Di nuovo al cospetto di Re Yama, faccio le mie rimostranze.
Imbrogliato ancora una volta, rinasco in un porcile.
Abbandonate le spoglie del toro, la mia anima tenace rimase a volteggiare nel cielo sopra il campo di Lan Lian. Anche la mia esistenza di toro era stata tragica. Re Yama aveva pubblicamente decretato che, dopo essere stato un asino, mi sarei reincarnato in un uomo e invece ero uscito dalla pancia della mucca con la coda a serpente. Ero ansioso di confrontarmi con lui per accusarlo di essersi preso gioco di me, tuttavia non riuscivo a distaccarmi dalla terra di Lan Lian e a lungo sostai lí sopra. Vidi il cadavere del toro ridotto a una poltiglia di carne e sangue; Lan Lian che piangeva di dolore con la testa vicina a quella del toro; mio figlio Jinlong dal fisico imponente con un’espressione ebete sul viso; il «piccolo Lan Lian», figlio della mia concubina Yingchun, e il suo amichetto Mo Yan con il viso impiastricciato di moccio e lacrime e una moltitudine di facce che mi parve di aver conosciuto, una volta. Dopo che l’anima si fu staccata dal corpo, i ricordi della bestia si dileguarono e la memoria di Ximen Nao tornò a farsi viva. Ero stato un brav’uomo che non meritava di morire, invece mi avevano fatto fuori a colpi di fucile; persino Re Yama non poteva fare a meno di riconoscere che ero stato ucciso ingiustamente, ma ormai non era possibile riparare all’errore. Re Yama mi chiese gelido:
– È vero, l’hai detto, c’è stato un errore, e allora che vogliamo fare? Io non ho l’autorità per farti rinascere come Ximen Nao; ti sei reincarnato due volte e dovresti aver capito che l’era di Ximen Nao è finita da tempo. I suoi figli sono cresciuti, il suo cadavere è ridotto a una melma putrefatta, il suo fascicolo personale è stato incenerito, un tratto di pennello ha cancellato i vecchi conti. Perché non riesci a dimenticare quelle tristi vicende e a goderti beato la vita?
– Vostra altezza, – dissi affranto, in ginocchio sul freddo marmo del pavimento nel palazzo del re degli inferi. – Sire, anch’io vorrei dimenticare il passato, ma non ci riesco. Quei ricordi amari mi stanno appiccicati addosso, come un ascesso che infetta un osso, come un batterio tenace. Quando ero asino mi ricordavano il risentimento di Ximen Nao e, come toro, mi impedivano di dimenticare l’ingiustizia che aveva subíto. Vostra altezza, i ricordi del passato mi torturano.
– Possibile che il decotto per dimenticare l’anima di comare Meng, mille volte piú potente di un narcotico, non ti faccia nessun effetto? – chiese perplesso Re Yama. – Non sarai disceso dalla «terrazza per vedere casa»28 senza averlo bevuto…
– Altezza, a essere sincero prima di diventare asino non ho bevuto il decotto della vecchia, ma quando stavo per trasformarmi in toro, i due demoni guardiani, tappandomi il naso, me ne hanno buttato in gola una ciotola e per non farmelo risputare mi hanno anche tappato la bocca con uno straccio.
– È molto strano, – disse il re ai giudici che gli stavano accanto. – Che anche la comare Meng si sia messa a fare i falsi?
I giudici scossero la testa per smentire l’ipotesi del re.
– Ximen Nao, sappi che, con te, io sono arrivato al limite della sopportazione. Se ogni spirito fosse cosí irragionevole, il mio palazzo sarebbe nel caos piú totale. In considerazione delle buone azioni compiute nella tua passata esistenza di uomo e delle sofferenze che hai patito come asino e toro, questa corte, in deroga alla legge, ti concederà la grazia e disporrà che tu rinasca in un paese lontano, in una società ordinata, dove la gente è ricca, i monti splendidi, le acque chiare ed è primavera tutto l’anno. Tuo padre ora ha trentasei anni ed è il sindaco piú giovane della nazione. Tua madre è una donna dolce e bella – è una cantante che ha vinto molti premi internazionali. Sarai il loro unico figlio e fin dalla nascita ti terranno in palmo di mano come una perla. La brillante carriera di tuo padre lo porterà, a quarant’anni, a diventare governatore della provincia. Tua madre, arrivata alla mezza età, abbandonerà l’arte per mettersi in affari e diverrà la padrona di una famosa casa di cosmetici. Tuo padre guiderà un’Audi, tua madre una Bmw e tu una Mercedes. Godrai di inesauribili onori e ricchezze e di un’infinita fortuna con le donne, abbastanza per ripagarti delle sofferenze e delle umiliazioni patite nelle reincarnazioni precedenti –. Re Yama tamburellò con le dita sul tavolo, si fermò un attimo, alzò gli occhi verso la volta buia della sala e disse in tono eloquente: – Sarai contento di una tale sistemazione, no?
Ma il vecchio, ancora una volta, si fece beffe di me.
Per quella reincarnazione, quando uscimmo dalla sala mi bendarono con un panno nero. Sulla «terrazza per vedere casa», un vento malefico, che si portava dietro il fetore dell’inferno, mi gelò fin dentro le ossa. La vecchia si sgolò a maledirmi per averla calunniata con il re. Mi colpí rumorosamente la testa con un mestolo di ebano durissimo, poi, tirandomi per l’orecchio, mi versò il decotto in bocca un cucchiaio dopo l’altro. Aveva un sapore strano: sembrava fatto di guano di pipistrello e pepe bolliti insieme. – Stupido maiale, ti riempirò fino a scoppiare, cosí impari a dire che il mio decotto era finto! Affogherò la tua memoria, inonderò le tue vite passate, ti ricorderai soltanto il sapore della risciacquatura e dello sterco –. Mentre quella megera mi torturava, i demoni che mi scortavano, tenendomi ben stretto per le braccia, ridevano beffandosi delle mie disgrazie.
Dopo essere sceso a precipizio dalla terrazza, corsi velocissimo sorretto dai demoni, senza quasi toccare terra, come se stessi volando. I miei piedi poggiavano su qualcosa di morbido: mi sembrò di camminare sulle nuvole. Avrei voluto fare domande, ma ogni volta che aprivo bocca, una zampa pelosa vi infilava dentro una pillola di robaccia puzzolente. A un tratto sentii un odore acido, di vecchia granella o di gallette di fagioli fermentate: era l’odore del capannone della Brigata di produzione di Ximen. Oh, cielo, i ricordi del toro erano ancora presenti: possibile che fossi ancora un toro e che ciò che era accaduto fosse soltanto un incubo? Mi dimenai con tutte le forze, come se volessi sfuggire a un brutto sogno, e dalla mia bocca uscí uno squittio. Il suono della mia voce mi fece trasalire, e quando misi a fuoco mi accorsi che ero circondato da una decina di palle di carne che si contorcevano. Ce n’erano di nere, di bianche, di gialle e di pezzate. Davanti alle palle di carne era adagiata una scrofa bianca. Sentii una familiare voce femminile che urlava di sorpresa:
– Il sedicesimo! Cielo, la vecchia scrofa ne ha fatti sedici in una volta!
Sbattei forte le palpebre per liberare gli occhi dal liquido appiccicoso che li riempiva; a quel punto, anche se non riuscivo ancora a vedermi, sapevo di essermi reincarnato in un maiale. I cuccioli che mi stavano davanti, che tremavano e si contorcevano squittendo, erano i miei fratelli e le mie sorelle: vedendo loro sapevo quale doveva essere il mio aspetto. Il cuore mi si infiammò di rabbia, e odiai quel vecchio farabutto di Re Yama per avermi imbrogliato di nuovo. Detestavo i maiali, luride bestie. Ero disposto a essere di nuovo un asino, un toro, piuttosto che rotolarmi nello sterco come un maiale. Decisi di lasciarmi morire di fame, per scendere al piú presto nel regno delle tenebre a fare i conti con Re Yama.
Erano giorni di caldo torrido; a giudicare dai girasoli con le foglie grosse e non ancora sbocciati vicino al muro della porcilaia, doveva essere un giorno del sesto mese del calendario lunare. Nel porcile volavano nugoli di mosche, e miriadi di libellule roteavano nell’aria. Sentii le mie zampe rinsaldarsi velocemente; la mia vista presto migliorò. Vidi con chiarezza le due persone che avevano aiutato la scrofa a partorire: una era Huzhu, la figlia di Huang Tong; l’altro era mio figlio, Ximen Jinlong. Quando vidi il viso familiare di mio figlio, sentii tendersi la pelle del mio corpo: la testa mi si gonfiò facendomi male, era come se l’enorme fisico di un uomo e la sua anima impetuosa fossero stati imprigionati nel corpo del maialino. Che tristezza, che dolore! Lasciatemi uscire, lasciatemi allungare, che l’odiato, lercio guscio di questo maiale si laceri, si spacchi. Restituitemi il glorioso aspetto dell’uomo Ximen Nao. Naturalmente ciò non era possibile. Anche se mi divincolavo con tutte le forze, Huzhu con una mano mi tirò su. Con le dita giocherellò col mio orecchio e disse:
– Jinlong, questo porcellino sembra avere le convulsioni.
– Chi se ne frega, tanto la scrofa non ha tutti questi capezzoli; se ne muore qualcuno è anche meglio, – disse Jinlong con un certo astio.
– No, non deve morirne neanche uno –. Huang Huzhu mi posò a terra e mi strofinò con un morbido panno rosso. I suoi gesti erano delicati, e lo trovai molto piacevole. Senza volerlo mi misi a grufolare, il verso dell’odiato maiale.
– Sono nati? Quanti sono? – Un grido a squarciagola risuonò fuori dal porcile; la voce nota mi fece chiudere gli occhi per lo sconforto. Avevo riconosciuto Hong Taiyue e dal tono avevo capito che gli era stato restituito l’incarico. Re Yama, oh, Re Yama, con voce melliflua mi hai detto che sarei andato a fare il signorino in una famiglia di funzionari di un paese straniero e invece mi hai gettato nel porcile di Ximen a fare il maiale! Questa è una truffa bella e buona, una cospirazione, un’impudenza, un imbroglio! Irrigidii violentemente la schiena, mi liberai della mano di Huzhu e ruzzolai a terra. Mi sentii emettere un grido, poi svenni.
Quando ripresi conoscenza, scoprii di essere sdraiato su una grossa foglia di zucca: frondosi rami di albicocco mi riparavano dai violenti raggi del sole. Fiutai un odore di tintura di iodio; sparse intorno a me c’erano alcune fiale luccicanti. Mi facevano male le orecchie, il sedere, e capii che mi avevano appena salvato la vita. Non mi lasciavano morire. Nella mia mente apparve d’un tratto un viso grazioso: era sicuramente stata lei a farmi l’iniezione, sí era lei, mia figlia Ximen Baofeng. Aveva studiato per curare gli uomini, ma spesso assisteva gli animali. Indossava una camicetta a mezze maniche a quadretti azzurri, era pallida, lo sguardo triste come se avesse un gran peso nel cuore: quello era il suo aspetto abituale. Tese una mano gelida per accarezzarmi l’orecchio e disse a chi gli stava accanto:
– Non ci sono problemi, potete rimetterlo nel porcile a prendere il latte.
A quel punto, Hong Taiyue si avvicinò, con la grossa mano ruvida accarezzò il mio pelo liscio come seta e disse:
– Baofeng, non pensare che farti curare i maiali sia un’offesa al tuo talento!
– Segretario, io non l’ho mai pensato, – disse lei senza superbia né modestia, riordinando la valigetta dei medicinali. – Nel mio cuore, tra le bestie e gli uomini non ci sono differenze.
– Questa è la giusta attitudine, – sentenziò Hong Taiyue. – Il Presidente Mao ci ha detto: «allevate suini in abbondanza»; allevare suini è un atto politico e farlo bene è una dimostrazione di lealtà verso il Presidente. Jinlong, Huzhu, avete capito?
Huang Huzhu diceva continuamente di sí; Jinlong, le spalle appoggiate al tronco dell’albero di cachi e la testa inclinata, fumava una sigaretta scadente da nove centesimi il pacchetto.
– Jinlong, parlo con te! – disse seccato Hong Taiyue.
– Non vi sto ascoltando con le orecchie tese? – chiese Jinlong rimanendo a testa piegata. – Volete pure che vi reciti una per una le massime direttive del Presidente Mao sull’allevamento dei porci?
– Jinlong, – disse Hong Taiyue accarezzandomi la schiena, – lo so che sei ancora arrabbiato, ma vorrei ricordarti che Li Renshun del villaggio Taiping è stato condannato a otto anni per aver incartato il pesce salato con un foglio di giornale con la preziosa effigie del Presidente ed è ancora alla fattoria di Shatan a rieducarsi attraverso il lavoro. Il tuo caso era molto piú grave del suo!
– C’è una differenza sostanziale: il mio non è stato un gesto intenzionale!
– Se l’avessi fatto apposta ti avrebbero fucilato! – disse Hong Taiyue, andando su tutte le furie. – Lo sai perché ti proteggo? – Lanciò uno sguardo a Huang Huzhu e disse: – È per Huzhu e per tua madre, che è venuta a implorarmi in ginocchio! Ovviamente, il motivo principale è l’opinione che mi sono fatto di te; anche se le tue origini erano cattive, fin da piccolo sei cresciuto all’ombra della bandiera rossa; prima della Rivoluzione Culturale ci siamo occupati della tua formazione, hai frequentato le scuole medie inferiori, hai una cultura, la rivoluzione ha bisogno di gente istruita. Non pensare che metterti ad allevare suini sia uno sfregio nei confronti del tuo talento; nell’attuale situazione, quella dell’allevatore di porci è la posizione piú gloriosa e formidabile: collocandoti qui, il Partito e la linea rivoluzionaria del Presidente Mao ti stanno mettendo alla prova!
Jinlong gettò via la cicca, drizzò la schiena e ascoltò, a testa bassa, la ramanzina di Hong Taiyue.
– Avete avuto una grossa fortuna, anzi, il proletariato non parla di fortuna, ma di circostanze –. Hong Taiyue, tenendomi una mano sotto la pancia, mi sollevò in alto e continuò: – La scrofa del nostro villaggio ha fatto sedici porcellini, evento raro nel distretto e anche in tutta la provincia. Al distretto stanno cercando un modello per la campagna «allevate suini in abbondanza», – disse Hong Taiyue in tono misterioso, abbassando la voce. – Un modello, capisci? Sai cosa significa? Dazhai è il modello per le coltivazioni a terrazza, Daqing per i pozzi di petrolio, Xiadingjia per i suoi frutteti, Xujiazhai per aver fatto ballare le vecchie29. Perché noi di Ximen non potremmo diventarlo per l’allevamento dei suini? Le tue rappresentazioni di opere rivoluzionarie, portare Jiefang e il toro di tuo padre nella Comune: non hai fatto tutto questo perché volevi diventare un esempio per gli altri?
Jinlong alzò la testa, nei suoi occhi sfavillava l’eccitazione; conoscevo il carattere di mio figlio, sapevo che una volta messo in moto quel suo cervello d’eccezione avrebbe sfornato un’idea dopo l’altra, facendogli compiere gesta che al giorno d’oggi sarebbero ridicole ma che, in tempi come quelli, avrebbero generato un coro di acclamazioni.
– Io sono vecchio, – disse Hong Taiyue. – Questa volta mi sono rimesso in piedi, e chiedo soltanto di poter fare bene senza tradire la fiducia che le masse rivoluzionarie e i miei superiori hanno riposto in me; per voi è diverso, voi siete giovani, il vostro futuro è senza limiti. Mettetevi d’impegno e, se otterrete dei risultati, il merito sarà vostro; se ci saranno problemi, la responsabilità me la prenderò io –. Hong Taiyue indicò i membri della Comune che in quel momento stavano scavando le fondamenta per un muro nel frutteto di albicocchi e disse: – Entro un mese, costruiremo una porcilaia a giardino di duecento locali, e realizzeremo l’obiettivo di ottenere cinque maiali a persona. Piú sono i maiali, piú concime produrranno, e piú concime ci sarà, meglio crescerà il grano: «col grano nella mano le preoccupazioni stanno lontano». Scaveremo tunnel profondi e conserveremo frumento ovunque, senza cercare l’egemonia ma per sostenere la rivoluzione mondiale; ogni maiale sarà un colpo di cannone contro l’imperialismo, il revisionismo e la controrivoluzione. Pertanto, la nostra scrofa che ha fatto una nidiata di sedici porcellini, in realtà ha prodotto sedici granate che noi lanceremo contro gli imperialisti, i revisionisti e i controrivoluzionari; le nostre scrofe sono le portaerei da cui sarà lanciata l’offensiva generale! Capite ora quanto sia importante aver assegnato questo lavoro a voi giovani?
Mentre ascoltavo il discorso eroico e le parole vigorose di Hong Taiyue, i miei occhi erano puntati su Jinlong. Attraverso le reincarnazioni, il rapporto tra padre e figlio era sbiadito come i segni della scrittura sul libro di famiglia: stava diventando solo un ricordo. Le parole di Hong Taiyue ebbero l’effetto di un potente stimolante sul cervello di Jinlong, gli accelerarono il battito cardiaco e riscaldarono il sangue; si strofinò le mani e strinse i pugni. Fregandosi le mani arrivò davanti a Hong Taiyue: i muscoli delle guance guizzavano come di consueto, facendogli tremare i padiglioni larghi e sottili delle orecchie. Succedeva sempre prima di uno dei suoi discorsi prolissi, ma quella volta non si dilungò – le frustrazioni subite l’avevano ovviamente fatto maturare. Mi prese dalle mani di Hong Taiyue e mi strinse forte al petto e io sentii il battito folle della sua ambizione; poi abbassò la testa e mi baciò su un orecchio – quel bacio sarebbe stato annoverato nel materiale documentario dell’allevamento modello come un importante dettaglio che esaltava le gesta esemplari di Lan Jinlong, acclamato campione dell’allevamento suino: per salvare la vita del porcellino appena nato che stava soffocando, Lan Jinlong gli aveva praticato la respirazione bocca a bocca. Il porcellino, completamente cianotico e praticamente condannato a morte sicura, fu riportato in vita ed emise uno squittio; l’animaletto fu tratto in salvo mentre Lan Jinlong, esausto, crollava svenuto nel porcile. Con ferrea determinazione Lan Jinlong disse:
– Segretario, d’ora in poi il verro sarà per me come un padre e la scrofa come una madre!
– Cosí deve essere! – disse Hong Taiyue esultante. – Ciò di cui abbiamo bisogno sono giovani che accudiscano i maiali della collettività come se fossero i loro genitori.
Zhu Sedicesimo monopolizza i capezzoli della scrofa.
Bai Xing’er ha l’onore di diventare addetta all’allevamento.
Per quanto questi invasati gli avessero attribuito un cosí nobile e illustre significato, un maiale rimane pur sempre un maiale. E nonostante le dimostrazioni di amore profondo di cui fui oggetto, ero comunque determinato a fare lo sciopero della fame per mettere fine alla mia esistenza suina. Sarei andato da Re Yama e avrei messo a soqquadro il tribunale, per ottenere il diritto a tornare uomo e conquistare una rinascita dignitosa.
Quando mi riportarono al porcile, la vecchia scrofa era sdraiata su un letto di paglia spezzettata, le zampe allungate; davanti al suo ventre si accalcava una fila di porcellini. Ognuno di loro aveva in bocca un capezzolo da cui succhiava come impazzito, in un concerto di schiocchi. Quelli che non erano riusciti ad accaparrarsi un capezzolo, stridendo ansiosi cercavano di infilarsi disperatamente negli spazi tra quelli che prendevano il latte. Alcuni ci riuscivano, altri venivano espulsi, altri ancora si arrampicavano sulla pancia della scrofa e grugnivano forte pestando le zampe. La madre grufolava a occhi chiusi, con un’aria che me la faceva compatire e odiare al tempo stesso.
Jinlong mi consegnò nelle mani di Huzhu, e si chinò per tirare via un porcellino che stava prendendo il latte. La sua bocca aveva fatto allungare il capezzolo come fosse un elastico di gomma. Rimasto libero, finí immediatamente nella bocca di un altro maiale.
Jinlong tirò via uno per uno quelli che si erano accaparrati un capezzolo e non l’avrebbero mollato manco morti e li mise fuori del porcile – piangevano e sbraitavano senza posa e nel loro linguaggio ancora element...