Continuai a tenere gli occhi chiusi senza mai guardare l’orologio. I treni andavano e venivano dalla stazione seguendo un ritmo, come avviene per la musica o le percussioni. Era come contare ripetendo dentro di sé «Sinistra, destra, sinistra, destra, sinistra, destra…» che era la cosa che Siobhan mi aveva insegnato per mantenermi calmo. Continuavo a ripetere «Treno in arrivo. Treno fermo. Treno in partenza. Silenzio. Treno in arrivo. Treno fermo. Treno in partenza…» come se i treni fossero soltanto nella mia testa. E di solito non immagino cose che non succedono veramente perché se no è una bugia e mi terrorizza, ma era meglio che stare a guardare i treni che andavano e venivano dalla stazione perché mi faceva ancora piú paura.
Non aprii gli occhi e non guardai l’orologio. Era come stare in una stanza buia con le tende chiuse, non vedevo niente, come quando ci si sveglia di notte e gli unici suoni che si sentono sono i suoni nella tua testa. Mi sentii meglio perché era come se quella piccola stazione non esistesse, fuori dalla mia testa, e io ero nel mio letto, al sicuro.
Poi i silenzi fra un treno in arrivo e un treno in partenza si fecero sempre piú lunghi. Mi resi conto che c’erano meno persone nella piccola stazione quando non c’era il treno, cosí aprii gli occhi e guardai l’orologio e lessi 20,07. Ero rimasto seduto sulla panchina per circa 5 ore ma non mi sembrava che fossero passate 5 ore, se non fosse stato per il sedere che mi faceva male e la fame e la sete.
Mi resi conto che Toby era sparito perché non era piú nella tasca, e non volevo che si allontanasse perché non ci trovavamo nella casa di mio padre o di mia madre e non c’era nessuno che gli desse da mangiare e avrebbe potuto morire ed essere investito da un treno.
Guardai in alto verso il soffitto e vidi che c’era una lunga scatola nera rettangolare che era un cartello e dove c’era scritto
Poi la linea in basso scorse sul video e sparí e apparve un’altra linea al suo posto e sul cartello adesso c’era scritto
Poi cambiò di nuovo e lessi
Poi udii di nuovo quel suono, come di un clangore di spade e il ruggito di un treno che entrava in stazione e capii che c’era un grosso computer da qualche parte che sapeva esattamente dove si trovavano tutti i treni e inviava messaggi alle scatole nere nelle stazioni piú piccole per comunicare quando stavano per arrivare, e mi sentii meglio perché ogni cosa seguiva un ordine preciso e stabilito.
Il treno entrò nella piccola stazione e si fermò, 5 persone salirono e una sesta attraversò correndo la piccola stazione e riuscí a salire, mentre 7 persone scesero. Poi le porte si richiusero automaticamente e il treno ripartí. Quando sopraggiunse un altro treno non mi sentii piú cosí spaventato perché sul cartello c’era scritto
e sapevo cosa stava per accadere.
Decisi di andare alla ricerca di Toby perché c’erano soltanto 3 persone nella piccola stazione. Mi alzai e guardai dappertutto e vicino agli archi che conducevano nelle gallerie ma non lo vidi da nessuna parte. Poi abbassai lo sguardo verso quel solco nero, in basso, dove correvano le rotaie.
Vidi due topi, neri perché erano coperti di fango. Mi piacquero, perché mi piacciono i topi e i ratti. Ma non erano Toby, cosí continuai a cercare.
Poi vidi Toby, e anche lui stava in quel solco in basso dove correvano le rotaie, e io fui certo che si trattasse di Toby perché era bianco e aveva una macchia ovale marrone sulla schiena. Cosí saltai giú dalla banchina. Stava mordicchiando un pezzetto di plastica che una volta avvolgeva una caramella. Qualcuno si mise a gridare: – Cristo. Che stai facendo?
Mi chinai per prendere Toby ma lui scappò via. Gli andai dietro e mi abbassai di nuovo ripetendo: – Toby… Toby… Toby, – e allungando contemporaneamente il braccio perché potesse annusarmi la mano e sentire che ero io.
Qualcuno disse: – Via di lí, porca puttana, – sollevai lo sguardo e vidi un uomo che portava un impermeabile verde e delle scarpe nere da cui si intravedevano i calzini, che erano grigi con un motivo a piccoli rombi.
– Toby… Toby… – continuavo a ripetere, ma lui corse via di nuovo.
Poi l’uomo coi calzini a rombi cercò di afferrarmi per la spalla e mi misi a urlare. Poi udii di nuovo quel suono, come un clangore di spade e Toby prese a correre, ma questa volta nell’altra direzione. Mi passò in mezzo alle gambe e io lo afferrai e lo tenni per la coda.
L’uomo coi calzini a rombi esclamò: – Oh, Cristo. Cristo.
Poi udii il ruggito, sollevai Toby e lo presi con entrambe le mani ma lui mi morse il pollice e il dito cominciò a sanguinare e urlai e Toby cercò di fuggire via.
Poi il ruggito si fece piú forte, mi voltai e vidi che il treno stava uscendo dalla galleria e che stavo per essere investito e ucciso, cosí cercai di salire sulla banchina ma era troppo alta e io tenevo stretto Toby con entrambe le mani.
Poi l’uomo coi calzini a rombi mi afferrò e mi sollevò e io mi misi a urlare, ma lui non mollò e continuò a tirare e cademmo entrambi sulla banchina e io non smettevo di urlare perché mi aveva fatto male alla spalla. Poi il treno entrò in stazione e io mi rimisi in piedi e corsi di nuovo verso la panca dove ero rimasto seduto per ore e infilai Toby nella tasca della giacca. Non si mosse.
L’uomo coi calzini a rombi mi si avvicinò e disse: – A che cazzo di gioco stavi giocando?
Ma io non dissi una parola.
– Cosa stavi facendo? – ripeté.
Le porte del treno si spalancarono e la gente cominciò a scendere e vidi una donna dietro all’uomo con i calzini a rombi e aveva una custodia per la chitarra come quella di Siobhan.
– Stavo cercando Toby. È il mio topo addomesticato.
L’uomo coi calzini a rombi esclamò: – Porca puttana.
La donna con la chitarra disse: – Sta bene?
L’uomo coi calzini a rombi disse: – Lui? Grazie a una testa di cazzo come me. Cristo. Un topo addomesticato. Oh merda. Il mio treno –. Allora corse verso il treno e batté i pugni sulla porta che era chiusa e il treno ripartí e lui disse: – Fanculo.
– Tutto a posto? – mi chiese la donna sfiorandomi il braccio e io ripresi a urlare.
– Ok, ok, ok, – disse lei.
C’era un adesivo sulla custodia della chitarra, come questo
Stavo seduto per terra e la donna si abbassò verso di me china su un ginocchio solo e disse: – C’è qualcosa che posso fare per te?
Se lei fosse stata un’insegnante della mia scuola avrei potuto chiederle: «Dov’è il 451c di Chapter Road, Willesden, Londra NW2 5NG?» Ma lei era un’estranea, cosí dissi: – Si allontani, – perché non volevo che mi stesse cosí vicina. – Ho un coltellino svizzero con una lama a seghetto e potrei sempre tagliare il dito a qualcuno.
– Ok, amico. Lo prendo per un no, – disse la donna. Si alzò in piedi e si allontanò.
– Questo è pazzo da legare. Cristo, – disse l’uomo coi calzini a rombi premendosi un fazzoletto sulla faccia, e sul fazzoletto c’era del sangue.
Poi sopraggiunse un altro treno e l’uomo coi calzini a rombi e la donna con la custodia salirono e il treno ripartí.
Si fermarono altri 8 treni e io decisi che sarei salito su un treno e avrei riflettuto sul da farsi.
Salii sul treno seguente.
Toby cercò di uscire dalla tasca, cosí lo misi nella tasca interna tenendolo stretto con la mano.
C’erano 11 persone nello sco...