
- 136 pagine
- Italian
- ePUB (disponibile sull'app)
- Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub
Shorts
Informazioni su questo libro
Negli anni Quaranta erano chiamati shorts i minifilmati di presentazione di pezzi jazzistici: i precursori dei videoclip. In questo libro, composto da brevissimi racconti, Trevisan scrive dei temi a lui piú cari - lo sradicamento, l'orrore-amore per la provincia, il lavoro - riprendendo la musicalità improvvisata e geometrica degli shorts, per narrarci un mondo perverso, deformato dal progresso, abitato da creature sbandate, vagabondi dell'anima, ragazzi alla deriva. Un libro di forte tensione etica nel quale la comicità esala come dal tessuto putrescente di una terra infetta.
Shorts è uscito in contemporanea con il film di Matteo Garrone Primo amore, di cui Trevisan è sceneggiatore e, a sopresa, attore protagonista.
Domande frequenti
Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
- Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
- Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Shorts di Vitaliano Trevisan in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.
Informazioni
Print ISBN
9788806168117eBook ISBN
9788858409435Scritto ritrovato n° 1
Camminiamo lungamente, senza meta, per centri storici, ma è piú giusto storicizzati, piú giusto ancora moderni centri storici, e comunque, ciò che qui è essenziale, camminiamo per questi centri storici moderni senza meta e lungamente; attraversiamo poi, sempre camminando, periferie industriali o residenziali, o industriali e residenziali; seguiamo corsi di fiumi piú o meno devastati; ci inerpichiamo, non senza fatica, per strade collinari che attraversano zone residenziali collinari, stupendi giardini e alte recinzioni, e ciò che resta delle colline. Nel corso del nostro camminare, per periodi di tempo non brevi, il nostro sguardo fissa il terreno giusto davanti a noi.
Fu cosí che, il pomeriggio del secondo venerdí del mese di aprile, camminando per viale Trento, in direzione della questura, sul marciapiede, piegato in quattro e inumidito, sporco di sabbia, trovammo un foglio a quadretti che subito raccogliemmo. Col foglio in tasca, entrammo nel primo bar, ordinammo un caffè in tazza grande con un po’ di latte freddo a parte, ci sedemmo al tavolino d’angolo, prendemmo il foglio dalla tasca, lo spiegammo sul piano in marmo e leggemmo:
giovedí 12 aprileStrani fatti accadono, e tutti in relazione a Samuel Beckett e ai miei studi sulla vita e l’opera di Samuel Beckett. L’apparizione di una coppia di litigiosi barboni in una zona della città dove non si erano mai visti barboni; visione di un uomo in abiti impolverati, seduto su una valigia, nel mezzo dello spartitraffico del villaggio del sole; il giovane che, come vidi dal marciapiede attraverso la vetrina del negozio di coltelli, provava il filo di un rasoio tendendo verso l’alto il mento e facendosi passare piú volte la lama, di piatto, lungo il collo; il vecchio dal profilo rapace; la donna il cui urlo avevo udito chiaramente dalla finestra e, immediatamente dopo, il momento di perfetto silenzio. E oggi, stamattina, al bar Breda, l’ultimo sconcertante fatto che voglio riportare:Sorseggiando il solito cappuccino, leggevo la biografia di Samuel Beckett redatta da James Knowlson, quando a un tratto mi si avvicinò un uomo sconosciuto, il quale, senza nemmeno presentarsi, mi chiese a bruciapelo che cosa stessi leggendo, al bar, disse, di prima mattina. Prego, dissi, porgendogli il libro. Lui lo prese, se lo guardò, lo sfogliò qua e là e disse, quasi parlando fra sé e sé: Al bar, di prima mattina, lei legge un libro su Beckett. In inglese, disse. È una biografia, dissi io, appena uscita, aggiunsi. Mi ridiede il libro e disse: Samuel Beckett!, che scrittore!, davvero uno dei grandi. Già, dissi, perfettamente d’accordo. C’è un suo racconto, disse, in cui dà l’esatta descrizione della morte, di come si muore… lo conosce? No, non lo conoscevo. Be’, disse, una descrizione davvero perfetta. Lo legga, se le capita. Sí, dissi, lo leggerò senz’altro. Uno scrittore eccezionale. Sí, dissi, davvero eccezionale, come non ce ne sono piú. Cosa vuol dire?, disse l’uomo. Che come lui non ce ne sono piú, dissi, e lui è morto quasi dieci anni… Morto?, disse. Nell’ottantanove, dissi alzandomi e aprendo il libro all’ultimo capitolo per fargli vedere la data. Ma lui il libro non lo guardò nemmeno. Morto, disse, che sciocchezza. Lo trovo tutti i venerdí pomeriggio al bar di fronte alla stazione che si beve il suo whisky. Ma, dissi ancora col libro aperto in mano, è sicuro che sia proprio lui? Certo che sono sicuro, disse, anzi, perché domani non ci raggiunge anche lei?, magari glielo presento. Certo, dissi io assecondandolo, sí, dissi, venerdí pomeriggio al bar davanti alla stazione. Domani, disse, domani pomeriggio dopo le cinque. Non arriva mai prima delle cinque. Sí, dissi, domani dopo le cinque. Bene, disse, allora a domani. E senza aggiungere altro se ne andò. Un pazzo, pensai ancora in piedi col libro in mano, un pazzo, mi ripetevo, un pazzo. Samuel Beckett è morto quasi dieci anni fa, il ventidue dicembre del 1989, un venerdí, cosí com’era riportato nella biografia del Knowlson che avevo davanti agli occhi. Morto di venerdí e nato di venerdí, pensavo, e improvvisamente, in preda a uno strano presentimento, con furia, andai al primo capitolo e lessi:
Samuel Barclay Beckett, che sarebbe diventato uno dei maggiori scrittori del ventesimo secolo, nacque a Cooldrinagh, Foxrock, contea di Dublino, il venerdí santo, tredici aprile 1906.
Domani pomeriggio, pensai, dopo le cinque, al bar davanti alla stazione…
Qui lo scritto si interrompeva. Guardammo l’ora: le quattro meno un quarto. Ripiegammo il foglio e lo rimettemmo in tasca. Finimmo il caffè, pagammo e uscimmo in strada.
La stazione non era lontana.
(1999)
How Wolf got his Gang
Once upon a time, a man named Wolf was so tired to live in England, that he decided to cross the Channel. His intention was to reach the coast of France, but the Channel current was so strong, that he finally got ashore on the coast of Germany. Tired, hungry, and without any money, Wolf spent some days hanging around in the forest, looking for something to eat. He didn’t find anything but roots (bitter), and berryes. He was thinking to go back to England when, one evening, in the failing light, he met a bunch of desperate men. They were a posse formed by Italians, Turkish, Africans and so forth. Desperate they were, we said it already, and hungry, like him, and No, they said, nothing to eat, no money, no papier, nothing, Just our legs and our hands, they said. Better than alone, he thought, and almost immediately Wolf became the leader of the posse; maybe because he was English, we do not know, but we are not supposed to know everything, just enough, and with Wolf as a leader, they started to horse around the villages between Bremen and Bremenhaven, and what they could not buy they took nonetheless, out of necessity, a way or the other. And when they had to speak, then Wolf spoke for all, Freeze everybody, we’re the Wolf’s gang, he said, or Give us something to eat motherfucker, we’re the Wolf’s gang. The German folks, at the time, they didn’t speak any English, and so they think that Wolf’s gang was his name. Wolfsgang, it sounds good in German. And now he, Wolf, became Wolfgang, and we do not know how the s was missed, but it was missed, like so many things in this story, like part of his memory. He still speaks English, but if you ask him something about, he will tell you that he is German, absolutely German. He lives peacefully in a village between Bremen and Bremenhaven. He lost his gang, and he forgot everything about his true story. But sometime, almost everyday, but not everyday, he needs to run through the forest.
It is not that strange, we think, all over the world the wolves need the same thing: run through the forest.
(1997)
Nuvole
Non ho lavoro. Non ho la morosa. Non ho amici. Cosí ho molto tempo. Sono un privilegiato: tempo e spazio definiscono la ricchezza e la ricchezza è privilegio di pochi. Tempo e spazio si possono entrambi occupare, ma io preferisco occupare solo il tempo, attraversando lo spazio. Per questo cammino in continuazione. Dove vado non ha importanza: mantenere una direzione è puro pretesto per tenere l’equilibrio, condizione essenziale per continuare a camminare.
Fu dunque per caso che, qualche giorno fa, mi trovai a camminare per la strada che porta a Fimon paese. Era pomeriggio presto e il vento aveva pulito l’aria in modo meraviglioso. Alzai la testa: sopra la linea delle colline le nuvole disegnavano un’altra linea delle colline appartenente a una diversa dimensione.
Non potendomi arrampicare sulle nuvole, presi per le colline.
(1993)
Paul Motian
Mi guardavo intorno e non vedevo che batteristi. Un’accumulazione di batteristi, pensavo, usando una costruzione non mia, batteristi da tutte le province del Veneto e da svariati punti all’interno di quelle province: da Padova, da Treviso e dalla cosiddetta Marca trevigiana, da Rovigo, da Thiene, da Bassano, Schio, Valdagno, Montecchio, Vicenza, Venezia. E io, che ero stato e in qualche modo ero ancora uno di loro, pur non essendomi mai considerato, né sentito considerato come uno di loro, li conoscevo quasi tutti, e con molti di loro avevo parlato e avevo suonato, avendo comunque netta l’impressione di non essere mai stato in grado di comunicare, né parlando né tantomeno suonando. E per tutta la durata del concerto di Paul Motian e della sua Elecktric Be-Bop Band, mentre l’accumulazione di batteristi di cui sopra e, questo devo dirlo, anche tutti gli altri spettatori presenti, non staccava un attimo gli occhi da Paul Motian, io guardavo alternativamente Paul Motian e l’accumulazione di batteristi, e cosí facendo, guardando cioè alternativamente i batteristi e Paul Motian per tutta la durata del concerto, avevo potuto rendermi chiaramente conto dell’effetto che Paul Motian aveva prodotto su quelle esistenze batteristiche. Vedi, dissi alla persona della mia vita che mi aveva accompagnato al concerto e ora mi stava riaccompagnando a casa, lui, Paul Motian, li ha delusi. Loro si aspettavano assoli a raffica, tecnica sopraffina, poliritmia, rullate a non finire, la batteria sempre in primo piano, passaggi fantasmagorici, dicevo alla persona della mia vita; e lui, con quella sua tecnica essenziale, anzi, dissi: con quella sua essenziale non-tecnica, con il suo netto rifiuto di ogni compromesso batteristico, rifiuto che si era esplicitato in una assoluta, voluta, assenza di assoli, assenza di scambi, castrazione immediata di ogni spunto solistico eccetera, lui, dicevo, li ha delusi. Ma del resto, continuai, è sempre stato uno che toglie, piuttosto che aggiungere, uno che crea il vuoto, invece di colmarlo. Vedi, dissi alla persona della mia vita, lui il vuoto te lo fa sentire molto chiaramente, con il suo drumming lui ti porta di continuo sull’orlo, e se non stai attento, dissi ride...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Shorts
- Bic
- Da chi e da che cosa
- Trecento bestie
- Pausa
- Anguille profondissime
- Attore
- Lagestrœmia
- Caffè
- Cedro
- Circo
- Fauci
- Quadrifogli
- Geografia
- Hiford, Ezechiel
- Kilti
- Icone
- Lettere
- Lupo
- Magnolie
- Movimento, sguardo e tatto
- Scritto ritrovato n° 1
- How Wolf got his Gang
- Nuvole
- Paul Motian
- Paste
- Pausa n° 2
- Percorso
- Peter Pan
- Pianista
- Piccioni
- Prestoprestissimo
- Saltafossi
- Sparrows
- Stars
- Sgabelli alti
- Storia senza vento
- Treno
- Una famiglia di ghiri
- Vegetali
- Mzungu doesn’t like flies Un pezzo di colore
- Il libro
- L’autore
- Dello stesso autore
- Copyright