
- 152 pagine
- Italian
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eBook - ePub
Di cosa parliamo quando parliamo d'amore
Informazioni su questo libro
Di cosa parliamo quando parliamo d'amore? Parliamo di un bicchiere di gin che si rovescia in una stanza dove discutono due coppie stanche. Parliamo di vecchi amici che forse per noia, forse per altro, commettono senza rendersene conto un delitto terribile. Parliamo di pasticceri a cui non hanno ritirato torte di compleanno. Parliamo di gesti che sembrano insignificanti, e invece sono in grado di restituire a ogni vita tutta la grazia nascosta dietro la banalità della cattiveria e della paura. I diciassette racconti che hanno reso Raymond Carver un autore di culto: l'espressione piú limpida di una scrittura che con miracolosa semplicità arriva sempre al cuore delle cose.
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Informazioni
Print ISBN
9788806197841eBook ISBN
9788858425466Di cosa parliamo quando parliamo d’amore
Aveva la parola il mio amico Mel McGinnis. È cardiologo, e qualche volta questo gliene dà il diritto.
Eravamo seduti tutti e quattro attorno al tavolo della cucina di casa sua e bevevamo gin. Dalla finestra grande dietro il lavello, la luce del sole inondava la cucina. Oltre a me e Mel, c’erano la sua seconda moglie Teresa – ma noi la chiamiamo Terri – e mia moglie, Laura. Abitavamo ad Albuquerque, allora. Ma venivamo tutti da qualche altro posto.
In mezzo al tavolo c’era un secchiello pieno di ghiaccio. La bottiglia del gin e quella dell’acqua tonica facevano continuamente il giro e, non so come, c’eravamo messi a parlare d’amore. Secondo Mel, il solo vero amore era quello spirituale. Da giovane, raccontò, aveva passato cinque anni in seminario prima di lasciar perdere e di iscriversi alla facoltà di Medicina. Diceva di considerare ancora gli anni passati in seminario come i piú importanti della sua vita.
Terri ha detto che l’uomo con cui viveva prima di mettersi con Mel l’amava tanto che aveva tentato di ammazzarla. Poi ha aggiunto: – Una sera mi ha riempita di botte. Mi ha trascinata per tutto il soggiorno per le caviglie. E intanto continuava a ripetere: «Ti amo, ti amo, brutta stronza!», e a trascinarmi in giro per il soggiorno: sbattevo la testa dappertutto –. Terri ha fatto tutto il giro del tavolo con lo sguardo. – Che te ne fai di un amore cos�
Era una donna tutt’ossa con un bel viso, occhi scuri e capelli castani che le scendevano lunghi sulla schiena. Le piacevano le collanine di turchese e gli orecchini pendenti.
– Ma dà i, Dio buono, non dire fesserie. Quello non è mica amore, lo sai benissimo, – le fa Mel. – Non so come lo chiameresti tu ma amore no di sicuro.
– Di’ quel che ti pare, ma io so che mi amava davvero, – ha detto Terri. – Magari a te sembra una follia, eppure è vero. Non siamo mica tutti uguali, Mel. Va bene, certe volte si comportava da matto. D’accordo. Però mi amava. A modo suo, ma mi amava. C’era dell’amore anche lÃ, Mel. Non puoi negarlo.
Mel ha sospirato. Ha preso in mano il bicchiere e ha guardato me e Laura. – Quell’uomo ha minacciato di morte anche me, – ha detto. Ha vuotato il bicchiere e ha allungato la mano per prendere la bottiglia del gin. – Terri è una romanticona. Appartiene alla scuola del «prendimi a calci cosà so che mi ami». Dà i, Terri, tesoro, adesso non fare quella faccia –. Mel ha allungato la mano sopra al tavolo e le ha sfiorato la guancia con le dita. Le ha fatto un gran sorriso.
– Adesso vuole metterci una pezza, – ha detto Terri.
– Quale pezza? – ha chiesto Mel. – Non c’è nessuna pezza da mettere. So bene come stanno le cose. Tutto qui.
– Com’è che siamo finiti a parlare di questo? – ha chiesto Terri. Ha sollevato il bicchiere e ha dato un sorso. – Mel ha la fissa dell’amore, – ha aggiunto. – Non è vero, tesoro? – Ha sorriso e io ho pensato che la cosa sarebbe finita lÃ.
– È che non definirei amore il comportamento di Ed. Ho solo detto questo, tesoro, – ha fatto Mel. – E voi che ne dite, ragazzi? – ha aggiunto, rivolto a Laura e me. – Secondo voi, si tratta di amore?
– Non chiedere a me, – ho detto io. – Non l’ho mai neanche conosciuto, il tizio. L’ho giusto sentito nominare. Non saprei proprio. Bisognerebbe conoscere i dettagli. Ad ogni modo, mi pare che stai dicendo che l’amore è un assoluto.
– Il tipo di amore che intendo io, sÃ, – ha detto Mel. – Il tipo di amore che intendo io, non te ne vai certo in giro a cercare di ammazzare la gente.
Laura ha detto: – Non so niente di Ed, né della situazione. E poi, come si fa a giudicare la situazione degli altri?
Le ho sfiorato il dorso della mano. Lei mi ha lanciato un rapido sorriso. Le ho preso la mano. Era calda, le unghie smaltate, ben curate. Le ho circondato l’ampio polso con le dita, a mo’ di braccialetto, e l’ho tenuta cosÃ.
– Quando me ne sono andata, si è bevuto il veleno per topi, – ha detto Terri. Si è stretta nelle braccia. – L’hanno portato all’ospedale di Santa Fe, dove abitavamo all’epoca, una quindicina di chilometri fuori città . Sono riusciti a salvarlo, però gli sono partite le gengive. Cioè, praticamente gli si sono ritirate dai denti. Da allora in poi, piú che denti sembravano zanne. Dio buono, – ha esclamato Terri. È rimasta un attimo cosÃ, poi ha mollato la presa sulle braccia e ha afferrato il bicchiere.
– Certo che la gente ne fa di cose strane! – ha detto Laura.
– Ormai è uscito di scena, – è intervenuto Mel. – È morto.
Mi ha passato il piattino con le fette di lime. Io ne ho presa una, l’ho strizzata nel mio bicchiere e ho agitato un po’ i cubetti di ghiaccio con un dito.
– E il peggio deve ancora venire, – ha ripreso Terri. – Si è sparato in bocca. Ma è riuscito a combinare un pasticcio anche in quello. Povero Ed, – ha detto, scuotendo la testa.
– Povero Ed un cavolo, – ha detto Mel. – Era un tipo pericoloso.
Mel aveva quarantacinque anni. Era alto e slanciato, con morbidi capelli ondulati. Aveva volto e braccia abbronzati perché giocava a tennis. Quando era sobrio, i suoi gesti, ogni suo movimento, erano attenti e precisi.
– Però mi voleva bene, no, Mel? Almeno questo lo ammetterai, – ha detto Terri. – È l’unica cosa che ti chiedo. Certo non mi amava come mi ami tu. Non dico questo. Però mi amava. L’ammetti o no?
– Come sarebbe a dire, «combinare un pasticcio»? – ho chiesto io.
Laura si è chinata in avanti col suo bicchiere. Ha poggiato i gomiti sul tavolo e l’ha stretto con entrambe le mani. Ha lanciato sguardi sia a Terri che a Mel ed è rimasta un po’ in attesa, con un’espressione perplessa sul volto schietto, come fosse stupefatta che cose del genere potessero succedere a gente che conosceva bene.
– Cioè, come ha fatto a combinare un pasticcio quando s’è ammazzato? – ho ripetuto.
– Adesso te lo dico io cos’è successo, – ha risposto Mel. – Ha preso la calibro 22 che s’era comprata per minacciare me e Terri... oh, dico sul serio, aveva voglia di usarla. Avreste dovuto vedere come ci toccava vivere a quei tempi. Come fuggiaschi. Mi sono comprato una pistola anch’io. Ci credereste? Un tipo come me? Eppure l’ho fatto. L’ho comprata per autodifesa e la tenevo nel cassetto del cruscotto. Sapete, certe volte dovevo uscire di casa nel cuore della notte, per correre in ospedale, no? Terri e io non eravamo ancora sposati all’epoca, e la mia prima moglie s’era presa la casa e i ragazzi, perfino il cane, tutto, e insomma Terri e io vivevamo in un appartamento. A volte, come vi dicevo, mi telefonavano nel cuore della notte e dovevo correre in ospedale alle due o alle tre del mattino. Era buio nel parcheggio e mi veniva la sudarella prima ancora di arrivare alla macchina. Non si sa mai, quello poteva sbucare dai cespugli o da dietro un’altra macchina e mettersi a sparare. Voglio dire, era matto sul serio. Era anche capace di piazzarci una bomba, sotto la macchina, qualsiasi cosa. Mi lasciava dei messaggi in segreteria a tutte le ore, dicendo che aveva bisogno di parlare con il dottore, e quando gli ritelefonavo mi diceva: «Brutto figlio di puttana, hai i giorni contati». Insomma, cosette del genere. Avevo una gran fifa, vi giuro.
– SÃ, ma a me ancora dispiace per lui, – ha detto Terri.
– Sembra un vero incubo, – ha detto Laura. – Ma cos’è successo esattamente dopo che s’è sparato?
Laura fa la segretaria da un avvocato. Ci eravamo incontrati per lavoro. Neanche il tempo di rendercene conto ed eravamo passati a farci la corte. Ha trentacinque anni, tre meno di me. Oltre a essere molto innamorati, ci piacciamo un sacco e stiamo bene insieme. È una persona con cui è facile star bene.
– Insomma, che cosa è successo? – ha chiesto di nuovo Laura.
Mel ha detto: – Si è sparato in bocca in camera sua. Qualcuno ha sentito lo sparo e ha avvertito il portiere. Sono entrati con un passe-partout, hanno visto quello che era successo e hanno chiamato un’ambulanza. Per caso ero in ospedale quando l’hanno ricoverato nel pronto soccorso. Era ancora vivo, ma non c’era speranza di poter fare qualcosa per lui. Eppure, ha resistito tre giorni. La testa gli si è gonfiata del doppio rispetto al normale. Mai vista una cosa del genere e spero di non vederla mai piú. Terri voleva accorrere al suo capezzale, quando l’ha saputo. E allora abbiamo litigato. Secondo me, non doveva vederlo in quello stato. Lo pensavo allora, che non doveva proprio vederlo in quello stato, e ne sono ancora convinto adesso.
– Chi l’ha avuta vinta? – ha chiesto Laura.
– Ero nella sua stanza quando è morto, – ha detto Terri. – Non ha mai ripreso conoscenza. Però sono rimasta là a vegliarlo. Non aveva nessun altro al mondo.
– Era un tipo pericoloso, – ha insistito Mel. – Se vuoi dire che era amore, accomodati pure.
– Era amore, – ha detto Terri. – Certo, agli occhi della gente era una cosa fuori dal normale. Ma lui era disposto a morirci. E in effetti c’è morto.
– Be’, quant’è vero l’inferno, io non lo chiamerei amore, – ha detto Mel. – Cioè, nessuno lo sa veramente per cosa è morto. Di suicidi ne ho visti tanti, e non direi che ci fosse qualcuno che sapeva dire per certo perché l’avessero fatto.
Mel si è messo le mani dietro la nuca e ha inclinato indietro la sedia. – Non saprei che farmene di quel genere di amore lÃ, – ha detto Mel. – Se quello è amore, accomodatevi pure.
Terri ha detto: – Avevamo paura. Mel ha fatto addirittura testamento e ha scritto al fratello in California che era stato nei Berretti Verdi. Gli ha detto chi andare a cercare se gli fosse successo qualche cosa.
Terri ha bevuto un sorso. Poi ha continuato: – Però Mel ha ragione... vivevamo come fuggiaschi. Avevamo davvero paura di lui. Mel ne aveva, non è vero, tesoro? A un certo punto ho perfino chiamato la polizia, ma non è che siano stati granché d’aiuto. Dicevano che non potevano fargli niente, finché Ed non avesse fatto qualcosa di concreto. Non è da ridere? – ha detto Terri.
Si è versata l’ultima goccia di gin e ha agitato la bottiglia. Mel si è alzato dal tavolo ed è andato verso la credenza. Ha tirato giú un’altra bottiglia.
– Be’, io e Nick lo sappiamo cos’è l’amore, – ha detto Laura. – Almeno per noi –. Ha accostato il ginocchio al mio. – Adesso tocca a te dire qualcosa, – mi fa, con un gran sorriso.
Per tutta risposta, le ho preso la mano e me la sono portata alle labbra in maniera assai cerimoniosa. Il mio baciamano ha fatto molta scena. Erano tutti divertiti.
– Siamo fortunati, – ho detto.
– Voi due, – ha detto Terri. – Smettetela subito. Mi fate venire la nausea! Siete ancora in luna di miele, per l’amor di Dio. Per la miseria, non vi è ancora passata la cotta. Aspettate e vedrete. Quanto tempo è che state insieme? Vediamo, cos’è, un anno? Un po’ piú di un anno?
– Andiamo per l’anno e mezzo, – ha detto Laura, rossa in viso e tutta sorridente.
– Ah, ecco, – ha detto Terri. – Aspettate un altro po’.
Tenendo stretto il bicchiere, ha posato lo sguardo su Laura.
– Naturalmente scherzo, – ha aggiunto.
Mel intanto aveva aperto l’altra bottiglia e fatto il giro del tavolo.
– Coraggio, ragazzi, facciamo un brindisi. Propongo un brindisi. Un brindisi all’amore. Al vero amore, – ha detto Mel.
E giú a far tintinnare i bicchieri.
– All’amore, – abbiamo ripetuto tutti.
Nel giardino sul retro uno dei cani si è messo ad abbaiare. Le foglie del pioppo tremulo che si piegava dietro la finestra ticchettavano contro i vetri. Il sole pomeridiano abitava la stanza come un essere a sé stante, una luce diffusa di benessere e generosità . Avremmo potuto essere in qualsiasi posto, in un mondo incantato. Abbiamo alzato ancora i bicchieri e ci siamo sorrisi a vicenda come bambini che si sono trovati d’accordo su qualcosa di proibito.
– Ve lo dico io che cos’è il vero amore, – ha detto alla fine Mel. – Cioè, ve ne darò un buon esempio, poi ne potete trarre le conclusioni che volete –. Si è versato dell’altro gin. Ci ha aggiunto un cubetto di ghiaccio e uno spicchio di lime. Noi siamo rimasti in attesa, sorseggiando dai nostri bicchieri. Laura e io abbiamo accostato un’altra volta le ginocchia. Le ho appoggiato una mano sulla coscia calda e ce l’ho lasciata.
– In effetti che ne sappiamo noi dell’amore? – ha proseguito Mel. – Secondo me, siamo tutti nient’altro che principianti, in fatto d’amore. Diciamo di amarci e magari è vero, non ne dubito. Io amo Terri e Terri ama me e anche voi due vi amate. Sapete, no, di che tipo d’amore parlo? Dell’amore fisico, quell’attrazione che vi spinge verso qualcuno di speciale e anche dell’amore per l’essere dell’altro, per la sua essenza, per cosà dire. L’amore carnale, dunque, e, be’, chiamiamolo pure l’amore sentimentale, la cura e l’affetto quotidiano per l’altra persona. Ma a volte ho grosse difficoltà a fare i conti con il fatto che devo aver amato anche la mia prima moglie. Però è vero, lo so che è vero. Perciò credo, da questo punto di vista, di essere esattamente come Terri. Come Terri e Ed –. È rimasto un po’ là a pensarci, poi ha continuato: – C’è stato un momento in cui credevo di amare la mia prima moglie piú della vita. Invece ora la detesto con tutto il cuore. Davvero. Voi come lo spiegate? Che cosa è successo a quell’amore? Vorrei tanto saperlo, che fine ha fatto. Vorrei tanto che qualcuno me lo dicesse. E poi c’è Ed. Eh già , siamo tornati a Ed. Insomma, Ed ama Terri al punto che cerca di ammazzarla e poi finisce per ammazzarsi –. Mel ha smesso di parlare e ha ingollato ...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Di cosa parliamo quando parliamo d'amore
- Il talento dell’imprecisione di Diego De Silva
- Di cosa parliamo quando parliamo d’amore
- Perché non ballate?
- Mirino
- Il signor Aggiustatutto e le macchinette del caffè
- Gazebo
- Riuscivo a vedere ogni minimo dettaglio
- Sacchetti
- Il bagno
- Di’ alle donne che usciamo
- Dopo i jeans
- Con tanta di quell’acqua a due passi da casa
- La terza cosa che ha ucciso mio padre
- Un discorso serio
- La calma
- Piccole cose
- Distanza
- Di cosa parliamo quando parliamo d’amore
- Un’altra cosa
- Il libro
- L’autore
- Dello stesso autore
- Copyright