Un affare di famiglia
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Un affare di famiglia

  1. 304 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Un affare di famiglia

Informazioni su questo libro

Hillary Van Wetter aspetta di essere giustiziato nel carcere della Moat County, Florida. È accusato dell'omicidio di Thurmond Call, uno sceriffo che ha ucciso per odio razziale ben sedici neri. Ma Charlotte Bless, appassionata di casi estremi, ha scritto una lettera al «Miami Times» sostenendo che si stava per condannare a morte un innocente, e il giornale, fiutando la pista, manda i suoi due migliori reporter nella Moat County. Sono Ward James, malinconico quanto ossessivo nella sua ricerca della verità, e il brillante e spregiudicato Yardley Acheman. Con l'aiuto di Charlotte i due conducono un'inchiesta che porta alla liberazione del detenuto e gli vale il premio Pulitzer.
Ma un giornale rivale sente puzza di imbroglio. Da cronaca giudiziaria il romanzo vira magistralmente verso il dramma, e ciascuno dei protagonisti si troverà a specchiarsi negli incubi della propria coscienza. Tutto sotto gli occhi di Jack James, il ragazzo che i quotidiani, piú che scriverli, li consegna tutte le mattine all'alba; che fa da autista alle due star del giornalismo e ne vive e racconta le imprese, con lo sguardo stupito e distaccato di un uomo-bambino.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2013
Print ISBN
9788806175290
eBook ISBN
9788858410349

Pete Dexter

Un affare di famiglia

Traduzione di Norman Gobetti

Einaudi

Un affare di famiglia

Per Erwin Potts e Gil Spencer,
due bravi ragazzi del giornale
che non si sono mai montati la testa.

Mio fratello Ward una volta era un uomo famoso.
Ora nessuno se ne ricorda, e nessuno sembra aver voglia di parlarne, soprattutto non mio padre, anche se di solito lui apprezza piú delle altre le cose che non può piú toccare o vedere, cose ripulite da ogni pecca e da ogni ambiguità da tutti gli anni in cui le ha conservate nella memoria, rimodellandole ogni volta che le tira fuori fino a farle diventare, esse e ciò che contengono, perfette e affilate come la lama del coltello che tiene in tasca.
Nelle sue storie, i pesci persici sono i piú grandi che si siano mai visti, e quando saltano sul pelo dell’acqua catturano il riflesso del sole nelle scaglie.
E lui li lascia sempre andare.
Però su mio fratello non ha nessuna storia da raccontare. Se qualcuno fa il suo nome, si avverte un cambiamento – un piccolo cambiamento, bisogna conoscerlo per accorgersene – e mio padre, senza muovere un muscolo del volto, scivola via; si ritira, credo, nel luogo protetto in cui sono conservate le sue storie.
Forse tutti noi abbiamo i nostri posti.
Un’ora dopo, ci si rende conto che non ha piú aperto bocca.
Nell’agosto del 1965 un uomo di nome Thurmond Call, che, anche per gli standard della Moat County, aveva ucciso nell’esercizio delle proprie funzioni una quantità sconsiderata di neri, venne ucciso a sua volta in un luogo tra Lately e Thorn, lungo una strada di campagna che corre mezzo chilometro a ovest del St Johns River, nel Nord della Florida.
Thurmond Call era lo sceriffo della Moat County, e rivestiva quella carica da prima che io nascessi. Venne assassinato alla vigilia del suo sessantasettesimo compleanno, ma ancora la primavera precedente aveva ammazzato un uomo a calci sulla pubblica via. Perciò, se è vero che all’epoca si cominciava a pensare – non solo a Lately, il capoluogo di contea, ma anche nella piú estesa cittadina di Thorn, dove noi vivevamo, e nei piccoli insediamenti lungo i sessanta chilometri di fiume tra l’una e l’altra – che fosse ora di alleggerire le casse pubbliche dal peso dello sceriffo Call, questo non significava che non sapesse piú svolgere il suo lavoro.
La patologia dello sceriffo era considerata un accidente capitatogli addosso dall’esterno, e di conseguenza qualcosa di perdonabile, anche se non poteva essere curata. Come la tubercolosi. Hippy, giudici federali, neri… non riusciva a tenere a mente quel che gli era permesso fare con loro e quel che no, e questo aveva fatto maturare dentro di lui una confusione che, cosí si ragionava nella Moat County, lo aveva spinto a posizioni piú avventate di quanto sarebbe stato opportuno. E questo, a sua volta, aveva diffuso tra la popolazione un certo disagio.
Tutto ciò per dire che l’uomo che quella primavera aveva ammanettato e poi ammazzato a calci era un bianco.
Il corpo di Thurmond Call venne ritrovato in mezzo alla strada di prima mattina, durante un temporale, a quattrocento metri dalla sua automobile. Il motore era spento, ma i tergicristalli si muovevano ancora, a spasmi, e le luci dei fari erano di un arancione fioco. La brocca che mentre guidava teneva tra le gambe per ricevere il succo del tabacco adesso era posata sul tettuccio. Gli avevano aperto la pancia, dallo stomaco all’inguine, e lo avevano lasciato a morire.
Il dubbio su come avesse fatto a raggiungere, cosí sventrato, il punto lungo la strada in cui era stato trovato, benché forse non determinante per l’omicidio in sé, rimase una domanda inquietante che ancora oggi aleggia sulla Moat County, uno di quei dubbi profondi destinati a restare senza risposta. E forse aleggia anche da qualche altra parte, dato che, per un verso o per l’altro, alla fine della sua vita lo sceriffo era diventato un simbolo in ogni angolo dello Stato.
La mia opinione originaria sulla faccenda – ed era il genere di faccenda su cui a quindici anni io avevo un’opinione – era che fosse stato trascinato fin lí dagli orsi. Non credevo, come invece i suoi amici, che avesse strisciato dietro la macchina dell’assassino, un’idea che al funerale era stata presentata come un dato di fatto.
Soltanto qualche anno dopo mi venne in mente che forse era strisciato e basta – senza sapere dove, spinto solo dal desiderio di trovarsi da qualche altra parte.
Comunque avesse fatto lo sceriffo Call a percorrere i suoi ultimi quattrocento metri, è giusto dire che, con l’unica eccezione della guerra, nessun altro evento nella storia della contea aveva rivolto ai cittadini un messaggio piú cruciale di quello trasmesso dalla sua morte, e non sapendo come esprimere il senso di perdita insito in quel messaggio – la perdita non di Thurmond Call, ma di qualcosa di piú fondamentale –, una statua dello sceriffo fu eretta nella piazza centrale di Lately. È lí ancora oggi, a celebrare la frattura nella storia rappresentata dalla sua morte.
A volte a Halloween qualcuno ci disegna sopra una cicatrice che corre dallo stomaco all’inguine. Questo promemoria della sorte toccata allo sceriffo viene ogni volta attribuito a qualche giovane teppista, tuttavia nel gesto c’è una mancanza di cura estetica che suggerisce un proposito piú spassionato di quello del vandalismo.
L’uomo ucciso a calci dallo sceriffo Call a Lately era un ex venditore di Chrysler/Plymouth di nome Jerome Van Wetter, che aveva finito per essere licenziato dal concessionario dei fratelli Duncan non perché fosse un alcolizzato – cosa che di fatto era, però gli alcolizzati non sono sempre cattivi venditori; qualcuno deve pur vendere le auto agli altri alcolizzati – ma perché, anche quando ormai lavorava al concessionario da molti anni e per i fedeli della Plymouth era diventato abituale quanto i sempre nuovi modelli di automobile, c’era qualcosa nel suo atteggiamento che allontanava i clienti. Non riusciva a mascherarlo né con l’abbigliamento né con i discorsi sulla squadra di baseball locale né con il sorriso. Anzi, il sorriso non faceva che peggiorare le cose. Io lo so bene, essendo stato una volta lasciato solo con quel sorriso e con la nuova linea della Plymouth mentre mio padre e Mr Duncan erano nell’ufficio a concludere l’acquisto di una Chrysler.
Un vago senso di malevolenza trasudava da Jerome Van Wetter da angolature inaspettate, nello stesso modo in cui i vestiti gli ciondolavano dalle ossa, ma era negli occhi che si concentrava in tutta la sua intensità.
C’era un che di rapace nella maniera in cui quegli occhi si posavano su di te, bramosi, in attesa di qualcosa, accendendosi di un barlume di interesse, come un abbozzo di sorriso, quando trovavano dentro di te qualche recesso in cui lui non era benvenuto.
Sembrava rendersi conto dell’effetto che aveva sui clienti, e portava gli occhiali da sole anche all’interno.
Ho definito Jerome Van Wetter un ex venditore di automobili non per sottolineare i suoi fallimenti professionali, ma perché a mia conoscenza quello al concessionario dei fratelli Duncan era stato l’unico lavoro che fosse mai riuscito a mantenere, o perlomeno l’unico che non implicasse la caccia di frodo. Nonostante ciò, la sua collisione con la vita imprenditoriale della Moat County era bastata a eclissare ogni precedente successo sociale o professionale di un qualunque Van Wetter, passato e presente.
Quella dei Van Wetter era una famiglia che si manteneva appartata, conducendo una vita ai margini della civiltà paragonata spesso nella zona di Lately, dove abitava la maggior parte di loro, a quella degli orsi, che avevano finito per perdere ogni timore degli umani e perciò dovevano essere abbattuti. Ma anche il piú mite tra i Van Wetter non era abbastanza mite perché ci si sentisse a proprio agio seduti in una Plymouth Fury nuova di zecca sotto i suoi slavati occhi azzurri, con un piede sulla protezione di carta del tappetino dell’auto e l’altro sul pavimento del concessionario, avvolti dall’odore delle imbottiture nuove mescolato all’aroma dolciastro dell’alcol filtrato attraverso la sua pelle.
Perciò andò a finire che Mr Duncan preferí fare a meno di lui, e nel corso della sbornia successiva Jerome Van Wetter fu arrestato e poi ammazzato a calci dallo sceriffo Call.
E nessuno restò sorpreso quando, una settimana dopo che anche lo sceriffo Call era stato ucciso, venne arrestato per il delitto un cugino di secondo o terzo grado di Jerome, Hillary Van Wetter. Tutti lo sapevano, che i Van Wetter erano una famiglia unita.
Per opinione comune, Hillary Van Wetter era il piú infido e feroce membro di tutto il clan dei Van Wetter, uno status che si era guadagnato molti anni prima, quando aveva aggredito un altro poliziotto con un coltello, tagliandogli via il pollice nel corso di una disputa su una marmitta che strisciava per terra. Quel caso tuttavia non era mai arrivato in tribunale. Rimasto senza un pollice, il poliziotto non desiderava altro che tornarsene a casa sua in Texas, e una volta lí si era rifiutato di rimettere piede in Florida per testimoniare.
Cosí, sette giorni dopo il ritrovamento del cadavere dello sceriffo Call, i poliziotti della contea presero d’assalto la baracca di Hillary Van Wetter nel bel mezzo delle inospitali paludi a nord di Lately, abbattendo alcuni dei suoi cani, e trovarono un coltello macchiato di sangue nel lavello della cucina. Una camicia insanguinata fu scoperta in una tinozza, e Hillary Van Wetter – che nel momento in cui erano arrivati gli agenti se ne stava sbronzo e beato nella vasca da bagno – fu arrestato per omicidio e, nel giro di cinque mesi, processato e riconosciuto colpevole dal tribunale di contea, e condannato a friggere sulla «Old Sparky» nella prigione di Stato della Florida a Starke. Tutto questo nonostante il suo avvocato difensore fosse il piú costoso di tutta la Moat County.
Nessuno seppe mai da dove erano venuti i soldi per pagare l’avvocato.
Il giornale di mio padre seguí naturalmente il processo e gli appelli – quell’autunno nella Moat County c’erano giornalisti di ogni quotidiano dello Stato, dal piú piccolo al piú grande, e anche qualche reporter da posti come Atlanta, Mobile, New York e New Orleans –, ma mentre da quando era di proprietà di mio padre il «Tribune» aveva sempre utilizzato le condanne a morte come occasione per esprimersi contro la pena capitale, dopo il processo di Van Wetter il giornale restò stranamente silenzioso.
– La gente lo sa da che parte sto, – erano le uniche parole che mio padre era disposto a spendere sull’argomento. Ed era vero. Da quando si era trasferito nella Florida settentrionale, mio padre aveva sempre sfidato l’opinione pubblica – nel 1965 il «Tribune» era l’unico quotidiano progressista in una qualunque area rurale dello Stato –, però lo faceva con una certa circospezione. Il giornale era progressista, ma con un atteggiamento sfiduciato e inoffensivo calibrato per non offendere nessuno, una scelta con cui sarebbe stata incompatibile una richiesta di grazia per l’assassino di Thurmond Call.
In una fredda mattinata invernale di quattro anni dopo, all’inizio del 1969 – lo stesso anno in cui mio fratello sarebbe sbocciato come giornalista – io persi la mia borsa di studio in nuoto all’Università della Florida. Qualche settimana dopo venni espulso per un atto di vandalismo.
Si trattava di questo. Avevo bevuto una bottiglietta di vodka e poi avevo svuotato la piscina, un’impresa, per quanto infantile, piú complicata di quanto possa sembrare a prima vista. Adesso non voglio entrare nei dettagli, ma vi assicuro che non si tratta di togliere il tappo.
Tornai a casa pieno di vergogna e andai a lavorare per il giornale di mio padre, il «Moat Cou...

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  2. Un affare di famiglia
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