162.
La preghiera di Lenny Belardo in morte dell’amico Dussolier.
Sott’acqua una sagoma umana di spalle e in costume da bagno se ne sta in ginocchio sul fondo della piscina, in apnea, a occhi chiusi. È Lenny Belardo, che prega al riparo da qualsiasi sguardo.
Iddio onnipotente, ora che hai il caro Dussolier tra le tue braccia, ti prego, ricordagli quel pomeriggio che scappammo dall’istituto. Ricordagli la paura e la libertà di quel pomeriggio carico di pioggia. E rassicuralo, non c’è niente di male, paura e libertà stanno sempre insieme, come due vecchi sposi pronti a morire l’uno per l’altro.
Ricordagli suor Mary e i suoi vent’anni dai capelli sciolti e biondi e inondati dal sole mentre correva e faceva canestro. Ricordagli quell’indelebile, arcaica immagine di bellezza che ci commuoveva in silenzio, anche se io lo so, Iddio onnipotente, che lui, come me, non dimenticherà mai quell’immagine.
Ricordagli, Iddio onnipotente, tutte le nostre infinite chiacchierate notturne, nella camerata, sotto le lenzuola. Bisbigliavamo di nascosto e avevamo un unico, instancabile argomento: il nostro futuro. Eravamo bambini e questo fanno i bambini: dipingono il futuro con colori che la realtà non conosce.
Ricordagli che non c’è da soffrire per tutti i nostri sogni infranti.
Volevamo vivere la vita del grande giocatore di baseball, del vecchio benzinaio sulla provinciale, del soldato eroico, del musicista sconcio di New York, del vigile del fuoco, del velista sull’oceano.
Ricordagli, Iddio onnipotente, di non piangere quando ricorderà che abbiamo solo vissuto la vita semplice e sbiadita del prete, una vita cosí strana, a sperare e a pregare che tu, Iddio onnipotente, esista e pensi a noi.
Paura e libertà stanno sempre insieme, come due vecchi sposi pronti a morire l’uno per l’altro.
163.
Lenny Belardo e Valente, l’inseparabile assistente del papa.
– Dove vanno gli aerei che non prendiamo?
– Me lo domando sempre anch’io, ogni volta che li vedo.
– Io penso sempre che vanno in posti dove non sono mai stato.
164.
Dove vanno gli aerei che non prendiamo?
Vanno altrove.
165.
Mamma, papà, dove siete?
166.
Suor Mary e Lenny Belardo.
– Santo Padre, l’annuncio del suo provvedimento sull’imperdonabilità dell’aborto ha scatenato le Femen. Stanno protestando ovunque. Sotto la torre Eiffel, nel parlamento europeo, in piazza San Pietro.
– Non mi va di parlare di persone che, per esprimere una protesta, si spogliano. Non capisco perché non si possa protestare vestiti.
167.
Suor Mary e Lenny Belardo.
– Padre Santo, la morte di Dussolier… lei non ha colpa.
– Sí, invece.
168.
«La Madonna ci ha fatto ridere»: il tempo della beata Juana. Il papa passeggia negli splendidi giardini all’italiana di Castel Gandolfo in compagnia di un cardinale francese sui cinquantacinque anni. Un uomo rassicurante e fascinoso, dall’ottimo inglese. Si chiama Michel Marivaux ed è il prefetto della Congregazione delle cause dei santi.
– Santo Padre, non la disturberei mai, qui, durante il suo periodo di riposo, se non avessi una questione davvero urgente da sottoporle.
– Mi parli di questa urgenza.
– La beata Juana, guatemalteca. Sulla base di tre anni di accertamenti, ritengo che i tempi siano maturi per la sua canonizzazione.
– Mi parli della beata Juana.
– Venerata in Guatemala e in tutto il Centro America. È morta a diciotto anni, di leucemia. In punto di morte ha detto: «Il mondo si infatuerà di me perché nella mia vita mi sono infatuata del mondo».
Mi scusi, Santo Padre, ma sono parole semplici che mi fanno sempre commuovere.
– Non si preoccupi, Eminenza, mi piace vedere le persone quando si commuovono. Cosí m’illudo di scorgere i frammenti dell’anima. Cosa ha fatto la beata Juana per meritarsi la canonizzazione?
– Assisteva bambini malati negli ospedali e raccontava loro, per alleviare la sofferenza, delle fiabe inventate da lei, molto divertenti, pare, e sempre con la stessa protagonista, la Madonna.
– Mi piace, vada avanti.
– Ma queste fiabe non donavano solo un sorriso ai bambini malati. Molti di loro, pochi giorni dopo aver ascoltato le fiabe di Juana, cominciavano a guarire da malattie terminali. E guarivano sorridendo. Tutti i bambini guariti, quando si chiedeva loro se avessero un’idea del perché si sentivano meglio ed erano guariti, davano sempre la stessa risposta: «La Madonna ci ha fatto ridere».
– È una storia meravigliosa, Eminenza.
– Sí, Santo Padre, è una storia meravigliosa.
– Che bello, se fosse anche vera.
– Santo Padre, lo è.
– Va bene, mi lasci riflettere.
169.
Il cardinale Marivaux e Lenny Belardo.
– Forse bisogna iniziare a pensare di riconciliarsi con chi è disposto a volerle bene.
– Chi è disposto a volermi bene?
– Tutta la Chiesa, Santità. E tutti i credenti.
– Ma si sono nascosti, tutti.
– Basterà un suo segno. Uno solo. E usciranno tutti allo scoperto.
170.
Lenny Belardo rivede dopo un po’ di tempo Sofia. La donna, imprevedibile e spigolosa com’è, offre una insperata apertura.
– Sono stata cosí sorpresa e felice di sapere che voleva vedermi.
– Anch’io mi sono sorpreso quando ho scoperto che avevo necessità di vederla.
– Necessità, addirittura. Ponderi le parole, Padre Santo, che il mio ego è come il cuore di un cardiopatico, non può subire sbalzi improvvisi e profondi.
– Plachi il suo ego. Questo posto è cosí noioso che anche un solitario come me finisce per aver voglia di vedere qualcuno. Chiunque sia.
– Ora riconosco il papa per cui lavoro.
– Sono molto stanco, sa?
– Mi permetta, Santo Padre, lei non è stanco. Lei è addolorato e si sente in colpa per la morte del cardinale Dussolier, il suo migliore amico.
171.
Lenny Belardo e Sofia.
– Cosa stiamo sbagliando?
– Semplicissimo. Siamo venuti meno all’eterno, intramontabile principio del bastone e della carota. Bastone e carota. Noi abbiamo dato solo bastone.
– Cosa intende per «carota»?
– Un’apertura.
172.
Michael Spencer, suo padre spirituale, si decide finalmente ad aiutare Lenny, a consigliarlo con l’autorità della guida che è stato per lui.
– Eh sí, questo è il punto, come andrà a finire? Posso darti un ultimo consiglio?
– Non sarà l’ultimo.
– Smetti di cercare i tuoi genitori o andrà a finire male.
– Mi piacerebbe seguire il tuo consiglio, Michael. Ma io non smetterò mai di cercare i miei genitori. Perché non ci riesco.
– Tu non credi in Dio.
– Che dici?
– Ho detto che tu non credi in Dio. Ho avuto anch’io cinquan...