I ragazzi che se ne andarono di casa in cerca della paura
eBook - ePub

I ragazzi che se ne andarono di casa in cerca della paura

Crolla il pontile, e altri racconti

  1. 304 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

I ragazzi che se ne andarono di casa in cerca della paura

Crolla il pontile, e altri racconti

Informazioni su questo libro

Un ospite inatteso e misterioso che bussa alla porta il giorno di Natale. Un vecchio pontile che sta crollando davanti ai nostri occhi. Una foresta tropicale che per quanto pericolosa non sarà mai cosí nera come i cuori di chi la sta attraversando...Che sia realistico o fantastico, storico o avventuroso, ogni racconto di Mark Haddon mette sotto la sua lente da investigatore del cuore umano i legami che tengono insieme le persone. E le catastrofi che le dividono. Un gruppo di giovani esploratori nella foresta amazzonica scopre che l'oscurità piú spaventosa non è quella che li circonda, ma quella dentro di loro. Due ragazzini trovano una pistola semiautomatica, e il colpo che sparano segna il primo confine della loro vita. Un estraneo minaccioso si presenta alla porta di una famiglia borghese riunita per Natale: la sua visita sarà l'inizio della fine delle loro tante ipocrisie. Il vecchio pontile di una città di mare crolla sotto lo sguardo, pieno di compassione ma impotente, di un Dio che dall'alto osserva il dolore e la grazia nascosti in ogni dramma. La prima raccolta delle storie brevi dell'autore dello Strano caso del cane ucciso a mezzanotte è stata accolta in Inghilterra e negli Stati Uniti come un capolavoro di talento narrativo, di inventiva e equilibrio. Sono nove racconti lirici e intensi, nove storie che spaziano dall'essenzialità di un fantastico surreale e allusivo, all'avventuroso piú scatenato. In ognuno di questi racconti Mark Haddon infonde lo stesso calore. Una scrittura capace di una profonda empatia, in grado di rivelare tutta la dolcezza e la malinconia che abita il cuore degli uomini.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a I ragazzi che se ne andarono di casa in cerca della paura di Mark Haddon, Monica Pareschi in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2017
Print ISBN
9788806234492
eBook ISBN
9788858426050

Selvatico

È il tardo pomeriggio della vigilia di Natale e come previsto ha cominciato a cadere la neve, un lungo fronte di denti bianchi che avanza sulla carta del tempo dal Baltico per chiudersi sulla groppa curva dell’Inghilterra. Kelmarsh, Clipston, Sibbertoft: arenaria rossa e colline verdi a perdita d’occhio, tetti di paglia, allevamenti di bestiame e chiese sassoni dai profili squadrati. Qualche fiocco sparso all’inizio, piú bianco del cielo che va scurendosi sullo sfondo, quel magico silenzio dell’infanzia che si posa su tutto quanto, solo il suono delle campane della chiesa e la vibrazione dei treni in lontananza portata dall’aria fredda, pulita.
Madeleine Cooper sta preparando una quiche di salmone con contorno di carote glassate al miele e broccoli: quando i tre figli e le rispettive famiglie saranno arrivati sani e salvi procederà con l’ultima passata in forno e la cottura al vapore. Nel frigo c’è una torta pavlova al cioccolato e lamponi.
Suo marito, Martin, ha concluso il compito minimo che gli è stato assegnato – apparecchiare la tavola – e adesso è nel suo studio ad ascoltare la Passione secondo Matteo (la registrazione di Nikolaus Harnoncourt del 2001) e a leggere Imperi del mare. Dall’assedio di Malta alla battaglia di Lepanto di Roger Crowley. Ha sbagliato ad apparecchiare, contando nove posti invece di dieci. È una commedia che recitano cosí spesso che ormai quasi non ci fanno piú caso: l’incompetenza simulata di lui seguita dall’esasperazione simulata di lei («Ma come fai a non ricordarti quanti siamo in famiglia?») che fa sentire lei piú importante e dà a lui una scusa in piú per non offrire altro aiuto. È andato in pensione due anni fa dopo aver fatto il neurochirurgo per trentasei anni, prima al St George’s Hospital a Tooting, poi al Frenchay a Bristol, e infine, come ultima tappa, al Leicester Royal Infirmary, praticamente fuori dal mondo. Adesso che non c’erano piú vite da salvare, lei si preoccupava che il marito potesse crollare eroicamente a pezzi secondo le migliori tradizioni dei reduci del Vietnam, e invece lui applica ai libri, alla musica, al golf e agli esercizi del quinto anno di pianoforte lo stesso rigore distaccato che un tempo applicava alle leucotomie, agli aneurismi e agli adenomi ipofisari.
Madeleine si preoccupa per quasi tutto. Ha sofferto d’ansia per la maggior parte della sua vita adulta. È raro che ne parli con qualcuno, anche se la cosa risulta evidente a chiunque le stia intorno, compreso Martin. Lui è convinto che alla base ci sia un difetto psicologico congenito aggravato da una vita in cui ha affrontato pochissimi rischi e ha passato troppo tempo da sola con se stessa. Trattandosi di qualcosa che non ha il potere di modificare, non vede la ragione di discuterne.
Poco dopo le quattro arriva la figlia maggiore, Sarah, col marito Robert. Sarah è manager dei servizi per lo sviluppo economico del consiglio di contea dell’Hampshire, un lavoro che un tempo prevedeva la creazione di istituti sociali per l’infanzia, l’estensione della banda larga e l’introduzione degli assistenti sociali negli ambulatori dei medici di base ma che adesso significa semplicemente licenziare dipendenti, tagliare progetti e risparmiare soldi. Robert è responsabile dei fondi di investimento per la Appalachian, una piccola società di gestione patrimoniale che ha fondato tre anni fa assieme a due transfughi dalla Deutsche Bank: la sede è a Reading e lui fa il pendolare da Winchester tre volte alla settimana.
Hanno solo una figlia adolescente, Ellie, che quest’anno passerà le vacanze di Natale a Winchester con la famiglia del suo ragazzo perché lei e Daniel sono ancora nella fase romantica e i genitori di lui sono «molto, molto, molto piú rilassati di voi», il che significa, presumibilmente, che loro non l’hanno ancora vista dare giú di matto.
Sarah è una rompiballe colossale, è questa la rude diagnosi del padre. A sentire la figlia, invece, il problema è che lei è una donna e, a differenza della madre, ha un lavoro e opinioni proprie, alcune diverse da quelle di Martin.
A Robert piace che Sarah sia polemica e cocciuta, ma certo questo dipende anche dal fatto che concorda con quasi tutte le opinioni della moglie e perciò di solito lei è polemica con qualcun altro; quello che non gli piace invece è far visita ai suoceri, perché a volte in loro presenza Sarah torna a essere l’adolescente che lui immagina sia stata, un’adolescente non troppo diversa dalla figlia che hanno in comune, nei suoi momenti peggiori. È un argomento che ha cercato di affrontare con Sarah. Non ci proverà piú. Tuttavia alla Baracca hanno sempre una buona riserva di alcolici, che lui considera una necessità terapeutica, come una flebo di morfina a rilascio prolungato.
– Ciao, tesoro –. Madeleine abbraccia la figlia.
Anche Robert e Madeleine si abbracciano, col solito disagio. Un tripudio di musica corale irrompe nella stanza («… Ich will dir mein Herze schenken…») e Martin compare sulla porta dello studio, pronto per la solita stretta di mano da golfista che a Robert sembra sempre troppo energica per uno che in passato trafficava dentro il cervello di esseri viventi. Con l’altra mano agita il cordless. – Erano Leo e Sofie. Arrivano tra venti minuti.
– E Gavin? – chiede Sarah.
– Ancora nessuna notizia, – dice Martin.
– Be’, – dice Sarah, – se continua questo tempo…
– Oh dài, – dice Madeleine, – non cominciare ancora prima che arrivi.
– L’anno scorso si è comportato come un coglione, – dice Sarah, – e sono sicura che lo farà anche quest’anno.
Martin guarda Robert e si frega le mani. – Un goccetto?
Adesso il cielo si è scurito. La neve si ammucchia negli angoli piú riparati e sul lato dei muri esposto al vento. Si adagia incurvandosi su davanzali da calendario dell’avvento. Macchia e addolcisce la parte superiore di tutte le cose, come glassa su un dolce di prugne. Siepi, fili del telegrafo, automobili, cassette della posta, bidoni della raccolta differenziata. Il mondo sta perdendo i suoi spigoli. Guardi in su e sembra che anche le stelle si riversino dal cielo e in fin dei conti non siano piú quei globi enormi e fiammeggianti ma piccole cose gelate che si sciolgono nel palmo della mano.
Martin dice a Madeleine di non agitarsi e insiste che Gavin ed Emmy stanno sicuramente benissimo, perché uno dei suoi principî guida è che tutto va sempre nel migliore dei modi tranne quando, di tanto in tanto, non è cosí e dunque bisogna risparmiare le energie per far fronte a quella rara evenienza. In realtà, con un certo gusto, si sta lambiccando tra sé su quello che farebbe se si trovasse bloccato in macchina di notte con un tempo del genere. Quanto tempo potrebbe rimanere acceso il motore in folle per consentire al riscaldamento di funzionare, per esempio? Naturalmente la neve farebbe da isolante, ma ci sarebbe il rischio di avvelenamento da monossido di carbonio.
Una Volkswagen Touran verde svolta dalla strada principale, e due coni di luce alogena ruotano perforando la lenta caduta dei fiocchi. L’auto sbanda un po’, poi torna a far presa sull’asfalto, la neve compatta stride sotto il morso dei battistrada. Alla guida c’è Leo, il figlio minore di Martin e Madeleine. Di fianco a lui c’è sua moglie Sofie, dietro ci sono David (undici anni) e Anya (dieci). Leo decide di non provare nemmeno a entrare dal periglioso collo di bottiglia formato dai pilastri del cancello e sale disinvoltamente di sbieco sul marciapiede nascosto. Appoggia la testa sul volante. – Gesú. Sono a pezzi.
Insegna storia a Durham. Quando era piccolo si chiedeva regolarmente se l’avessero adottato e il sospetto non se ne è mai andato del tutto. Le riunioni familiari di qualsiasi genere sono per lui un purgatorio, e gli lasciano un gran desiderio di prendersi una vacanza e trascorrerla camminando da solo in qualche angolo sperduto della terra. In realtà è come sua madre, o come la persona che avrebbe potuto essere sua madre se non fosse stata piegata dalla gravità deformante del marito nella cui orbita ha vissuto quasi tutta la vita. Piú che parlare, ascolta. Nella maggior parte delle situazioni riesce a percepire quello che provano gli altri, e se qualcuno si sente a disagio lui non può fare a meno di condividerlo, quel disagio. Un Natale in famiglia è un generatore di disagio garantito.
Sofie traduce dall’islandese e dalla sua madrelingua, il danese, perlopiú testi commerciali, e nell’ultimo paio d’anni anche qualche giallo. Non si sente piú vicina alla famiglia di Leo di quanto si senta il marito, ma mantiene le distanze fingendosi piú straniera e meno intelligente di quanto non sia in realtà, usando le parole sbagliate e mostrandosi perplessa davanti ai costumi bizzarri degli inglesi, e il fatto che nessuno si accorga di questi sotterfugi plateali la offende e allo stesso tempo la solleva.
Anya sta attraversando un periodo di feroce conformismo che sia Leo sia Sofie trovano profondamente deprimente (i Sim, Frozen, gli One Direction), sebbene non cosí deprimente come la stranezza conclamata di David che Leo, in particolare, teme possa essere un’espressione degli stessi geni bacati che hanno fatto entrare e uscire lo zio di Sofie da un ospedale psichiatrico di Augustenborg per tutta la sua vita adulta. Tutti i libri che Leo ha letto in proposito suggeriscono che nei maschi la psicosi fa capolino solo poco prima dei vent’anni, il che è vagamente confortante. Tuttavia è difficile non rimanere turbati davanti alla collezione di animali morti (corvi, topi, cervi volanti, rospi) che tiene avvolti dentro fazzolettini di carta in una fila di scatole di cartone sullo scaffale della sua camera da letto come tante piccole bare, e dal linguaggio incomprensibile che usa qualche volta per parlare da solo, e che sostiene sia il tagalog ma non lo è, perché Leo ha controllato.
Tolgono le valigie dal baule. Anya ha uno zaino giallo, nero e bianco che per forma replica uno dei minion di Cattivissimo me. David ha una borsa di cuoio d’epoca ricevuta in dono dal nonno danese, a cui dà regolarmente il grasso e che lo fa sembrare un piccolo scrivano del Rinascimento.
Leo si ferma per guardarsi intorno in quell’oscurità neroazzurra e cristallina e sente… il nulla piú assoluto. A parte suo figlio e sua figlia che litigano su chi dei due ha fatto cadere nella neve la borsa con dentro il piumone il silenzio è incommensurabile. Se ne dimentica ogni anno finché non interviene qualche particolare a ricordarglielo (il vetro fragilissimo di una pallina di Natale rotta, la banda dell’Esercito della Salvezza che suona I Saw Three Ships, una forte nevicata), si dimentica di come era straordinario il Natale un tempo, com’era straordinario tutto quanto, per tutto l’anno, e ogni singolo istante era qualcosa da inghiottire o risolvere o soffrire. Ma adesso…? Tutto questo procedere per inerzia, tutti questi vuoti, come se ci fosse una riserva inesauribile di tempo e quegli stessi secondi potessero essere spazzati dalla tavola come sale rovesciato.
– Lo so che ti piacerebbe passare tutta la sera qui fuori –. Sofie gli tocca il braccio. – Ma fa davvero molto freddo.
Percorrono faticosamente il vialetto nel bagliore improvviso del sistema antintrusione. Quando raggiungono l’entrata Sarah sta aprendo la porta coi suoi due pannelli di vetro istoriato (un pastore a sinistra, tre pecore a destra). – Ehi, fratellino –. È una cosa che in un modo o nell’altro fa ogni volta che si incontrano, stabilire dolcemente ma con forza la sua precedenza nella scala gerarchica, ma il tono è abbastanza affettuoso che qualsiasi rimostranza risulterebbe villana.
Profondo respiro. Sono già passati dieci secondi, mancano solo trentasei ore. – E Gavin, ancora niente? – dice Leo. – Non ho visto la macchina.
– Se sono fortunati passeranno il Natale in un Travelodge sulla M1.
Sofie batte i piedi per scrollare via la neve dagli stivali mentre Sarah accoglie i ragazzi con una stretta di mano scherzosamente regale. – Anya… David…
– Ti saluto nel nome dei sette regni, – dice David. – Temevo che non avremmo mai valicato le montagne.
Ma in quel momento Sofie lancia un’occhiata oltre la testa del marito. – Hai parlato troppo presto.
Si girano come un sol uomo e vedono Gavin ed Emmy che risalgono il vialetto e dall’andatura esausta di lei, degna di una spedizione al Polo Sud, è evidente anche al buio che sono stati costretti a lasciare l’auto a una certa distanza.
– Ehi, ciurma! – grida Gavin. – Spero che abbiate preparato un bel falò e fiumi di whisky.
Gavin è un uomo straordinariamente dotato con un difetto cruciale, a parte il suo ego mostruoso: non ha mai avuto un interesse appassionato che indirizzasse i suoi molteplici talenti e gli offrisse la prospettiva di conseguire qualcosa di piú importante del successo in sé.
La teoria di Leo è che da quando a dodici anni il fratello è cresciuto di botto e in maniera assolutamente prodigiosa, un magnetismo innato l’abbia posto, sempre, al centro di un gruppo di persone che volevano a tutti i costi stargli intorno, e lui non si sia mai liberato abbastanza dal loro rumore per ascoltare cosa succedeva nella sua testa, né si sia mai annoiato tanto da scoprire che cosa gli faceva davvero piacere.
Sotto sotto Gavin è convinto che adesso dovrebbe essere lui a capo della famiglia – per questioni di genere Sarah è talmente inadeguata che non è nemmeno sfiorato dall’idea che la maggiore sia lei – e in piú è risentito col padre che non ha ceduto il posto morendo o allentando il suo controllo mentale sul mondo. Il semplice fatto di andare a casa dei genitori a Natale è un atto di obbedienza che trova degradante e che il tempo inclemente ha reso ancora piú increscioso.
Diciott’anni prima a Cambridge Gavin si era distinto nella squadra di rugby dell’università, aveva giocato per un breve periodo negli Harlequins, alla settima partita si era fatto fracassare la mandibola e mentre era disteso in un letto del St Thomas’ Hospital, in un raro momento di lucidità aveva capito che non avrebbe mai giocato a livello internazionale e perciò doveva accettare il lavoro che gli aveva offerto Ove Arup quattro mesi prima. Si era rifatto vivo con lui e, dal momento che era il tipo di persona a cui un sacco di cose vengono servite su un piatto d’argento, gli era sembrato del tutto normale che la donna assunta nella posizione che lui aveva rifiutato fosse morta la settimana prima in un incidente aereo sulla Skeleton Coast in Namibia, e che il suo futuro capo al dipartimento fosse un appassi...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. I ragazzi che se ne andarono di casa in cerca della paura
  4. Crolla il pontile
  5. L’isola
  6. Bunny
  7. Selvatico
  8. La pistola
  9. La lupa e il picchio
  10. Respira
  11. I ragazzi che se ne andarono di casa in cerca della paura
  12. La diga
  13. Ringraziamenti
  14. Il libro
  15. L’autore
  16. Dello stesso autore
  17. Copyright