Prima o poi sarai costretta a fare i conti con noi due!
AL PACINO e MICHELLE PFEIFFER in Paura d’amare
Mark Twain ha scritto: tra tutti gli animali l’uomo è il piú crudele. È l’unico a infliggere dolore per il piacere di farlo.
JASON GIDEON in Criminal Minds
23 dicembre, domenica.
Quando il commissario giunse sul posto era quasi buio e la Scientifica aveva già isolato la zona.
Aveva litigato con il procuratore per farsi affidare anche questa indagine. Era stato rinvenuto il cadavere di un’altra ragazza, apparentemente nello stesso stato della Minetti. Non sarebbe stato compito suo andare fino a lí, un parcheggio isolato sulla Magliana, ma Garano era convinto che non fosse una coincidenza. Due cadaveri ritrovati nella stessa zona: doveva esserci un significato ben preciso che lui era intenzionato a scoprire.
– Affidi a me il caso, – aveva detto al telefono. – Sono sicuro che i due omicidi sono collegati, e dal momento che sto seguendo il primo, sarà piú utile alle indagini che io mi occupi anche del secondo.
– Garano, non mi ha affatto convinto, lo sa?
– Quindi vado?
– Vada, vada.
Parcheggiò la macchina abbastanza distante e si avvicinò a grandi passi verso il luogo dell’omicidio.
– Buonasera, Garano, – disse il medico legale quando lo vide arrivare.
– Consalvi, alla fine non ce l’ha fatta a stare senza di me!
– Si prepari, perché è uno spettacolo da far resuscitare i morti!
– Il suo senso dell’umorismo è davvero macabro Consalvi, gliel’ha mai detto nessuno?
– Sí, mia moglie.
– Povera donna… – e Garano passò sotto i nastri che circondavano il perimetro da analizzare.
L’omicidio era tra i piú efferati che il commissario avesse mai visto nella sua carriera. La ragazza era seduta a terra, le gambe divaricate e la schiena ricurva. La testa pendeva in avanti. Indossava un abito da bambina, la bocca era spalancata e le braccia e le gambe erano spezzate. Gli occhi erano stati strappati.
– Porca vacca! – esclamò il commissario, coprendosi la bocca e il naso con la mano. Poi si rivolse a Consalvi: – È la stessa scena?
– Identica, ma piú violenta. Vede i lividi?
– E mi conferma che si tratta della ragazza scomparsa? Caterina Castaldo?
– Glielo confermo e sottoscrivo.
– Come è morta?
– Non mi secchi, Garano. Devo fare l’autopsia…
– A occhio e croce?
– Soffocata.
– Strangolata, vuol dire.
– No, se le dico soffocata vuol dire soffocata. Mi vuole rubare il mestiere?
– Continui.
– Gommapiuma. Spinta in gola con violenza. Non ha segni sul collo, le labbra sono livide e scommetterei che la morte è avvenuta nello stesso modo della vittima precedente. Guardi le petecchie sottocutanee. Potrò essere piú preciso solo dopo l’autopsia. E avrà di certo notato i vestiti… Se sta pensando a quello che penso io la risposta è sí.
– Quindi mi sta dicendo che siamo di fronte a due omicidi identici?
– Esattamente.
– Sa cosa vuol dire questo, Consalvi?
– Un serial killer.
– Porca vacca.
– Io qui ho finito. Buonanotte, Garano.
– Se ne va cosí?
– Che cosa devo fare? La devo baciare? Lascio volentieri alle sue ammiratrici questo compito.
– Domani mattina la chiamo per il referto.
– Domani mattina? Ma è matto? Ha visto che ore sono?
– Visto che è tardi provveda subito, cosí si toglie il pensiero.
– Io la odio, lo sa?
– Lo so. Anche lei non mi è granché simpatico.
– Garano, domani è la vigilia di Natale, se ne rende conto, vero?
– E lei lo sa da quanti giorni stiamo cercando questa ragazza? Ho impiegato tutte le mie risorse, i miei uomini, ma niente. Neanche un indizio. Abbiamo setacciato i locali che frequentava, interrogato tutti i parenti, gli amici. Niente. Non è venuto fuori niente. E ora devo avvertire una madre distrutta che la figlia scomparsa è morta, e nel modo piú atroce possibile.
– Ha vinto, mi ha fatto quasi venire i lucciconi…
– La chiamo domani mattina. Buon lavoro, Consalvi! – Poi Garano si rivolse ai ragazzi della Scientifica: – Posso passare?
– Ancora no, commissario.
– Quanto ci vorrà?
– Una ventina di minuti.
Si incamminò verso la macchina. Aveva bisogno di fumare. Aprí lo sportello e cercò nel cruscotto. Era sicuro di avere lasciato un pacchetto di sigarette da qualche parte quando aveva deciso di smettere. Infatti lo trovò. Ne accese una e si appoggiò allo schienale. Era un gran casino. Avevano a che fare con un seriale, non c’erano dubbi, e lui l’aveva sospettato fin dall’inizio.
Poi c’era la vicenda del famigerato stalker di Chiara. Doveva ammettere che piú di una volta aveva pensato di chiamarla, poi aveva desistito. Non capiva perché quella donna si fosse insinuata dentro di lui con tanta prepotenza. Non era il suo tipo, ed era piena di paure. Sarebbe stato meglio lasciar perdere.
Venne riportato alla realtà da un ragazzo della Scientifica.
– Commissario, se vuole abbiamo finito.
– Grazie, arrivo –. Spense la sigaretta e si avviò verso il luogo del delitto.
Superò la recinzione e arrivò ai piedi della donna.
– Trovato qualcosa?
– Sí. Impronte di scarpe, segni di trascinamento. Ma siamo in un parcheggio, sa questo cosa vuol dire? Comunque, non credo sia stata uccisa qui. Portiamo tutto in laboratorio e le facciamo sapere.
– Bene. Posso toccare il corpo?
– Sí. Sta arrivando l’ambulanza per trasportarlo all’obitorio. Faccia presto.
Patrick si chinò e analizzò la ragazza.
Che brutta storia. Sapeva già che il procuratore non l’avrebbe lasciato in pace. Perché l’assassino spezzava gli arti? E soprattutto perché strappava gli occhi? Doveva esserci una ragione. La Castaldo era sparita a fine novembre, dunque era stata tenuta prigioniera per quasi un mese e seviziata, a giudicare da come era ridotto il corpo. E anche questa volta, nessuna violenza sessuale, ci avrebbe scommesso. Notò i segni sui polsi e sulle caviglie. Doveva chiedere a Consalvi se potevano essere stati provocati dallo stesso tipo di corda. Si chinò ancora di piú. Il modo in cui i corpi venivano esposti gli sembrò pressoché identico. Gli abiti con cui venivano ritrovate dovevano nascondere un significato. Non poteva trattarsi di una coincidenza. Tornò verso la macchina nel momento in cui stava arrivando l’ambulanza. Sarebbe stata l’ennesima nottata insonne. Prima di tornare in ufficio, decise di fermarsi a un distributore: aveva assolutamente bisogno di un caffè.
La ragazza che lo serví non era affatto male. Trascorse quasi una mezz’ora a chiacchierare con lei e alla fine ottenne, senza neanche troppa fatica, il suo numero di telefono.
Questo tipo di distrazioni lo aiutava a sopportare l’orrore che aveva di fronte e l’inquietudine strisciante che sentiva da quando era cominciata quella storia.
– Allora ci sentiamo presto, – le disse mentre usciva.
Doveva scappare, aveva già perso troppo tempo. Ah, le donne. Appena arrivato al distretto, chiamò il procuratore per aggiornarlo sul nuovo caso di omicidio.
– Garano, ha idea di che ore sono?
– No, che ore sono?
– Lei ha il fuso orario americano, ed è anche la vigilia di Natale! Ha presente? La neve, i regali sotto l’albero, le cene in famiglia…
– Ah, con questa Vigilia… siete tutti fissati. Facciamo una bella cosa, lei festeggi il Natale scambiandosi i regalini con i nipoti, io nel frattempo faccio partire un’indagine su un serial killer. Arrivederci.
– No, no, no, Garano, aspetti un momento! Quale serial killer? Di che cosa sta parlando?
– Non si scaldi, che le rimane il panettone sullo stomaco. Sto parlando di omicidi seriali, ha presente? Uomini che si divertono ad andare in giro ad ammazzare ragazze giovani, piú o meno con le stesse caratteristiche…
– So cosa è un serial killer, Garano. Ma qui mica siamo a casa sua. Non precipitiamo le cose, sapevo che non avrei dovuto affidarle anche questo delitto. Voi americani siete fissati con i seriali. Siamo di fronte a semplici coincidenze.
– Abbiamo due vittime della stessa età, uccise nello stesso modo, ritrovate in due zone dello stesso quartiere, entrambe con gli occhi strappati e gli arti spezzati, entrambe vestite con degli abiti da bambina e lei queste le chiama semplici coincidenze?
– Sí, e non voglio sentir parlare di seriali, ha capito, Garano? I giornalisti ci farebbero a pezzi e noi ne usciremmo ridicolizzati. Per non parlare di quello che succederebbe se non fosse vero…
– Ho capito, ho capito.
– Mi tenga aggiornato, mi raccomando.
– Sí, certo.
Dopo avere riattaccato, si avvicinò al suo tabellone e scrisse, a caratteri cubitali, «serial killer». Caratteristiche: occhi strappati, arti spezzati, nessuna violenza sessuale, so...