Seduzione fatale
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Seduzione fatale

  1. 320 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Informazioni su questo libro

Una coppia clandestina si incontra in un albergo. Le regole sono semplici: niente nomi, niente dettagli personali, nessun discorso sulle loro vite fuori da lí. Per Lore Cha - moglie di un imprenditore della Silicon Valley - è tutto molto eccitante, elettrizzante. A Lore, quegli incontri segreti e l'esplorazione di nuovi piaceri sensuali sembrano esattamente il diversivo di cui aveva bisogno. Ogni dettaglio di quelle serate è estremamente gratificante e proprio come se l'era immaginato. Anche troppo.
Il problema è esattamente questo: Philip Krey riesce a intuire ogni suo pensiero. Prima ancora che lei ce l'abbia chiaro in testa. E a mettere in atto le sue piú oscure e inconfessate fantasie.
All'altro capo della città, anche Elise Currin, moglie di un businessman parecchio in vista, ha una storia con Krey. E anche lei, lentamente, percepisce di avere a che fare con un uomo che non solo è attento e intuitivo, ma che pare avere accesso diretto alla sua mente e alle sue fantasie.
Quando emerge che le due donne hanno in comune la stessa psicanalista, comincia a delinearsi uno scenario delicato e inquietante, sul quale non può che essere chiamato a indagare un personaggio tranquillo e riservato come Marten Fane. - No, il punto è che è pericoloso conoscere troppo a fondo i pensieri di una donna.
- È pericoloso? - chiese lui. - Pericoloso?
Lei aspettò di vedere dove sarebbe andato a parare. - Non parli sul serio, eh? - disse lui. - Qual è il problema? Troppa intensità? - Non esagerare, non superarmi, - gli disse, con un leggero ma umiliante tremolio nella voce.
- Non entrarmi troppo dentro.
Lui capiva, ne era perfettamente conscia.
Capiva che lei sceglieva con cura le parole, che non stava usando una metafora per un'altra e che non parlava di sesso.

Domande frequenti

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2011
Print ISBN
9788806208622
eBook ISBN
9788858405208
Giovedí
26.
Erano seduti al tavolo preferito di Fane al Rose’s Café, vicino alla vetrata subito a destra del tramezzo che separava i tavoli dall’ingresso: un angolino che offriva tutta la privacy ragionevolmente auspicabile in una caffetteria tanto frequentata.
Fuori cadeva una pioggia regolare, e il bar, oltre che accogliente come al solito, era silenzioso per via dei pochi clienti. Il brutto tempo di quella mattina teneva alla larga la solita folla.
– A questo punto, è completamente inutile che ci preoccupiamo di cosa farà Kroll, – disse Fane, scostando l’ultima tazza di caffè. – Non c’è tempo.
– Forse dovremmo passare il caso all’Fbi, – disse Roma. – La Vector Strategies? Non spetta a noi occuparcene. Dobbiamo togliercela dai piedi.
– Vediamo cosa ci dice Shen. Se Kroll sta agendo in proprio, la Vector non c’entra. E se c’entra solo Kroll, non intendo lasciar perdere.
Guardò gli occhi stanchi di Roma.
– Voglio cambiare le carte in tavola, e a svantaggio di quell’uomo, – riprese. – Prima parliamo con Shen, poi dico a Vera di raccontare tutto alle sue clienti. Ci servono unite, se vogliamo trovare un modo per liquidare Kroll.
– Vera non ti darà il permesso.
– Se vuole salvare la situazione, le toccherà darmelo.
Roma aggrottò scettica la fronte, e Fane notò che sulla tempia destra aveva una ciocca corvina imperlata da due goccioline di pioggia. Tipico di Roma, non accorgersi di quei piccoli, frequenti imprevisti di bellezza.
– E tu pensi che te lo darà.
– Mi darà il permesso perché la situazione sta degenerando, – disse lui.
Roma scosse la testa e si tirò una spallina del reggiseno attraverso la maglia. – Tutta questa storia non ha né capo né coda, – disse. – Cioè, a me pare che Kroll in effetti abbia trattato Elise peggio di Lore, con piú crudeltà. Eppure è Lore quella che sembra piú spaventata.
– Credo che la spiegazione stia nelle fantasie di Lore, – disse Fane. – Quatto quatto, Kroll ci si è infiltrato. Anche se Lore non è in pericolo, lui riesce a farla sentire come se lo fosse. Forse lo galvanizza.
– Secondo te Lore non è in pericolo?
– Non ho detto questo. Ma Lore è piú eccitabile di Elise, piú incline a permettere alla fantasia di spazzar via la ragione. E poi ci sono i file di Vera. Kroll è in possesso di un sacco di informazioni riservate. Non deve fare altro che battere un tasto del computer, e quella roba finisce sotto gli occhi di tutti. Il che potrebbe distruggere un bel po’ di esistenze.
Il Blackberry di Fane suonò. Era Moretti.
Shen non voleva parlarne al telefono, per cui decisero di vedersi a casa di Fane, a metà strada fra dove abitava Moretti a Presidio Heights e il Rose’s Café.
Se Fane e Roma non vedevano l’ora di ascoltare ciò che Moretti aveva da dire, anche Moretti non vedeva l’ora di dirlo. Aveva telefonato al suo contatto alla Vector Strategies la sera prima, subito dopo la conversazione con Fane, e si erano visti poche ore piú tardi al Lucky Penny in Geary Boulevard.
– Parker, chiamiamolo cosí, ha conosciuto Kroll, – disse Moretti, buttando l’impermeabile su un vaso d’argilla rustico, alto e con quattro piedini. – E non gli piaceva. Non piaceva a nessuno. Ma era in gamba. Comunque, non lavora piú per la VS. Se n’è andato sei mesi fa.
– Sei mesi fa?
– Se n’è andato, sí. Si è volatilizzato nel nulla, a essere precisi. Un giorno non si è piú visto e ciao. Ma l’importante è il suo background. Che cos’hanno in comune una fabbrica di mattoni fuori Kabul, la prigione di Al-Jafr in Giordania, Rabat in Marocco, Peshawar e Kohat in Pakistan, la Romania e un Gulfstream V?
– Stai scherzando? – disse Roma. – I black sites, le prigioni segrete della Cia?
– Ehi, brava, – sorrise Moretti, stupito. – Kroll ha lavorato nella Cia. Specializzato in psicologia, istruttore qualificato Sere di livello C…
– Frena, – disse Fane. – Spiegati.
– «Survival, Evasion, Resistance and Escape». Sopravvivenza, evasione, resistenza e fuga. È un programma militare che insegna tecniche di sopravvivenza segrete a personale scelto per operazioni speciali. Il programma dà larghissimo spazio alla psicologia, visto che insegna a sopportare la tortura nel caso si venisse fatti prigionieri.
«Dopo l’11 settembre, le tecniche Sere sono state reimplementate da ex psicologi militari assunti dalla Cia: dovevano sovrintendere agli interrogatori nei black sites, e ricorrevano a “tecniche inquisitive potenziate” coi sospetti terroristi. La Cia aveva messo le mani su quei sospetti terroristi grazie alle cosiddette extraordinary renditions, azioni di cattura, deportazione e detenzione che potremmo definire “extralegali”. Le nuove tecniche di Kroll erano note come “il Programma”.
«Kroll faceva su e giú tra una prigione clandestina e l’altra, oltre che a Guantanamo, per dare consigli ai responsabili degli interrogatori. Questa è la storia ufficiale.
«Nel 2008 lascia la Cia per motivi poco chiari. Sospetti sulla gestione di certi interrogatori. Parker si è rifiutato di spiegarmi meglio.
«Dopodiché, come tantissime spie, si presenta alla VS. Cioè all’azienda privata che al mondo assume piú ex personale dell’intelligence pubblica. Finiscono tutti lí. Aveva raccomandazioni a iosa, Kroll, oltre a un bel carico di brutte voci su certe tecniche inquisitive sperimentali un po’ stravaganti cui pareva avesse lavorato. La Vector lo assume al volo e lo mette subito sotto.
Moretti scosse la testa.
– Poi, va’ a sapere il motivo, lo scelgono perché si occupi di Currin. Ha un nulla osta sicurezza che nemmeno vi immaginate, massimo livello. Questa gente, quando esce dalla Cia per entrare in un’agenzia privata di intelligence, il suo nulla osta lo mantiene. Kroll può accedere a qualunque file della Vector.
– Per quanto tempo si è occupato di Currin?
– Non per molto. Circa quattro mesi, poi è sparito.
– È successo qualcosa?
– Parker giura di non averne idea. A quanto pare, la VS ha organizzato una caccia all’uomo in grande stile… Kroll deteneva informazioni troppo sensibili per andarsene cosí. Sempre secondo le voci, ora hanno praticamente smesso di dargli la caccia perché pensano che ormai sia a casa del diavolo. Però sono in allerta permanente su di lui.
– Perché lo avevano messo a occuparsi di Currin?
Moretti sorrise. – Questa vi piacerà. Non si occupava di Currin nel senso che lavorava per lui. Lavorava su di lui.
– Spiava Currin per la Vector? – Roma era incredula. – La VS controllava un suo cliente?
– Kroll era molto addentro alla Vector, – disse Moretti. – Ambiguo e nascosto quanto lo si può diventare in un’azienda del genere.
– Non stupisce che lo abbiano cercato, quando è scomparso, – disse Fane. – Sarà impossibile procurarsi una foto, immagino. Eh?
Moretti scosse di nuovo la testa. – Da quanto ho capito, è bello come un divo del cinema, – disse. – E pure consapevole di esserlo quanto un divo del cinema.
– Dati biografici? – chiese Roma.
– Pochini. Si è laureato in psicologia alla Johns Hopkins. Poi è entrato nell’intelligence militare statunitense in Europa dell’est. Ha lavorato per la Defence Intelligence Agency e per la Cia. È stato direttore della sezione di psicologia presso lo U.S. Army Special Operations Command, oltre che istruttore Sere a Fort Bragg. Poi lo troviamo in Medioriente.
– Tutto qua?
– Quando la Vector mette qualcuno a lavorare di nascosto su un cliente, quel qualcuno viene promosso in un corpo d’élite, – spiegò Moretti. – La Vector ne svuota i dossier Blue Band, cioè i dossier personali secretati, e li sostituisce con dossier Black Band. Tutto quello che c’era nel dossier vecchio viene sostituito da un misero volantino con scritto ciò che vi ho appena raccontato. Da allora in poi non hanno altro.
Roma e Fane si scambiarono uno sguardo.
– Senti, Marten, – fece Moretti, – è praticamente tutto quello che so. Io, ehm… da quando ti ho sbolognato questa storia ho l’impressione di poterti dire solo questo: se si trattasse di una operazione della Vector, dovresti andare all’Fbi e liberartene il prima possibile. Ma sembra che Kroll stia lavorando per conto suo.
Moretti esitò ancora, poi proseguí.
– E alla luce di tutto questo, dovresti lo stesso andare all’Fbi e liberartene il prima possibile.
– È complicato, – disse Fane.
Moretti lo guardò, e dalla sua espressione Fane comprese che avrebbe voluto fargli la predica. Ma comprese anche che non gliel’avrebbe fatta. Era comunque fondamentale che desiderasse fargliela, significava che si sentiva coinvolto. Era questa la peculiarità di Moretti, il motivo per cui era stato cosí utile alla Sid. Di rado sottovalutava qualcuno, di rado semplificava troppo. Rispettava la complessità, e non partiva mai dal presupposto che a chi lavorava per lui servissero spiegazioni.
Moretti infilò le mani nelle tasche dei pantaloni.
– Allora, lo sapete tutti e due come funziona, – disse. – La Vector passerà al setaccio la mia vita per scoprire come faccio a sapere di Kroll e perché voglio saperne di piú. Alla fine controlleranno chiunque abbia mai lavorato con me alla Special Investigations Division. Kroll è importante per loro, Marten. Non hai molto tempo.
Fane annuí. – Grazie, Shen. Ti ho messo in una posizione critica, mi spiace.
Moretti alzò le spalle e rimase immobile per un attimo, poi raccolse l’impermeabile dal vaso antico e si girò verso Roma.
– Ci ho lavorato insieme per un’eternità, – disse come se Fane non ci fosse. – Non sembra una testa dura. E nemmeno un imprudente. Anche quando si comporta come tale, tendi a dargli corda. Pensi: be’, ha senso, capisco perché l’ha fatto. Prima ci ha pensato bene. Ed è vero. Ma resta sempre una testa dura e un imprudente.
Le rivolse un sorriso triste, poi guardandoli entrambi disse: – Occhio, voi due. Potreste scottarvi.
Uscí, e Fane e Roma ne udirono i passi lungo il corridoio lastricato, fino all’ingresso. Si stavano ancora fissando quando sentirono chiudersi il portone in vetro pesante e ferro battuto.
– Coraggio, – disse Fane. – Spara.
– La Vector è una multinazionale di intelligence che lavora per alcune delle piú grandi aziende del mondo, e anche per la migliori agenzie spionistiche del mondo.
Fane annuí, sapeva dove sarebbe andata a parare.
– E non sono riusciti a rintracciare un loro agente scomparso? Dovremmo bercela?
– L’abbiamo già visto succedere, tutti e due, – disse Fane. – È impossibile essere a prova di tradimento, per quanto grandi o in gamba si sia. La natura umana è il tallone d’Achille di quel settore.
– Troppo comodo. Ci piove addosso ’sta storia, e quando ci porta alla Vector, to’, sorpresa, anche loro hanno cercato Kroll. E ci restano di sasso quando scoprono di averlo avuto sempre qui, sotto il naso.
Fane si passò le dita fra i capelli.
– Dài, Roma. La conoscenza intima è un gran vantaggio. È per questo che se uno scandalo coinvolge una spia si trascina per anni.
– Quanto ci scommetti che sta succedendo esattamente questo, e non altro?
– Che alternative abbiamo? Le possibilità sono infinite, e non abbiamo niente per cambiare direzione. Che ci piaccia o no, questo passa il convento. Dobbiamo trovare quell’uomo, e il tempo è scaduto.
27.
Era l’una e ventidue del pomeriggio quando Fane telefonò a Vera in studio e le disse che avevano identificato l’uomo dagli pseudonimi. Le disse anche di aver bisogno di parlarle e se poteva cancellare i suoi appuntamenti per il resto della giornata.
Quella richiesta cosí brusca la colse alla sprovvista.
– Che succede?
– Occupati degli appuntamenti, – disse lui, – che io arrivo fra una ventina di minuti.
Quando Fane giunse allo studio, Vera esibiva un atteggiamento tranquillo, di consumata compostezza. Lui però riconosceva il segno dell’ansia trattenuta nell’aumento di affettazione: la tensione della postura eretta, la preoccupazione che traspariva dallo sguardo interrogativo, la vaga apprensione tradita dai movimenti cauti.
Vera stava sul divano, rivolta verso i finestroni affacciati sul cortile cupo. Fane si sedette su una poltrona.
La mise al corrente dell’incontro che lui e Roma avevano avuto con Celia Negri, la quale aveva fornito loro il terzo pseudonimo (Robert Klein: a Vera non diceva nulla), della lunga conversazione con Elise e della telefonata con il ricercatore che aveva trovato il vero nome di Klein/Kern/Krey: Ryan Kroll. Poi le riferí quanto aveva appreso su di lui in mattinata.
Sbalordita, Vera aprí la bocca e inspirò a fondo, lentamente, in silenzio. – Incredibile, – disse. Poi, con cautela: – Perché mi hai fatto cancellare tutti gli appuntamenti?
– Non siamo in una bella situazione, – disse lui. Non avrebbe perso altro tempo, su questo. – Non sappiamo ancora che cosa stia facendo Kroll, tanto meno perché. Non sappiamo che fine abbiano fatto i tuoi file. Kroll sta prendendo velocità, ma non sappiamo come mai. E ora che conosciamo la sua storia, dobbiamo partire dal presupposto che Elise e Lore siano in pericolo.
Vera aspettava, immobile.
– Se non stabiliamo con intelligenza il da farsi, Kroll potrebbe sospettare qualcosa e dileguarsi. Con i tuoi file, Vera.
Lei chiuse gli occhi.
– Se alzassi il telefono e chiamassi l’Fbi in questo preciso istante, – disse lui, – avrei tutte le ragioni di farlo.
Gli occhi di Vera rimasero chiusi. – E quindi?
– Di’ a Elise e Lore cosa sta succedendo. Non puoi piú tenerle fuori da questa storia. Dopo quello che abbiamo scoperto, sarebbe da irresponsabili.
Lei aprí gli occhi. – Lo so, – disse.
Fane: – Sono disposto a fare ancora un tentativo. Convochiamo qua Elise e Lore e svuotiamo il sacco. Poi mettiamo insieme i nostri quattro cervelli e creiamo degli appunti che costringano Kroll a uscire allo scoperto quando li legge. Dobbiamo capire dove abita, e speriamo di avere la fortuna che i file li tenga a casa.
Per la prima volta Fane vide gli occhi di Vera scintillare. Li aveva visti pieni di paura, ansia, panico, però mai cosí.
– Dicevi, – attaccò lei deglutendo, con voce roca. – Dicevi… – Non terminò la frase. Forse temeva che parlare adesso di quello che lui aveva definito «il prezzo da pagare» avrebbe spinto il destino ad alzarlo. Concluse: – Le chiamo subito.
Sfortuna volle che le due donne arrivassero nello stesso momento, tanto che varcarono la soglia della sala d’attesa una dietro l’altra, Lore per prima.
Quando videro Fane in piedi nel bel mezzo della stanza si fermarono, lontane dalla porta quel tanto perché si chiudesse alle loro spalle.
Lore gli lanciò un sguardo acceso, Elise assunse un’espressione interdetta.
– Vera è nello studio, – esordí lui. – Voi siete entrambe sue clienti. Elise e Lore –. Con un gesto, fece le presentazioni. – Ed entrambe mi conoscete come Townsend.
Elise e Lore si scambiarono un’occhiata nervosa. Entrambe si stavano scervellando per trovare un senso a quel che stava accadendo.
– Non vi raccapezzate, lo so, – disse Fane. – Ma se avrete un po’ di pazienza, vi spiegherò tutto. D’accordo?
– Oh, merda, – imprecò Lore sottovoce.
Fane aprí la porta dello studio e seguí le due donne all’interno. Vera era accanto alle finestre, e si girò verso di loro qu...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Colophon
  4. San Francisco
  5. Lunedí sera
  6. Martedí
  7. Mercoledí
  8. Giovedí
  9. Venerdí
  10. Epilogo
  11. Ringraziamenti