I capelli della vecchia erano radi, distanziati uno dall’altro come pali della luce lungo una statale. Eppure quella creatura anziana e semicalva si ostinava a voler essere considerata una donna e Tony era costretto, due volte al mese, ad affrontare la messa in piega piú difficile della sua carriera.
Ne usciva provato come un direttore d’orchestra da una prima alla Scala, ecco perché aveva voluto affrontare l’anziana cliente in un giorno di chiusura, per non avere altri fronti che potessero distrarlo da quella acconciatura cosà cruenta.
Alla fine la signora si guardò allo specchio – la testina trasformata in un malinconico, biancastro salice piangente – e tornò soddisfatta a casa.
Tony, a causa della sua professione, da molti anni non aveva piú una visione romantica delle donne. Se hai una pescheria non ti emozioni davanti a una testa di pesce spada. E poi, con i capelli bagnati e i rolli anche la donna piú attraente del mondo mostra i suoi punti deboli.
Il parrucchiere ormai capiva con facilità se una cliente voleva essere bella per il marito, per l’amante, per se stessa, per abitudine.
C’erano capelli meravigliosi da maneggiare, altri ripugnanti. Per Tony cambiava poco, aveva maturato nel corso degli anni un certo distacco dall’aspetto edonistico del proprio mestiere: pettinava, asciugava, colorava, il tutto senza coinvolgimenti personali.
Esiste una risposta crinuta alle angosce e alle insoddisfazioni della vita e il parrucchiere lo sapeva bene. Quando le signore lasciavano il suo negozio, portatrici sane di capelli in ordine, con una piega innaturale ma graziosa, un colore artefatto ma piacevole, si sentivano in pace col mondo.
Era domenica e, nonostante ciò, Tony si trovava al negozio per l’unico motivo che potesse infrangere la sacralità di quel giorno: una sposa. Se c’era da pettinare una sposa non esistevano giorni di festa: si trattava di una priorità assoluta, come la sicurezza nazionale per i servizi segreti, la vita dei pazienti per un chirurgo e il copriocchiaie per una soubrette televisiva.
Le campane della chiesa di San Policarpo avevano da poco fatto notare ai parrocchiani che erano in ritardo per la messa di mezzogiorno, quando Claudia entrò. Si trovò di fronte un cinquantenne d’altezza inferiore alla media, con una chioma crespa e agitata e un naso pronunciato sotto due occhi cronicamente preoccupati. In una parola, Tony.
Il parrucchiere, a differenza di quanto gli accadeva abitualmente, guardò la sua cliente come un essere umano di sesso opposto, anomalia che si verificò senza un motivo preciso: non aveva un seno piú grande, né fianchi piú morbidi delle donne che falsificava quotidianamente, facendole bionde quando erano brune o ricce quando avevano i capelli lisci. Non portava piú profumo delle altre, né camminava sfiorando il pavimento.
Claudia aveva trentacinque anni trattabili, in realtà trentasette, era magra, castana, nervosa. Tony pensò che dava l’idea di essere la sposa meno felice che avesse mai visto. Scambiarono poche parole, la cliente sembrava aver portato là la testa di una conoscente piú che la propria, tanto si mostrava disinteressata all’operato del coiffeur. Alla fine decise per uno chignon ornato da fiori d’arancio.
Tony iniziò a lavarle i capelli, visto che la sua shampista, una ragazzetta amorfa e pallida di nome Nadia, era a letto con la bronchite. Finita l’abluzione cominciò a pettinarla. Claudia non mostrò alcun interesse per quelle riviste scandalistiche che il parrucchiere teneva su un tavolinetto di cristallo allo scopo occulto di catturare l’attenzione delle clienti e impedire che si mettessero a chiacchierare tra loro. «Tony il parrucchiere delle mute» era l’insegna che l’artigiano avrebbe voluto sul suo negozio.
La cliente ottenne di poter fumare, l’uomo di tenere la radio accesa.
In quel fine settimana si svolgevano le elezioni nella piccola nazione di Alpizia, uno staterello di 325 811 anime nel cuore dell’Europa. Tony non era ancora andato a votare, lo avrebbe fatto dopo il lavoro, tornando a casa. La politica era una delle tante cose che non lo appassionavano.
Quella campagna elettorale era stata sicuramente la piú dura che la cittadinanza ricordasse da quando c’era la Repubblica, i due schieramenti proponevano all’elettorato programmi profondamente diversi: la sinistra riteneva che la riforma dello Stato dovesse avvenire sulle note di un famoso cantautore con la barba, la destra affermava l’assoluta necessità di farlo ascoltando un vecchio canto patriottico.
Mentre le asciugava con il phon la capigliatura, Tony sentà il dovere, professionale piú che umano, di dire qualcosa alla donna.
– Sarà emozionata, no? – le chiese tanto per dire.
– Molto, – rispose Claudia con l’evidente intento di chiuderla lÃ.
Le cose da dirsi erano finite e a nessuno dei due dispiaceva affatto. Del resto, Claudia aveva scelto Tony proprio per questo. Gli altri parrucchieri da cui era stata la costringevano a uno snervante gioco di monosillabi con cui farcire i loro monologhi su balsami e canzonette, mentre lui, il prescelto, se ne stava sempre zitto.
La situazione filava via liscia, con completa soddisfazione di entrambi. Tra poco si sarebbero separati, lei per andare a sposarsi e lui per tornarsene alla propria vita, quando il giornale radio chiese la linea, strappandola alla malinconica rubrica di posta del cuore tenuta da una coppia di attori di mezza età .
La voce impersonale del giornalista avvisò la nazione che si era verificata una singolare circostanza, mai accaduta in precedenza nella vita politica del Paese: a due ore dalla chiusura delle urne, tutti gli aventi diritto si erano recati nei seggi e, grazie al sistema elettorale completamente informatizzato, si conosceva già il risultato. Per una stravavaganza del destino, i due schieramenti avevano ottenuto lo stesso, esatto numero di voti. Mancava all’appello un solo elettore, la cui preferenza, a quel punto, diventava determinante per stabilire chi avrebbe vinto le elezioni.
Lo chignon crollò, come una pila di barattoli al supermercato.
– Dio mio... Sono io! – bisbigliò il parrucchiere, spegnendo la radio. – Io non sono ancora andato a votare.
Claudia lo guardò in silenzio. Improvvisamente, il destino di un intero Paese era nelle mani, peraltro occupate dai bigodini, di un singolo cittadino. Il primo impulso di Tony fu quello di fuggire e nascondersi, impresa non facile, considerando che l’Alpizia è grande come il salotto di un miliardario.
– E adesso che faccio? – sussurrò tra sé e sé.
– Finisca il mio chignon, – suggerà Claudia.
Tony riprese a lavorare soprapensiero, le mani che andavano da sole, guidate dall’esperienza e non dal cervello, che in quel momento aveva altro di cui occuparsi.
Quando si accorse che con i capelli della cliente stava costruendo una specie di tempio azteco, si fermò confuso.
– Non credo di essere in grado di preparare la sua acconciatura.
– E io dove lo trovo un altro parrucchiere di domenica pomeriggio?
– Mi dispiace... se potessimo rimandare, magari alla prossima settimana...
– Vuole farmi uno chignon con i fiori d’arancio per andare in ufficio? Io mi sposo oggi.
Tony sentà girare la testa, Claudia istintivamente lo sostenne e si sedette di schianto, con il peso dell’uomo sulle gambe, sopra una delle poltrone professionali in pelle del negozio. L’immagine ricordava la Pietà di Michelangelo con l’aggiunta del casco per l’asciugatura.
– Coraggio, non esageri... andrà a votare e tutto finirà lÃ.
– Ma non capisce che sarò io, da solo, a decidere da chi sarà governata l’Alpizia nei prossimi cinque anni? Io non la voglio questa responsabilità !
– E allora non vada a votare...
– CosÃ, per colpa mia, bisognerà indire nuove elezioni... farò la figura del vigliacco!
– Ma chi vuole che lo sappia! Il voto è segreto, lei può stare tranquillo...
In quel momento arrivarono i giornalisti della carta stampata. Semplicemente, aprirono la porta del negozio ed entrarono. Erano riusciti a sapere in pochi minuti il nome dell’unico alpiziano che ancora non aveva votato; la resistenza opposta dal dirigente dell’Ufficio elettorale era stata identica a quella che un centravanti oppone in area di rigore alla spinta di un difensore.
Cominciarono a rivolgere domande a Tony. Il parrucchiere non rispose, cercò timidamente di convincerli a uscire, ma senza risultati.
Dopo poco arrivarono anche i microfoni e le telecamere della tv e, come il topo ipnotizzato dal serpente, Tony si mise a fissare gli obiettivi senza dire una sola parola.
Allora, inaspettatamente, intervenne Claudia. La piccola donna con i capelli in disordine e una mantellina da parrucchiere sulle spalle si alzò e spinse fuori gli intrusi, con il classico atteggiamento di chi è capace di passare in pochi istanti dalla cortesia al «vammoriammazzato». Chiuse la porta del negozio con la chiave che Tony aveva lasciato nella toppa e tornò a sedersi.
– Cosa devo fare? – si chiese il parrucchiere.
– Lo chignon, – fu la risposta.
– Ma io volevo dire... nella mia situazione... qual è la cosa giusta da fare...
– Vada a votare. Voti per chi preferisce, quello che le sta piú simpatico o che le offre piú denaro. Poi dirà che lo ha fatto perché quel candidato le infondeva tanta, tanta fiducia. Rilascerà interviste e, se vuole un consiglio, se le faccia pagare. Grazie a questa pubblicità , le sue clienti raddoppieranno. Io non verrò piú, naturalmente, ma è irrilevante. Dopo due o tre settimane, nessuno parlerà piú di lei. Potrà ristrutturare il negozio (mi sembra ne abbia bisogno), mettere un lavorante al posto suo e venire alla fine di ogni mese per ritirare gli incassi. Adesso mi faccia questo benedetto chignon.
Tony era confuso, impaurito, ma la presenza di Claudia gli ispirava un’improvvisa tranquillità . Ricominciò a pettinarla.
– Posso chiederle con chi si sposa?
– Con uno. Un collega di lavoro.
A Tony sembrò che non fosse la descrizione giusta per il grande amore della propria vita. Notò anche che il contatto con i capelli della donna era piacevole.
Ogni tanto qualcuno bussava alla porta del negozio, ma dopo un po’ i due non ci fecero piú caso.
Claudia si sorprese a fare domande, violando il voto del silenzio che da sempre osservava nei confronti dei parrucchieri.
L’uomo, che considerava la sua esistenza l’argomento piú noioso che si potesse prendere in una chiacchierata, nel rispondere scoprà che, partito come ragazzo di bottega, era riuscito ad aprire un negozio tutto suo, guadagnava abbastanza da poter entrare con serenità in un ristorante di pesce, aveva tre veri amici e una volta era anche stato innamorato.
Claudia lo ascoltò in silenzio e scoprà a sua volta di essere una brava ascoltatrice, capace di capire quanto possa essere unica e commovente una storia comune.
– Sono Carmon. Mi apra per favore.
La voce proveniva da dietro la porta del negozio, bassa e con uno strano tono d’ufficialità . Apparteneva al leader del partito di governo. Tony e Claudia si guardarono, poi l’uomo del giorno andò ad aprire. Carmon entrò, in un’esplosione di flash. La porta si richiuse.
– Caro amico, vorrei dirle subito che non sono qui per cercare di influenzarla in alcun modo. Sarebbe molto grave da parte mia. Sono certo che voterà secondo coscienza. Però forse in un momento come questo, pieno di emozioni e forse... di pressioni... ebbene, in un momento come questo le sarà utile, prima di prendere una decisione cosà delicata, una visione d’insieme di quello che l’attuale governo ha realizzato per il Paese.
Carmon, profumato di sandalo nel suo maglione di cachemire, mise in mano al parrucchiere un piccolo volume pieno di cifre trionfali e di dati inconfutabili.
– So che suo padre votava per noi. Mi scusi se mi permetto di ricordarglielo, ma non è un dettaglio per noi che crediamo cosà fortemente nella famiglia, come sa. Se lei ci aiuterà a continuare il nostro lavoro, lo ricorderemo. Stia sicuro che lo ricorderemo. Certamente tutta la nazione gliene sarà grata. Adesso è meglio che io vada, voglio spiegare ai giornalisti che sono venuto da lei solo per ricordarle l’importanza della partecipazione in un paese democratico. Arrivederci.
Carmon uscà e si trattenne alcuni minuti con la stampa che bivaccava là davanti.
– Il presidente del Consiglio nel mio negozio di parrucchiere… non lo avrei mai pensato, – disse Tony.
– Soprattutto perché è calvo, – aggiunse Claudia. – Comunque le converrebbe votare per Carmon, a giudicare da quel che ha detto. Il riferimento alla sua grande capacità di ricordare mi è sembrato chiaro…
Tony e Claudia sedettero e accesero due sigarette. Il parrucchiere non aveva voglia di pettinare la cliente piú di quanto lei ne avesse di farsi pettinare.
– Io non mi sono mai occupato di politica. Anche da ragazzo. I miei compagni compravano i giornali di partito per infilarli nelle tasche posteriori de...