Peter Pan
eBook - ePub

Peter Pan

Peter Pan nei Giardini di Kensington. Peter e Wendy

James M. Barrie, Milli Dandolo

  1. 280 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Peter Pan

Peter Pan nei Giardini di Kensington. Peter e Wendy

James M. Barrie, Milli Dandolo

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«Quando la prima volta, bambinotto già incrinato di voce, lessi Peter Pan di J. M. Barrie, me ne invaghii in modo insensato e furibondo; quando seppi abbastanza inglese, fu tra i primi libri che lessi e rilessi» scrive Giorgio Manganelli nel testo che apre questo volume. Peter Pan è il fanciullo che, fuggito dalla sua casa, vive nel mondo notturno dei Kensington Gardens, abitato da fate e folletti. Incontrerà Wendy, John e Michael, i fratellini che lo aiuteranno dopo varie avventure contro pirati, sirene, pellirosse a sgominare il terribile Capitan Uncino.
Uno dei piú grandi e duraturi successi del Novecento viene qui presentato in una edizione integrale arricchita da un raro testo dell'autore, Capitano Hook a Eton, notevole profilo di Capitan Uncino, offerto per la prima volta al lettore italiano.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2010
ISBN
9788858401668

Libro secondo
Peter e Wendy

I.

Peter appare

Tutti i bambini crescono, meno uno. Sanno subito che crescono, e Wendy lo seppe cosí. Un giorno, quando aveva tre anni, e stava giocando in giardino, colse un fiore e corse da sua madre. Doveva avere un aspetto delizioso, perché la signora Darling si mise una mano sul cuore ed esclamò, «Oh, perché non puoi rimanere sempre cosí!» Questo fu quanto passò fra di loro circa l’argomento, ma da allora Wendy seppe che avrebbe dovuto crescere. Tu sai questo quando hai due anni. Due anni sono l’inizio della fine.
È risaputo che abitavano al 14, e fin che non venne Wendy, sua madre era la persona piú importante. Era una graziosa signora, con un cervello romantico, e una bocca proprio gentilmente ironica. Il suo cervello romantico era come quelle minuscole scatole, una dentro all’altra, che vengono dall’oriente misterioso, e benché tu ne scopra molte, ce n’è sempre ancora un’altra; e sulla sua bocca gentilmente ironica c’era un bacio che Wendy non poteva mai prendere, benché fosse là, perfettamente visibile, all’angolo sinistro.
Il signor Darling l’aveva conquistata cosí: i molti signori che erano stati ragazzi con lei, si accorsero simultaneamente d’amarla, e corsero tutti a casa sua a dirglielo, eccettuato il signor Darling, che prese una carrozza e capitò per primo, e l’ottenne cosí. Egli ottenne tutto di lei, meno l’ultima scatola interna, e il bacio. Non seppe mai niente della scatola, e rinunciò in tempo al bacio. Wendy credeva che Napoleone sarebbe riuscito ad averlo, ma io me lo immagino durante il tentativo, e poi mentre se ne va furioso, sbattendo la porta.
Il signor Darling aveva l’abitudine di vantarsi con Wendy che non solo sua madre lo amava ma anche lo rispettava. Egli era uno di quegli uomini molto seri che si intendono di titoli e di azioni. Naturalmente nessuno se ne intende davvero, ma lui aveva l’aria di saperla lunga, e spesso diceva che i titoli salivano e le azioni erano in ribasso, e lo diceva in un modo che avrebbe indotto qualunque donna a sentire rispetto per lui.
La signora Darling si era sposata vestita di bianco, e da principio aveva tenuto i conti benissimo, quasi con gioia, come se si fosse trattato d’un gioco, e non dimenticava nemmeno un cavolino di Bruxelles; ma a poco a poco furono lasciati fuori cavolfiori interi, e al loro posto c’erano figurine di bambini senza faccia. Li disegnava quando avrebbe dovuto fare le addizioni. Erano gli indovinelli della signora Darling.
Prima venne Wendy, poi John, poi Michael.
Per una settimana o due dopo la venuta di Wendy ci fu il dubbio se avrebbero potuto tenerla, giacché era un’altra bocca da cibare. Il signor Darling era terribilmente orgoglioso di lei, ma era anche un uomo rispettabilissimo, e cosí sedette sull’orlo del letto della signora Darling, tenendole la mano e calcolando le spese, mentre lei lo guardava con occhi imploranti. Lei avrebbe voluto arrischiare, qualunque cosa accadesse, ma lui non la pensava cosí; lui aveva bisogno di penna e carta, e se lei lo faceva confondere coi suoi suggerimenti, era pronto a ricominciare sempre da capo.
«Non interrompermi – pregava. – Ho una sterlina e diciassette scellini qui, e due sterline e sei scellini all’ufficio; posso rinunciare al caffè in ufficio, e cioè dieci scellini, che fanno due sterline, nove scellini e sei pence, e coi tuoi diciotto scellini e tre pence fanno tre sterline, nove scellini e sette pence; e con le cinque sterline esatte del mio libretto d’assegni fanno otto sterline, nove scellini e sette pence – chi è che si muove? – otto, nove, sette, punto e porto sette – non parlare, tesoro – e la sterlina che hai prestato a quell’uomo che era venuto alla porta – calma, piccola – punto e porto – piccola – ecco, tutto da rifare! – Ho detto nove, piú nove, piú sette? Sí, ho detto nove nove sette; tutto sta lí, possiamo provare per un anno con nove sterline, nove scellini e sette pence?»
«Certo che possiamo, George» lei esclamò. Ma era già prevenuta in favore di Wendy, e lui aveva realmente il carattere piú forte.
«Ricordati gli orecchioni» egli ammoní, quasi in tono minaccioso, ricominciando. «Orecchioni, una sterlina, ho scritto cosí, ma saranno piú di trenta scellini – non parlare – scarlattina, cinque, morbillo, mezza ghinea, in tutto due, quindici, sei – non agitare il dito – tosse canina, facciamo quindici scellini». E cosí andò avanti addizionando diversamente ogni volta; ma infine Wendy se la cavò con gli orecchioni ridotti a dodici e sei, e morbillo e scarlattina calcolate una malattia sola.
Ci furono le stesse agitazioni per John, e Michael se la cavò per miracolo; ma furono tenuti tutti e due, e ben presto avresti potuto vederli andare tutti e tre in fila al Giardino d’infanzia della signora Fulsom, accompagnati dalla bambinaia.
Alla signora Darling piacevano le cose ben fatte, e il signor Darling aveva la passione di fare esattamente come i suoi vicini; e cosí naturalmente ebbero una bambinaia. Poiché erano poveri, data la gran quantità di latte che consumavano i bambini, la loro bambinaia fu una imponente cagna di Terranova di nome Nana, che prima di essere presa dai Darling non era appartenuta a nessuno in particolare. Tuttavia, essa aveva ritenuto sempre che i ragazzi fossero molto importanti; e i Darling l’avevano conosciuta ai Giardini di Kensington dove passava la maggior parte del suo tempo libero guardando dentro le carrozzine, facendosi odiare dalle balie negligenti che poi accompagnava fino a casa, lagnandosi di loro presso le padrone. Dimostrò di essere un tesoro di bambinaia. Perfetta al momento del bagno, e subito in piedi la notte se uno dei bambini mandava il piú piccolo grido. La sua cuccia naturalmente era nella camera dei bambini. Aveva l’intuizione di quando la tosse non è niente, e quando invece bisogna mettere la sciarpa intorno alla gola. Credette fino all’ultimo ai rimedi all’antica, come le foglie di rabarbaro, ed emetteva suoni sprezzanti quando sentiva parlare di certe mode nuove come i bacilli, e cosí via. Era una vera lezione di correttezza, vederla quando accompagnava i bambini a scuola, camminando tranquilla al loro fianco quando si comportavano bene, e dando loro dei colpetti col muso per rimetterli in fila se andavano fuori strada. Nei giorni della ginnastica di John non dimenticò mai di portargli il maglione e di solito portava anche un ombrello nella bocca in caso di pioggia. Nella scuola della signora Fulsom c’è una stanza al pianterreno dove aspettano le bambinaie. Esse sedevano su panchetti, mentre lei si stendeva sul pavimento, ma la differenza tra di loro era soltanto questa. Esse fingevano di non accorgersi di lei, come se fosse di condizione sociale inferiore, ma essa disprezzava i loro frivoli discorsi. Non le piacevano le visite delle amiche della signora Darling nelle stanze dei bambini, ma se venivano si affrettava a togliere il grembiulino a Michael e a mettergli quello coi ricami azzurri, dava una lisciatina al vestito di Wendy, e un colpetto ai capelli di John.
Non potevano certo esserci altre camere di bambini tenute in modo cosí perfetto, e il signor Darling lo sapeva, ma qualche volta si domandava con ansia che cosa ne dicessero i vicini.
Egli doveva tenere alto il suo prestigio nella Città.
Poi Nana lo inquietava per altre ragioni. Aveva qualche volta la sensazione che lei non lo ammirasse. «Son certa che ti ammira terribilmente, George» lo assicurava la signora Darling, e allora raccomandava ai bambini di essere particolarmente gentili col babbo. C’erano in seguito piacevoli danze alle quali poteva partecipare a volte Lisa, l’altra domestica. Pareva proprio una zanzara con la sua lunga gonna e la cuffietta, poiché aveva giurato, quando era stata presa, che i suoi dieci anni non li doveva piú vedere.
L’allegria di quei salti! E la piú allegra di tutte era la signora Darling, e piroettava cosí pazzamente che di lei si poteva vedere solo quel tal bacio, e allora saltandole addosso avresti potuto prenderglielo. Certo non vi fu mai una famiglia piú semplice e beata fino all’arrivo di Peter Pan.
La signora Darling venne a conoscenza di Peter la prima volta mentre stava riordinando le menti dei suoi bambini. La sera, dopo che i suoi bambini si sono addormentati, ogni buona mamma ha l’abitudine di frugare nelle loro menti, e mettere in ordine le cose per il giorno dopo, riponendo nei loro posti i molti oggetti che sono andati qua e là durante il giorno. Se tu potessi rimanere sveglio (ma naturalmente non è possibile) vedresti la tua mamma fare cosí, e ti interesserebbe stare a guardarla attentamente. È proprio come se riordinasse nei cassetti. Credo che la vedresti in ginocchio, indugiarsi curiosa su ciò che è dentro di te, domandandosi dove mai tu abbia potuto raccogliere questa o quella cosa, facendo scoperte piú o meno piacevoli, premendo contro la sua guancia una cosa come se fosse un delicato micino, o buttando via in fretta quest’altra. Quando ti svegli alla mattina, le cattiverie e i capricci coi quali sei andato a letto sono stati ripiegati cosí da farli diventare piccolissimi e chiusi nel fondo della mente; e sulla cima, bene esposti all’aria, sono spiegati i tuoi migliori pensieri, pronti perché tu li indossi.
Non so se tu abbia mai visto la pianta della mente d’una persona. A volte i dottori disegnano piante di altre parti di te stesso, e la tua pianta può diventare profondamente interessante; ma sorprendili mentre tentano di disegnare la pianta della mente di un bambino, che non solo è confusa, ma si muove continuamente. Ci sono linee a zigzag, come quelle che segnano la tua temperatura su un grafico, e queste sono forse strade nell’isola; perché il Paeseche-non-c’è è sempre piú o meno un’isola, con sorprendenti macchie di colore qua e là, e banchi di corallo e navi al largo, e selvagge tane isolate, e gnomi che per lo piú fanno i sarti, e caverne attraverso le quali scorre un fiume, e i principi con sei fratelli maggiori, e una capanna che va in rovina, e una piccolissima vecchia col naso a uncino. Se tutto fosse qui, sarebbe facile disegnare quella pianta; ma c’è anche il primo giorno di scuola, catechismo, genitori, la Vasca, ricami, assassini, impiccagioni, verbi che reggono il dativo, il giorno del budino al cioccolato, i primi calzoni, contare fino a cento, tre pence per strapparsi un dente da sé, e cosí via; e tutte queste cose sono parte dell’isola oppure un’altra pianta che si mostra attraverso quest’altra, e tutto fa una certa confusione, anche perché non c’è niente che stia fermo.
Naturalmente ci sono molti generi di Paese-che-non-c’è.
Quello di John, per esempio, aveva una laguna, e sopra voli di fenicotteri sui quali lui sparava, mentre quello di Michael, che era molto piccolo, aveva un fenicottero, e sopra di esso volavano le lagune. John viveva in una barca rovesciata sulla spiaggia, Michael in una capanna indiana, e Wendi in una casa fatta di foglie molto ben cucite insieme. John non aveva amici, Michael aveva amici di notte, Wendi aveva un lupacchiotto abbandonato dai suoi genitori; ma in compenso tutti i Paese-che-non-c’è hanno una rassomiglianza di famiglia, e se stessero fermi in fila diresti che hanno lo stesso naso, e cosí via. Su queste magiche rive i ragazzi si divertono a tirare le loro barche. Noi pure ci siamo stati; e anche se mai piú vi approderemo, possiamo ancora sentire la voce dei marosi.
Fra tutte le deliziose isole il Paese-che-non-c’è è l’isola piú comoda e solida; non grande ed estesa, sai, con noiose distanze fra avventura e avventura, ma tutta piena, ben piena. Quando giochi di giorno, con le sedie e la tovaglia, al Paese-che-non-c’è, non fa certo paura, ma due minuti prima che tu dorma, diventa quasi vero. È per questo che ci sono i lumicini da notte.
A volte, durante i suoi viaggi nelle menti dei bambini, la signora Darling trovò cose che non poté capire, e certo la piú imbarazzante fu la parola Peter. Non conosceva nessun Peter eppure lo trovava qua e là, nella mente di John e di Michael, e già la mente di Wendy cominciava ad essere tutta scarabocchiata con questa parola. Il nome Peter spiccava a caratteri piú appariscenti di quelli d’ogni altra parola, e mentre la signora Darling lo fissava sentí che aveva in sé qualche cosa di stranamente impudente.
«Sí, è piuttosto impudente» ammise Wendy con un certo rammarico.
«Ma chi è, tesoro?»
«Sai, è Peter Pan, mamma».
Da principio la signora Darling non capí, ma poi, tornando indietro col pensiero alla sua infanzia, ricordò esattamente un Peter Pan che si diceva vivesse con le fate. Si raccontavano buffe cose di lui; come, per esempio, che quando i bambini morivano lui li accompagnava per un tratto di strada, affinché non avessero paura. Allora la signora Darling aveva creduto che esistesse, ma adesso che era maritata e piena di buon senso, si domandava se ci fosse davvero un personaggio simile.
«D’altronde – disse a Wendy – adesso dovrebbe essere cresciuto».
«Oh no, non è cresciuto – assicurò Wendy con convinzione – ha esattamente la mia statura». E intendeva dire che aveva la sua statura tanto di mente che di corpo; non sapeva come lo sapesse, ma il fatto era che lo sapeva.
La signora Darling consultò il signor Darling, ma egli sorrise con disprezzo. «Sta attenta a quel che dico – disse – sono sciocchezze che ha messo loro in testa Nana; idee che possono venire solo ai cani. Lascia perdere, e la cosa passerà da se».
Ma non passò: e ben presto l’inquietante ragazzo diede una forte emozione alla signora Darling.
Ai ragazzi capitano le piú strane avventure senza che ne siano minimamente turbati. Per esempio, sono capaci di mettersi a raccontare, una settimana dopo l’accaduto, che hanno incontrato nel bosco lo spettro del loro babbo e hanno giocato con lui. Fu in questa maniera, come per caso, che Wendy una mattina fece un’inquietante rivelazione. Sul pavimento della camera dei bambini erano state trovate delle fo...

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Barrie, J. (2010). Peter Pan ([edition unavailable]). EINAUDI. Retrieved from https://www.perlego.com/book/3425409/peter-pan-peter-pan-nei-giardini-di-kensington-peter-e-wendy-pdf (Original work published 2010)

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Barrie, James. (2010) 2010. Peter Pan. [Edition unavailable]. EINAUDI. https://www.perlego.com/book/3425409/peter-pan-peter-pan-nei-giardini-di-kensington-peter-e-wendy-pdf.

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Barrie, J. (2010) Peter Pan. [edition unavailable]. EINAUDI. Available at: https://www.perlego.com/book/3425409/peter-pan-peter-pan-nei-giardini-di-kensington-peter-e-wendy-pdf (Accessed: 15 October 2022).

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Barrie, James. Peter Pan. [edition unavailable]. EINAUDI, 2010. Web. 15 Oct. 2022.