La registrazione cessò con una forte scarica statica che lasciò in eredità un silenzio solido. Tutti guardavano qualcosa, come se non volessero incrociare gli occhi dei colleghi, come se mantenere quell’orrore nella dimensione individuale potesse annullarne la concretezza.
La Piras fu la prima a spezzare l’incantesimo:
– Ha letto il messaggio anche stavolta. Si è pure impappinato.
Aragona tamburellava con le dita sulla scrivania:
– È dell’Est. Una merda dell’Est: slavo, russo, sa il diavolo di dove. Ma è dell’Est.
Palma si allentò la cravatta; la temperatura si stava alzando sotto i colpi del sole pomeridiano.
– Il fatto che legga, però, vuol dire che c’è qualcuno che scrive. La situazione è piú complessa di quanto sembri.
Ottavia, continuando a fissare il monitor, disse:
– Cinque milioni. Una bella cifra da mettere insieme in contanti, e in un giorno.
Alex, che guardava fuori dalla finestra, mormorò:
– Se l’ha chiesta, vuol dire che sa che il vecchio può procurarsela. E l’ha chiesta a lui, non ai genitori; sa che è Borrelli il vero interlocutore.
Lojacono assentí, deciso:
– Sí. Questi sanno che il vecchio ha disponibilità immense, è chiaro. Purtroppo la cosa non restringe il campo, a quanto pare. Giorgio ce l’ha detto dal primo momento: tutta la città sa che Borrelli è ricchissimo.
Laura ribatté:
– Ho già provveduto al sequestro dei beni di tutti. Le banche hanno bloccato i conti correnti personali e societari. Tra padre e nonno abbiamo trovato sei o sette società: sono delle piovre.
Romano, che fino ad allora se n’era stato in silenzio, disse:
– Parlando con il vecchio mi sono fatto l’idea che anche se sta su una sedia a rotelle, e sebbene sia fuori dai giochi da tanto tempo, abbia lo stesso qualche carta in mano. Insomma, quello che ha urlato al rapitore non mi pare campato in aria: Borrelli è un osso duro.
Palma annuí:
– I rapitori non hanno molto tempo, devono concretizzare in fretta, altrimenti diventa difficile anche tenere nascosto il bambino. La questura, senza dare nell’occhio per non attirare l’attenzione dei media, sta battendo la periferia e ha attivato la rete degli informatori. Non possono averlo portato lontano.
Aragona storse il naso:
– Molto tempo non lo teniamo neppure noi, se è per questo. I giornali non sanno niente solo perché le suore della scuola hanno interesse che ci sia silenzio totale, ma prima o poi qualcuno si chiederà che fine ha fatto la creatura.
Laura, a malincuore, dovette ammettere che Aragona aveva ragione:
– Sí, è vero. E mi dispiace, ma troviamo qualcosa di concreto entro breve, o l’indagine passerà ai reparti speciali, a maggior ragione se la faccenda diventasse di dominio pubblico.
Romano ebbe un moto di rabbia:
– Noi stiamo facendo tutto quello che va fatto, mi pare. Non credo che gli altri abbiano la bacchetta magica.
La Piras lo bloccò:
– Nessuno dice questo, Romano. Anzi, mi pare che sia voi due sia l’intera squadra stiate rispondendo benissimo. Però in questi casi la partita si gioca sul filo delle ore, e avere un maggior numero di uomini a disposizione potrebbe aiutare.
Tutti si voltarono verso Palma, aspettandosi una vigorosa difesa del lavoro della squadra. Il commissario invece disse, sconsolato:
– La priorità, in questi casi, è la salvezza del rapito. Noi, come diceva la dottoressa, stiamo facendo del nostro meglio e continueremo a farlo; ma dovremmo portare dei risultati, altrimenti il caso si raffredda. Se i reparti speciali possono garantire di meglio, non saremo noi a ingaggiare guerre di competenza sulla pelle di un bambino.
Dal fondo della sala, dov’era placidamente seduto, Pisanelli fece risuonare la sua voce pacata:
– Voglio proprio vedere, capo, come se le procurano certe informazioni, quelli dei reparti speciali. Perché a volte le vie delle notizie, sai, sono un po’ carsiche, come si dice.
Aragona mormorò:
– E che cazzo vuol dire, mo’, carsiche?
– Sotterranee, ragazzo. Sotterranee. Premetto, dottoressa, si tratta di informazioni riservate, che però potrebbero servire a orientare le indagini. Non trattandosi di notizie di reato, mi permetterò di tenere anonima la fonte. D’accordo?
Laura strinse gli occhi, e dopo un attimo di riflessione diede il suo responso.
– Terreno scivoloso, Pisanelli. Stia attento, ricordi che è un poliziotto. Ma data la situazione… ci racconti quello che ha saputo.
Giorgio mise in ordine alcuni foglietti, e cominciò:
– Non tutte le persone che stanno intorno a Dodo hanno dei soldi, questo lo sappiamo. Il padre del bambino sí, è un industriale d’assalto, di quelli settentrionali che si sono fatti da sé. Però attività nella regione non ne ha, a parte pochi approvvigionamenti di rottami. Nessun rapporto bancario. Ci sta che, vivendo il bambino con la madre, i rapitori non sappiano che Cerchia è ricco. Le cose cambiano per quanto riguarda il vecchio Borrelli.
Aragona si tolse gli occhiali:
– Senti, senti. Magari adesso viene fuori che il vecchio non tiene niente.
Pisanelli fece cenno di no:
– Anzi, è ancora piú ricco di quello che immaginavo. Il punto è che qui tiene solo il necessario e le ingenti rendite immobiliari che percepisce. Conti di transito, insomma. Periodicamente i saldi vengono azzerati, e la mia fonte alla domanda dove finiscono i soldi ha risposto: fuori. Manda tutto all’estero, insomma. Mi sa, dottoressa, che nel caso di Borrelli il suo pur tempestivo blocco dei beni non servirà a granché.
La Piras ne era consapevole:
– Non ci contiamo mai molto. Vada avanti.
– Quindi, magari, la richiesta dei rapitori ha un senso, dopotutto. In Italia mettere insieme una somma come quella in contanti implicherebbe un tempo enorme; ma avendo i soldi oltreconfine, magari non lontanissimo…
Romano si agitò:
– Questo in che cosa ci aiuta? Sapere chi e come pagherà il riscatto non ci avvicina di un centimetro al bambino, e stiamo qui a chiacchierare di finanza mentre in questo momento…
Pisanelli alzò la mano:
– Calma. Calma e sangue freddo. Con la rabbia non si va da nessuna parte. Non sono le uniche notizie che ho ottenuto nella mia passeggiata. Vi dicevo che non tutti stanno pieni di soldi, nella famiglia.
Palma disse:
– Vai avanti.
– Sappiamo che Scarano, il fidanzato di Eva Borrelli, è un artista. In realtà è laureato in Architettura, ma dipinge.
Ottavia intervenne:
– Sí, l’ho trovato in rete. Una decina d’anni fa pareva pure ben lanciato. Ha fatto una personale a Roma, una a Napoli e un’altra a Venezia, non alla Biennale. Poi però è sparito.
Pisanelli confermò:
– Esatto. Ha avuto una specie di esaurimento nervoso, e una volta che si è ripreso non è riuscito a tornare ai livelli di prima. Eva lo ha conosciuto a casa di amici e se n’è innamorata quando era in crisi col padre del bambino, ma non si erano ancora lasciati. Lo ha rivisto dopo la separazione, però secondo me erano rimasti in contatto, e lo ha preso in casa.
Aragona sogghignò:
– Cioè campa alle sue spalle.
– In effetti si potrebbe dire cosí. Solo che Eva vive con quello che le dà il padre, in pratica la rendita di un paio di appartamenti cointestati a lui e a lei che vengono dall’eredità della madre. Soldi non è che ce ne siano molti, e Scarano, invece, di soldi ne assorbe.
Lojacono disse:
– Spiegati.
– Le carte. Un brutto giro, a casa di persone, un tavolo itinerante ma di professionisti. Insomma, Scarano gioca e perde. La mia fonte ha visto alcuni assegni con beneficiari pericolosi.
– E chi glieli paga, i debiti?
– Il vecchio Borrelli, e il bello è che lo fa senza passare dalla figlia. Forse le vuole bene piú di quanto dimostri, o forse non vuole che scoppi uno scandalo. Lei se lo porta ovunque, questo Scarano, e tutti, in società, lo conoscono come il compagno di Eva Borrelli.
Romano ascoltava, attento:
– Interessante. Ecco uno che non solo non ha soldi, ma potrebbe anche averne molto bisogno.
Pisanelli cambiò foglietto:
– Quello che è piú interessante è che di recente Scarano è stato in banca con la Peluso, la segretaria di Borrelli. La donna ha fatto un discorsetto al direttore davanti al povero Manuel, che se ne stava a testa bassa come un cane mazziato: ha detto che il cavaliere, con la copertura dell’ultimo assegno, cessava di supportare, per dir cosí, le esigenze del nostro pittore, che d’ora in avanti avrebbe dovuto cavarsela da solo.
La Piras prendeva rapidi appunti su un foglio:
– Quindi cominciamo ad avere un profilo. Scarano conosceva i movimenti e gli orari del bambino, le sostanze di Borrelli, i recapiti telefonici e aveva pure bisogno di soldi. Mi pare abbastanza per scavare su di lui, no?
Pisanelli cambiò di nuovo foglio.
– Piano, piano, dottoressa. C’è ancora qualcosina. Non è soltanto Scarano ad avere goduto, diciamo cosí, di nascosto dei soldi di Borrelli.
– E chi altro?
– La Peluso. A quanto ho capito è la donna di fiducia assoluta del vecchio che, soprattutto da quando è immobilizzato, si serve di lei per ogni questione amministrativa. La signora ha la procura totale su tutti i rapporti.
– Be’? Questo di per sé non significa niente.
– No, è vero. Solo che, da un annetto circa, la Peluso ha cominciato a stornare qualche flusso. Una cosa fatta per bene, il direttore a stento se n’è accorto, anche perché i movimenti erano al...