Quando entrarono nello stesso bungalow di quattro mesi prima sorrisero nel ritrovare alle pareti del salottino quelle stampe di posate e, in camera, quel letto molle come non ne fanno piú.
Il facchino posò i trolley e, tanto per assicurarsi la mancia, spiegò il funzionamento dei vari comandi che conoscevano già . Quindi si ritirò sotto la pioggia battente.
Lei si tuffò sul letto. Lui aprà la valigia.
– Non ti sembra che là fuori sia tutto molto ma molto piú scuro?
– È novembre anche in Calabria, – rispose lui dal bagno mentre poggiava sul ripiano del lavello il suo beauty.
– Ho il tempo per una doccia?
– E me lo chiedi? Hai tempo per tutto –. Si stava sciacquando la faccia.
– SÃ, ma fino a che ora si può cenare?
– Tranquilla.
Lei entrò in bagno e lui si mise a disfare la valigia. Schiacciò il pulsante non disturbare. Dal bagno arrivava il rumore dell’acqua che scorreva. Poi lei si presentò nuda con in mano una cartina di viagra.
– E questo?
– Ti metti a frugare anche nel mio beauty, adesso?
– Certo che sÃ, – disse lei sorridendo. – L’hai già usato con me?
– No.
– Allora non ne hai bisogno.
– Posso averne voglia.
Un’ora dopo correvano ridendo sotto la pioggia fino alla sala ristorante. Si sedettero allo stesso tavolo di sette colazioni e sette cene quattro mesi prima. Il cameriere raccomandò piú volte vini della regione ma lui si era impuntato su un piú potente chardonnay siciliano. Scampi e gamberoni sbucciati a mano e a mano portati alla bocca l’uno dell’altra. Dopo aver notato quanto a lui scappasse l’occhio sulla scollatura della tipa in rosso lei gli chiese se per caso volesse chiamare la mamma. Risero tutti e due mentre lui chiedeva scusa.
Durante l’amore si fissarono a lungo negli occhi.
Una volta finito, mentre lui si sforzava di non addormentarsi, lei corse a rispondere al cellulare, sotto carica nel salottino, chiedendo scusa nel tragitto: c’era Mara nei guai. Fu una lunga telefonata.
Nel frattempo lui seppe dalla tele, con qualche mese di ritardo, che un’italiana aveva vinto i cinque e i dieci chilometri di nuoto ai mondiali. Aveva avuto conferma di quali sono i fattori di rischio per il cuore. Aveva visto un vuoto orrendo nella faccia da anfibio di un critico cinematografico che blaterava fuori dalla vita.
Dopo un paio d’ore, erano a letto:
– Ma scusa… ci eravamo detti che lasciavamo il passato là dov’è…
Lei gli rimaneva sdraiata di fianco, la bocca sulla sua spalla destra. Qualche schiocco. Stava insistendo nella richiesta.
– Dà i, sta’ a vedere che mi metto a fare il ragioniere. Vuoi che faccia la conta? Non ricordo bene –. Ma lo sapeva che la cosa non finiva lÃ. Aveva già provato a cambiare argomento piú volte ma lei non cedeva. Adesso giocava a fare gli occhioni, non c’era verso, voleva sapere.
– Va bene: circa una ventina.
– Siamo stati con una ventina di donne, – ripeté lei un po’ giocosa senza far capire se le sembrasse un numero basso, alto o giusto.
Lui si alzò a prendere una san pellegrino dal minibar.
– Oh, fa freddo qui dentro.
Da sotto il piumone lei annuÃ. L’uomo verificò che i termosifoni emanavano appena un filo di calore. Tornò a letto e compose il nove.
– Pronto. Salve, guardi purtroppo qui il riscaldamento funziona male. No, no, è già regolato al massimo.
Lei stava controllando la rottura di qualche capillare sulle cosce.
– Fino a domattina niente? Ma non ha qualcuno che possa venire a dare anche solo un’occhiata? SÃ, è mezzanotte ma… Ho capito che le dispiace, pensi quanto dispiace a noi.
Lei lo guardò invitandolo a mollare il colpo.
– C’è un altro piumone nell’armadio?… Be’… Buonanotte.
Mise giú il telefono. Appoggiò la testa sul cuscino girandosi verso di lei. Ironizzò:
– C’è un altro piumone nell’armadio.
La donna gli stava dando il profilo.
– E tu?
– Io cosa?
– Quanti uomini?
Fece finta di pensarci un po’ su. Giocò a contarne tanti. Poi:
– Dodici. Riporto due.
Entrambi sembrarono provare un senso di sollievo. Poco lontano due gatti si stavano miagolando addosso il rito del calore. Lui giocava con un capello rosso che lei aveva perso sul cuscino. Chiese:
– Sei mai stata con un altro in questi quattro mesi?
Il no di risposta suonò eccessivamente sbrigativo. Lei scelse di non fargli la stessa domanda.
– Neanch’io, – fece lui comunque. – Be’, oh: quattro mesi non sono pochi.
– Dici per non tradirsi?
– Per non tradirsi e per stare insieme come stiamo noi.
– Vuoi dire che stiamo insieme in modo speciale?
Lui non capiva se stesse scherzando o no, e non riuscà a coprire il proprio fastidio.
– Perché tu cosa dici?
Il bacio che lei gli diede era decisamente piú un sà che un modo per non rispondere. Mara la richiamò al telefonino.
– Dimmi Mara. Smettila di chiedere se disturbi, dimmi e basta.
Lui finà la san pellegrino. Accese di nuovo la tele. Schiacciò il mute.
– Ma ti senti mentre stai parlando? Riesci a capire com’è tutto assurdo? E allora…
Girò dodici canali e spense.
– Senti Mara una cosa cosà non succede e basta capisci? Lasciati in pace. Prova a dormire, leggi, guarda un film. Cambia pensiero. Dov’è Livio?
Lui andò in bagno. Curiosò tra flaconcini e tubetti. Non c’era niente di nuovo. Si sedette sulla tazza senza avere nessun bisogno. Aprà il rubinetto della vasca. Lei aveva portato da casa qualche candelina galleggiante. Pensò di preparare un bagno insieme. Solo che, scoprÃ, non scendeva acqua calda. Rimase comunque per un po’ a guardare il flusso uscire, cadere, andarsene da qualche parte là sotto. Tornò in camera.
– Sei proprio una rimbambita –. Lo stava dicendo e rideva. Si sentiva ridacchiare anche nell’apparecchio.
– Va bene, adesso mettiti buona là e non ci pensare piú. Prometti. SÃ, te lo saluto. Buonanotte. No, non li prendo i giornali domani, perché non è successo hai capito? Piantala per favore. Ciao. Ciao.
Mise ancora il telefonino in carica. Rientrò sotto le lenzuola.
– Ti saluta la Mara.
Lui fece un cenno con la testa.
– L’ultima è che oggi ha urtato con la macchina un furgone per la consegna di bottiglie d’acqua. Lo sai com’è, in realtà l’avrà sà e no sfiorato. Lei, invece, si è fissata che per via della botta si è di sicuro incrinata una bottiglia, un po’ di vetro è finito nell’acqua e qualcuno morirà perché lo ingoierà . Ti rendi conto? Si è messa a cercare il furgone per tutta Torino, dimmi te. Ovviamente non l’ha trovato. Ha già telefonato a sei case produttrici di acqua per sapere se avessero sentito di qualche incidente. Vedrai, stanotte non dorme e domani compra tutti i giornali per vedere se viene riportata la morte di qualcuno sventrato internamente da un vetrino finito in una bottiglia. E anche quando non avrà letto niente e sarà stata rassicurata da chiunque, continuerà a sentirsi un’assassina.
– Che peccato.
– La cosa incredibile è che è lucida quando ti racconta queste fisse. Addirittura ne ride. Ride e si angoscia: non può farne a meno. Comunque ha promesso di cominciare le medicine.
Si era accorta che lui stava pensando ad altro.
– Dove l’hai trovato?
– Che cosa?
– Il viagra.
– Lo spacciano all’Ottantotto.
Lei si mise seduta, la schiena contro la testiera. Il movimento aveva lasciato uscire il loro odore da sotto le lenzuola.
– Tu sei mai stato con un uomo?
Lui si girò di scatto verso di lei, incredulo, le sopracciglia alzate.
– Ancora? Ma ce lo siamo giurati, no? Dobbiamo lasciare stare il passato.
– Non l’abbiamo mai lasciato stare il passato. Solo quello sessuale.
– Senti, proprio qui, in questo letto, soltanto quattro mesi fa tu mi hai fatto promettere che non avremmo mai rivangato. Ti...