Milano, da casa mia, il 3 agosto
a Forte dei Marmi, Villa «Qui sto»
Ghitta cara cara cara,
due righe in fretta per abbracciarti e pregarti di un piccolo favore. Sii cosà tutta carina da anticipare per conto mio il mensile alla mia nurse che partirà credo domani per l’Inghilterra. Io non posso tornare in villa ancora per qualche giorno perché non sono ancora a posto col dentista. Ma sto cosà serena sapendo Ciprianina mia affidata a te e alla tua baliona. Siete cosà bene allenate tutte e due povere donnine, coi tuoi cinque diavoletti santi. Come stanno? Un bacio su tutti i cinque popò. Scusa, baby, se ti ricordo che Ciprianina mia benedetta è delicata di pancino.
Se ti spingi fino a Viareggio (vero che ti spingerai fino a Viareggio?) comprale dodici magliette di lana svizzera, colore rosa bebè. Non posso vederla altro che in rosa la principessa mia… Prego balia a manine giunte di non metterle mai quelle della tua pupa, anche lavatissime, per via di quelle bronchitelle che fa cosà spesso povero amore… Per la nutrizione non preoccuparti affatto, ho previdentemente lasciato in cucina una lista completa, giorno per giorno, ora per ora, di quel che la pupa deve mangiare, non c’è che da comprarle il tutto e farglielo. Non sono che nove pasterelli al giorno.
Che madre esagerata sono, Ghitta mia. Hai ragione tu a non romperti tanto il capo e lasciarli uscire come vogliono. Ah, ma non sai la piú bella!… domani ti arriverà in villa mia suocera, viene direttamente da New York, perché mio marito non ha finito di sbrigare i suoi affarucci laggiú, e lei era troppo impaziente di rivedere la bambina. È partita lo stesso, la vecchia matta, nonostante abbia un braccio ingessato.
Cosa succederà di lei, Dio sa! Mi viene ora scrivendo un’idea… Se tu che non hai la sventura di essere sua nuora andassi a prenderla all’aeroporto di Firenze? Forse è una buona idea.
Fatele trovare un buon tè a casa. Stupida stupida stupida, mi picchierei al muro questa mia testa che non può fare a meno di pensare a tutti. In fondo la vita è una sciocchezza punto divertente. Sarà che oggi tira aria di temporale, il cielo è scuro scuro e i miei nervi cominciano a fare i matti. Avrò bisogno di riposarmi molto tornando in villa. Ti invidio sai la bella serenità del mare e della pineta e la vista dei bimbi. Cosa darei per essere ora con Ciprianina mia.
Sai che qui fa addirittura fresco? Con la sola sciarpa di visone sugli abiti di seta la sera si trema. Senti, baby, sai che faccio? Fammi un salto in camera degli ospiti, quella antipatica dove dorme mio marito, sai nell’armadio verdolino, in alto in alto (prendi la scala però e stai attenta che è rotta, perché l’altr’anno la cuoca è scivolata ed è ancora all’ospedale) cerca bene e vedrai che ci sono due tailleurs miei, dalli per favore alla tua cameriera e fammeli portare a Milano.
Puoi stare un giorno senza servotta vero? Al mare la vita è cosà semplice. E mandami pure la tua giacca di visone biondo che è già nel mio armadio da quando me la prestasti l’anno scorso, soltanto che dovrai chiamare il fabbro perché la chiave del mio armadio è… qui!
Ora ti lascio perché sono le sette e mezzo e fra mezz’ora vengono a prendermi per uscire a cena e io sono ancora qui con la crema in viso e la vestaglia. Ma mi faceva cosà piacere scriverti… Ciao tesoro. Sai con chi esco? Indovina!
Acqua, acquetta, fochino, focherello, fuoco…! con Giorgio, ebbene sÃ, Giorgio, tuo marito!
Ghitta mia, non saprò mai dirti quanto sei fortunata ad avere trovato un ragazzo come Giorgio… un tesoro tale… Stiamo insieme tutte le sere da che sono a Milano, cosà squisito, cosà tenero, cosà pieno di ideine simpatiche. Non c’è sera, ed è ormai una settimana che sono qui sola, che non mi regali dei fiori, dei cioccolatini, mi porta non in quei barbosi ristoranti, ma fuori, sui laghi, a ballare, facciamo sempre lo scherzo di essere due sposini (ti fa ridere vero? sÃ, ti vedo che ridi…) Sono proprio felice che l’abbia sposato tu un ragazzo come Giorgio.
Ora scappo, scappo, perché se non mi trova pronta dirà che sono peggio di sua moglie. Ciao, tesoro, a presto.
L’amichetta tua
PS. Scusa se non ti porterò quelle pillole calmanti che mi hai detto. Ho telefonato al mio farmacista, che non le aveva e poi ho smarrito la ricetta.
Bacetti!
Montgomery Clift
Hollywood
Montgomery! pensare che ti chiami come il mio cappotto. Ma lui è ridotto brutto e vecchio come il piú sciupatello degli orsi e tu sei bello ed elettrizzante come un mambo. E poi te non si può indossarti, ma come saresti caldo se si potesse… ne sono sicura. Ora penserai male di me, è vero? Invece io sono una sciocchina ingenua (anche troppo!) e non pensavo niente di peccaminoso. E poi sono fidanzata e non potrei mai mettermi per cappotto un divino ragazzo come te. Stop. Perché a questo punto potresti dirmi, segnalalo a un’amica tua che c’è un uomo-cappotto, nel caso ne avesse bisogno per l’inverno (lo so che tu non le dici queste cose perché di ragazze ne vedi anche troppe, ti chiameremo carta cuoricida noi sedicenni. Ma per l’appunto fantasticavo, è permesso angelico bruto?)
Cosà se tu mi dicessi una cosa simile di proporti a un’altra mi accorgerei che sono gelosa, mi farebbe una rabbia maledetta vederti appartenere a una delle mie amiche anche se fra noi siamo molto intime e ci scambiamo anche gli indumenti. Capito? E non fare sempre il maligno, Monty (permetti il diminutivo, grazie, prego), ti sei sbagliato se mi credi una sensitiva ambiguo-maliziosa.
Ho due occhi celesti grandi cosÃ, i riccioli biondi corti corti e non ho nemmeno l’età per concorrere a Miss Italia. Tanto non vincerei perché non ho altro di bello, sono acerba come una rapa fuori stagione, ma suppongo da quello che dicono in giro di essere fresca come un cetriolo.
Va bene va bene, se non t’interessa archivia anche questi connotati, chissà quanti ne avrai, mettici un cartellino «Rapa-cetriolo-occhicerulea-Italy». E cosà ti farò compagnia quando sei nel tuo studio coi piedi sul tavolo, la camicia a fiori, ti fumi la pipa e senti dei dischi da gridare «basta» tanto mi piacerebbero. Ho indovinato che stai cosà in casa? Credo di sÃ, ti conosco abbastanza anche perché io ho una fantasia grandiosa e credo di avervi capiti bene voi americani. E qui viene il bello, la bomba all’idrogeno se la mia lettera t’interessa appena un po’. Lo sai che non ho ancora capito se tu assomigli al mio fidanzato o se è il mio fidanzato che assomiglia a te?
L’altra sera siamo stati insieme a vedere il tuo ultimo film e quando quella sciocchina tua partner ti fa tutte quelle moine mi sono proprio arrabbiata e istintivamente mi sono voltata e ho dato un bel pizzicotto al mio ragazzo povero darling (come dici tu certamente) e alla fine quando ti fanno morire mi è venuta una gran voglia di curarmelo e gli ho fatto ingoiare per forza dell’aspirina. Sono una pazzerella, dici? No, credi, ho i riflessi a posto, ma è l’istinto che mi stoppa la riflessione, ogni tanto salta su la belvetta e addio… attenti alle unghie, signori!
Però il mio Roberto (sà Roberto, non te l’avevo ancora detto, e guarda che di Roberti pericolosi ce ne stanno tanti) be’ il mio ha venti anni, è piú bello di te nelle spalle, molto meno nel complesso nuca-collo-spina dorsale, ma è contesissimo dalle ragazze e a me, al contrario che per te, non me ne importa niente.
Ma perché, perché siamo tutti sbagliati? Se lo sai inviami la spiegazione su carta baciata accludendo oggetto anche minimo personale (una ciglia meglio che una foto perché credo di averle tutte le tue e la firma d’altronde mi spaventa perché la sottoporrei alla perizia calligrafica). Indirizza: Fermo Posta. Quartiere Africa-Roma.
Lilli Balbosso
Istituto Bertolini al Monte
La direttrice
Esimia marchesa,
telefonatole piú volte senza avere il piacere di trovarla (so come la sua vita la prenda e l’impegni), prendo la penna con una certa trepidazione per metterla a parte di qualcosa che mi sta veramente a cuore: l’educazione dei suoi due figli.
Da quando ebbi l’onore e il piacere di vedere le sue due adorate creature varcare la soglia del nostro istituto che allinea fra i suoi allievi i piú bei nomi d’Italia e delle ambasciate estere, l’impressione estetica stessa che ne ricevetti e la raccomandazione della loro origine orientò la mia attenzione particolare sui due cari Marco e Hélène da cui sentii, con intuitivo cuore d’insegnante, che avrei dovuto ricevere stupori, rivelazioni e inquietudini. La precocità dei due figliuoli mi è ora cosà chiara che, rivelandomisi, mi stupisce e m’inquieta e mi spinge a parlarne a lei, madre, per non essere sola a parte di tale straordinaria conoscenza.
Marco ha otto anni, bello e vigoroso com’è, vedendo nei suoi superbi occhi una strana luce intensa, lo seguii per tutti questi primi quattro mesi di scuola aspettando i sintomi rivelatori di una sua qualunque eccezionalità . Lunedà scorso, durante il dettato, lo vidi assorto e disattento, mi avvicinai al suo banco facendo le viste di nulla, il ragazzo anziché scrivere lo sciocco e semplice dettatino aveva disegnato un uovo. Ancora imperfetto nelle sue forme appunto ovoidali, l’oggetto risaltava sulla carta in tutta la luminosità della sua forma primitiva. Sento il dovere di avvertirla, marchesa, perché l’ingegno, specie in quanto intuizione artistica, è piú da curarsi e in forma piú privata della normale natura infantile.
Distratta dalle mie solite cure collegiali, ancora non avevo informato loro familiari del frutto di questa mia interessante osservazione, quando proprio ieri la piccola Hélène nuovamente colpà la mia attenzione. Acuta, razionale, intuitiva, la piccola si era già fatta notare dall’occhio indagatore delle nostre signorine, quando nel quotidiano esercizio di aste notammo insieme che la piccina sovrapponeva a ogni asticciola un puntino, formando cosà in modo inequivocabile la lettera i.
Mi domando a questo punto, marchesa, se questi ragazzi non devono essere l’oggetto d’insegnamenti piú appropriati e approfonditi, se noi non sciupiamo questi due freschi ingegni immettendoli nel tranquillo corso di una educazione normale. Non saremo noi responsabili di un vero delitto di carattere intellettuale sulla eccezionale sensibilità di queste sue due creature?
Tanto piú che questo straripare d’intelligenza e di precocità rende anche le due creature piú irrequiete e piú mature di quanto lo siano gli altri piccoli allievi, che ne subiscono talora le imprevedibili conseguenze sotto forma di qualche giustificabile violenza che adira un poco i rispettivi genitori. Comprensibile reazione di madri colpite nel loro orgoglio materno di fronte a due campioni di precocità come i suoi due figli rispetto ai loro.
A lei e al marchese suo marito la decisione ultima. Se anche oggi, ricevuta questa mia lettera, lei si presentasse a ritirare dal mio istituto i suoi due esemplari bambini, io glieli consegnerei per sempre senza battere ciglio, sia pure con animo esulcerato, approvando per il loro bene la giustizia di tale provvedimento.
Nel dirle tutta la mia stima e la mia gratitudine per avermi dato la gioia sia pur breve di osservare due geni infantili, mi è opportuno ringraziare ancora il marchese suo marito per aver assunto alle sue dirette cortesi dipendenze mio fratello Gino, del cui lavoro spero sarà completamente soddisfatto.
Con profonda osservanza
Prof. Assunta Bandini
Rag. Tino Tintori
Banca Commerciale
Agenzia dieci - CittÃ
PERSONALE-URGENTE
Tesoro mio mio mio mio mio,
dove sei? In ufficio, accidenti! Due brutti chilometri ci separano e tre antipatiche ore, brutte vecchie grinzose ore invidiose. Vedi, sono già pentita per quello che ho detto, tanto pentita che vorrei piangere perché tutto è bello di questo universo dove sei tu, il tempo che ci unisce, quello che ci separa, la sveglia che suona triiiiiin la mattina e ti porta via, le carotine che io gratto in cucina per farti la zuppetta e qualche volta come poco fa mi taglio un dito e il sangue sgorgava a bagnare il mio grembiulone da cuochina e io piangevo per il dolore e ridevo per la gioia di soffrire per te.
Sono corsa sul balcone, il nostro balconcino insecchito dall’inverno e fiorito dal nostro amore, e ho lasciato colare tre gocce di sangue, tre come i bimbi che vorremmo avere, nella terra del vasetto di rosmarino, il nostro rosmarino simpatico e brontolone che ci dice buon giorno ogni mattino con un po’ di broncio perché lo svegliamo tanto presto e gli facciamo spalancare gli occhi alla luce della nostra felicità . Egoisti ragazzoni che siamo con questi nostri cuori che battono come dei tamburi in festa, anche le piantine invecc...