1.
È in mezzo al parcheggio del bowling davanti al suo furgone Dodge del ’78 con le valvole bruciate. Si scolla la camicia di dosso. È fradicia, si incolla di nuovo alla pelle appena la stacca. Un cartellone in alto annuncia: «CAMPIONATI INVERNALI AL VIA». Sotto c’è scritto: «BAD BLAKE / LA STAR DEL COUNTRY / VENERDà 12 AGOSTO».
Sta cercando di scacciare un sogno. In un’area di servizio del Nuovo Messico ha sognato che si accovacciava di fronte a un muretto di pietra. Alle sue spalle c’era un uomo con la pistola. A destra e a sinistra aveva due delle sue ex mogli. Capiva che stavano per ucciderli, per scannarli come maiali. Voleva scappare, ma non riusciva a decidere se scappare o provare a salvare una o tutte e due le mogli. Non riusciva a decidere e non riusciva a scappare. Era rimasto accovacciato lÃ, ad aspettare. Gli tirano ancora i tendini dietro le gambe.
Cerca le sue Pall Mall. Il pacchetto è quasi vuoto, molle e viscido di sudore. Ne accende una e guarda il cartellone. Un cazzo di sala da bowling, pensa. Ti hanno mandato in una cazzo di sala bowling, allo sprofondo in Colorado. Te lo dovevi immaginare, sei vecchio e grasso, ormai vai bene per le sale da bowling. Mannaggia a te, Jack, pensa, bastardo che non sei altro.
Dentro, la sala da bowling è piena di luce e odora di cera. L’aria condizionata è al massimo e gli ghiaccia la camicia sudata. Respira veloce, il cuore gli batte a ritmo sincopato. Prende un’altra sigaretta, ci ripensa e va a cercare il direttore. Un tizio gioca da solo a bowling al centro di trenta corsie vuote. Bad sente il tonfo della palla, il rotolio dritto, monotono, e attende l’impatto. Quando arriva è un colpo sordo, come il woodblock di un batterista mentre i birilli cadono.
– Bad Blake! – esclama il direttore. – Fiero di conoscerla. Da piccolo sentivo i suoi dischi –. Il cuore di Bad martella. Riesce a lanciare un rantolo e un sorriso, stringe la mano al direttore.
– Fatto buon viaggio? – s’informa il direttore.
– Lungo, – dice Bad. – Lungo ma piacevole. Ieri sera ho suonato a Clovis, Nuovo Messico. Ho visto proprio dei bei posti. Sono contento di essere qui –. Per un attimo non ricorda dove cavolo si trova.
Lo Spare Room è un locale buio e silenzioso, anche se Bad sente ancora il sibilo e il tonfo del giocatore solitario. – Laggiú c’è il palco, – spiega il direttore. Bad nota l’ombra di una batteria e alcuni microfoni su una pedana rialzata. Si avvia verso il bar. Dietro il bancone, fra i trofei da bowling e i gadget delle marche di birra, pesci enormi nuotano avanti e indietro in un acquario illuminato. Bad si accomoda su uno sgabello, stando attento alle emorroidi.
– Cara, – dice alla barista, – portami un Jack Daniel’s, piú una birretta per fargli compagnia –. Sorride e indica i pesci. – Una la offriamo anche agli amici là dietro.
– Tre dollari e venticinque, – dice la ragazza quando gli serve da bere. È giovane, di una bellezza scontrosa. Bad le strizza l’occhio. – Segnali sul conto, cara.
– Qui non si fa credito.
– Sono Bad Blake, carina. Suono con la band. Anzi, sono la band.
page_no="4" La ragazza si gira e se ne va. Dopo un minuto gli si avvicina il direttore.
– Signor Blake, le abbiamo preso una bella camera allo Starlight Inn, e ovviamente i pasti sono tutti pagati, però non possiamo offrirle le consumazioni al bar. Lo dice il contratto. È stato il signor Greene della Greene and Gold in persona a far mettere questa clausola.
Bad allunga la mano. Per un secondo è pronto ad afferrare il pomo d’Adamo grinzoso del direttore e schiacciarlo. Invece lo prende per la spalla e gli dà una strizzatina. – Se tu e Jack vi siete messi d’accordo cosÃ, faremo cosÃ. Non preoccuparti, amico.
Jack, pensa Bad, brutto frocio ciccione, un giorno t’ammazzo con queste mani. Quando sono nel tuo ufficio fai l’amicone; quando sono in tournée mi pugnali alle spalle.
– Allora quant’è? – chiede alla barista.
– Tre dollari e venticinque.
Bad fissa il bicchiere. Sta sudando. La sigaretta gli trema fra le dita. Ha la gola in fiamme per le Pall Mall. Vuole il whisky, ma è rimasto quasi senza soldi e sa che piú tardi ne avrà ancora piú voglia. Eppure adesso lo vuole come non ha mai voluto una delle sue ex mogli. Caccia quattro dollari dalla tasca. Quando la barista gli porta il resto, se lo tiene.
– Signor Blake –. Il direttore gli si è riavvicinato da dietro. – Giochi pure tutte le partite a bowling che desidera, offro io personalmente.
Bad per poco non si strozza. Deglutisce, ma il whisky gli brucia ancora dentro il naso.
– Volevo solo farle sapere che lei è davvero il benvenuto qui.
– L’avevo capito, amico, l’avevo capito.
page_no="5" In camera, Bad mette l’aria condizionata al massimo. Odia l’aria condizionata, ma non riesce a smettere di sudare. Si toglie la camicia fradicia e si butta sul letto. Si passa le mani sulla pancia gonfia e geme. Le due porzioni di focaccine e salsiccia che ha mangiato in Nuovo Messico si sono trasformate in puro zolfo incandescente. Il copriletto, uno straccio di nylon con i buchi di sigaretta sopra il materasso sottile di gommapiuma, gli si attacca alla pelle. Ha nostalgia dei vecchi tempi e del copriletto di ciniglia con i disegni a zigzag.
In televisione, un uomo e una donna a colori fluorescenti si abbracciano. Quando si staccano, le loro labbra si muovono senza emettere suono. Bad vorrebbe tirarsi su ad alzare il volume, ma decide che va bene cosÃ. Quei due, immagina, stanno dicendo che Jack Greene è un gran coglione. Gli basta sapere questo.
Bad è in fondo al suo vecchio Silver Eagle, il pullman delle tournée, mezzo addormentato, ascolta le ruote sull’asfalto, somigliano alle spazzole piú morbide che abbia mai sentito. Adora quel suono piú del silenzio dopo una notte di musica. Chiama Marge, ma lei non risponde. Allora chiama Suzi, anche se l’ha sposata anni dopo Marge. Neanche lei risponde. Si alza dalla branda e va verso i posti davanti. Vuole sapere dove si trova e con chi è sposato. – Tommy, – chiama, ma Tommy Sweet non risponde. Dormono tutti e non riesce a svegliarli. L’autista del pullman è suo padre, e non riesce a svegliare neanche lui. Ritorna a sedersi in fondo.
Il cuore gli sobbalza come se stesse staccandosi dagli ormeggi. Bad strabuzza gli occhi e geme. Malgrado l’aria condizionata, è ancora fradicio. I peli sul petto e lo stomaco, appiattiti dal sudore, gli si irradiano dal cuore come mille aghi. In televisione, una donna alza le braccia in segno di gioia mentre uno stormo di uccelli azzurri vola dalla sua lavatrice. Gli uccelli, si augura Bad, hanno appena scacazzato sui panni puliti. Si alza e porta in bagno la camicia umida per pulirla dentro il lavandino.
– Il signor Greene è ancora occupato sull’altra linea, signor Blake.
– Aspetterò, cara.
A quanto pare il clou della serata sarà la cena in un ristorante con i pannelli sottili in legno di sequoia e le felci che scendono a cascata sul buffet.
– Sei mai stata a Pueblo, Colorado, cara?
– Non mi pare, signor Blake.
– Be’, vorrei che fossi qui adesso, dolcezza, perché saresti senz’altro il meglio che Pueblo ha da offrire.
Lei ride e Bad immagina Brenda che cammina sull’elegante moquette dell’ufficio di Jack, portandogli una tazza di caffè per smorzare il suo imbarazzo mentre Jack lo fa aspettare. Sente il fruscio delle calze sotto la gonna aderente.
– In effetti, Brenda, vorrei proprio che fossi qui stasera, perché potrei essere il meglio che Pueblo, Colorado ha da offrire.
La risata di Brenda è efficiente. – Le passo il signor Greene.
– Bad, com’è l’Arizona?
– Il Colorado.
– Giusto, il Colorado. Allora, com’è il Colorado?
– Ci sei mai stato?
– SÃ, anni fa.
– È ancora qui. Ascolta, Jack, ho un po’ di problemi.
– Va bene, che posso fare?
page_no="7" – Jack, ieri sera mi ha chiamato Suzi.
– Come cavolo ha fatto a trovarti?
– Stavo per chiederlo a te, ma evidentemente non sai dove mi trovo.
– Cristo santo, Bad. Ho sei band in tournée in questo momento, compreso un gruppo rock che ha appena sfasciato un Ramada Inn a Memphis. Faccio confusione, okay? Allora, qual è Suzi?
– La quarta. La brunetta. Quella lagnosa.
– Ah, giusto. Ma se era un tesoro, Bad.
– Non le sopporto, quelle che fanno la lagna.
– Allora perché cavolo l’hai sposata?
– Pensavo che cosà non faceva piú la lagna. Jack, dice che non riceve l’assegno da un sacco di tempo. Ha ricominciato la lagna.
– Capisco. Be’, gli incassi di questa tournée sono un po’ lenti ad arrivare. Mi sa che usano ancora il pony express da quelle parti.
– Ma ci sono i diritti d’autore.
– SÃ, ma… Oh cavolo, Bad, non te lo volevo dire finché non finivi queste date, ma la JMIha messo fuori catalogo So Sweet, So Bad.
– Ma che cazzo, Jack, quel disco si vendeva ancora.
– Andava parecchio a rilento, e poi Tommy ha già nove album in circolazione piú uno in uscita il mese prossimo. È un sacco di merce in vetrina e i negozi non vogliono troppa carne al fuoco.
– Vaffanculo ai negozi. Hanno meno cervello di tutte le mie ex mogli messe insieme.
– Come quasi tutto il mondo, Bad.
– E Tommy? E il nuovo album? Fra un paio di settimane finisco queste date. Posso andare dritto a Los Angeles o a Nashville. Mi ci posso mettere subito.
page_no="8" – Tommy vuole sapere se hai materiale nuovo.
Bad sta guardando un quadro di cartone sopra il televisore, barche a vela sul mare in tempesta. I colori sono a chiazze e striature: rosso, azzurro e bianco su sfondo nero e grigio. Non capisce perché uno dovrebbe aver voglia di guardare quell’orrore, peggio ancora dipingerlo.
– Lo sai che non ho materiale nuovo, – dice. – Accidenti, neanch’io sono materiale nuovo. I pezzi vecchi vanno piú che bene. Ce la siamo cavata alla grande con quelli l’ultima volta. Molto meglio di quanto se l’è cavata lui coi suoi maledetti album di ballate sui pistoleri.
– Tommy non ha piú voglia di riciclare i pezzi vecchi. Non vuole dare l’impressione di marciarci.
– Quel figlio di troia ci ha sempre marciato.
– Dà i, Bad. Tieni presente chi sta chiedendo a chi di fare un disco.
– Jack, brutto coglione. Provaci tu a venire qui a… a Clovis, allo sprofondo in Nuovo Messico, o in culo al mondo a Pueblo, Colorado, a suonare in un piano bar sfigato o in una sala bowling, accompagnato da una manica di rincoglioniti con i capelli a spazzola e il cravattino. Ti ritrovi davanti a un pubblico di babbioni che si sono controllati i denti sul vetro della porta. Sorridi e canti Slow Boat tre volte a sera. E la mattina dopo, cazzo, ti alzi alle cinque e ti metti in macchina per quattrocento chilometri con certe emorroidi che ti sembra di avere un nido di formiche rosse nel culo, e poi vediamo se mi vieni a dire che ci marcio. Provateci qualche volta, tu e Tommy Sweet.
– Calma, Bad, calma. Tommy dice che gli serve materiale nuovo. Io posso parlare quanto mi pare, ma i giochi li fa lui. Lo sai tu, lo so io, e sta’ sicuro che lo sa benissimo anche Tommy Sweet.
page_no="9" – Tu continua a parlare, Jack. E di’ a Tommy da parte mia che non riconosce la musica country nemmeno se arriva e lo piglia a calci in culo. E digli pure che un giorno di questi capita di sicuro.
Jack continua a parlare, e Bad si appoggia la cornetta sulla pancia guardando il quadro sopra il televisore.
– Jack, è vero che le scimmie hanno imparato a dipingere?
– Eh? Ma di che cavolo parli? Le scimmie?
– Jack, sono a secco. Ho bisogno di soldi.
– Te li ho già anticipati mentre eri ancora in Texas. Te ne ho mandati parecchi.
– Li ho finiti, amico, me ne servono altri.
– Bad, se ti mando i soldi, andrai a prenderti una delle tue famose sbronze e tornerai, chissà quando, con la nausea, le tasche vuote e una moglie.
– Non sposerò nessuno.
– Senti, radunerai un bel gruzzolo ora che sei in tournée. Anche quando le tue ex avranno ricevuto la loro parte, una volta tanto avanzerà qualcosa anche per te. Farò in modo che te lo conservi per un po’.
– Sono rimasto con dieci dollari.
– Fino a Santa Fe bastano. Hai i buoni benzina e le spese pagate per tutto il tragitto. Manca poco. Ti farò trovare i soldi a Santa Fe.
– Jack, ho cinquantasei anni e sono rimasto con dieci dollari.
– Tieniteli da conto, Bad.
– Jack, ti ho mai detto che tua madre mordeva quando faceva i pompini?
– Anch’io ti voglio bene. Ti saluto.
Bad riattacca e si gira sulla schiena. Perché cavolo uno dovrebbe aver voglia di dipingere un quadretto pidocchioso cosÃ, che non significa un beato cazzo per nessuno?
Nel negozio di liquori Bad sbava davanti alla bottiglia corta e tozza di Jack Daniel’s. Si china a prendere quella da mezzo litro di Heaven Hill e gli scivola qualcosa dalla schiena. Porta una vecchia camicia disegnata da Nudie in persona. È ricamata a perline, ma il filo è consumato e le perline gli gocciolano nei pantaloni.
– Signor Blake?
Si rialza e le perline gli scivolano dai pantaloni e finiscono negli stivali. Il suo cuore attacca a balbettare.
– Per la miseria. È proprio lei. Bad Blake nel mio negozio –. Un uomo basso, un po’ pelato, gli tende la mano. – Mi chiamo Bill Wilson. Sono un suo grande ammiratore ed è un vero piacere conoscerla.
Bad sorride e si gira a guardare il bourbon da quattro soldi.
– Prego, prego, signor Blake. Ecco qui il suo Jack Daniel’s –. Bill Wilson ne prende una bottiglia da un litro dallo scaffale. – Essendo del mestiere oltre che un grande appassionato, mi tengo informato sui gusti delle star. È una specie di hobby, diciamo. Willie Nelson e la sua birra Lone Star, Haggard e il suo George Dickel, Tommy Sweet e il suo Southern Comfort, e Bad Blake e il suo Jack Daniel’s. Certo non avrei mai pensato di ritrovarmi una star proprio qui in negozio.
Bad occhieggia la bottiglia in mano a Bill Wilson e rantola di desiderio.
– Mia moglie Barbara è una sua grandissima ammiratrice. Resterà stecchita quando saprà che era qui in negozio. Adesso è dal parrucchiere. Stasera veniamo al suo spettacolo. Secondo me è andata a farsi i capelli solo per lei. Certo, – ammicca Wilson, – spero che me ne venga in tasca qualcosa anche a me. Ma se stasera potesse dedicarle Slow Boat le farebbe un gran regalo. E lo farebbe anche a me, – riammicca.
– D’accordo, amico. Aggiudicato –. Bad non riesce a staccare gli occhi dalla bottiglia di Jack Daniel’s. – Slow Boat per Barbara. Aggiudicato.
– Andrà in estasi. Sul serio, – dice Bill Wilson. – Ecco, prenda questa. Cosà potrò dire a tutti che ho offerto da bere a Bad Blake.
Fuori al sole, Bad guarda la bottiglia e poi alza gli occhi al cielo. Signore Dio adorato, ti ringrazio.
Un aereo da caccia disegna una scia bianca nel cielo turchese. Bad si è già scolato un quarto della bottiglia quando bussano alla porta. Si alza, si mette la camicia di Nudie. Altre perline gli gocciolano sulla schiena.
Si trova davanti un capellone con la barba lunga. – Salve, sono Tony –. Bad sbatte le palpebre senza capire.
– Tony, – insiste il ragazzo. – Tony e i Renegades. La sua band di stasera.
Ma certo. Bad annuisce. La band che lo accompagna. Le band che lo accompagnano in tournée sono sempre di due tipi: giovani rockettari o anziani che suonano le sue canzoni da anni senza imbroccarne mai una. Dovendo scegliere, immagina, prenderebbe i ragazzi.
– Io e i ragazzi siamo giú al bowling, a sistemare il palco. Ci chiedevamo a che ora potevamo iniziare le prove.
– Prima possibile. Cominciate prima possibile e provate il piú a lungo possibile. È questo il segreto. Piú vi esercitate e meglio è.
– Volevo dire a che ora viene lei, alle prove.
Bad sospira, prende Tommy per il braccio e lo porta fuori verso il furgone. – Ho gli spartiti se sapete leggere la musica, sennò ho le liste degli accordi. Ho le cassette e una scaletta. Cominciate pure. Io arrivo fra un po’. Le ho già fatte io, le prove.
Bad si riavvia verso la stanza e la bottiglia. Tony lo segue. – Signor Blake, per noi sarebbe molto importante se lei venisse un po’ prima. Cioè, ci sono da studiare tutte quelle parti soliste eccetera.
– Le parti soliste? – chiede Bad. – Le parti soliste? Figliolo, – gli chiede seriamente, – vi pagano mica piú di me?
– Ecco, – continua Tony, – pensavo potesse mostrarci qualcosa, insegnarci un po’ lo stile dei Bad’s Boys. È vero che Tommy Sweet ha imparato a suonare la chitarra da lei?
Bad ignora la domanda su Tommy. – D’accordo, – dice. – Ascoltate le cassette. Ascoltatele bene. Studiate gli spartiti. Datemi un’ora per cenare e arrivo –. Bad non sa cosa insegnare a quei ragazzi. Come musicista ha imparato solo due cose che potrebbe esprimere a parole: tieni fermo il polso e non sposare nessuno.
Bad infilza la cotoletta d...