Attesa sul mare
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Attesa sul mare

  1. 128 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Attesa sul mare

Informazioni su questo libro

L'ultimo lavoro di un marinaio ligure prima di ritirarsi. Un'estrema fuga dalle cose piú amate, il gusto di sentire ancora una volta i silenzi del mare, il ritmo della solitudine.
Edoardo ottiene il suo ultimo ingaggio. Destinazione: le coste dell'ex Iugoslavia. Carico: una partita di armi. La navigazione procede tranquilla, fra ricordi, sensazioni, dialoghi. Gli uomini dell'equipaggio parlano a volte del passato, a volte del futuro, mai del viaggio in corso e dei suoi aspetti morali. La radio trasmette ordini, gli ordini vanno eseguiti, questo basta.
Finché la radio tace - un guasto, un sabotaggio? - e gli ordini non arrivano piú. E inizia l'attesa, l'attesa sul mare.
Uscito nel 1994, Attesa sul mare non solo accentua l'abituale estremismo lirico di Biamonti, ma ci dona qualcosa in piú: un'atmosfera fatta anche di idee, di storia, di tragica attualità; un quadro dove i toni intimistici si coniugano con una rappresentazione altamente simbolica dell'agonia europea.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2014
Print ISBN
9788806193980
eBook ISBN
9788858412367

Capitolo decimo

Partirono di notte. Edoardo pensava al porto distrutto, alla donna di Giovanni sull’imbarcadero. Gli sembrava di sognare a occhi aperti. «Dicono che quando ci si accinge a cose gravi si fanno sogni preparatori».
Sul mare ci si sente orfani, il navigante si strugge per tutto ciò che ha lasciato e ricompone i conflitti che a terra dividevano il male dal bene. Si scende in una specie di grande valle, si entra in contatto con l’universo e i messaggi che arrivano da terra sembrano quelli di una cattedrale evanescente. Si getta sul mare uno sguardo che ha sempre qualcosa di perduto. L’uomo di terraferma crede che il marinaio sia felice di andare, non sa che è intessuto di angoscia e sogni e che gli sembra di percorrere una via che non conduce a nessun luogo. Per questo si affeziona agli strumenti che gli fanno tenere le rotte e lo porteranno da qualche parte. Il marinaio non arriva mai nel suo, non ha possessi, il suo sguardo anche piú attento è sempre muto. Parla per farsi compagnia, oppure tace, e quando parla, spesso delira, non vuol convincere nessuno.
Erano in sala ufficiali e il Primo chiese a Edoardo se era preoccupato.
– Preoccupato? Non credo, ho avuto un attimo di smarrimento. Il mare è buono?
– Ottimo, per ora navighiamo a vista.
Manuel era di guardia, in coperta, e il Secondo dormiva.
– Henri, perché non va a riposare, fra tre ore la guardia tocca a lei. Mi lasci la bottiglia del Gordon’s e se ne vada un po’ a dormire.
– Non ho sonno, le faccio compagnia.
– Com’è la notte?
– Stellata, – Henri disse.
– C’erano nuvole ieri sera.
– Sono scomparse. Erano nuvole di evaporazione.
– Il vento è da terra?
– Fin qui non arriva.
Henri versò ancora da bere. Edoardo s’accese una sigaretta. Sapeva di salmastro. Uscirono e salirono sul ponte. Il mare era calmo, a tratti luminoso. Il rullio era morbido.
– Il centro di gravità si concilia col centro di spinta.
L’Hondurian ondeggiava con dolcezza. Faceva freddo.Edoardo invitò di nuovo il suo compagno ad andare a riposare. Figura allampanata, occhi invetrati, faceva pena. Sotto i capelli scomposti, la fronte era martellata di rossori. Gli domandò perché aveva scelto il mare.
– Lo vedevo in sogno. Mi affascinava. Non ci sono nato, come lei.
– Non sono nato proprio sul mare, – disse Edoardo, – lo vedevo dall’alto. Venivano i venti e ne portavano i chiarori.
Rivedeva i promontori nella sera: il mare in luce con la terra in ombra.
– Le piaceva guardarlo...
– Mica poi tanto. Osservava il mare chi pascolava. I pastori erano osservatori.
– Perché non ha fatto il pastore?
– Chi investe in sangue non fa che tribolare... piú di noi.
– Non ha deciso da ragazzo?
– Deciso che?
– Di fare il marinaio.
– Quando andavo su versanti da cui il mare non si vedeva, provavo un senso di riposo, ma anche di colpa.
E rivedeva il suo netto paesaggio: colline e rocce a contatto di una distesa. – Ai sensi di colpa, – aggiunse, – non si sfugge mai.
– Anche a me pare di tradire qualcosa, – disse Henri. – E a lei?
– È già da tanto.
– L’importante è essere solidali.
– Su questo non si discute.
– Mi pare che, lontano, sia cambiato il vento. Il mare batte su questa fiancata.
– È trascurabile.
Avevano passato le isole d’Hyères, erano davanti alla Corniche des Maures. Era il luogo dove Edoardo aveva sovente pensato d’andare a vivere. Il sole nella macchia mediterranea, nei rami delle querce da sughero: sui tronchi scorticati sembrava sanguinare, riposare sui mirti.
– Sono preoccupato per Manuel, – disse; – è cosí giovane. Lo porteremo alla rovina?
– Non c’è nessun pericolo là dove andiamo, il pericolo è per chi ci vive. Si sono sempre dilaniati. Una volta c’erano i bogomili... ne ha mai sentito parlare?... Una setta dualista perseguitata fin dalla sua comparsa. Credevano in due principî, uno buono, creatore degli spiriti, l’altro cattivo, autore e animatore della materia, che imprigiona gli uomini.
Manuel comparve sulla porta.
– Scusate se disturbo, – disse. – La bussola ogni tanto sgarra, risente del metallo delle armi.
– Dovevo immaginarlo, – disse Edoardo.
Andarono a controllare. Alloggiarono magneti compensatori nella chiesuola.
Il marconista era anche lui venuto a vedere.
– Non chiedere nulla a terra, – gli disse Edoardo, – non mandare segnali; se puoi, ascolta solo.
– I radiofari li ricevo bene... Totalmente in incognito? – chiese.
– Totalmente.
Ormai l’Hondurian, vecchia carretta che teneva bene, prendeva il largo, proprio adesso che si stava avvicinando alla Liguria, alle sue rive argentate. «Ma tanto, – pensava Edoardo, – avrei cercato ciò che ho già visto, ciò che già conosco». Tuttavia uno sguardo alla costa scoscesa, al Grammondo bianco e perduto nel cielo l’avrebbe dato volentieri.
Si vedevano ancora i fari di Cap d’Armes e di Cap Camarat, entrambi di luce bianca, uno a gruppi di due e l’altro a gruppi di quattro lampi. Poi Cap d’Armes, portata ventitre miglia, sparí nell’orizzonte. Veder scomparire un faro era allontanarsi da un messaggio, da un avviso. E Cap Camarat ormai agonizzava alto, per riflesso, sopra la curva terrestre.
Lasciò il ponte e andò a riposare. Sempre piú calmo il rullio della nave: filava liscia come l’olio. Nel dormiveglia (o nel sogno?) gli comparve sua madre. Era seduta su uno di quei poggi di Liguria, di un secco argento in inverno, di un’aria fresca in estate. Sorrideva, anche negli occhi.
– Di che cosa credi che sia morta?
– Ma, non so, il sangue... goccia a goccia...
– No, non è stata l’emorragia cerebrale. Sono morta di malinconia... Hai seminato di lutti il tuo cammino.
Si alzò e tornò in coperta. Su un settore dell’orizzonte soffiava il vento. C’erano alti cirri disposti su lunghe strisce, con aloni dorati. Divergevano da un quadrante verso cui si dirigeva la depressione con nembi carichi di pioggia. Ma nella coda il tempo era già chiaro e lasciava posto a un azzurro ove passavano dei diamanti.
Era una depressione di debole profondità, con salti di temperatura.
S’incontrò con Henri, che smontava.
– Com’è stata l’alba stamattina?
Henri scosse la testa:
– Non l’ho osservata. Mi pareva verdognola.
– Pensa solo alle terre verso cui andiamo?
– Lei ci scherza, sono terre affascinanti ma pericolose, vedrà che insidie, bisognerà stare attenti... I bogomili d’un tempo, protetti dal sultano, son diventati musulmani. È gente fine. S’è allevata nell’odio a Roma e sotto le mezzelune.
– Sui pericoli sono d’accordo... Scusi se ho scherzato.
– Mi è arrivata addosso all’improvviso, l’alba. Mi pareva verde con dentro qualcosa d’altro, di piú trasparente. Pioverà, che ne dice?
– È già passata.
Arrivavano a stormi rondini di mare e fraticelli, andavano verso la Sardegna senza dubbio, fuggivano l’autunno. Il loro volo era lento, a svolte brusche; planavano fino a sfiorare le onde. Emettevano note appaiate.
Un toscano, con cui aveva navigato, chiamava anime quelle rondini, anzi animine per quel loro pazzo volare. Aveva navigato ormai con tanti, di cui stentava a ricordarsi e molti erano morti quasi certamente. Il naviglio della sua memoria pesava piú da quel lato che dal lato dei vivi.
Ora le rondini si allontanavano fondendosi nell’azzurro. Si sentiva piuttosto stanco e andò di sotto. Se il cuore cedeva ai ricordi era perduto. Bisognava ricordare poco per navigare. Ma nel silenzio della sua cabina si mise a pensare a tutti quelli che aveva lasciato a Pietrabruna, a Giovanni e alla musica defunta delle sue api, a Clara, ad Alberto e alla sua fede ingenua. Li vedeva in una luce nuova, o almeno cosí credeva. Forse erano solo intaccati dal sale nell’uniforme luce del mare.
Lo venne a chiamare il nostromo. Due casse si muovevano in stiva. Andarono insieme a vedere.
Era un tipo che non parlava mai. Biondi resti di sopracciglia sovrastavano uno sguardo addolorato e chiaro. Era alto; la sua testa bianca emergeva sulle tinte scure di gran parte dell’equipaggio.
– C’è solo da fissarle bene.
– Modifichiamo un po’ la rotta, eliminiamo il rollio finché non avete terminato il lavoro.
– È un lavoro presto fatto.
– Di dove è lei? – chiese Edoardo mentre risalivano.
– Di Moustiers-Sainte-Marie, non proprio di Moustiers, di una «bastide», su nelle rocce, sull’orlo dell’altopiano.
– Siamo tutti d’entroterra su questa nave?
– I paesi decadono. Ho fatto il soldato in marina. Ho imparato questo mestiere.
– C’è ancora la catena del crociato attaccata alle rocce sopra il canalone?
– Allora lei c’è stato?
Si cominciava a vedere la Corsica, la sua linea montana allungata nel senso del meridiano. L’andamento dei fondali favoriva la navigazione anche a distanza ravvicinata, ma era meglio stare lontano. Passava il monte Asto col suo brusco arresto sul mare. C’era un cielo piú indaco che azzurro dietro le sue nevi. Poi il crinale si abbassava per risalire di nuovo. Quell’indaco lo riportò a casa. Lo aveva visto tante volte fermo sui pini. Una striscia verde, un cielo: che c’era di piú assorto? La natura costruiva nel semplice.
– La natura è monacale, – disse a tavola a mezzogiorno. – Avete mai visto un cielo su un albero?
Ma nessuno raccolse. Parlavano d’altro.
– I marinai non devono capire dove andiamo, – disse il Primo.
– Ai marinai non gliene importa niente, – disse Manuel. Da buon ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Attesa sul mare
  3. Capitolo primo
  4. Capitolo secondo
  5. Capitolo terzo
  6. Capitolo quarto
  7. Capitolo quinto
  8. Capitolo sesto
  9. Capitolo settimo
  10. Capitolo ottavo
  11. Capitolo nono
  12. Capitolo decimo
  13. Capitolo undicesimo
  14. Capitolo dodicesimo
  15. Capitolo tredicesimo
  16. Capitolo quattordicesimo
  17. Il libro
  18. L’autore
  19. Dello stesso autore
  20. Copyright