La guerra dei poveri
eBook - ePub

La guerra dei poveri

  1. 448 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

La guerra dei poveri

Informazioni su questo libro

«Il libro è proprio questo: uno scrittore nato che trova, mentre si cammina e si combatte, un linguaggio per cose vere e tragiche quasi sconosciuto alla nostra letteratura. [...] È il libro che avrei voluto scrivere». Giorgio Bocca *** «Nuto Revelli dalla fine della guerra lavora con un'idea fissa: far sí che le prove sopportate dagli italiani piú silenziosi e piú dimenticati e piú pazienti non vadano perdute». ltalo Calvino *** «Nuto Revelli è autore di alcuni dei libri-verità piú belli e piú cupi fra quanti siano usciti sulla guerra, sulla disfatta, sulla morte di centinaia di migliaia di soldati mandati al macello dal fascismo, sul riscatto della Resistenza». Corrado Stajano

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a La guerra dei poveri di Nuto Revelli in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Storia e Storia mondiale. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2014
Print ISBN
9788806174828
eBook ISBN
9788858410813
Argomento
Storia

Capitolo quarto

Guerra partigiana

8 settembre 1943 – 27 agosto 1944

8 settembre. La notizia dell’armistizio mi entra in casa dalla strada. Gridano che la guerra è finita, che Badoglio sta parlando.
Con Anna scendo in via Roma, quasi di corsa, perché sento che un’altra guerra sta incominciando.
La gente è raccolta di fronte ai caffè come al tempo dei discorsi del duce, come al tempo dei campionati mondiali di calcio, del giro di Francia. Chi non capisce, chi capisce a metà. Soldati che si abbracciano, bustine che volano. I soldati sono allegri come se la guerra fosse finita sul serio.
Non è Badoglio che parla. Un disco lento e monotono chiede che l’Italia insorga con prudenza. Sembra rotto il disco, tanto è rauco. Sembra l’annuncio di un treno in partenza, che dovrebbe partire ma non parte mai...
Riordino le idee. I tedeschi che cosa faranno? I tedeschi saranno spietati. C’è da sparare.
Corro a casa. Indosso la divisa, prelevo i parabellum, filo in caserma.
Ho la licenza di convalescenza in tasca, per la pleurite, per il congelamento. Fino a ieri credevo di reggermi in piedi soltanto con le endovene di calcio. Sono piú forte di quanto non pensassi.
Mi presento al primo ufficiale che incontro nel corpo di guardia. «Sono del 5° alpini, – gli dico, – sono a casa in convalescenza. Chiedo di poter fare qualcosa».
Il capitano, un certo Romiti, osserva i miei parabellum, mi chiede quanti colpi sparano. Poi, con voce stanca conclude: «Faresti meglio a startene tranquillo, a goderti la convalescenza. Qui perdi tempo, non si farà niente».
Nell’ampio cortile è schierato un battaglione di reclute. La compagnia armi di accompagnamento con i 47/32 si sta schierando.
Mi dico: se il battaglione parte mi infilo in coda e qualcosa riuscirò a fare.
Gli ufficiali si riuniscono a gruppi. Alcuni li conosco dal tempo della scuola, della Gil, del Guf; chi piú, chi meno, erano fascisti come me, come tutti: Verra, i due Silvestri, Berra, Bocca, Cipellini, Brizio e altri.
Non so come la pensino oggi. Hanno appena lasciato la scuola di Bassano, sono ufficiali da tre giorni. Mi sembrano «imbranati».
Ho conosciuto un 2° alpini fatto con gli Astrua, i Gorresio, i Bonichi, i Parola, i Civalleri. Ho già vissuto un 8 settembre sul Don, a Belogore, con i Grandi, i Torelli, i Perego. Qui mi sento un estraneo.
Eravamo soli sul Don, abbandonati, come oggi. Ma un coraggio disperato ci aiutava a combattere, un coraggio che qui è difficile ritrovare. Qui in Italia, a casa mia, tutto mi appare piú difficile, quasi senza speranza.
Con le ore che passano, i reparti si sciolgono.
Le pattuglie in bicicletta, che si erano sparse per la città a suonare la ritirata, sono rientrate da tempo.
Nel buio – gli ufficiali di qua, i soldati di là – parlano sottovoce come se i tedeschi ascoltassero. Unico argomento: arriverà l’ordine di sparare?
Soltanto le armi e gli zaini schierati nel cortile dicono che non siamo ancora un esercito di prigionieri.
Verso mezzanotte pare che la baracca riprenda a marciare. Per la prima volta si accenna all’eventualità di resistere ai tedeschi. Un reparto con quattro pezzi da 47/32 dovrebbe schierarsi a Madonna dell’Olmo per un’azione di sbarramento.
È un falso allarme. Cerco in città Piero Bellino, fantastico con lui fin quasi all’alba.
9 settembre. Torno al 2° alpini, sempre in divisa, sempre con le armi automatiche.
Tutto è apparentemente normale. L’ufficiale di picchetto ha la sciarpa azzurra, la «guardia» continua a schierarsi al passaggio dei rari ufficiali superiori che s’infilano in caserma.
Si attendono gli ordini.
La compagnia armi di accompagnamento è in postazione a Villa Desmé: sbarra le provenienze dalla zona di Mondoví. Altri reparti del battaglione reclute sarebbero schierati a Madonna dell’Olmo. Spareranno se attaccati?
Radio Scarpa qui non funziona, perché non esistono i comandi, perché manca qualsiasi iniziativa anche la piú modesta, perché si gira a vuoto nell’attesa passiva di situazioni nuove.
Qui la scala dei gradi, delle responsabilità è scomparsa. Siamo come in un’immensa retrovia, e scappare è facile.
Si attendono ordini, che potrebbero non arrivare mai. Se i tedeschi non fossero in casa nostra, alle porte di Cuneo, forse alcuni ufficiali superiori andrebbero a giocarsi la partita a bocce, per far passare il tempo.
Radio Londra potrebbe sostituire Radio Scarpa, ma è un delitto ascoltarla.
Per prelevare dieci coperte occorrono, come sempre, venti timbri e venti firme. È sempre andata cosí. Non ha importanza che si perda un mulo, l’importante è che se ne ricuperino gli zoccoli. Scartoffie e pezze giustificative prima di tutto.
Dopo le scartoffie gli stipendi. Si parla infatti di distribuirli al piú presto, prima, comunque, dell’arrivo dei tedeschi.
Che si spari o meno a Villa Desmé e a Madonna dell’Olmo dipenderà dai fili del telefono. Con i fili del telefono tagliati, in piccolo e in grande, a Cuneo e a Roma, scompariranno la dignità, il coraggio, tutto, anche l’onore militare.
Che fare? Il gioco è grande, superiore alle nostre forze. È tremendo assistere a questa lenta agonia, sentire che la divisa, che le armi diventano un peso, un ingombro. È il secondo fallimento che mi arriva sulle spalle, a breve scadenza, ed è piú pesante dell’altro.
Sparare vuol dire credere in qualcosa di giusto o di sbagliato. Qui non si crede piú a nulla.
Non appena apprendo che un piccolo reparto della 4a armata sarebbe arrivato dalla Francia raggiungo, con Piero 1, via Statuto per controllare la notizia. Ci attacchiamo a tutto, alle notizie vere, alle notizie false: in fondo in fondo crediamo ancora in questo esercito scombinato, perché l’abbiamo visto combattere e pagare senza pietà.
Incontriamo il reparto, una breve colonna di pochi autocarri, di fronte al comando zona. I soldati sono spauriti, disorientati. I loro ufficiali sono in città a cercare abiti borghesi.
La 4a armata non esisterebbe piú. Non ripiegherebbe dalla Francia, sarebbe in ritirata. Forse le unità motorizzate riusciranno a raggiungere l’Italia. Molti reparti non troveranno via di scampo.
Al 2o alpini nessuna novità. Aria di funerale: conversazioni stanche, piene di diffidenza, come se ognuno temesse di confessare la propria paura.
In giro fino a notte tarda a sentire, a parlare, mentre arrivano le prime colonne, i comandi, i servizi della 4a armata.
10 settembre. Notizie da Alessandria: là si resiste, si combatte. La Cittadella sarebbe una fortezza inespugnabile. Se Alessandria resiste, anche a Cuneo si sparerà.
I reparti di Villa Desmé e Madonna dell’Olmo hanno ricevuto l’ordine di rientrare in caserma. Tutti gli ufficiali sono consegnati.
Nel tardo mattino si piazzano mitragliatrici e mitragliatori alle finestre della caserma, dentro e fuori. Le armi sono però senza caricatori. Come se non bastasse, hanno l’ordine categorico di non sparare...
Una piccola folla di civili di fronte al portone principale, al portone carraio, grida, si sbraccia. Sono i familiari che portano notizie, che invitano gli alpini a scappare. Verso mezzogiorno si chiudono i battenti, gli alpini restano isolati.
Il grosso della 4a armata sta ripiegando in città. Colonne interminabili di automezzi lungo i viali, all’ombra, nell’illusione di sottrarsi agli attacchi aerei. Colonne in transito.
È una valanga di gente senza comando, che sosta, che scappa. Tutto è cosí brutto, cosí spaventosamente squallido, da sgomentare.
Soldati che hanno buttato le armi, sconvolti, alla ricerca affannosa di abiti borghesi. È dalla Francia che cercano abiti borghesi. Soldati a decine di migliaia.
Due marinai in bicicletta, nel grigioverde, spiccano come mosche bianche. A Vernante è fermo un treno blindato; fino a ieri guardava la Costa Azzurra.
Cavalleria, gruppi corazzati, colonne dei servizi. Molte autovetture francesi, requisite o rubate, piene di ufficiali e soldati pigiati come sardine.
Nelle colonne in sosta si liquida, si svende. Vale pochi soldi, l’esercito. Automezzi, viveri, coperte, equipaggiamento, carri officina, carri ospedale, tutto si vende. Un camion vale un abito borghese.
Anche i magazzini della Sussistenza liquidano. Le forme di formaggio rotolano verso la città come pneumatici. Fusti di olio, sacchi di farina, ogni bendidio. Gente ricca, gente povera. Corso Monviso sembra un formicaio, si trascinano carretti e biciclette cariche fino all’inverosimile.
Raggiungo con Piero il comando zona. Nel...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. La guerra dei poveri
  3. Avvertenza
  4. La guerra dei poveri
  5. Premessa
  6. La ritirata sul fronte russo
  7. Ritorno in Italia
  8. Guerra partigiana
  9. In Francia con la brigata Carlo Rosselli
  10. Italia: liberazione di Cuneo
  11. Nota biobibliografica
  12. «La guerra dei poveri» e la critica
  13. Elenco dei nomi
  14. Il libro
  15. L’autore
  16. Dello stesso autore
  17. Copyright