Omicidio a Road Hill House
eBook - ePub

Omicidio a Road Hill House

ovvero Invenzione e rovina di un detective

  1. 384 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Omicidio a Road Hill House

ovvero Invenzione e rovina di un detective

Informazioni su questo libro

Una casa isolata. Un cane che abbaia nella notte. Un omicidio spietato. Un detective in borghese bravo a seguire le tracce e a far parlare gli indizi. Una verità che non si può accettare. Dodici persone vivono nella casa, una è la vittima, chi è il colpevole? È un giallo nella sua forma piú pura, ma è anche un drammatico fatto di cronaca che dall'Inghilterra dell'Ottocento parla ancora oggi alle nostre coscienze.

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Informazioni

Parte seconda

Indagine

Ho iniziato a preparare la strada che porta alla soluzione, per vie oscure e incerte.
WILKIE COLLINS, La donna in bianco (1860).

Capitolo quarto

L’uomo del mistero

1° ottobre 1814 - 15 luglio 1860

Quella domenica del 1860, il treno su cui viaggiava Whicher scivolava lentamente verso il Wiltshire occidentale. Il sole splendeva ancora, illuminando distese di campi verdeggianti. In un normale giorno di metà luglio il colore dominante avrebbe dovuto essere il giallo oro del granturco o il fulvo delle spighe di grano, ma quell’anno l’estate si era presentata con grande ritardo12.
Alle 18:20 il treno arrivò in quella foresta di ciminiere e fabbriche che era Trowbridge. Whicher scese sullo stretto marciapiede13 che costeggiava il binario, oltrepassò la biglietteria e si trovò davanti la stazione di polizia in Stallard Street. Era un edificio a due piani eretto nel 1854, anno in cui si era deciso di aprire una sezione locale delle forze dell’ordine. Lí si trovava Elizabeth Gough, rinchiusa di sua spontanea volontà, in attesa che l’interrogatorio riprendesse il giorno seguente.
Veduta di Trowbridge, nel Wiltshire, a metà Ottocento.
Veduta di Trowbridge, nel Wiltshire, a metà Ottocento.
Per secoli la ricchezza di Trowbridge era venuta dalla lana, e l’arrivo della ferrovia nel 1848 aveva dato un ulteriore impulso alle industrie. Ormai contava undicimila abitanti ed era la cittadina industriale piú popolosa dell’Inghilterra meridionale. Ai due lati della stazione sorgevano una ventina di lanifici e tintorie, alimentati da piú di trenta macchine a vapore: erano le fabbriche che Samuel Kent aveva il compito di controllare. La domenica tutto taceva, ma il mattino dopo le macchine avrebbero iniziato a martellare e filare, e l’aria si sarebbe fatta greve di fuliggine, impregnata dell’odore di urina (raccolta dai bagni della zona e usata per lavorare la lana) e degli scarichi delle tintorie, i cui coloranti vegetali si raccoglievano nel fiume Biss.
Whicher fece cenno a un facchino e si fece portare il bagaglio al Woolpack Inn, situato in Market Place, a circa 800 metri dalla stazione. Dopo aver attraversato il ponte sul Bliss, che scorreva pigramente prima di andare a gettarsi nell’Avon, raggiunsero il centro della cittadina, passando davanti alle ricche dimore georgiane del complesso chiamato Parade, dove abitavano i possidenti, e alle misere casupole degli operai, affacciate su stradine laterali. Quell’anno gli affari non stavano andando bene: i rigori dell’inverno avevano fatto morire molte pecore, la lana scarseggiava e la concorrenza delle fabbriche del Nord, che producevano mussola a poco prezzo, si faceva sentire14.
Il centro di Trowbridge a fine Ottocento.
Il centro di Trowbridge a fine Ottocento.
Arrivato al Woolpack Inn, all’angolo di Red Hat Lane, Whicher diede sei pence al facchino ed entrò nella locanda, un edificio in pietra non troppo grande, con un ingresso ad arco in mezzo alla facciata. Si affittavano camere per uno scellino e sei pence a notte, e c’era un bar che vendeva vino, sidro, liquori e birra distillata in proprio15. È probabile che Whicher abbia ordinato un drink o due: come disse una volta a Dickens, «quando sono teso non c’è nulla che mi dia forza e coraggio piú di un goccetto di brandy diluito con l’acqua»16.
Jonathan Whicher era nato a Camberwell, cinque chilometri a sud di Londra, il 1° ottobre 1814. Suo padre faceva l’ortolano, come molti suoi compaesani, e vendeva al mercato della grande città ciliegie, lattuga, rose e rami di salice. È probabile che curasse anche i giardini e le serre di qualche ricco possidente della zona, che all’epoca era piena di ville e case di campagna di lusso, abitate da commercianti in fuga dalla città e in cerca di aria piú salubre.
Jonathan fu battezzato il 23 ottobre nella chiesa di Saint Giles; secondo i registri, quel giorno aveva come compagni il figlio di un altro ortolano e i bambini di un calzolaio, un ebanista, due cocchieri, un manovale e un fabbricante di strumenti musicali. Secondo la prima delle molte varianti ortografiche che in seguito avrebbe avuto il suo cognome, fu segnato come figlio di Richard e Rebecca Whitcher. Comunque, tutti lo chiamavano Jack. Aveva una sorella maggiore, Eliza, e almeno un fratello piú grande, James. Nell’agosto del 1819 nacque l’altra sorella Sarah. L’estate del 1814 fu ricordata negli annali per l’eccezionale presenza di vanesse antiope17, le belle ed eleganti farfalle dalla livrea rosso mattone, scoperte nella zona nel 1748.
Sappiamo che Jack Whicher viveva ancora a Camberwell verso il 1835, probabilmente in Providence Row, un piccolo gruppo di casette a schiera situate nella parte settentrionale, la piú povera, del paese. La strada su cui si affacciavano le case, Wyndham Road, vantava anche un lanificio e un vivaio, ma era comunque malfamata, «proverbiale per depravazione e ignoranza degli abitanti», secondo un’inchiesta della scuola locale. Era percorsa abitualmente da vagabondi, venditori ambulanti, spazzini e tipi poco raccomandabili18.
Verso la fine dell’estate del 1837 Whicher fece domanda per entrare nella polizia metropolitana: aveva ventidue anni ed era alto 170 centimetri, cioè possedeva esattamente i requisiti minimi per arruolarsi. Dovette superare varie prove atte ad accertare se sapesse leggere e scrivere e se fosse fisicamente abile, e presentare due lettere di referenze scritte da «padri di famiglia rispettabili» della sua parrocchia19. All’epoca risulta che lavorasse come operaio, come un terzo di tutti i candidati in quegli anni20.
Il 18 settembre Whicher fu ufficialmente arruolato, con una paga settimanale pari a circa una sterlina: era poco piú di quanto prendesse prima, ma perlomeno il posto di lavoro era abbastanza sicuro21.
La polizia metropolitana di Londra, il primo vero corpo di polizia dell’intero Paese, era stato fondato solo otto anni prima. La città era diventata troppo grande, mutevole, misteriosa ai suoi stessi abitanti; fu cosí che nel 1829, con una certa riluttanza, i maggiorenti avevano convenuto sulla necessità di una forza disciplinata in grado di presidiare le strade. I circa 3500 agenti erano noti con vari soprannomi: bobbies (ancora oggi in uso), peelers (perché il corpo era stato fondato da Sir Robert Peel), coppers (da to cop, «acciuffare»), crushers (da to crush, «schiacciare», sottintendendo «il crimine»), Jenny Darbies (corruzione di gendarmes). E naturalmente come pigs, «maiali», termine in uso da molti secoli22.
A Whicher fu consegnata la divisa: pantaloni blu scuro e marsina dello stesso colore, con bottoni di metallo su cui era impressa una corona e la parola POLICE. Al collo doveva portare un colletto rigido chiuso da una fibbia, su cui era inciso a grandi caratteri il suo numero di matricola (E47, dove «E» indicava il distretto di Holborn), e sotto al colletto una banda di cuoio alta dieci centimetri come protezione contro gli attacchi degli «strangolatori». La marsina era dotata di tasche profonde in cui trovavano posto un manganello e una raganella di legno per le segnalazioni. Il cappello era a cilindro, rinforzato con inserti di cuoio sulla sommità e ai lati. Nelle parole di un poliziotto dell’epoca: «Dovevo mettere la marsina, con le code lunghe, un cilindro di pelle di coniglio e cuoio, che pesava piú di mezzo chilo, un paio di stivali alti, che dovevano avere uno spessore di almeno un millimetro e mezzo, e un cinturone alto dieci centimetri, con una gran fibbia di ottone larga quindici centimetri […] Non mi ero mai sentito tanto a disagio in vita mia». Gli agenti erano tenuti a indossare l’uniforme anche fuori servizio, perché non potevano mai celare la loro identità. Per segnalare al pubblico che erano in attività dovevano indossare uno speciale cinturino al polso. Barba e baffi erano proibiti, e per compensare molti si facevano crescere lunghi basettoni23.
In un’epoca in cui ogni abito era in un certo senso un’uniforme, la divisa del poliziotto non era priva di meriti. Scriveva il giornalista Harriet Martineau: «Un giovane ambizioso della classe operaia può mostrarsi per strada con un certo orgoglio, e farsi maggiormente notare [con la divisa] rispetto all’artigiano con il suo grembiule e cappello di carta, o all’operaio con la sua giacchetta di fustagno, o al facchino con il suo panno sulle spalle» (i facchini si proteggevano collo e spalle con una fascia quando trasportavano carichi pesanti).
Il poliziotto ideale doveva rimanere calmo, non attirare l’attenzione e controllare le emozioni. «Non può essere una testa calda, – continuava Martineau, – né un tipo vanitoso, che potrebbe lasciarsi sedurre dall’arte maliziosa del corteggiamento; non deve essere troppo ingenuo o di buon cuore, non deve esitare o essere indeciso, non deve avere il vizio del bere, né essere lento di intelletto»24. Per il medico e scrittore Andrew Wynter, il perfetto agente era «rigido, calmo e implacabile, un’istituzione piú che un uomo. Deve essere abbottonato in tutti i sensi, come la sua divisa, fino al sommo del colletto […] una macchina che si muove, pensa e parla solo seguendo i regolamenti […] all’apparenza privo di timore, e di speranza»25.
Il neoassunto Whicher viveva in un dormitorio con altri sedici colleghi nella stazione di Hunter Street, subito a sud di King’s Cross26, un grande edificio di mattoni che era stato acquistato da poco dalla polizia. Si entrava in un lungo e buio corridoio e si passava nelle varie stanze: quattro celle, una biblioteca, una cucina, un ripostiglio e una sala comune; il dormitorio era al piano di sopra27. Tutti gli uomini non sposati avevano l’obbligo di abitare nella stazione e di farvi rientro ogni sera prima di mezzanotte. Per chi aveva il turno di mattina, la sveglia suonava prima delle sei. Chi era provvisto di una tinozza e di un paravento poteva lavarsi direttamente nel dormitorio. Seguiva la colazione: in genere una costoletta, una patata e una tazza di caffè. Alle sei gli uomini si dovevano trovare allineati in cortile. L’ispettore di turno (ce n’erano quattro) distribuiva gli incarichi della giornata e leggeva una comunicazione ufficiale di Whitehall Place, il quartier generale della polizia metropolitana, in cui erano elencati premi, punizioni, sospensioni e licenziamenti. Poi faceva una relazione sui crimini commessi, descriveva i vari sospettati e ricapitolava l’elenco degli oggetti rubati e delle persone scomparse. Infine controllava uniformi ed equipaggiamento dei suoi uomini e ordinava il rompete le righe. A parte i pochi agenti comandati alla stazione per quel giorno, gli altri iniziavano la loro ronda sotto lo sguardo dei sergenti.
La ronda di giorno durava otto ore ed era divisa in due turni, durante i quali un poliziotto percorreva a piedi dodici chilometri. Il primo giro si effettuava in genere tra le sei e le dieci di mattina, il secondo tra le due e le sei di pomeriggio. Un bravo agente doveva conoscere il suo territorio casa per casa; tra i suoi compiti c’era quello di sgombrare le strade da vagabondi, mendicanti, venditori ambulanti, ubriachi e prostitute. I sergenti e gli ispettori potevano compiere controlli a sorpresa sul suo operato, soggetto a regole severe: durante la ronda non poteva sedersi e nemmeno appoggiarsi a un muro, non doveva usare un linguaggio volgare o intrattenersi con la servitú di sesso femminile. Tutti i cittadini dovevano essere trattati con rispetto, senza usare nomignoli o diminutivi, evitando l’uso della forza. Queste regole continuavano a valere anche fuori servizio. Un agente sorpreso ubriaco veniva ammonito la prima volta e cacciato dalla polizia la seconda. Si trattava di un’evenienza comune: prima del 1840, l’ottanta per cento dei licenziamenti (tremila in tutto) era dovuto a ubriachezza28.
La cena era servita intorno alle otto di sera. L’agente Whicher mangiava alla stazione con i suoi colleghi (in genere stufato di montone con contorno di cavoli, patate e gnocchi di pane). Se gli toccava il turno di notte, doveva passare l’ispezione in cortile prima delle nove e munirsi di una lanterna «a occhio di bue», oltre che di manganello e raganella per le segnalazioni. La ronda di notte durava otto ore senza interruzioni, ma era molto piú corta: poco piú di tre chilometri. Compito del poliziotto era ripassare ogni ora per gli stessi punti, controllando che porte e finestre delle case fossero ben sprangate, che non si sviluppassero incendi, che i poveri dormissero nei rifugi e che i pub chiudessero all’ora prestabilita. Se aveva bisogno di aiuto agitava la raganella, il cui suono era teoricamente udibile dal collega piú vicino. Soprattutto in inverno il turno di notte era particolarmente sgradito, ma non mancavano gli aspetti positivi: certi bottegai e lavoranti davano una mancia agli agenti perché li svegliassero prima dell’alba, e gli osti del circondario non mancavano di offrire un goccetto di birra o di brandy29.
Negli anni in cui Whicher percorreva le strade di Holborn il distretto era dominato dal grande slum di Saint Giles, una zona di bassifondi vasta piú di tre ettari, un gomitolo oscuro di vicoli e stradine, pieno di passaggi segreti, cortili nascosti, cantine e sottotetti. Truffatori e ladri spuntavano quasi dal nulla e si dedicavano a vessare, frodare e derubare i ricchi che passavano di lí, diretti ai grandi edifici pubblici della zona, come il palazzo di giustizia, l’università e il British Museum, o alle piazze eleganti del quartiere di Bloomsbury e ai negozi esclusivi di High Holborn. Se scorgevano un poliziotto, i criminali scivolavano via e ritornavano dentro quel grande labirinto.
L’attività preferita del distretto sembrava essere la truffa, e quindi gli agenti con la «E» sul distintivo dovevano diventare esperti a smascherare vari tipi di raggiro. La versione piú classica prevedeva qualche trucco con le carte: il furfante prima illudeva il gonzo di turno che poteva vincere, con l’aiuto di un complice, e poi lo ripuliva per bene. C’era poi chi falsificava documenti che testimoniavano lo stato di indigenza, rivendendoli ad altri ciarlatani (nel 1837 cinquanta persone furono arrestate per aver materialmente confezionat...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Omicidio a Road Hill House
  3. Premessa
  4. Elenco dei personaggi
  5. Nota sul denaro
  6. Prologo
  7. Omicidio a Road Hill House
  8. Parte prima - Omicidio
  9. Parte seconda - Indagine
  10. Parte terza -Soluzione
  11. Post scriptum
  12. Note e fonti
  13. Ringraziamenti
  14. Il libro
  15. L’autore
  16. Dello stesso autore
  17. Copyright