Cento giorni di felicità
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Cento giorni di felicità

  1. 400 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Cento giorni di felicità

Informazioni su questo libro

Cosa faresti se mancassero cento giorni alla tua morte? Non a tutti è concesso di sapere in anticipo il giorno della propria morte. Lucio Battistini, quarantenne ex pallanuotista con moglie e due figli piccoli, invece lo conosce esattamente. Anzi, la data l'ha fissata proprio lui, quando ha ricevuto la visita di un ospite inatteso e indesiderato, un cancro al fegato che ha soprannominato, per sdrammatizzare, «l'amico Fritz». Cento giorni di vita prima del traguardo finale. Cento giorni per lasciare un bel ricordo ai propri figli, giocare con gli amici e, soprattutto, riconquistare il cuore della moglie, ferito da un tradimento inaspettato. Cento giorni per scoprire che la vita è buffa e ti sorprende sempre. Cento giorni nei quali Lucio decide di impegnarsi nella cosa piú difficile di tutte: essere felice. Perché, come scriveva Nicolas de Chamfort, «la piú perduta delle giornate è quella in cui non si è riso».

Domande frequenti

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2013
Print ISBN
9788806215361
eBook ISBN
9788858411759

−1

Ieri sera non abbiamo chiuso bene le imposte e il sole entra prepotente nella nostra stanza. Socchiudo gli occhi appiccicati. Paola dorme ancora, e anche i bambini, nella stanza comunicante, sono insolitamente silenziosi. Mi sollevo un po’ a fatica, un dolore intermittente mi tortura il fianco. L’intermittenza è dovuta al mio respiro. Se non respiro sto quasi bene. A parte un formicolio che m’invade il corpo. Un fastidioso prurito interno che non posso grattare, come se avessi inghiottito un alveare e ora le api cercassero di uscire tutte insieme.
Mi trascino in bagno, infilo le lenti a contatto con difficoltà e faccio una doccia piú lunga del solito. Calda, fredda, le provo tutte per fermare l’insopportabile pizzicore. Ma l’acqua non può aiutarmi. Prendo tre confetti di ibuprofene che mi regaleranno qualche ora di pace illusoria.
Quando torno di là, in accappatoio, Paola ha già svegliato i bambini. Scendiamo a fare colazione nell’accogliente hall dell’agriturismo. Continental breakfast superclassico con aggiunta di marmellate fatte in casa e pane fresco. Gioco con Lorenzo ed Eva a Mister Muffin, facendo litigare un grasso plum-cake al cioccolato con uno piú smilzo ai mirtilli che fingiamo essere la moglie. Non sanno se andare in vacanza al mare o in montagna. Prima che abbiano deciso la meta delle loro vacanze li divoriamo allegramente.
Paola è l’unica che oggi non riesce nemmeno a sorridere. Io invece me la sono cavata bene in queste settimane. Per tutto il viaggio, con i bambini ho minimizzato i miei dolori e le mie ansie: voglio che si ricordino un papà sorridente, spiritoso e in gran forma, non la sua fotocopia sbiadita per colpa dell’amico Fritz.
Dopo colazione ci mettiamo in marcia. Guido io. Accendo l’aria condizionata perché oggi ci sono quasi quaranta gradi. Dai bocchettoni spira subito un refolo di delizioso venticello gelato che ci salva la vita.
Imbocco l’autostrada. Direzione nord.
Accendo l’autoradio, di cui ignoro l’inventore, e infilo il cd preferito dai miei cuccioli. Lo cantiamo tutto a squarciagola, stonando e ridendo.
«Ci son due coccodrilli e un orangotango, due piccoli serpenti, un’aquila reale, il gatto, il topo, l’elefante, non manca piú nessuno. Solo non si vedono i due liocorni!»
Siamo quasi al confine con la Svizzera quando i bambini canterini, seduti sui sedili di dietro, si addormentano. Ne approfitto e cambio musica.
Elvis.
Always On My Mind.
La nostra canzone.
Paola la riconosce dopo il primo accordo.
La voce vellutata di Elvis inizia dopo sette inconfondibili secondi.
Paola mi stringe la mano forte, senza riuscire a guardarmi. La macchina sembra capire il momento, mette il pilota automatico e prosegue da sola in autostrada. Noi fissiamo il panorama che scorre e ascoltiamo le parole nostalgiche del grande Presley. All’epoca il cantante si era appena lasciato con Priscilla e gli autori avevano interpretato a meraviglia il suo rimpianto.
A scrivere un brano cosí semplice ma cosí efficace sono stati Wayne Carson, Mark James e Johnny Christopher. Geni assoluti, per me valgono quanto la piú blasonata coppia Lennon/McCartney. Thanks guys!
Quando la canzone finisce, come nei film, appare per magia il cartello: «Frontiera Svizzera, 1 km». Siamo arrivati.
È quasi ora di pranzo, ci fermiamo a mangiare qualcosa in un ristorantino a gestione familiare. Tormento un piatto di pasta svogliatamente perché la fame è andata via da tempo. Osservo i miei bimbi, come a voler registrare ogni istante di quel pranzo. Parliamo poco come fosse un pranzo qualsiasi di un sabato qualsiasi.
Il saluto avviene alla fermata di una corriera che mi porterà a Lugano. Carico la mia valigia leggera nel sottopancia del pullman, bacio i bambini e abbraccio Paola. Un abbraccio che non finisce mai. Ai bambini abbiamo detto che papà parte per lavoro. Un lavoro molto lungo. Vado a lavorare in una palestra in Svizzera dove, per colpa del cioccolato, hanno tutti bisogno di dimagrire. So che un giorno Paola troverà il coraggio di dire la verità. Ma quel giorno non è oggi.
È il momento di dare a Paola un regalo speciale.
– Questo è per te.
Le porgo un pacchetto. Mi osserva stupita.
– Non è il suo compleanno! – obietta Eva.
– Lo so, ma all’ultimo compleanno avevo sbagliato regalo. Ne ho preso un altro.
Paola strappa la carta da regalo. Dentro c’è un grosso quadernone, di quelli da scuole medie. Sembra usato. Non capisce.
Spalanca la prima pagina e il suo respiro si blocca.
All’interno ho ricopiato a mano tutto Il piccolo principe, senza saltare nemmeno una parola e cercando di avere una grafia leggibile. Ci ho lavorato di nascosto per quasi un mese.
– Questo non ce l’hai. È una copia unica.
Paola scoppia a piangere e mi abbraccia di slancio. Stavolta l’ho stupita.
In realtà non è stata un’idea mia, ma di Roberto, che ci era rimasto male quando gli ho riportato Le petit prince, versione originale.
L’abbraccio con Paola sembra infinito. Quando si stacca, ha il viso segnato dal pianto. Sono lacrime di gioia. Non la facevo piangere di gioia da chissà quanto tempo.
È ora di andare ma non riesco a salire a bordo. Un bacio, un altro, un altro ancora. Difficile decidere quale deve essere l’ultimo. Perdo tempo. Dico cose stupide per far ridere i piccoli. Sono bravissimo a dire cose stupide. Accarezzo Lorenzo, poi Eva. Ma non posso esagerare. Non devono pensare che non sia un arrivederci.
– Vuoi che ti accompagniamo in macchina? – insiste Paola.
– No, davvero, grazie.
L’ultimo viaggio gli elefanti lo fanno da soli. Lei ha diverse ore di macchina da affrontare. Darei non so cosa per tornare indietro con loro e giocare tutto il viaggio a targhe pari e targhe dispari. Ma non ho niente da offrire in cambio.
Bacio ancora dolcemente Paola, quando un clacson ci interrompe. L’autista del pullman ha perso la pazienza. Mi stacco e mi avvicino all’entrata. Solo adesso arriva la frase che aspettavo da quasi cento giorni.
– Ciao, amore mio.
Il cuore s’incendia di gioia. Sorrido a Paola ed entro.
Nel minuto che segue ci sono soltanto lacrime e una corriera che si avvia piano.
Resto incollato al finestrino a fissare il mio terzetto del cuore che si allontana. Invio un «Ti amo» telepatico a Paola. Lei mi saluta da lontano. L’ha ricevuto.
Poi resta lí, sull’asfalto rovente, con i bambini per mano, fino a che il pullman diventa un puntino nel sole.
La immagino ricomporsi, sorridere ai bambini e risalire in macchina. È sempre stata una grande attrice.
La clinica che ho scelto da fuori sembra un hotel di Rimini.
Mi accoglie un dottore, tale Patrick Zurbriggen, con il quale ho già scambiato delle mail. Parla italiano con un comicissimo accento tedesco e ha una stretta di mano vigorosa. Qui a Lugano si parla la nostra lingua per fortuna. È la piú grande città «italiana» fuori dalla penisola.
Mi illustra come sarà organizzato il mio brevissimo soggiorno da loro. Non nomina mai la parola «suicidio assistito». Ma di quello stiamo parlando. Non sarà un medico a togliermi la vita, lo farò io. Le leggi svizzere lo permettono, ma richiedono che la persona che vuole accedere al «servizio» (adoro il fatto che lo chiamino servizio) debba essere informata delle alternative ed essere capace di intendere e di volere.
La mia nuova casa.
Stanza singola.
Ho prenotato una notte sola. Come nei motel.
E in effetti la mia stanza somiglia al Bates Motel.
Un Bates Motel svizzero.
Venti metri quadri. Lo spazio almeno c’è.
Le pareti verdolino angoscia.
Un comò di legno annoiato con un paio di copie di una rivista sportiva locale e una di «Sorrisi e canzoni» di febbraio con la foto di gruppo dei cantanti del Festival di Sanremo.
Un letto di metallo con lenzuola bianche. Di quelli con la manovella per tirare su i piedi o il busto.
Un armadio Ikea modello Stolmen montato storto da un operaio pigro.
Dentro tre grucce scompagnate e tropp...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Cento giorni di felicità
  4. Riassunto delle puntate precedenti
  5. La mia famiglia
  6. Una cosa che non c’entra niente
  7. I miei amici
  8. Ci siamo quasi
  9. L’amico Fritz
  10. Quanto?
  11. −100
  12. −99
  13. −98
  14. −97
  15. −96
  16. −95
  17. −94
  18. −93
  19. −92
  20. −91
  21. −90
  22. −89
  23. −88
  24. −87
  25. −86
  26. −85
  27. −84
  28. −83
  29. −82
  30. −81
  31. −80
  32. −79
  33. −78
  34. −77
  35. −76
  36. −75
  37. −74
  38. −73
  39. −72
  40. −71
  41. −70
  42. −69
  43. −68
  44. −67
  45. AMO
  46. ODIO
  47. −66
  48. −65
  49. −64
  50. −63
  51. −62
  52. −61
  53. −60
  54. −59
  55. −58
  56. −57
  57. −56
  58. −55
  59. −54
  60. −53
  61. −52
  62. −51
  63. −50
  64. −49
  65. −48
  66. −47
  67. −46
  68. −45
  69. −44
  70. −43
  71. −42
  72. −41
  73. −40
  74. −39
  75. −38
  76. −37
  77. −36
  78. −35
  79. −34
  80. −33
  81. −32
  82. −31
  83. −30
  84. −29
  85. −28
  86. −27
  87. −26
  88. −25
  89. −24
  90. −23
  91. −22
  92. −21
  93. −20
  94. −19
  95. −18
  96. −17
  97. −16
  98. −15
  99. −14
  100. −13
  101. −12
  102. −11
  103. −10
  104. −9
  105. −8
  106. −7
  107. −6
  108. −5
  109. −4
  110. −3
  111. −2
  112. −1
  113. 0
  114. Dopo
  115. Ringraziamenti
  116. Il libro
  117. L’autore
  118. Dello stesso autore
  119. Copyright