La classe
  1. 232 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Informazioni su questo libro

Autentico, acuto e divertentissimo, il romanzo sulla scuola e l'adolescenza, che ancora ci mancava. «Come si chiama quando si dice il contrario di quello che si pensa facendo capire che si pensa il contrario di quello che si dice?»
«Prof la sua domanda mi fa venire il mal di testa».
«Qual è la domanda, prof?»
«Forse ironia?»
«Be', sí, è esattamente questo. Provate a fare una frase ironica».
«Lei è bello».
«Grazie, ma la frase ironica?»
«Lei è bello».
«Ok, perfetto, grazie tante». «Prof fa troppo caldo, facciamo lezione fuori».
«Certo, vuoi anche una coca?»
«Lei esagera, prof».

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2014
Print ISBN
9788806196318
eBook ISBN
9788858400104

Ventotto

Sbucato dalla metro, mi sono fermato alla brasserie.
Un cinquantenne fumava senza mani, precettate per reggere il giornale su cui un giocatore di rugby vestito di bianco alzava le braccia vittoriose. Il cameriere in divisa ha appoggiato una tazza sul bancone di ottone.
– Sono forti questi inglesi.
– L’hanno inventato loro il gioco, che vuoi che ti dica.
Fuori il giorno ancora timido lasciava intravedere i macellai cinesi che scaricavano un camion frigorifero. Passato l’angolo il consulente pedagogico Serge e il bidello Ali constatavano il sabotaggio della campanella.
– Va riparata, che vuoi che ti dica? Oh, ciao, come va?
– Alla grande.
Non ho dovuto spingere la massiccia porta di legno. Una donna di servizio passava lo straccio sul pavimento dell’atrio. Munita di una scopa di saggina, un’altra ammassava le foglie contro il quarto muro della corte interna. Dietro la porta blu, Gilles con le occhiaie e una fasciatura al dito fotocopiava una pagina di manuale. Ha alzato la voce per sovrastare la fotocopiatrice.
– Mi rompe da morire tornare qua dentro.
– Che hai fatto?
– Facevo dei lavori e bum, il martello.
Sulla maglia di Léopold che a sua volta spingeva la porta, un vampiro decretava in inglese l’apocalisse adesso.
– Ciao, oh, che hai fatto?
– Facevo dei lavori e bum, il martello. Vabbe’, fosse solo questo.
Valérie controllava le e-mail.
– Hai altri problemi?
– A te non rompe tornare qua dentro? A me da morire.
Dico non si decideva a imboccare le scale dietro agli altri.
– Prof, è ancora possibile cambiare classe?
– Piuttosto è la classe che vorrebbe cambiare Dico.
– Gli studenti possono cambiare tutor?
– Sbrigati.
Il grosso della truppa aspettava davanti all’aula di fisica. Frida distillava un racconto che veniva bevuto da un semicerchio di ragazze.
– Allora gli ho fatto: non sono la tua puttana, e allora lui m’ha fatto...
– Forza, si entra.
Avevo dormito male. Mohammed ha spinto Kevin che, esagerando la perdita di equilibrio, ha urtato il primo banco sulla destra entrando.
– Prof, ha visto come mi ha spinto?
– Frega niente.
Dianka mi ha raggiunto alla cattedra.
– Prof, il libro non l’ho trovato.
– Quale libro?
– Quello che ha detto di comprare, quello col topo.
– L’hanno trovato tutti perché tu no?
Souleymane era entrato in classe col cappuccio calato, ho aspettato che fosse seduto.
– Il cappuccio, Souleymane, per piacere.
L’ha fatto scendere sulle spalle con un colpo di testa.
– Anche il berretto.
L’ha tolto passando la mano davanti, come fosse un passamontagna. Dounia si guardava nel coperchio della sua trousse di metallo.
Dianka non si era mossa.
– Allora non importa se non ho il libro?
– No no. Hai solo alzato lo scudo piú del solito.
Si è girata, contenta di non dover comprare niente e a un attimo dal far cadere Fortunée che non aveva piú gli occhiali e mi tendeva il compito di Khoumba. L’ho fermata col palmo della mano.
– Dille che me la porti lei.
Informata dalla sua compagna, Khoumba è venuta dal fondo della classe col foglio, che ha lasciato cadere sulla cattedra senza dire una parola.
Un adolescente impara a poco a poco a rispettare i suoi professori a forza di minacce o perché ha paura di passare dei guai. Questi sono solo esempi. E io già la rispetto, e il rispetto deve essere reciproco. Come per esempio io non le dico che lei è isterico allora perché lei me lo dice? Io l’ho sempre rispettata allora non capisco perché lei mi fa scrivere tutte queste cose!! E comunque io so che lei ha il dente avvelenato con me ma io non so cosa ho fatto. Io non vengo a scuola per farmi prendere in giro dal professore per non so quale motivo! Io prendo la sua agenda? NO! Io sono l’allieva e lei è il mio professore. Quindi non vedo per quale motivo lei mi prende in giro. Lei deve arricchire le nostre conoscenze di francese. La mia decisione è di mettermi a ogni lezione in fondo cosí non ci saranno piú conflitti «per niente», a meno che lei non mi «cerca». Ammetto A VOLTE di essere insolente ma se non mi si provoca non lo sono. Quando dico «a forza di minacce» è per esempio come lei ha scritto sul mio diario «sarò costretto a prendere misure piú severe» eh be’ questa è una minaccia (secondo me!) E quando dico «perché ha paura di passare dei guai» vale a dire che questa persona ha paura di essere mandata dal preside o di essere espulsa. Io, in ogni caso mi impegno a rispettarla se la cosa è RECIPROCA. In ogni caso non la guarderò nemmeno piú cosí non dice che la guardo con insolenza. E normalmente in un corso di francese bisogna parlare di francese e non della propria madre o della propria sorella. È per questo che a partire da adesso io non le parlerò piú.
Avevo spiegato il vittimismo e Mohammed Ali aveva detto che gli arabi si lamentavano mentre a loro volta erano razzisti come tutti gli altri, ma ancora peggio erano i martinicani che si credevano piú francesi degli arabi, Faiza aveva detto che i martinicani si credevano piú francesi di quelli del Mali mentre invece era una scemata e io avevo detto non bisogna generalizzare e alla campanella Chen si è staccato dal volo dei passeri per venire a beccarmi alla cattedra, indifferente alle mie labbra che un’ora dopo, allo specchio, avrei scoperto macchiate d’inchiostro.
– Prof, il problema è la natura umana, l’uomo vorrà sempre distruggere ciò che non gli somiglia e basta, è cosí, non c’è niente da fare.
Con la sua bella voce da doppiatore adolescente ha sorriso d’imbarazzo di fronte all’audacia della sua affermazione.
– Ci vorrebbe un nemico comune cosí tutti quanti si riconcilierebbero. Basterebbe deciderlo ed ecco fatto.
Hakim lo tirava per lo zaino verso l’uscita, come un malato di mente che si cerca di riportare a forza al manicomio.
– Oltretutto si risolverebbe il problema della sovrappopolazione, perché il problema è che siamo troppi.
– In questo caso, Chen, bisognerebbe prendere come nemici i piú numerosi. Ripassa la geografia, chi sono i piú numerosi?
Trainato da Hakim, si allontanava all’indietro.
– Be’ sí, sono i cinesi.
– Prof, faremo dei dettati?
– Che c’entra con lo studio dell’argomentazione, Tarek?
Non c’entrava niente, ho ripreso il filo.
– Quindi un esempio cos’è?
Tutti lo sapevano ma intuivano di non saperlo spiegare. Come esempio di esempio ho inventato con il gesso una frase satura di informazioni precise. «Un operaio di cinquant’anni incrociò sulla rue du Faubourg-Saint-Antoine, alle diciassette e trenta la moglie di un chirurgo di nome Jacqueline».
Il tutto sforzandomi di dimostrare una tesi, e cioè la probabilità piú alta nelle città che in campagna, di incontri inattesi. Hanno cominciato a copiare senza capire.
– Dalla tesi all’esempio, si va dal particolare al generale.
Piegata sul foglio, Alyssa si è tirata su come un punto interrogativo.
– Perché certe volte delle persone le chiamano generali?
– Ah? Quando?
– Che ne so certe volte alla tele dicono, per dire, il generale è andato…
– Oh, questo caso non ha niente a che vedere con quello che diciamo noi. Ci porta fuori strada.
La sua domanda sopravviveva nell’attività dei denti alle prese con la matita. Avendo già cominciato a copiare Djibril ha alzato gli occhi dal foglio, «Ghetto star» in verde sulla maglia bianca.
– Prof, qual è il nome della frase?
– Jacqueline.
– È troppo strano.
– È il femminile di Jacques.
– Possiamo cambiarlo?
– Metti quello che ti pare.
Si è rituffato nei suoi appunti.
– Cosa pensi di mettere?
– Jean.
– Sí, ma Jean per la moglie di un chirurgo non va bene.
Ha aggrottato la fronte.
– Jane esiste?
– Sí sí.
«Una sera d’in...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. La classe
  3. Venticinque
  4. Ventotto
  5. Ventisei
  6. Ventisette
  7. Trenta
  8. Il libro
  9. L’autore
  10. Dello stesso autore
  11. Copyright