L'uccello che girava le Viti del Mondo
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L'uccello che girava le Viti del Mondo

  1. 840 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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L'uccello che girava le Viti del Mondo

Informazioni su questo libro

Murakami Haruki in uniform edition Super ET, con le copertine di Noma Bar. *** In un sobborgo di Tokyo il giovane Okada Toru ha appena lasciato volontariamente il suo lavoro e si dedica ai lavori di casa. Due episodi apparentemente insignificanti riescono tuttavia a rovesciare la sua vita tranquilla: la scomparsa del gatto di casa e la telefonata anonima di una donna che con voce sensuale gli chiede un incontro. Toru si accorgerà presto che oltre al gatto, a cui la moglie Kumiko è molto affezionata, dovrà cercare Kumiko stessa. Lo spazio limitato del suo quotidiano diventa il teatro di una ricerca in cui sogni, ricordi e realtà si confondono e che lo porterà ad incontrare personaggi sempre piú strani: dalla prostituta psicotica, alla sedicenne morbosa, dal politico diabolico, al vecchio e misterioso veterano di guerra. A poco a poco Toru dovrà risolvere i conflitti della sua vita passata di cui nemmeno sospettava l'esistenza.
Un intrigante romanzo che illumina quelle zone d'ombra in cui ognuno nasconde segreti e fragilità.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2013
Print ISBN
9788806188177
eBook ISBN
9788858407998

Parte terza

Il Flauto magico

1.

Punto di vista di Kasahara May

«Era da un bel po’ che volevo scriverle, ma non riuscivo a ricordarmi il suo vero nome, non c’era verso, cosí ogni volta lasciavo perdere. Tanto nessun postino, neanche il piú solerte, avrebbe mai portato una lettera al Signor Uccello-giraviti, Setagaya 2-qualcosa. Quando ci siamo incontrati, la prima volta, lei probabilmente mi ha detto come si chiamava, ma me l’ero proprio scordato (be’, un nome come Okada Tōru, bastano un paio di piogge a lavarlo via, le pare?) Però l’altro giorno un episodio banalissimo me l’ha fatto tornare in mente di colpo. Come una folata di vento spalanca una porta.
Prima di tutto, dovrei spiegarle dove sono e che cosa sto facendo, ma non è tanto facile. Il che non significa che io mi trovi ora in una situazione particolarmente complicata. Al contrario, la situazione in sé credo sia piuttosto chiara, e anche il percorso che mi ci ha portato. Basta tracciare una linea continua da un punto all’altro con una matita e un righello, semplicissimo. Eppure se cerco di spiegarle tutto per filo e per segno, signor Uccello-giraviti, non so perché ma le parole non mi vengono. La testa mi si riempie di materia bianca, come quella di un pupazzo di neve. Come dire? A seconda dei casi, raccontare qualcosa a qualcuno in maniera semplice può risultare difficile. Per esempio, un’affermazione come «la proboscide di un elefante è lunghissima», a seconda di dove e quando la si pronuncia può suonare del tutto falsa. Ho già sprecato non so quanti fogli, nel tentativo di scriverle questa lettera, col risultato che un momento fa ho fatto questa scoperta. Cosí, come Colombo ha scoperto un continente.
Comunque non è il caso di far misteri, mi trovo in “un posto”. Quello delle favole, “c’era una volta in un posto lontano…” Sto scrivendo questa lettera in una stanzetta arredata con un tavolo, un letto, degli scaffali per i libri e un armadio. Nessuno di questi mobili è piccolo, semplice e decorativo, l’impressione non è quella. La definizione «generi di prima necessità» penso che calzi meglio. Sul tavolo ci sono una lampada al fluoro, una tazza di tè, il blocco di carta da lettere su cui sto scrivendo e il dizionario. A dir la verità, il dizionario lo consulto solo in caso d’emergenza, non li amo molto, io, i dizionari. Non mi piacciono né nell’aspetto, né nel contenuto. Quando devo aprirne uno lo faccio malvolentieri, mi chiedo sempre a cosa diavolo possano servire tutte quelle definizioni. Le persone come me non ci vanno tanto d’accordo, con i dizionari. Prendiamo la parola transizione: “Passaggio da una condizione all’altra”. Grazie tante, questo lo sapevo anch’io. È per questo che quando guardo il volume sul mio tavolo, ho l’impressione di vedere rotoli di cacca su un prato, depositati da un cane che si è intrufolato nel giardino di una casa senza chiedere il permesso a nessuno. Ma può darsi che scrivendole debba usare degli ideogrammi che non conosco, che mi trovi nelle grane, cosí mi sono rassegnata a prenderlo.
Ho anche una dozzina di matite ben appuntite e disposte in fila. Tutte nuove fiammanti, le ho appena comprate in cartoleria. Non vorrei farla sentire in debito, ma le ho comprate apposta per scrivere a lei. Sono una bella cosa, delle matite nuove ben appuntite, non trova? Poi ci sono un portacenere, le sigarette e i fiammiferi. Non fumo tanto quanto prima, ma qualche volta sí, per rinfrescarmi le idee (sto per l’appunto fumando una sigaretta proprio ora). E questo è tutto per quel che riguarda il tavolo. Di fronte a me c’è una finestra con delle tende a fiorellini. Non se la prenda, non le ho scelte io perché mi piacevano, erano già qui. A parte le tende, la stanza è arredata in maniera semplicissima. Piú che la camera di un’adolescente, sembra una cella-modello progettata per un criminale alla sua prima condanna da una mente benevola.
Quanto alla vista fuori dalla finestra, non ne voglio ancora parlare. Cioè vorrei parlarne un’altra volta. Non è una cosa importante, ma in tutte le cose c’è un ordine, giusto? In questo momento posso parlarle soltanto di quello che c’è nella mia stanza. Qui, ora.
Anche se non la vedo, signor Uccello-giraviti, non ho smesso di pensare alla voglia sulla sua faccia. A quella macchia bluastra che è comparsa tutt’a un tratto sulla sua guancia destra. Un bel giorno lei si è infilato come un tasso nel pozzo della vecchia casa dei Miyawaki, e ne è uscito con quella roba lí. Se non ne fossi stata personalmente testimone, a ripensarci ora non mi sembrerebbe neanche vero. Nel momento in cui ho visto quella voglia, comunque, ho pensato che potesse essere una sorta di marchio. Forse ha un significato profondo per me incomprensibile. Altrimenti perché le sarebbe venuta cosí, di punto in bianco?
È per questo che alla fine l’ho baciata. Volevo assolutamente sapere che impressione faceva, che gusto aveva, quella voglia. Non è che tutti i giorni io vada in giro a baciare gli uomini sulla faccia. Anche di questo, di ciò che ho provato, di ciò che mi è successo quella volta lí, prima o poi gliene parlerò con calma (ma non sono affatto sicura di riuscire a spiegarle).
La settimana scorsa sono andata da un parrucchiere in città e mi sono fatta tagliare i capelli, erano secoli che non lo facevo. E cosa mi capita sotto gli occhi? Un articolo che parla della casa dei Miyawaki. Capirà che sono rimasta a bocca aperta. Di solito non leggo riviste, ma quella era posata per caso davanti a me, cosí mi sono messa a sfogliare distrattamente le pagine, e a un certo punto cosa vedo? Quell’articolo, non credevo ai miei occhi. Pazzesco, vero? L’articolo in sé era piuttosto vago, e naturalmente su di lei non c’era neanche una parola. Però ho pensato che magari tutto ciò aveva qualche relazione con lei, a quel punto mi è venuto questo dubbio… Devo assolutamente scrivergli, mi sono detta, parlargli di questa cosa, e proprio in quel momento mi è tornato in mente il suo nome: Okada Tōru, ecco come si chiamava, Okada Tōru! Cosí, come una folata di vento spalanca una porta.
Mi dirà che se ho tutto questo tempo da perdere, forse farei meglio a scavalcare il muro sul retro e venirla a trovare, come una volta. Che dovremmo sederci una di fronte all’altro al tavolo di quella sua triste cucina, e parlarci con calma a quattr’occhi. Penso che sarebbe la cosa piú semplice. Purtroppo, però, per una serie di circostanze non lo posso fare. È per questo che sono seduta a questa scrivania con una matita in mano, a scriverle questa lunga lettera.
Di questi tempi penso spesso a lei. In realtà l’ho anche sognata parecchie volte. Ho riavuto pure quell’incubo del pozzo. Niente di importante, questi sogni. Lei non ha il ruolo di protagonista, compare solo come una sorta di piccola appendice. Di conseguenza i sogni in sé non hanno un significato profondo, però mi hanno fatto venire un’ansia tremenda. Ed ecco che neanche a farlo apposta su quella rivista trovo un articolo che parla della casa disabitata dei Miyawaki (anche se ormai non sarà piú disabitata).
È solo una mia supposizione, ma sua moglie Kumiko probabilmente non è tornata, vero? E cosí per ritrovarla lei si sarà lanciato in qualche iniziativa assurda. Qualcosa mi dice che è cosí.
Arrivederci, signor Uccello-giraviti. Quando mi gira le scrivo di nuovo».

2.

Il mistero della casa degli impiccati

MISTERO NELLA CASA
DEGLI IMPICCATI A SETAGAYA
Chi ha comprato la dimora maledetta della famiglia che si è suicidata?
Cosa sta succedendo in quell’elegante zona residenziale?
(Dal settimanale *** 7 dicembre)
A Setagaya, nel settore 2, c’è un luogo che la gente del quartiere chiama «la casa degli impiccati». Si tratta di un pezzo di terra di cento tsubo1, situato in una tranquilla zona residenziale, esposto a sud e ben soleggiato; un posto ideale per viverci, insomma, ma le persone al corrente della sua reputazione affermano che non lo vorrebbero neanche regalato. Per la semplice ragione che tutti quelli che ci hanno abitato, nessuno escluso, hanno fatto una brutta fine. Dalla nostra inchiesta risulta che dall’inizio dell’era Showa2, di tutte le persone che hanno comprato la casa e ci hanno abitato, sette si sono suicidate, parte impiccandosi parte soffocandosi intenzionalmente.
(Omettiamo i dettagli sulle modalità dei suicidi.)
Ditta fantasma compra il terreno maledetto
L’ultima di questa serie di disgrazie, difficili da considerare semplici coincidenze, è il suicidio collettivo della famiglia di Miyawaki Kojiro (nella foto), ex proprietario della catena di ristoranti Roof Top Grill, la cui sede si trova a Ginza. A causa di pesanti debiti contratti, per far fronte al deficit commerciale, due anni fa il signor Miyawaki aveva venduto tutti i locali e dichiarato fallimento, ma continuava a essere perseguitato da usurai legati alla malavita. In conclusione, nel gennaio di quest’anno si è suicidato insieme alla moglie Natsuko in un albergo di Takamatsu, dopo aver strangolato nel sonno con una cintura la figlia minore Yukie. I due si sono impiccati con delle corde che avevano portato con sé a questo fine. La figlia maggiore, studentessa, al momento è irreperibile. Quando aveva comprato la casa in questione, nell’aprile del ’72, il signor Miyawaki era al corrente della sua funesta reputazione, ma pare che l’avesse definita pura coincidenza e avesse liquidato le dicerie con un risata. Una volta acquistato l’appezzamento di terreno, aveva fatto demolire la vecchia dimora, disabitata da anni, e livellare il suolo. Per puro scrupolo aveva chiamato il sacerdote del tempio a celebrare una cerimonia contro il malocchio, poi aveva costruito una nuova casa di due piani. I vicini sono tutti concordi nel dichiarare che in apparenza era una famiglia unita, le ragazze sembravano felici. Eppure, a distanza di undici anni, improvvisamente il destino della famiglia Miyawaki ha preso questo tragico corso.
Il signor Miyawaki ha dovuto cedere il terreno, sul quale pesava un’ipoteca, nell’autunno dell’83, ma questioni legali nello stabilire l’ordine di priorità fra i creditori ne avevano finora impedito la vendita, sbloccata finalmente la scorsa estate da un patteggiamento avvenuto davanti al giudice. Inizialmente l’appezzamento è stato acquistato, a un prezzo molto inferiore a quello di mercato, da un grosso agente immobiliare di Tokyo, il quale ha immediatamente fatto demolire la casa con l’intenzione di mettere in vendita il solo terreno. Trattandosi di un lotto a Setagaya i potenziali acquirenti erano molti, ma appena avevano sentore della funesta reputazione del luogo lasciavano cadere le trattative. Questa è la testimonianza del signor M., presidente della *** Immobiliare.
«In realtà avevo sentito anch’io le brutte storie che si raccontavano. Ma ero ottimista, mi dicevo che il terreno era in una posizione magnifica, tenendo il prezzo piuttosto basso saremmo riusciti a venderlo. L’abbiamo messo sul mercato, ma non c’è stato niente da fare. In piú in gennaio quei poveri Miyawaki si sono ammazzati, per colmo di sfortuna, cosí, di quel lotto, se devo essere sincero, non sappiamo piú come liberarcene».
Il terreno è stato finalmente venduto nell’aprile di quest’anno. «Non chiedetemi il nome dell’acquirente e il prezzo», ci ha detto il signor M., quindi non conosciamo i dettagli dell’operazione, ma secondo le voci che circolano nel settore, pare che la *** Immobiliare l’abbia ceduto per quattro soldi. «Ovviamente l’acquirente è al corrente delle circostanze», dichiara il signor M., «non abbiamo mai avuto l’intenzione di imbrogliare i nostri clienti. Abbiamo spiegato tutto prima di iniziare le trattative».
Per concludere, ci è venuta la curiosità di sapere chi mai avesse apprezzato quel terreno al punto di rischiarne l’acquisto, ma la nostra inchiesta presenta piú difficoltà di quanto immaginassimo. Secondo l’ufficio del catasto, l’acquirente è la ditta Akasaka Research, con uffici nel quartiere di Minato, che ufficialmente si occupa di «ricerche e consulenze economiche». Sul terreno in questione costruirebbero subito una loro sede. Peccato che si tratti di una società-schermo, di copertura. Verificando all’indirizzo segnalato nelle pratiche abbiamo trovato solo una targhetta col nome Akasaka Research sulla porta di un appartamento in un piccolo immobile. Abbiamo suonato, ma non ha risposto nessuno.
Strettissime misure di sicurezza e segretezza
Il terreno che era appartenuto ai Miyawaki è attualmente circondato da un muro di cemento molto piú alto degli altri nella zona. Un cancello di ferro nero dall’aspetto solidissimo impedisce di vedere all’interno (foto n. 2), ed è sormontato da una videocamera a circuito chiuso. A sentire i vicini, parecchie volte al giorno il cancello viene azionato da un telecomando per lasciare entrare e uscire una Mercedes 500 SEL nera. A nessuno risulta che sia stato visto entrare o uscire qualcuno o qualcos’altro all’infuori di quest’automobile. I lavori di costruzione della casa, iniziati in maggio, si sono svolti dietro quell’alto muro, quindi nessuno dei vicini sa di che tipo di edificio si tratti. Tutta l’operazione non ha preso piú di due mesi e mezzo, una velocità straordinaria. Questa la dichiarazione di un ristoratore che talvolta consegnava pasti pronti agli operai: «L’edificio in sé non è molto grande. Non ha uno stile particolare, sembra una semplice scatola quadrata di cemento, non una casa normale dove vive gente normale. Ma sono venuti dei giardinieri a piantare degli alberi magnifici. Penso che per il giardino abbiano speso un sacco di soldi».
Abbiamo allora telefonato a tutte le maggiori ditte di giardinaggio di Tokyo, finché abbiamo trovato quella che si è occupata dell’ex casa Miyawaki: neanche loro avevano informazioni sulla persona che ha ordinato i lavori. Hanno ricevuto l’incarico da un impresario edile di loro conoscenza, che ha fornito loro l’ubicazione del terreno e la lista delle piante desiderate.
Sempre secondo un giardiniere, durante i lavori di sistemazione è stata chiamata un’impresa specializzata che ha scavato nel giardino un pozzo molto profondo: «In un angolo hanno montato delle impalcature per scavare la terra e tirarla su. Stavo piantando un prugno lí di fianco, cosí ho potuto vedere bene. I lavori di scavo non presentavano difficoltà, perché si trattava di ripristinare l’antico pozzo che era stato interrato. La cosa strana, però, è che non dava acqua. Se il pozzo è prosciugato, riportarlo alla condizione d’origine non basta per far affluire l’acqua. È davvero strano, dovevano avere un motivo».
Sfortunatamente non abbiamo potuto trovare le persone che hanno scavato il pozzo, ma abbiamo appurato che la Mercedes 500 SEL che entra ed esce dalla casa appartiene a una grande agenzia di leasing con sede nel quartiere di Chiyoda: in luglio hanno noleggiato la vettura a una ditta del quartiere di Minato, con un contratto di tre anni. Non potevano fornire a terzi il nome del cliente, ma a rigor di logica non può trattarsi che della Akasaka Research. Il prezzo del noleggio di una Mercedes 500 SEL per un anno si aggira intorno ai dieci milioni di yen. L’agenzia di leasing in questione fornisce di solito vetture con autista, ma non sappiamo se sia stato cosí anche in questo caso.
La gente del quartiere, che ha la reputazione di non essere particolarmente socievole, non era molto propensa a parlare della «casa degli impiccati» con noi giornalisti incaricati dell’inchiesta, e probabilmente nessuno desidera avere nulla a che fare con un caso del genere. Il signor A., residente nel quartiere, ha fatto la seguente dichiarazione: «È vero che prendono importanti misure di protezione, ma non abbiamo nessun motivo di lamentarci, non penso che qualcuno dei vicini nutra preoccupazioni. È molto meglio cosí che non una casa abbandonata e dalla fama sinistra».
Comunque stiano le cose, chi è che ha comprato quel posto? E a che scopo se ne serve, questo signor X? Il mistero si fa sempre piú fitto.
1 Tsubo: unità di misura di superficie che si usa per i terreni. Uno tsubo equivale a 3,31 metri quadri.
2 Era Showa: in Giappone gli anni non vengono solitamente contati secondo il calendario gregoriano, ma suddivisi in ere che corrispondono ognuna agli anni di regno di un imperatore. Le ultime, e piú frequentemente usate, sono: Meiji (1868-1912), Taishō (1912-1926), Showa (1926-1989, anno della morte dell’imperatore Hirohito). Attualmente siamo nell’era Heisei (1989-?).

3.

L’uccello-giraviti in inverno

Dalla fine di quella strana estate fino all’arrivo dell’inverno, nella mia vita non si verificarono cambiamenti degni di esser chiamati tali. I giorni cominciavano e finivano senza imprevisti. Settembre fu particolarmente piovoso. In novembre per un certo periodo fece cosí caldo che si sudava. Ma a parte le condizioni meteorologiche, le giornate scorrevano una uguale all’altra. Facevo lunghe nuotate in piscina, passeggiavo, mi preparavo i miei tre pasti quotidiani, e mi sforzav...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. L'uccello che girava le Viti del Mondo
  3. Parte prima - La Gazza ladra
  4. Parte seconda - L’uccello-profeta
  5. Parte terza - Il Flauto magico
  6. Il libro
  7. L’autore
  8. Dello stesso autore
  9. Copyright