Proda di Versilia
eBook - ePub

Proda di Versilia

Con il commento di Enrico Testa

  1. 20 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Proda di Versilia

Con il commento di Enrico Testa

Informazioni su questo libro

Ebbene, è tempo di slow reading. Se il mito della velocità si è imposto a poco a poco in ogni pratica della vita quotidiana, e dunque anche nella lettura, sempre piú rapida e spesso distratta, tanto piú è il momento di sviluppare anticorpi e controtendenze. Cosí, negli ultimi anni, è stato per il cibo e la cultura gastronomica; cosí può essere anche per il «cibo della mente», cioè il libro e la lettura. Ecco dunque che nei suoi «Quanti» Einaudi propone una serie di poesie di grandi autori analizzate «alla moviola» dai migliori critici. Una lettura che meticolosamente ripercorra il testo e permetta di capire tutto ciò che a prima vista non appare. La poesia è una lettura intrinsecamente «slow», che richiede attenzione e concentrazione, ma in queste «analisi al microscopio» lo sarà ancora di piú. E speriamo che la soddisfazione di chi entra in contatto profondo con una grande poesia, alla fine, risulterà moltiplicata.
Piccola istruzione per l'uso: all'inizio del libro viene data la poesia e poi il saggio di commento. Il consiglio è di leggere prima la poesia, poi il commento, e poi leggere nuovamente la poesia. Se la sensazione sarà diversa dalla prima lettura, piú piena e piú profonda, l'«esperimento» sarà riuscito. Tra i libri di Enrico Testa: Per interposta persona. Lingua e poesia nel secondo Novecento (Bulzoni 1999); Montale (Einaudi 2000), Dopo la lirica. Poeti italiani 1960-2000 (Einaudi 2005); Una costanza sfigurata. Lo statuto del soggetto nella poesia di Sanguineti (Interlinea 2012).

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2013
eBook ISBN
9788858407608
Argomento
Letteratura
Categoria
Poesia

Eugenio Montale

Proda di Versilia

Con il commento di Enrico Testa

Einaudi

Ciascuno ha il suo Montale,
ritagliato a misura.
Vale quello che vale,
secondo natura e statura
GIORGIO CAPRONI, C’è un Montale per tutti

I miei morti che prego perché preghino
per me, per i miei vivi com’io invoco
per essi non resurrezione ma
il compiersi di quella vita ch’ebbero
5 inesplicata e inesplicabile, oggi
piú di rado discendono dagli orizzonti aperti
quando una mischia d’acque e cielo schiude
finestre ai raggi della sera, – sempre
piú raro, astore celestiale, un cutter
10 bianco-alato li posa sulla rena.
Broli di zinnie tinte ad artificio
(nonne dal duro sòggolo le annaffiano,
chiuse lo sguardo a chi di fuorivia
non cede alle impietose loro mani
15 il suo male), cortili di sterpaglie
incanutite dove se entra un gatto
color frate gli vietano i rifiuti
voci irose; macerie e piatte altane
su case basse lungo un ondulato
20 declinare di dune e ombrelle aperte
al sole grigio, sabbia che non nutre
gli alberi sacri alla mia infanzia, il pino
selvatico, il fico e l’eucalipto.
A quell’ombre i primi anni erano folti,
25 gravi di miele, pur se abbandonati;
a quel rezzo anche se disteso sotto
due brandelli di crespo punteggiati
di zanzare dormivo nella stanza
d’angolo, accanto alla cucina, ancora
30 nottetempo o nel cuore d’una siesta
di cicale, abbagliante nel mio sonno,
travedevo oltre il muro, al lavandino,
care ombre massaggiare le murene
per respingerne in coda, e poi reciderle,
35 le spine; a quel perenne alto stormire
altri perduti con rastrelli e forbici
lasciavano il vivaio
dei fusti nani per i sempreverdi
bruciati e le cavane avide d’acqua.
40 Anni di scogli e di orizzonti stretti
a custodire vite ancora umane
e gesti conoscibili, respiro
o anelito finale di sommersi
simili all’uomo o a lui vicini pure
45 nel nome: il pesce prete, il pesce rondine,
l’àstice – il lupo della nassa – che
dimentica le pinze quando Alice
gli si avvicina… e il volo da trapezio
dei topi familiari da una palma
50 all’altra; tempo che fu misurabile
fino a che non s’aperse questo mare
infinito, di creta e di mondiglia.
Il testo apparve per la prima volta nella rivista «Società», a. II, n. 7-8, Firenze, luglio-dicembre 1946, pp. 575-771. Presentava il titolo I miei morti che prego perché preghino… accompagnato dall’indicazione topografica e la data «Viareggio, 1946» in funzione di sottotitolo. E faceva gruppo, sotto il titolo collettivo Due motivi, con Ghermito m’hai dall’intrico, destinato a divenire poi ‘Ezekiel saw the Wheel…’. Le due liriche erano numerate rispettivamente «1» e «2». Due fogli di bozze della rivista, corrette a penna dall’autore, accompagnano la lettera inviata a Gianfranco Contini il 26 dicembre 1946. Nelle correzioni si sostituisce il titolo complessivo dei due testi: da Due ‘tempi’ di *** a quello poi in rivista, Due motivi2; e s’interviene sulla grafia di due termini: zinie diventa zinnie v. 11, mentre il dialettale cavagne s’italianizza, senza perdere però il suo sapore demotico, in cavane v. 39. Altro intervento significativo la cancellazione, al v. 46, del punto esclamativo (in un primo tempo forse destinato ad esprimere lo stupore giovanile) dopo «il lupo della nassa».
Entrato a far parte de La bufera e altro (Neri Pozza 1956, Mondadori 1957) e presente poi in tutte le edizioni del libro, appartiene alla sua quinta sezione, «Silvae», che raduna (con l’eccezione di Iride che è del ’43-’44) testi compresi tra il ’46 e il ’49. Una sezione dal carattere aperto e vario e particolarmente importante nella storia della poesia montaliana in quanto in essa si registra – a parere di tutti i suoi piú attenti lettori – la crisi della credenza nel valore sacrale della cultura e si prospetta l’idea che un’ipotetica salvezza della poesia sia da rinvenirsi piú che nel cielo dei valori astratti, nella concretezza della vita materiale e nel qui dell’esistenza quotidiana.
In Proda di Versilia si adotta il verso classico della poesia italiana, l’endecasillabo, che predomina con poche eccezioni, ora di misure piú lunghe (un alessandrino al v. 6, costituito da un settenario sdrucciolo e uno piano) ora di misure piú brevi (il settenario al v. 37). Poche le rime3. Ricco invece il lessico di termini di varia provenienza. Alcuni di essi, che oggi possono apparire desueti o di difficile comprensione, meritano dei chiarimenti: l’astore v. 9 è un uccello rapace, simile al falco; il cutter v. 9 è un piccolo veliero di origine inglese; il brolo v. 11, parola anche dantesca, è «un giardino cintato, con fiori e piante da frutto» (GDLI); il sòggolo v. 12, una delle tante parole sdrucciole del testo, è «benda di lino o di lana che nell’abito monacale fascia il collo e circonda il viso» (GDLI), e indirizza, secondo Romolini, a ritenere che le «nonne» che «annaffiano» le aiuole siano delle monache4; l’altana v. 18 è una loggia o terrazzo coperto sul tetto di un edificio; ombrella v. 20 è voce desueta (e regionale) di ‘ombrello’ (ma qui, visto il contesto costiero di «sabbia» e «sole grigio», da intendersi come un balneare ‘ombrellone’); rezzo v. 26, altra parola letteraria d’antico conio e dantesca, sta per ombra, frescura e, per estensione, indica un luogo fresco; il crespo v. 27 è un tessuto fine di seta, cotone o lana dall’aspetto arricciato e ondulato; cavane v. 39 è voce dialettale e indica dei canaletti o scavi che circondano un appezzamento di terreno per favorirne l’irrigazione5; la successiva terminologia ittica, v. 45, pur presente nel vocabolario ligure (come il pésciu prêve), è diffusa anche a livello nazionale6; la nassa v. 46 è uno strumento per la pesca «costituito da una specie di gabbia» (GDLI); e l’àstice v. 46, definito «lupo della nassa» probabilmente perché...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Proda di Versilia
  3. Il libro
  4. L’autore
  5. Dello stesso autore
  6. Copyright