Come diventare ricchi sfondati nell'Asia emergente
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Come diventare ricchi sfondati nell'Asia emergente

  1. 160 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Come diventare ricchi sfondati nell'Asia emergente

Informazioni su questo libro

Dopo Il fondamentalista riluttante, in cui si racconta l'andata-e-ritorno nel mondo occidentale di un giovane pakistano di buona famiglia, Changez, laureato a Princeton, analista finanziario rampante e «giannizzero» dei tempi moderni, in Come diventare ricchi sfondati nell'Asia emergente Mohsin Hamid presenta la storia di un'altra ascesa. Questa volta, però, Hamid cambia classe sociale, ambientazione e voce, proiettando il lettore quasi direttamente nei panni del «tu» protagonista, cui è rivolto il suo peculiare libro di autoaiuto. Dal poverissimo villaggio di una non meglio precisata nazione dell'«Asia emergente», il «tu» protagonista muove il primo passo: l'urbanizzazione. Da qui, sempre guidato all'apparenza dalle istruzioni a volte singolari del manuale, il protagonista si appresta a conquistare la ricchezza a tappe forzate, facendosi un'istruzione, evitando (senza troppo successo) d'innamorarsi, scansando gli idealisti e i gruppi religiosi, ricorrendo a mezzi poco ortodossi. E dell'Asia, nel corso di questa ascesa, emergono anche i lati oscuri o sommersi: la violenza, la corruzione che rende indispensabile «farsi amico un burocrate», la presenza pervasiva anche nella vita economica dei militari, «artisti della guerra». Finché anche il «tu» protagonista di Come diventare ricchi sfondati nell'Asia emergente finirà, in maniera ironicamente speculare al Changez del romanzo precedente, per doversi «concentrare sui fondamentali»: stavolta, però, non per poter decidere freddamente della vita o morte finanziaria di un'impresa, ma per salvare la sua di fronte allo spettro del fallimento.
Narrata con uno stile essenziale e pervasa da un'ironia che solo in apparenza sfiora il cinismo, la parabola paradigmatica e al contempo umanissima dell'ambizione personale si rivela alla fine, come per i poeti del sufismo, una storia d'amore delicatamente struggente. *** «Con Come diventare ricchi sfondati nell'Asia emergente, Mohsin Hamid si riconferma uno degli scrittori piú inventivi e dotati di talento della sua generazione». Michiko Kakutani, «The New York Times» *** «Una versione globalizzata del Grande Gatsby ». Alan Cheuse, «NPR»

Domande frequenti

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2013
Print ISBN
9788806215774
eBook ISBN
9788858410479

Cinque

Impara da un maestro

Perché un libro di autoaiuto sia efficace, sono necessarie due cose. Prima cosa, l’aiuto proposto dev’essere d’aiuto. Ovviamente. Seconda cosa, senza la quale la prima risulta impossibile, il sé che si sta cercando di aiutare deve avere una qualche idea di quale aiuto gli serve. In altre parole, perché la nostra collaborazione funzioni, tu devi conoscerti abbastanza bene da capire che cosa vuoi e dove vuoi andare. Dopotutto i libri di autoaiuto sono strade a doppio senso. Relazioni. Quindi sii onesto, e poniti la seguente domanda. Diventare ricco sfondato è ancora il tuo obiettivo supremo, il tuo non plus ultra, il laghetto di montagna avvolto nella bruma dove il tuo salmone interiore vuole deporre le uova?
Nel tuo caso, fortunatamente, pare che sia cosí. Perché hai dedicato gli ultimi anni a compiere l’indispensabile passo successivo, imparare da un maestro. Come sa ogni imprenditore di successo, molte competenze non si imparano a scuola. Si apprendono facendo. E a volte ci vuole una vita intera. E quando si tratta di far soldi, nulla quanto l’apprendistato presso qualcuno che ha già sviscerato la faccenda da tutte le angolazioni riduce il lasso di tempo necessario per compiere il balzo dall’indigenza tipo le-mie-cagate-restano-lí-fuori-finché-non-piove all’agiatezza da quale-dei-miei-bagni-userò-oggi.
Il maestro ai cui piedi metaforicamente ti acquatti è un uomo di mezza età con lunghe dita da artista e nelle orecchie ciuffi di peli bianchi da primate che lo difendono da letali parassiti del timpano. È svelto a sorridere e lento a ridere e, sebbene sugli avambracci asciutti la pelle abbia cominciato ad afflosciarsi, i muscoli non hanno perso elasticità. Possiede diverse auto di seconda mano, nessuna cosí grande da richiamare l’attenzione, e di norma lo si vede da solo sul sedile posteriore, immerso nella lettura di un quotidiano, mentre davanti viaggiano l’autista e una guardia del corpo dalla vista aguzza. Lui non sa guidare, avendo raggiunto l’agiatezza in tarda età e di punto in bianco, ma in compenso ha altri talenti piú redditizi, non ultime una spettacolare abilità nel far di conto e un’estrema sensibilità per i caratteri tipografici.
Adesso si trova in una stanzetta senza finestre nella sua fabbrica, un villino art déco trasformato clandestinamente in stabilimento industriale, il muro di cinta rialzato per maggiore privacy esattamente allo stesso modo di quelli che circondano le limitrofe residenze private. Nonostante il suo successo, o meglio, sei arrivato a pensare, a garanzia del suo successo, sovrintende di persona al conteggio dei propri soldi.
Tu sei in fila, ad aspettare il tuo turno, le tasche rigonfie di contanti e foglietti di carta con promemoria scribacchiati in modo cosí illeggibile da risultare praticamente in codice. Quando con un cenno del capo il suo contabile ti fa segno di avanzare, tu consegni il malloppo e illustri a voce la distinta, e il tutto viene confrontato con le cifre precedenti e con i registri delle giacenze.
– Le vendite aumentano, – concludi.
– Vale per tutti, – dice il contabile in tono di sufficienza.
– Le mie di piú.
Il tuo maestro fa il nome di uno dei tuoi clienti. – Il mese scorso hai detto che per il tonno secondo lui non c’era mercato.
Annuisci. – Aveva detto cosí.
– Che cosa è cambiato?
– Gli ho dato qualche scatoletta gratis.
– Noi non diamo niente gratis.
– Le ho pagate io. Di tasca mia.
– Capisco. E?
– Le ha vendute. In fretta. Adesso si è convertito.
Il contabile digita alcune cifre sul suo laptop. Il tuo maestro controlla il risultato. Grugnisce e il contabile ti restituisce una piccola parte dei soldi che hai consegnato. È il tuo compenso, corrispondente alla somma fra un salario fisso simbolico, una percentuale sulle vendite e una gratifica variabile che dipende dall’opinione del maestro su come stanno andando gli affari e come stai andando tu. Mentre te li ficchi in tasca, cerchi di farti un’idea della cifra in base allo spessore del rotolo e al colore delle banconote. Li conterai piú tardi.
Stai per andartene quando il maestro ti chiede di andare in macchina con lui, una richiesta insolita e inquietante. Lo segui fino all’automobile, poi lui tira fuori il telefono e compone un numero mentre spiega all’autista dove andare. Dallo specchietto retrovisore, la guardia del corpo non ti stacca gli occhi di dosso.
Il tuo maestro parla al telefono in un dialetto di campagna e, poiché dà per scontato che tu sia un ragazzo di città, non si rende conto che lo capisci benissimo. Ma se anche lo sapesse non se ne preoccuperebbe. Parla in dialetto non per riservatezza ma per mettere piú a suo agio il fornitore che ha in linea. Il tuo maestro ha trascorso parecchio tempo in diverse cittadine della regione che costituisce l’entroterra economico della vostra metropoli, e la sua camaleontica abilità nell’adattare la propria parlata a seconda degli interlocutori gli ha giovato molto. Probabilmente ne andrebbe fiero, se fosse uomo da andar fiero di cose simili. Ma è un tipo troppo concreto.
Siedi in silenzio mentre il tuo maestro parla a lungo di movimenti di borsa e date di consegna. L’auto si avvicina alla periferia della città, passando davanti a scavi e sfilze di cumuli di terra nei grandi cantieri dei nuovi complessi residenziali per la classe media. I pali dell’elettricità svettano, in vari stadi di completamento, alcuni spogli, altri collegati da cavi tesi, di tanto in tanto uno i cui cavi penzolano a terra.
Quando riattacca, il tuo maestro ti chiede che cosa pensi di un collega.
– Penso che sia bravo, – dici.
– Il migliore?
– Uno dei migliori.
– Mi deruba?
Tutti rubano, almeno un po’. Però dici: – Non è mica matto.
– Dov’è oggi?
– Non l’ho visto.
Lui sbuffa. – E non lo vedrai.
Il tono secco del tuo maestro fa pensare al filo di una lama.
Riesci a replicare con voce ferma. – Sissignore.
– Mi capisci?
– Sí.
L’auto si ferma e il tuo maestro ti fa segno di scendere. Lo fai e resti lí fermo. Senti gli occhi della guardia fissi sulla tua schiena. Non fai movimenti bruschi, tieni le mani in bella vista. Ti volti solo quando l’auto riparte, e ti metti sul bordo della strada, con quel caldo, ad aspettare che passi un autobus.
Durante il viaggio di ritorno ti trovi schiacciato contro un finestrino dalla mole di un agricoltore sovrappeso e quindi evidentemente danaroso il cui clan ha appena concluso la prima di una serie di redditizie vendite dei propri terreni comuni a uno stabilimento per l’assemblaggio di frigoriferi in cerca di spazi per allargare i propri magazzini. Porta un orologio placcato in oro e un grosso anello d’oro con incastonati tre rubini grezzi del colore bruno-nerastro del sangue coagulato. Non possiede ancora un’auto. Ma ovviamente anche questo cambierà.
La tua città è enorme, vi abita piú gente che in metà delle nazioni del mondo, e a intervalli di qualche settimana vi si aggiunge una popolazione equivalente a quella di una piccola repubblica insulare dalle spiagge tropicali, una popolazione che però non arriva in canoa con bilanciere o sambuco a vela latina ma a piedi o in bicicletta o in motorino o in pullman. È in costruzione una tangenziale a pagamento, che forma una cintura oltre la quale il ventre urbano comincia già a sporgere, e dalla quale le rampe svettano e si protendono in ogni direzione. Il tuo autobus procede a rotta di collo all’ombra di questi monumenti, nuove arterie polverose che alimentano questa città che, nonostante le dimensioni spropositate, è solo uno fra molti organi simili che pulsano nel torso dell’Asia emergente.
Quando arrivi a casa è già sera. Ti lavi il corpo col sapone, servendoti di un catino di plastica per attingere l’acqua da un rubinetto quasi in secca, poi indossi i pantaloni neri, la camicia bianca e il farfallino nero a clip che ti sono stati forniti, insieme a un pass plastificato, da un ex compagno di scuola che lavora come cameriere per una ditta di catering. Sei eccitato e nervoso, ma compiaciuto dal tuo aspetto quando ti dài uno sguardo nello specchietto della moto, poiché ritieni che questa tenuta sia indice di ricchezza e classe.
Come d’accordo, il tuo compagno di scuola ti aspetta davanti all’entrata di servizio di un club privato che stasera ospita una sfilata di moda in un paio di padiglioni del suo lussuoso giardino. Venite entrambi perquisiti da un custode in uniforme che brandisce un metal detector con un cerchio sulla punta e poi vi fa sbrigativamente segno di passare avanti. La camicia che indossi è di mezza taglia troppo stretta alla gola e quando deglutisci ti senti soffocare, ma ignori quel disagio. Pensi solo alla bella ragazza.
Non ti è permesso accedere al padiglione della sfilata, perciò aspetti nel luogo in cui dopo si svolgerà la festa, o meglio il ricevimento, perché la vera festa, di cui tu non sei nemmeno a conoscenza, è prevista per molto piú tardi a casa dello stilista di cui si esibiscono gli abiti. Lí nel secondo padiglione, con i suoi tavoli e banconi, e gli sfarzosi e appartati salottini temporanei, cammini avanti e indietro nella speranza che lei compaia, un vassoio di bicchieri in equilibrio sulla mano sinistra, in equilibrio precario, va detto, perché è la tua prima volta.
Adesso, nel suo campo, la bella ragazza è una personalità di un certo peso, sebbene tale espressione non si addica affatto a una professione in cui si dà per scontato che, in fatto di fisico, meno è meglio. Non è proprio una modella di primo piano, ma è ben conosciuta da fotografi, stilisti e altre modelle, nonché dai lettori dei supplementi domenicali illustrati dei quotidiani locali, lettori che, a causa del tuo persistente desiderio di vederla, spesso annoverano anche te. Guadagna abbastanza da permettersi un appartamento tutto suo, un’auto modesta ma affidabile e una domestica a tempo pieno che sa anche cucinare, vale a dire che guadagna quanto un bancario suo coetaneo, cioè il doppio di te, senza contare i regali che riceve da molteplici ammiratori in rapido avvicendamento.
Adesso fa il suo ingresso al fianco di uno di questi gentiluomini, il figlio di un magnate dell’industria tessile, bello ma infantile e aggressivamente insicuro, e riesce nell’impresa di incedere ancheggiando e mantenere al contempo la sua postura con la mascella esattamente parallela al pavimento, ottenendo cosí quell’effetto di carnalità superba tanto in voga quest’anno.
Non sai come richiamare la sua attenzione, e per un momento sei preso dallo sconforto, ti sembra che la tua impresa sia avventata e destinata al fallimento. Ma lei è vigile come sempre, nonostante l’espressione distaccata, e si accorge subito di essere fissata da un uomo di quasi trent’anni che lí sembra fuori posto e ha qualcosa di familiare. Ricambia subito il tuo sguardo. Staccandosi dal suo accompagnatore, si avvicina.
– Sei tu? – chiede.
Annuisci e vieni travolto da un abbraccio. Il suo corpo aderisce al tuo per tutta la lunghezza, imbarazzandoti, dato che vi trovate in pubblico, ma anche eccitandoti. Quel contatto ti riporta alla memoria un tetto al chiaro di luna. Quando ti bacia sulla guancia davanti a quelle centinaia di persone, ti chiedi se potrebbe ancora essere tua.
– Non ci posso credere, – dice.
– Che sorpresa.
– Cosí adesso fai il cameriere?
– Come? No, l’ho solo... preso in prestito.
Sorride.
– Sono in affari, – le spieghi.
– Sembra misterioso.
– Settore vendite. Faccio un bel po’ di soldi.
– Mi fa piacere sentirlo.
Si dà un’occhiata intorno. Voi due state suscitando un certo interesse, perché un incontro cosí caloroso fra una modella e un cameriere è insolito, e anche perché tu stai per far cadere il vassoio. La bella ragazza non si vergogna di farsi notare, però è consapevole dell’abisso sociale che vi separa, e delle domande che forse cominciano a formarsi nella mente di colleghi e clienti.
– Senti, – dice, – metti giú quell’affare e seguimi.
Ti conduce al padiglione principale, oltre la passerella adesso deserta, passando da un’uscita sul retro, e scrolla il capo alla volta dell’agente della sicurezza che vi sbarra il passo. Saluta con la mano un gruppetto di gente del mondo della moda, ma per il resto voi due siete soli sotto il cielo senza stelle. Un vento caldo, dal lieve odore di gasolio, ti strattona i vestiti. Lei si accende una sigaretta e ti guarda.
– Sei cresciuto, – dice.
– Anche tu.
– Li guardi ancora i film?
– Non cosí tanto. A volte.
– Io sono fissata. Tutte le notti mi addormento davanti a un dvd.
– Tutte le notti?
Solleva un sopracciglio e sorride in modo imperscrutabile. – Non tutte. Però spesso. Quando sono sola.
– Io abito con mio padre. Cioè, lui abita con me. Però adesso ho una casa mia.
– Sei sposato?
– No. E tu?
Ride. – No. Mi sa che non sono il tipo di donna ch...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Come diventare ricchi sfondati nell'Asia emergente
  3. Uno. Trasferisciti in città
  4. Due. Fatti una cultura
  5. Tre. Non innamorarti
  6. Quattro. Evita gli idealisti
  7. Cinque. Impara da un maestro
  8. Sei. Mettiti in proprio
  9. Sette. Tieniti pronto a ricorrere alla violenza
  10. Otto. Fatti amico un burocrate
  11. Nove. Associati agli artisti della guerra
  12. Dieci. Balla col debito
  13. Undici. Concentrati sui fondamentali
  14. Dodici. Prepara una strategia d’uscita
  15. Il libro
  16. L’autore
  17. Dello stesso autore
  18. Copyright