Il mambo degli orsi
eBook - ePub

Il mambo degli orsi

  1. 320 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Il mambo degli orsi

Informazioni su questo libro

«Ciò che Lansdale riesce a far girare non è soltanto un thriller di prima categoria, ma il ritratto di una società in dolorosa transizione». Locus *** Leonard è un grintoso omosessuale di colore, Hap un bianco malinconico e pacioso. Insieme formano una coppia di investigatori/avventurieri al fulmicotone. Questa volta, per evitare a Leonard qualche nottata di prigione dopo che ha dato fuoco alla casa dei vicini, i due si mettono sulla pista dell'avvocato Florida Grange, attuale compagna del capo della polizia ed ex ragazza di Hap. Florida è scomparsa mentre stava cercando di scoprire la verità sulla morte in prigione del figlio di un leggendario musicista blues. Le tracce della ragazza conducono a Grovetown, una cittadina texana dove spadroneggia un gruppo legato al Ku-Klux-Klan, e dove i due investigatori capiscono subito di non essere i benvenuti...
Un romanzo avvincente dalla prima all'ultima pagina, sorretto da un'incredibile sequenza di irresistibili trovate e da uno stile scoppiettante, che strappa di continuo nuove risate, senza per questo alleggerire la cupa tensione che fissa gli avvenimenti in un incubo impossibile da dimenticare. Un capolavoro del noir contemporaneo «made in Usa» che è già un classico internazionale.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Il mambo degli orsi di Joe R. Lansdale, Stefano Massaron in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2013
Print ISBN
9788806238834
eBook ISBN
9788858411407

1.

Quando arrivai da Leonard, la sera della vigilia di Natale, sullo stereo di casa sua c’erano i Kentucky Headhunters a tutto volume che cantavano The Ballad of Davy Crockett, e Leonard, come per una sorta di celebrazione natalizia, stava appiccando il fuoco ancora una volta alla casa accanto.
Mi auguravo che avesse smesso di farlo. La prima volta l’avevo aiutato, la seconda volta l’aveva fatto per conto suo, e ora eccomi presente alla terza, in macchina. Il tutto avrebbe avuto un’aria dannatamente sospetta, quando fossero arrivati gli sbirri. Qualcuno aveva già telefonato. Molto probabilmente erano stati gli stronzi da dentro la casa. Lo sapevo perché potevo sentire le sirene in lontananza.
Il ragazzo di Leonard, Raul, era sulla veranda, con le mani conficcate nelle tasche dell’impermeabile, a osservare l’incendio e il pestaggio che avvenivano poco distante; era agitatissimo, come un predicatore metodista in visita che si è appena reso conto che il capofamiglia si è pappato l’ultima coscia di pollo fritto.
Infilai il furgoncino nel vialetto di Leonard, scesi, mi avvicinai e mi fermai sulla veranda insieme a Raul. Faceva freddo, e il respiro ci si condensava davanti alla bocca in sbuffi di vapore biancastro. – Come è cominciata? – domandai.
– Oh, merda, Hap, non ne ho idea. Devi fermarlo prima che portino lui e il suo culo nero in gattabuia.
– Per questo è già troppo tardi, l’hanno beccato. ’Ste sirene che senti non stanno mica arrivando per quelli che passano col rosso.
– Merda, merda, merda, – disse Raul. – Non avrei mai dovuto mettermi a convivere con un frocio macho. Avrei dovuto restarmene a Houston.
Solitamente, Raul era un tipo di bell’aspetto, ma lí fuori nella notte, con i riflessi arancione dell’incendio della casa accanto che gli barbagliavano sulla faccia, sembrava quasi prosciugato, disseccato, come la vittima di un ragno gigantesco. Ciondolava avanti e indietro, senza rendersene conto, come un birillo che non è stato buttato giú del tutto dalla palla del bowling, osservando Leonard che trascinava fuori dalla casa in fiamme un nero grosso come un armadio e lo strapazzava sulla veranda. La camicia e i pantaloni del tipo erano in fiamme, e Leonard lo stava pigliando a calci, prima sulla veranda, poi in giardino.
Riconobbi subito il tipo. Lo chiamavano il Mohicano per via del suo taglio di capelli, anche se, dopo quella sera, avrebbero potuto benissimo iniziare a chiamarlo Affumicato. Una volta, il Mohicano e un suo amico erano saltati addosso a me e a Leonard e si erano presi una bella ripassata. Me la risognavo ancora di tanto in tanto, la notte, quando avevo bisogno di qualcosa che mi tirasse un po’ su il morale.
C’era altra gente che usciva dalla casa, passando dalle finestre e dalla porta sul retro, caracollando freneticamente verso il bosco che si stendeva oltre. Nessuno di loro sembrava seriamente in fiamme, ma alcuni erano stati sfiorati dal fuoco. Una donna bassa e tozza trottava davanti a tutti. Indossava soltanto un accappatoio marrone e un paio di flosce ciabatte da casa e teneva una parrucca nella mano destra. Le sue gambe corte baluginavano al buio mentre correva, l’accappatoio si gonfiava e il respiro le usciva e le rientrava in gola in sbuffi rapidi e bianchi. La parrucca bruciava leggermente. Scomparve di corsa nel bosco con il suo fumante copricapo di capelli finti e il suo accappatoio floscio, e gli altri le andarono dietro, confondendosi insieme a lei tra lo scuro dei tronchi, lasciandosi alle spalle una scia di fumo che serbava un vago odore di vestiti bruciacchiati. Un istante piú tardi erano svaniti, rapidi come una covata di quaglie che vola al nido.
Il camion dei pompieri arrivò con uno strillo di sirena e andò dannatamente vicino a mettere sotto il Mohicano mentre Leonard, dopo averlo steso con un’abile mossa del bacino, lo stava sbattendo di qua e di là sull’asfalto. Il tizio rotolò su se stesso e colpí il marciapiede dalla parte opposta della strada; l’autopompa sterzò e salí sul prato della casa in fiamme, e Leonard dovette balzare per non finirci sotto.
Una cosa positiva, però, era che tutto quel rotolare aveva spento le fiamme sul corpo del Mohicano. Sapete come funziona, quel vecchio consiglio che ti danno sempre i pompieri: «Fermati, lasciati cadere e rotola»… e questo era proprio ciò che il Mohicano stava facendo. Grazie a Leonard.
A vederla in positivo, si poteva anche dire che Leonard non stava facendo altro che salvare la vita inutile del Mohicano.
Alquanto ovviamente, ora, Leonard era tornato dentro la casa e, d’un tratto, un nero basso e con i capelli in fiamme ne uscí appeso all’estremità del piede del mio amico e, quando sbatté sul giardino antistante, si alzò di scatto e cominciò a scappare verso casa di Leonard, con lui che gli gridava dietro: – Corri, piccolo negro fottuto.
Vi dirò, Leonard in piedi sulla veranda, con il fumo che gli ribolliva alle spalle, il fuoco che lingueggiava dalle finestre, il tetto sormontato da un cappuccio di fiamme… il tutto faceva sembrare la faccia di Leonard come fosse scolpita nell’ossidiana. Era simile a una versione silvestre e terrificante del Diavolo – un negro con un pessimo carattere e il potere di comandare il fuoco. Adesso che ci penso, in effetti, i neri che stavano in quella casa probabilmente lo vedevano in modo altrettanto demoniaco. Leonard può essere irritante praticamente per chiunque, quando vuole.
Lasciai Raul sulla veranda press’a poco nel momento in cui il tappetto uscí di casa attaccato al piede di Leonard, raggiunsi il prato su cui il mio amico stava praticando con tanto successo le arti della piromania e della rissa, allungai la gamba e feci lo sgambetto al piccoletto che stava passando di lí.
Lui si alzò e io lo ributtai giú con un manrovescio, gli misi il piede sulla nuca, mi abbassai, raccolsi un po’ di terriccio dal vialetto e glielo buttai in cima al cranio.
La terra spense il fuoco, fatta eccezione per la chiazza di capelli che gli rosseggiava sulla nuca come una scintilla nel caminetto. Il resto del suo cranio stava fumando come un cavolo secco con dentro della brace. Il suo corpo emanava un bel po’ di calore, e il tipo si contorceva come se lo stessero cuocendo vivo. Stava emettendo una specie di suono fastidioso, tanto acuto da farmi arrampicare le chiappe su per la schiena.
– Sto bruciando, – diceva. – Sto bruciando.
– È tutto a posto, – risposi. – Non rimangono molti capelli.
A quel punto, arrivarono gli sbirri. Un paio di volanti e il sergente Charlie Blank nella sua auto senza contrassegni. Charlie (con indosso il meglio che si può trovare al K-mart, incluse un paio di luccicanti, genuine scarpe di plastica che brillavano alla luce dell’incendio) uscí dalla macchina lentamente, come se avesse paura che gli si strappassero i pantaloni.
Si fermò abbastanza a lungo per osservare uno degli sbirri in uniforme afferrare il Mohicano, ammanettarlo e ficcarlo sul sedile posteriore della volante dopo avergli «accidentalmente» fatto picchiare la testa contro la portiera mentre lo «aiutava» a entrare.
Charlie mi si avvicinò, mi rivolse un’occhiata triste, sospirò, prese una sigaretta, si chinò, la accese sulla testa ancora rosseggiante del tipo e disse: – Sono fottutamente stanco di tutto questo, Hap. Leonard mi sta facendo venire i capelli grigi prima del tempo. Con il Grande Capo in combutta con i cattivi e il tenente Hanson che si comporta come se avesse un peso perennemente attaccato all’uccello, non riesco a ragionare come si deve. Togli il piede dalla nuca di quello stronzo.
Lo feci, e il tappetto, che non l’aveva ancora piantata di piagnucolare, si sollevò sulle ginocchia e, con uno strillo, si diede una manata sulla nuca. Il fuoco si era già spento, arrendendosi alla sigaretta di Charlie, ma credo che la scena della manata lo facesse sentire meglio.
Charlie lo guardò e disse: – Sta’ giú, bello, e non ti muovere.
Il tipo si rimise giú. Ora la sua testa fumava molto meno.
– Sai che devo portare dentro Leonard, vero? – mi disse Charlie.
– Lo so. Credevo che non fumassi.
– Ho iniziato. Inizio a fumare due o tre volte all’anno. Mi piace smettere, cosí non me la godo fino in fondo, quando ricomincio. Devo portare dentro anche te.
– Io non ho fatto niente. Stavo soltanto tenendo buono ’sto tizio. Gli ho buttato del terriccio sulla testa.
– Qui c’è un punto a tuo favore. Il terriccio potrebbe sistemare le cose –. Si rivolse al tipo sdraiato a terra e gli chiese: – Crede che stesse tentando di spegnere il fuoco, signore?
– Merda, uomo, quel figlio di puttana ha fatto cadere il mio culo nero e mi ha pestato come fossi un cane. Denuncerò il suo culo, sí. Ho intenzione di denunciare tutti, che cazzo.
– Hai sentito, Hap… devo proprio portarti dentro.
– Farebbe qualche differenza se dicessi che quando l’ho colpito mi sono fatto male alla mano?
– Lo scriverò nel mio rapporto. Sai, a stare cosí vicino al fuoco fa piuttosto caldo. Direi troppo. Molto natalizio.
– È proprio tipico di Leonard, – dissi. – È sempre in vena di festeggiare.
The Ballad of Davy Crockett era finita da un bel pezzo, e ora i Kentucky Headhunters stavano cantando Big Mexican Dinner.
– Continuo a cercare di capire se questa canzone sia offensiva o meno per gli ispanici, – disse Charlie, – visto il modo in cui quel tipo imita l’accento meskin. E tu, credi sia offensiva?
– Non lo so. Domandalo al ragazzo di Leonard, Raul. Lui può dirtelo. È messicano. Ma ti posso svelare un’altra cosa: Leonard ha fatto volare brutte parole, poco fa, parole grosse.
– Oh-oh. Metterò anche questo nel mio rapporto.
– Ha chiamato il giovanotto steso a terra, qui, con la parola che inizia per N.
– È vero, – disse il giovanotto steso a terra. – E, quando eravamo dentro la casa, mi ha anche chiamato figlio di puttana.
– Aspetta un attimo, – disse Charlie. – C’è un problemino, qui. Essendo Leonard un nero, si tratta di razzismo? Voglio dire, se lo diciamo tu e io, è razzista, ma non c’è problema se un nero usa la parola che inizia per N, sbaglio?
– I tempi cambiano, – dissi. – È difficile tenersi aggiornati. Se non è razzista, credo comunque che possa essere almeno politicamente scorretto.
– Hai ragione, – disse Charlie. – È proprio cosí. Politicamente scorretto. Credo che ci sia una specie di multa, per questo.
– Amico, questa sí che è merda, – disse il tipo da giú. – Fatemi alzare in piedi. Se qualcuno mi vede qui sdraiato non ci faccio una bella figura.
– Credi che ti teniamo qui fuori per una questione di stile? – ribatté Charlie. – Tieni chiusa quella cazzo di bocca –. Poi, rivolto a me: – Credi che Leonard abbia finito?
– Be’, la casa è illuminata per benino.
E lo era. Il fuoco dardeggiava e scoppiettava e si sollevava nel cielo notturno come un demone rosso, ruggiva e lambiva la struttura annerita della casa. Il legno scricchiolava e si piegava. Il calore non era piú tanto piacevole come poco prima. – È stato carino da parte tua restare qui ad aspettare, – dissi.
– Ehi, – disse Charlie, la faccia ricoperta di sudore alla luce dell’incendio. – Dopotutto è la notte di Natale.
Charlie guardò i pompieri che erano in attesa con i loro idranti e rivolse loro un cenno. Non si misero esattamente a correre, ma comunque si avvicinarono alla casa per annaffiarla ben bene, preparando il terreno per i bulldozer che sarebbero arrivati a spingere un po’ in giro il legno bruciacchiato affinché i trafficanti potessero metter su un’altra casetta dove vendere il crack.
E l’avrebbero fatto. Si diceva che il capo della polizia avesse amici che a loro volta erano in contatto con il traffico di droga di LaBorde, e che gli piaceva aiutarli un po’ in cambio di una piccola fetta della torta. Dicerie come quelle potevano far diventare un uomo cinico, persino uno ingenuo e fiducioso per natura come me.
Quando ero ragazzo, era semplicemente scontato che i tipi con il distintivo fossero onesti, e poi neanche il Ranger Solitario sparava in testa ai cattivi, dopotutto. Di questi tempi, Gesú porterebbe con sé una pistola, e i suoi discepoli metterebbero in riga i nemici a suon di sberle.
– Credi che Leonard avrà dei guai per questa storia? – domandai.
– Fin qui non ne ha avuti, e ti assicuro che farò quello che posso. Una notte in gabbia, forse. Ma, se questa volta riesco a tenerlo fuori dai pasticci, devi assolutamente fargli capire che ha bisogno di un nuovo hobby. Con me ha fatto meraviglie. Una volta ero sempre teso, nervoso, eccitabile, poi mi sono trovato un hobby. Sai, io Leonard non lo capisco. Pensavo che le checche fossero portate per cose un po’ piú passive. Che ne so, il bridge, o l’uncinetto.
– Non farti mai sentire da lui a dire una cosa del genere, – gli dissi. – La part...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Il mambo degli orsi
  3. 1
  4. 2
  5. 3
  6. 4
  7. 5
  8. 6
  9. 7
  10. 8
  11. 9
  12. 10
  13. 11
  14. 12
  15. 13
  16. 14
  17. 15
  18. 16
  19. 17
  20. 18
  21. 19
  22. 20
  23. 21
  24. 22
  25. 23
  26. 24
  27. 25
  28. 26
  29. 27
  30. 28
  31. 29
  32. 30
  33. Appendice
  34. Il libro
  35. L’autore
  36. Dello stesso autore
  37. Copyright