  1. 320 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Informazioni su questo libro

«Superbo e raggelante...
Una storia di gangster, morte, vendetta, legami famigliari, tradimento e colpa...» Michiko Kakutani, «The New York Times» *** Quando all'improvviso l'automobile del vicino slitta sul ghiaccio e investe la sorellina, per Peter Flood, che ha otto anni, cambia tutto irrimediabilmente. Il dolore sconfinato della perdita annienta la madre e scatena la vendetta del padre, finendo per lasciare Peter orfano. Cresciuto dallo zio, Peter cercherà per tutta la vita di tenersi alla larga dalla brutalità degli affari di famiglia.
Ma, trascinato dal «fratello» Michael, il violento e odiato cugino col quale ha vissuto, Peter dovrà almeno in parte venire a patti con la logica delle intimidazioni.
Una storia di crescita e tradimenti. Un libro senza speranza. E però magistrale.

Domande frequenti

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2011
Print ISBN
9788806175276
eBook ISBN
9788858404812
Parte quinta
1986
Un magazzino nella zona sud della città.
È febbraio.
Cinque uomini salgono su per la scala antincendio, verso il tetto, con la luce del lampione che inverdisce il muro alle loro spalle; Peter Flood è il primo della fila, il secondo è suo cugino Michael Flood, li seguono due uomini che lavorano per Michael e si fanno chiamare Bobby Musogiallo e il Monaco; chiude il gruppo Jimmy Measles.
Sotto il peso degli uomini gli scalini sono instabili.
Michael Flood fa vibrare il corrimano e si aggrappa ai piedi del cugino, che lo precede. Gli uomini che lavorano per lui fanno a loro volta vibrare il corrimano e fingono di cadere.
Sotto di loro, Jimmy Measles si tiene a due mani. È la prima volta che viene al magazzino e soffre di vertigini.
Peter Flood ne avverte la presenza, da qualche parte sotto di lui: i rumori che produce sono diversi da quelli che fanno gli altri. Respira male, e le bottiglie nelle tasche del suo cappotto emettono la stessa nota monocorde a ogni urto. Champagne da cento dollari, almeno questo è ciò che ha detto Jimmy.
A due metri dal tetto, la scala antincendio si trasforma in una serie di pioli: tre saldati al muro, a cinquanta centimetri l’uno dall’altro, e uno al tetto. Gli uomini si arrampicano uno per volta, piegandosi in avanti quando arrivano in cima, aggrappandosi al tetto per fare l’ultimo, grande passo.
Jimmy Measles si ferma sulla scala antincendio, sotto i pioli, e guarda giú. Si toglie il cappotto nuovo, un doppiopetto in pelo di cammello che la moglie gli ha comprato in Chestnut Street per il suo compleanno, lo arrotola con cura intorno alle bottiglie e lo lancia a Peter sporto sulla parete.
Dopodiché afferra il primo piolo e alza un piede.
Lo riappoggia sulla scala antincendio. – ’sta merda è tutta ghiacciata, – dice.
L’impressione di Peter Flood è che Jimmy Measles non riesca a fare un respiro pieno. Seduto sul bordo del tetto, con il cappotto fra le braccia, lo guarda. Non dice nulla, aspetta e basta. Jimmy Measles non c’entra niente lí.
Jimmy estrae un nebulizzatore dalla tasca dei pantaloni, si fa due puff in bocca e si arrampica su per i pioli. In cima si blocca, mezzo sul tetto mezzo fuori, scalciando in aria. Peter lo prende per la cintura e lo tira su.
È come senza peso; cavo, in un certo senso.
Jimmy Measles si raddrizza, si sistema il cappotto sulle spalle e raggiunge gli altri, che si stanno piazzando al centro del tetto. Si passa le dita guantate fra i lunghi capelli neri, ravviandoseli dietro le orecchie. Gli vanno a posto naturalmente e restano in piega. Capelli perfetti.
Rimuove del terriccio accanto a Michael aiutandosi con un guanto, che poi sbatte contro i pantaloni per pulirlo prima di indossarlo di nuovo. Si siede con prudenza, attento a non stropicciare i pantaloni, e comincia ad aprire una delle bottiglie.
Peter nota che guance e mento gli tremano prima che il tappo salti. Di nuovo quella consapevolezza: Jimmy Measles non c’entra niente lí, è troppo debole.
Jimmy tende la bottiglia a Michael Flood, che beve un sorso e gliela restituisce. Quindi inizia a raccontare una storia.
– Questa roba me l’ha venduta uno che ha un negozietto a conduzione familiare in South Street, – dice.
Gli uomini siedono in silenzio sul tetto, in attesa. È a questo che serve Jimmy Measles, a raccontare storie.
– Lo rapinano una volta al mese, – dice. – Le ragazze hanno le loro cose? Be’, lui ha un furto. Gli viene perfino la depressione, in quel periodo del mese, perché sa che lo rapinano. Perciò la sera svuota la cassa. Svuota il distributore di sigarette e si porta a casa tutti i pacchetti. Toglie la carne dal frigo…
Silenzio per un attimo, mentre Jimmy Measles beve dalla bottiglia.
– E allora i ladri che cos’hanno fatto? – dice. – Si sono presi l’affettatrice, porca puttana.
Jimmy Measles guarda Michael, il quale sembra aspettare il finale. Gli viene in mente che Michael non è in grado di calcolare il peso di un’affettatrice.
– Quei cosi devono pesare almeno una quintalata, – dice. – È tipo rubare un boiler.
– Dovrebbe prendersi un cane, – dice l’uomo che si fa chiamare il Monaco.
Jimmy scuote la testa. – Ce l’aveva, un cane. Gliel’hanno rubato.
Dà ancora un’occhiata a Michael, per vedere se sta sorridendo.
Non c’è vento sul tetto.
Con grande attenzione, Michael Flood tira fuori dalla bustina di plastica che tiene in grembo un coltellino con sopra una striscia di polvere bianca. Si piega in avanti, chiudendosi una narice col pollice, e sniffa con l’altra. Con gli occhi lucidi, sorride a Jimmy Measles.
– Raccontaci quella del leone che ti piscia su una gamba, – dice. Gli prende lo champagne dalle mani e dà un lungo sorso.
Jimmy Measles scuote la testa. – Ma che leone e leone, – dice, – pensa ai miei pantaloni. Un completo Brook Brothers da cinquecento dollari, era solo la seconda volta che lo mettevo. Io e Larry Tock eravamo ospiti di uno spettacolo di beneficenza al circo. All’epoca, ci chiamavano una settimana sí e l’altra pure per quelle stronzate… e insomma, siamo lí davanti alla gabbia ad aspettare il tipo che dovrebbe pagarci e ’sto leone, giuro su Dio, mi piscia addosso attraverso le sbarre, e il suo piscio mi fa un buco nei pantaloni.
Michael Flood ride durante il racconto; i due uomini che lavorano per lui si scambiano un’occhiata. Peter Flood
ha la testa altrove.
Nell’oscurità, Jimmy Measles guarda Michael per capire che cosa sta facendo. – Un completo da cinquecento dollari, – dice.
– Ho sentito che il letame di elefante prende fuoco, – dice l’uomo che si fa chiamare Bobby Musogiallo. È l’unico sul tetto ad avere un diploma di scuola superiore. – Combustione spontanea…
L’altro uomo, il Monaco, non ha capito. Si tira indietro, come per mettere a fuoco Bobby Musogiallo.
– Letame, – dice Bobby. Sorride, scoprendo una dentatura rada e irregolare. – Cioè merda.
Il Monaco si allunga a prendere la bottiglia aperta di champagne, lo assaggia, fa una smorfia e apre la sua bottiglia personale. Sidro Boone’s Farm.
Restano seduti al freddo per piú di un’ora, a bere lo champagne da cento dollari di Jimmy Measles e il sidro da due dollari del Monaco, a pisciare dal tetto, ad ascoltare i racconti di Jimmy Measles.
Michael Flood offre la bustina di polvere bianca a Peter, che rifiuta con un cenno del capo, poi a Jimmy Measles. Jimmy si piega in avanti fino a toccare con il naso la lama del coltellino di Michael, si schiaccia una narice e sniffa con l’altra.
Comincia a parlare piú in fretta e a ridere dei propri racconti.
Le sue storie riguardano principalmente Bandstand, il programma televisivo. Quando lo picchiavano dopo lo show, quando si portava le ragazze nell’ufficio del direttore artistico.
Pensa a un’altra storia ma non la racconta. A quando aveva lasciato Michael da solo nell’ufficio del direttore artistico con la ragazza ebrea. Si ricorda come ballava. Maureen.
Ma è una storia che si può solo ricordare, non raccontare.
Parla delle coreografie che aveva creato con Suze, la sua partner. Metà degli adolescenti di Filadelfia copiava i passi che loro due si inventavano prima del programma.
– Dovevate vedere le lettere che mi arrivavano e mi chiedevano se me la scopavo, – dice.
Un momento dopo i polmoni gli si contraggono per via dell’aria fredda. Jimmy Measles cerca di nuovo il nebulizzatore nella tasca dei pantaloni e se lo caccia in bocca, facendo lunghi respiri mentre preme l’erogatore.
Considerandola una pausa, l’uomo che si fa chiamare il Monaco si alza e raggiunge a passi pesanti l’orlo del tetto. Resta in piedi, fermo, con il fiato che gli si condensa davanti alla bocca; poi l’arco del suo piscio taglia in due come una linea la luce del lampione. Un attimo dopo, quando tocca il marciapiede, gli altri ne odono il rumore.
Bevono fino a svuotare quattro bottiglie di sidro e champagne che si ammucchiano sul tetto. Michael Flood sniffa di nuovo usando la lama del coltellino, quindi lo porge a Jimmy Measles.
Non prova neanche a offrirlo al cugino, stavolta; Peter ha la mente altrove.
– L’avete saputo che Larry Tock è finito in Texas, eh? – dice Jimmy Measles; la coca gli scorre in corpo, per questo pensa che, in fondo, chi se ne frega se gli tocca stare su un tetto.
Michael e Bobby Musogiallo alzano lo sguardo, in attesa. Mentre inizia a narrare l’ultimo capitolo della vita di Larry Tock, però, Jimmy Measles avverte che non è il suo racconto ciò che attendono.
Si interrompe; nessuno gli domanda che cosa sia capitato in Texas. Vorrebbe che Michael gli offrisse ancora un po’ di roba sulla lama del suo coltellino.
In quel momento e per la prima volta Peter si alza e si incammina verso il lato del tetto che non si vede dalla strada. Jimmy Measles crede che sia andato a pisciare, come gli altri. Coglie uno scintillio negli occhi di Michael.
Sull’orlo, Peter Flood guarda in basso, immobile per un attimo, come se avesse problemi ad abbassarsi la cerniera; poi, senza una parola, salta giú.
Michael Flood raggiunge l’orlo del tetto con un sorriso sulle labbra e guarda il vuoto che si apre sotto di lui. Troppo buio per distinguere il fondo. Sa che laggiú c’è un mucchio di sabbia alto quanto un’automobile, ma non gli sembra granché come materasso, col freddo; un po’ come andare a sbattere su una macchina, pensa.
Personalmente non ha mai saltato, anche se all’inizio l’idea è stata sua.
Gli altri si alzano lentamente, spazzandosi polvere e terriccio dai pantaloni.
Al principio, i cugini andavano lí da soli. Peter aveva quindici anni, Michael uno in meno. Avevano lasciato la scuola insieme, e il padre di Michael, che allora presiedeva il Comitato centrale dei sindacati, aveva trovato loro un lavoro al porto.
Riusciva a trovare lavoro a chiunque; era quella l’origine del suo potere. I politici si rivolgevano a lui, e gli italiani – i padroni della strada – lo lasciavano in pace. Non potevano riprendersi quel che avevano ceduto.
Con la prima busta paga, Peter e Michael Flood erano andati su quel tetto, ubriachi fradici, e Peter aveva saltato. Si era rotto il coccige.
E Michael aveva creduto di comprendere che suo cugino preferiva pagare lo scotto di una frattura al coccige piuttosto che scaricare pistacchi sotto gli occhi degli arabi allineati sul ponte di una nave.
Ma Peter Flood non ha mai perso un giorno di lavoro.
Ora a Michael Flood sembra, scrutando nel buio, che forse Peter abbia continuato a saltare per la stessa ragione che spingerebbe, ad esempio, un ragazzo a conservare per tutta la vita nel portafoglio la tessera del sindacato dei camionisti, nonostante la famiglia gli abbia regalato un’azienda di trasporti per il venticinquesimo compleanno.
Per provare che se la merita.
Michael Flood si volta e torna alla scala antincendio. Gli altri lo seguono, e intanto Jimmy Measles sussurra: – Cristo.
Peter Flood è già sul marciapiede ad aspettarli. La scala trema sotto i piedi dei quattro uomini, ma ora nessuno ci scherza sopra. Scendono nello stesso ordine in cui sono saliti: Michael Flood, Bobby Musogiallo, il Monaco e Jimmy Measles.
Michael osserva la postura del cugino, ne soppesa la rigidezza innaturale. Che idiota, è quello che pensa, letteralmente. Si è fatto male, molto male. Una fugace sensazione di dolcezza attraversa Michael Flood di fronte al dolore. Non è che detesti suo cugino, solo che la sofferenza di Peter lo rende felice.
– Come cazzo fai a camminare ancora non lo so, – dice.
Peter Flood guarda fisso il cugino con l’aria di non averlo sentito. Di pensare ad altro. Secondo Michael, nel cadere c’è qualcosa che lo ipnotizza. Cadere o atterrare gli fa udire una musica.
Immagina la musica nelle orecchie del cugino.
Non ha mai visto Peter atterrare. È sempre buio da quel lato del magazzino e il mucchio di sabbia è invisibile dal tetto, quindi Peter sparisce prima di finirci dentro. Il rumore del suo corpo sulla sabbia è pesante, pieno, e a Michael ricorda quello che fa il serbatoio della sua limousine quando si chiude.
Gli piacerebbe vedere suo cugino atterrare, l’espressione della sua faccia in quel preciso istante. – Una volta o l’altra dobbiamo farlo di giorno, – dice.
Ma è un suggerimento che ha già dato, invano. La luce c’entra qualcosa, pensa. Di giorno Peter non va mai fuori di testa, è un saltatore strettamente notturno.
Jimmy Measles è quasi arrivato in fondo alla scala antincendio. Saggia ogni scalino col piede, nel caso fosse ghiacciato, ansima, i suoi guanti di vitello scivolano sul corrimano. Ha il terrore di mollarlo anche solo per un secondo.
Peter guarda alle spalle del cugino, nota il modo in cui Jimmy Measles sta scendendo i gradini e pensa che gli basta incappare in qualcosa di piú alto di un marciapiede per perdere la propria personalità. Non appena si stacca dalla scala antincendio, Jimmy Measles si rilassa.
– Mi sono cagato sotto quando sei saltato giú, – dice a Peter.
Lui non risponde. Resta immobile nel tentativo di ritrovare l’altra immobilità, quella quiete che aveva in petto mentre cadeva.
Ma è scomparsa.
Ode parole e avverte l’irrigidimento della spina dorsale, come il ghiaccio che racchiude i rami degli alberi in inverno. Si vede davanti il volto sorridente e preoccupato di Jimmy Measles. Il quale danza, una scarpa dietro l’altra, un passo e un giro, fino a fermarsi di fronte a Michael.
– Allora, carissimo, – dice, – ci vuoi mettere radici in Catherine Street o cosa?
È lí che si trova il locale di Jimmy, tra la Ninth e Catherine Street.
Salgono sulla limousine, Michael, Peter e Jimmy Measles dietro, diretti all’incrocio tra la Ninth e Catherine Street.
Jimmy Measles apre una nuova bottiglia di champagne, Michael affonda il coltellino nella polvere bianca.
Peter siede dritto, le mani sotto le cosce per sottrarre peso alla zona lombare. La sensazione della caduta ora è troppo lontana per ricordarla, e ogni volta che l’auto prende una buca il ghiaccio che gli ingabbia la colonna vertebrale sembra rompersi.
Si vede in palestra, domani; se stesso e il ghiaccio rotto.
L’auto si ferma davanti al locale, in seconda fila, e Michael scende senza aspettare che il Monaco gli abbia aperto la portiera. Per seguirlo Jimmy Measles deve farsi tutto il sedile strisciando, poi guarda nell’abitacolo per capire che cosa trattenga Peter.
– Un minuto, – dice lui. – Un minuto e arrivo.
Michael e i due uomini che lavorano per lui sono già entrati, perché sanno che a P...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Colophon
  4. Parte prima 1961
  5. Parte seconda 1966
  6. Parte terza 1972
  7. Parte quarta 1974
  8. Parte quinta 1986