PREFAZIONE.
1. Secondo Eurostat, il dato esatto di inizio 2016 è lievemente superiore al 45 per cento.
2. ROBERT E. LUCAS JR, Macroeconomic Priorities, in «American Economic Review», XCIII (2003), n. 1, pp. 1-14; la citazione compare a p. 1.
3. Nel momento in cui la valuta di ciascun paese era agganciata all’oro, era fisso anche il cambio tra le diverse monete.
4. Bryan pronunciò questa frase il 9 luglio 1896 in occasione del discorso alla convention nazionale democratica di Chicago.
5. Si veda BARRY EICHENGREEN, Golden Fetters. The Gold Standard and the Great Depression, 1919-1939, Oxford University Press, New York 1992 [trad. it. Gabbie d’oro. Il «gold standard» e la Grande depressione, 1919-1939, Cariplo-Laterza, Milano-Roma 1994].
6. Il valore equivalente del Pil per Stati Uniti e Cina è rispettivamente di 17 900 miliardi e 11 000 miliardi di dollari. (In termini di Ppa, ossia parità di potere d’acquisto – un indice che consente di confrontare i livelli dei prezzi tra località diverse –, le stime indicano che l’Ue è inferiore dell’1,0 per cento rispetto alla Cina, ma superiore del 7,0 per cento rispetto agli Stati Uniti). A causa dei tassi di cambio variabili (il valore dell’euro rispetto al dollaro è passato nel solo 2015 da 1,06 a 1,13), le dimensioni relative (ai tassi di cambio attuali) variano. Nel 2014, l’Ue rappresentava in realtà il blocco economico maggiore e la diminuzione riflette in massima parte la variazione del tasso di cambio, che è sceso di circa il 17 per cento.
7. Formalmente conosciuto come Trattato dell’Unione europea.
8. Non sorprende che molti altri economisti e politologi siano rimasti altrettanto affascinati dall’euro e che ne sia scaturita una vasta letteratura nel tentativo di comprendere l’argomento affrontandolo da molte diverse angolazioni: la crisi finanziaria, la crisi politica e la crisi economica. L’approccio particolare adottato in questo libro è quello di concentrare l’attenzione su quegli aspetti della struttura dell’eurozona in quanto tale – dal punto di vista delle regole, dei regolamenti e della governance – che in sostanza hanno reso praticamente inevitabili la crisi e gli scarsi risultati economici. Per un primo studio della crisi, si veda PHILIP R. LANE, The European Sovereign Debt Crisis, in «Journal of Economic Perspectives», XXVI (2012), n. 3, pp. 49-68. Per una meditata prospettiva europea scritta nei primi anni dell’unione monetaria, si veda TOMMASO PADOA-SCHIOPPA, The Euro and Its Central Bank. Getting United after the Union, Mit Press, Cambridge Mass. 2004 [trad. it. L’euro e la sua banca centrale. L’unione dopo l’Unione, il Mulino, Bologna 2004]; e per una panoramica delle fasi successive, si veda HENRIK ENDERLEIN et al., Completing the Euro. A Road Map Towards Fiscal Union in Europe, in «Report of the “Tommaso Padoa-Schioppa Group”», Notre Europe, 2012, disponibile all’indirizzo http://www.delorsinstitute.eu/011-3317-Completing-the-EuroA-road-map-towards-fiscal-union-in-Europe.html. Per un’indagine lievemente piú aggiornata, si rimanda a ENRICO SPOLAORE, What Is European Integration Really About? A Political Guide for Economists, Tufts University e NBER Working Paper, giugno 2013, e a un numero speciale del «Journal of Macroeconomics» dedicato alla crisi dell’euro, The Crisis in the Euro Area. Papers Presented at a Bank of Greece Conference, XXXIX, parte B (marzo 2014). Il volume include, tra gli altri, saggi dei seguenti autori (in ordine di pubblicazione sulla rivista): Heather D. Gibson, Theodore Palivos, George S. Tavlas, George A. Provopoulos, Vítor Constâncio, Seppo Honkapohja, Michael Bordo, Harold James, Barry Eichengreen, Naeun Jung, Stephen Moch, Ashoka Mody, John Geanakoplos, Costas Azariadis, Paul De Grauwe, Yuemei Ji, Vito Polito, Michael Wickens, C. A. E. Goodhart, Lucrezia Reichlin, Stephen G. Hall, Karl Whelan, Anabela Carneiro, Pedro Portugal e José Varejão.
9. Nel mio libro Globalization and Its Discontents, W. W. Norton, New York 2002 [trad. it. La globalizzazione e i suoi oppositori, Einaudi, Torino 2002], ho descritto questi fallimenti e la mia interpretazione della politica, degli interessi e delle ideologie alla loro base.
11. Si vedano, in particolare, i miei The Price of Inequality. How Today’s Divided Society Endangers Our Future, W. W. Norton, New York 2012 [trad. it. Il prezzo della disuguaglianza. Come la società divisa di oggi minaccia il nostro futuro, Einaudi, Torino 2013]; The Great Divide. Unequal Societies and What We Can Do About Them, W. W. Norton, New York 2014 [trad. it. La grande frattura. La disuguaglianza e i modi per sconfiggerla, Einaudi, Torino 2016] e Rewriting the Rules of the American Economy. An Agenda for Growth and Shared Prosperity, W. W. Norton, New York 2015, con Nell Abernathy, Adam Hersh, Susan Holmberg e Mike Konczal [trad. it. Le nuove regole dell’economia. Sconfiggere la disuguaglianza per tornare a crescere, il Saggiatore, Milano 2016]. Questi recenti libri si basano sulle mie ricerche precedenti, come per esempio Distribution of Income and Wealth among Individuals, in «Econometrica», XXXVII (1969), n. 3, pp. 382-97, e Dynastic Inequality, Mobility and Equality of Opportunity, scritto con Ravi Kanbur, Centre for Economic Policy Research Discussion Paper n. 10542, aprile 2015, di prossima pubblicazione sul «Journal of Economic Inequality». Kanbur è stato uno dei miei consiglieri alla Banca mondiale.
12. ROBERT E. LUCAS JR, The Industrial Revolution. Past and Future, in «The Region», Federal Reserve Bank of Minneapolis, 2004, pp. 5-20 (https://www.minneapolisfed.org/publications/the-region/the-industrial-revolution-past-and-future). Proseguí dicendo: «Le possibilità di migliorare la vita dei poveri trovando modi nuovi di distribuire la produzione attuale non sono nulla rispetto a quelle, apparentemente illimitate, di aumentare la produzione». Se da una parte è vero che le possibilità di migliorare la vita delle persone sono enormi, troppo spesso questo non è accaduto, come dimostrano i casi esemplari di Europa e Stati Uniti.
13. Si vedano, per esempio, J. E. STIGLITZ, Il prezzo della disuguaglianza cit. e i riferimenti ivi citati; OECD, In It Together. Why Less Inequality Benefits All, 21 maggio 2015 (http://www.oecd-ilibrary.org/employment/in-it-together-why-less-inequality-benefits-all_9789264235120-en); ANDREW G. BERG e JONATHAN D. OSTRY, Inequality and Unsustainable Growth. Two Sides of the Same Coin?, IMF Staff Discussion Note 11/08, 8 aprile 2011 (https://www.imf.org/external/pubs/ft/sdn/2011/sdn1108.pdf); JONATHAN D. OSTRY, ANDREW BERG e CHARALAMBOS G. TSANGARIDES, Redistribution, Inequality, and Growth, IMF Staff Discussion Note 14/02, febbraio 2014 (https://www.imf.org/external/pubs/ft/sdn/2014/sdn1402.pdf).
14. Cfr. BRUCE C. GREENWALD e JOSEPH E. STIGLITZ, Externalities in Economies with Imperfect Information and Incomplete Markets, in «Quarterly Journal of Economics», CI (1986), n. 2, pp. 229-64.
15. Ho cominciato a interessarmi attivamente all’«economia delle crisi» durante l’incarico alla Banca mondiale. Ho scritto parecchio in proposito, sia da solo sia insieme ai colleghi dell’istituto. Uno degli scritti piú noti è La globalizzazione e i suoi oppositori cit. Si vedano inoltre i miei articoli Lessons from the Global Financial Crisis, in JOSEPH R. BISIGNANO, WILLIAM C. HUNTER e GEORGE G. KAUFMAN (a cura di), Global Financial Crises. Lessons from Recent Events, Kluwer Academic Publishers, Boston 2000, pp. 89-109 (originariamente presentati in occasione della conferenza sulle crisi finanziarie globali, Bank for International Settlements e Federal Reserve Bank of Chicago, 6 maggio 1999); Financial Market Stability and Monetary Policy, in «Pacific Economic Review», VIII (2002), n. 1, pp. 13-30 (discorso tenuto alla Hong Kong Economic Association First Biennial Conference, Hong Kong, 15 dicembre 2000); Lessons from East Asia, in «Journal of Policy Modeling», XXI (1999), n. 3, pp. 311-30 (relazione presentata in occasione dell’assemblea annuale dell’American Economic Association, New York, 4 gennaio 1999); Responding to Economic Crises. Policy Alternatives for Equitable Recovery and Development, in «Manchester School», LXVII (1999), n. 5, pp. 409-27 (relazione presentata al North-South Institute, Ottawa, 29 settembre 1998); The Procyclical Role of Rating Agencies. Evidence from the East Asian Crisis, con G. Ferri e L.-G. Liu, in «Economic Notes», XXVIII (1999), n. 3, pp. 335-55; Must Financial Crises Be This Frequent and This Painful?, in «Policy Options», XX (1999), n. 5, pp. 23-32 (relazione originariamente presentata il 23 settembre 1998, come University of Pittsburgh McKay Lecture); Knowledge for Development. Economic Science, Economic Policy, and Economic Advice, in BORIS PLESKOVIC e JOSEPH E. STIGLITZ (a cura di), Annual World Bank Conference on Development Economics 1997, World Bank, Washington D.C. 1998, pp. 9-58.
Ho scritto diverse relazioni a proposito di quali riforme dei sistemi finanziari – a livello sia nazionale sia internazionale – porterebbero a una maggiore stabilità: Reforming the Global Economic Architecture. Lessons from Recent Crises, in «Journal of Finance», CIV (1999), n. 4, pp. 1508-21; The Underpinnings of a Stable and Equitable Global Financial System. From Old Debates to New Paradigm, con Amar Bhattacharya, in BORIS PLESKOVIC e JOSEPH E. STIGLITZ (a cura di), Annual World Bank Conference on Development Economics 1999, World Bank, Washington D.C. 2000, pp. 91-130; Robust Financial Restraint, con Patrick Honohan (divenuto poi governatore della banca centrale d’Irlanda, con cui ho avuto occasione di affrontare molti aspetti della crisi irlandese, alcuni dei quali sono trattati piú avanti), in GERARD CAPRIO, PATRICK HONOHAN e JOSEPH E. STIGLITZ (a cura di), Financial Liberalization. How Far, How Fast?, Cambridge University Press, Cambridge 2001, pp. 31-63.
Insieme a Jason Furman, che poi sarebbe diventato presidente del Co...