
- 496 pagine
- Italian
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eBook - ePub
Informazioni su questo libro
È l'autunno del 1793.
Gustavo III è morto e la Svezia geme sotto il pugno di ferro di Gustaf Adolf Reuterholm, il lord reggente. Il Paese è affamato, sfinito dalle troppe guerre del defunto re. La paranoia prolifera come un morbo e per i vicoli di Stoccolma si sussurra di cospirazioni e complotti. Cosà la scoperta di un cadavere orrendamente mutilato sull'isola di Södermalm diventa una questione della massima urgenza.
L'incarico di risolvere il mistero viene affidato a Cecil Winge, un geniale procuratore ormai consumato dalla tisi. Con lui, Mickel Cardell, un reduce della guerra contro la Russia che, nonostante abbia lasciato il braccio sinistro sul campo di battaglia, possiede ancora una forza quasi sovrumana.
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Informazioni
Print ISBN
9788806241407eBook ISBN
9788858432587Parte quarta
Il migliore dei lupi
inverno 1793
L’estasi suona del mondo l’ultimo rintocco funebre,
il Signore avrà caro il suo giudizio;
gli amici leali non temano supplizio,
Ma i peccatori dimoreranno nelle tenebre.
CARL MICHAEL BELLMAN, 1793
1.
Quando si sveglia, Mickel Cardell non sa dove si trova ma ha le guance bagnate e sente il sale delle lacrime agli angoli della bocca. Tutto intorno è buio. Sotto di lui, qualcosa gli incide dolorosamente il fianco. Un’asta tonda e liscia. Toccando con la mano la superficie di legno, si accorge di giacere sul manico di una scopa. Il mal di testa è atroce, come il sapore che ha in bocca. Una volta che gli occhi si abituano al buio, riesce a distinguere la sagoma di una porta.
Resta ancora un momento sdraiato, nella speranza che gli torni la memoria. Boccali spumeggianti, taverne fumose, uno stato di ubriachezza crescente, voci che si alzano rabbiose, uno scambio di colpi. Riprendendo i sensi, Cardell si rende conto del freddo. Dalle fessure tra le assi del pavimento s’infiltra un’aria gelida e lui sta battendo i denti. Stoccolma, come sempre. Ormai è novembre. Si trova al Fördärvet, dentro lo sgabuzzino, a volte usato per tenervi i clienti impossibili da gestire in altri modi. E Cecil Winge è morto.
In quello stato di dormiveglia, Cardell dapprima fatica a distinguere l’incubo dalla realtà , ma il ricordo riaffiora dalla nebbia dell’ebbrezza e il lutto lo travolge ancora una volta, spietato come quando ha ricevuto il messaggio. Gli manca il respiro, si affanna per inalare aria e il braccio sinistro si accende di un dolore improvviso. Gli sfugge un gemito mentre si massaggia le cicatrici lasciate dalla lama del chirurgo. Dietro le palpebre chiuse guizzano lampi.
Cardell si gira a pancia in giú. Il peso del braccio sinistro gli è ancora poco familiare. Ha una mano nuova, stavolta fatta di rovere, piú pesante di quella che ha perduto. Non ha avuto il tempo di abituarvisi. Però serve al suo scopo. Il rovere è piú difficile da sollevare, ma quando va a segno semina morte e distruzione. Le nuove cinghie funzionano meglio. Cardell non ha intenzione di perderlo nuovamente. Ora allenta le cinghie per far circolare un po’ il sangue e scopre che tra le nocche del pugno di legno sono rimasti incastrati due incisivi. Quando il braccio sinistro riprende vita, lui stringe nuovamente le cinghie e batte alla porta.
– Aprite e fatemi uscire, cazzo!
La risposta dall’altra parte si fa attendere un po’.
– Adesso ti sei calmato, Cardell? Non voglio ulteriori guai, ci siamo capiti?
– Quando si mette alla prova la mia pazienza, il mio umore può soltanto peggiorare.
Qualcosa di pesante, che era stato piazzato davanti alla porta, viene spostato. Cardell solleva il braccio per schermarsi gli occhi dalla luce e sbircia fuori dallo sgabuzzino. La sala è tutta sottosopra, schegge di vetro e bottiglie sparse sul pavimento. Cardell si lascia cadere sulla prima panca che vede e si prende la faccia tra le mani. Quando rialza gli occhi, dalla parete il dipinto di Hoffbro lo guarda, ghignante. Lo scheletro con la falce in pugno danza gioioso.
– Gedda, dammi qualcosa di forte. Sento che sta per scoppiarmi la testa.
Il taverniere ritorna con un boccale di birra.
– Adesso stammi a sentire, Cardell. Se ti comporterai ancora come ieri sera, non potrò piú farti entrare qui dentro, nemmeno come cliente. Hai fatto scappare gli avventori, e quelli che avevo assunto per mantenere l’ordine al posto tuo mi hanno piantato in asso, pur di non trovarsi sulla tua strada.
Cardell tracanna la birra e, dopo aver preso fiato, risponde.
– Calmati, Hans. Ieri sera tardi ho ricevuto una brutta notizia e l’ho presa male. Non ce ne saranno altre. Non ho piú amici né parenti.
Rovescia il borsellino sul tavolo. Tre scellini e un farthing inglese.
– Puoi mettere sul mio conto i danni che ho causato, appena mi pagano sistemo tutto. A parte questo, considera pure chiuso ogni rapporto tra noi, sempre che tu non sia disposto a ridipingere i muri. La morte mi ha riso in faccia una volta di troppo.
Nei vicoli la luce è già fioca. Il sole ha fatto appena in tempo ad arrampicarsi sopra i tetti che già si rituffa. L’acciottolato è coperto di neve, ammonticchiata anche lungo i muri. Le lanterne non sono ancora accese, e neppure dalle case arriva luce: la gente si raduna accanto alle finestre per approfittare degli ultimi raggi di sole. Fa freddo, e Cardell, pur con il cuore che batte come un maglio e il sudore che cola lungo il corpo man mano che smaltisce la sbornia, deve stringersi nella giubba per ripararsi dal vento che soffia dalla baia. Imbocca Västerlånggatan verso Riddarhustorget e svolta a destra per salire alla Slottsbacken. Con un po’ di fortuna, troverà ancora Isak Reinhold Blom a palazzo Indebetou. Camminando, riaffiorano i ricordi perduti della sera prima.
È stato un giovane gendarme a dirlo per primo. Il ragazzo doveva averlo visto in compagnia di Cecil Winge e si è fatto avanti per esprimere il suo cordoglio. Dapprima Cardell non ha capito niente, ma poi altri hanno ripetuto le parole del collega. Al commissariato di polizia, il segretario in persona ha confermato la notizia: il fantasma di palazzo Indebetou non c’era piú. Il freddo aveva aggravato la malattia di Cecil Winge, finché il giorno prima non aveva esalato l’ultimo respiro.
A quel punto Cardell era già ubriaco. L’annuncio non giungeva inaspettato, ma lo ha preso in contropiede. In fondo al cuore, Cardell era convinto che loro due sarebbero rimasti insieme finché non fossero riusciti a far luce sul destino di Karl Johan. Il corpo nel Fatburen aveva fatto sà che Cecil Winge restasse aggrappato alla vita, a qualunque costo. Cardell si è ricordato di aver bevuto cosà tanto che alla fine gli sembrava d’essere sospeso dentro una sfera tutta sua, isolato dal frastuono del mondo, un luogo abbastanza pacifico da rendere accettabile la separazione, quando un passante gli era andato a sbattere addosso.
La rabbia per la meschinità del mondo e il dolore alla notizia della morte lo hanno acceso come un cartoccio di polvere da sparo. Sono volate parole aspre, poi i colpi. Infine devono averlo sopraffatto e gettato nello sgabuzzino in mezzo alle scope, dove s’è presto addormentato. Dal suo buco sperduto nel cimitero della chiesa di Maria Magdalena, Karl Johan lo ha visitato in sogno. Senza muovere le labbra, il morto gli ha sussurrato accuse con voce brulicante di vermi.
«Avresti dovuto rendermi giustizia, ma hai fallito. L’altro ha pagato con la vita. Tu sarai il prossimo».
Girato l’angolo della cattedrale di Stoccolma, Cardell deve tenersi stretto il cappello. Là dove le correnti dello Strömmen si mischiano alle acque del Saltsjön, lungo la fila ordinata delle isole, la neve vortica cadendo da nubi minacciose. Palazzo Indebetou si erge tranquillo e silenzioso. La polizia non può permettersi di sprecare denaro per le candele; sono stati costretti a regolare le loro abitudini con il sole. Lui ha la fortuna di imbattersi in un uomo che sta uscendo e può dirgli che il segretario Blom è ancora lÃ, curvo sui suoi conti, anche se (aggiunge l’uomo sottovoce) è solo una scusa per non bruciare la legna di casa sua, la vecchia volpe.
– E di questi tempi non avrebbe proprio bisogno di fare tanto il taccagno.
Cardell non capisce la frecciatina, ma si accontenta di essere ammesso a palazzo.
L’ufficio di Blom è zeppo di libri contabili e registri. Come previsto, una stufa in maiolica riscalda la stanza tanto che Blom può stare alla scrivania in maniche di camicia. Cardell non si preoccupa di bussare.
– Me l’hanno detto ieri sera.
Blom ficca in una cartellina il documento che aveva davanti.
– Condoglianze, Cardell. È una grande perdita per tutti noi.
Cardell si siede su uno sgabello e si sbottona la giubba. Camminare di buon passo gli ha schiarito le idee. Da quando si è svegliato, è la seconda volta che si sente assalire dal ben noto panico. Non inatteso, ma non per questo meno doloroso. Ha un groppo in gola e ogni respiro è una fatica. Puntini scuri gli ballano davanti agli occhi. Abbassa le palpebre e cerca di far rallentare i battiti del cuore. Blom attende in silenzio finché Cardell non riesce nel suo intento e sente il proprio corpo riprendere vita.
– Niente da bere, da queste parti?
Blom esita, innervosito. Si fa un po’ rosso in faccia.
– Vi compatisco sinceramente per il vostro dolore, ma ho i miei doveri da assolvere. Ogni momento è importante, se voglio chiudere occhio questa notte…
– Davvero? Vediamo, allora.
Con destrezza, Cardell afferra la cartellina accanto a Blom, che cerca di riprendersela ma non è abbastanza rapido.
– Che strano, Blom. Questi non mi sembrano affari di polizia. Pare piuttosto la lettera di un questuante al barone Reuterholm, a proposito di un posto di lavoro al castello di Drottningholm. «Vostra Eccellenza…» Questo cos’è? Siete stanco del posto di segretario, dopo un anno scarso di servizio?
Blom sprofonda nella sedia e si strofina la faccia con le mani, afflitto.
– Accidenti, Cardell. La cosa non vi riguarda. Ma lasciamo andare. Il commissario Norlin ha finalmente ricevuto il preavviso che aspettavamo da tanto. È piuttosto logico. Reuterholm voleva un tirapiedi e il nostro Johan Gustaf Norlin faceva a modo suo, come ampiamente dimostrato dalla trovata di Winge con quel tessuto osceno descritto sul giornale.
– Chi prenderà il posto di Norlin?
– Norlin sarà trasferito al nord, per scontare i suoi peccati. Lo sostituirà Magnus Ullholm, che lascia dunque il suo posto a Drottningholm. È il suo vecchio lavoro che vorrei.
– Ho già sentito questo nome. È lo stesso Ullholm che era stato costretto a fuggire in Norvegia dopo l’accusa di malversazione. E adesso lo mettono a capo della polizia.
– Dovete tenere a mente che i requisiti piú importanti per quel lavoro sono un’irriducibile fedeltà al regime attuale, accompagnata dalla tendenza al servilismo e all’adulazione.
– A giudicare da quanto ho intravisto nella vostra lettera al barone, devo dire che se c’è una persona capace di riconoscere il servilismo e l’adulazione, quella siete voi, Blom.
L’uomo, corrucciato, arrossisce ancora di piú.
– Corpo del diavolo, Cardell! Mi pagano appena centocinquanta riksdaler all’anno. Non ci si campa. E farmi vedere in compagnia di individui come Cecil Winge e voi non aiuta di certo, perciò, se abbiamo finito, avrei altre faccende di cui occuparmi.
A sentir parlare del salario misero, Cardell si blocca. Cosa aveva detto quel giovane all’ingresso? Cardell, pensoso, scruta Blom, che si è alzato per aprirgli la porta.
– Ora vi sedete e chiudete il becco, per il vostro bene. Qui c’è qualcosa che non quadra. Devo rifletterci su.
Cardell maledice il proprio cervello lento. Lo stato in cui si trova ora non aiuta. D’altro canto il suo istinto ha sempre funzionato bene. Blom nasconde qualcosa. Il segretario è in un bagno di sudore, anche se non fa piú caldo di prima. I suoi occhi saettano qua e là , tornando di tanto in tanto a un tavolino vicino al fuoco. Cardell segue il suo sguardo. In cima a una pila di libri sta un involto di carta legato con un cordino. Cardell si avvicina e lo prende. È indirizzato a Cecil Winge, il nome è scritto con calligrafia infantile e inchiostro sbiaditissimo, quasi trasparente.
– Questo com’è finito qui, Blom?
– Stamattina è venuta una bambina e ha lasciato il pacchetto all’entrata. Dal momento che sono il segretario, è stato portato alla mia attenzione.
Blom getta occhiate impazienti alla porta della stanza. Cardell incrocia il suo sguardo e scuote lentamente la testa. Sposta la sedia per bloccare l’uscita. Si appoggia il pacchetto sulle ginocchia, scioglie il nodo e lo apre. È un fascio diseguale di fogli avvolti in un pezzo di stoffa macchiata e vergati tutti dalla stessa mano infantile. Comincia a leggere quelle righe storte e il suo cuore accelera i battiti. Quando ha finito, posa i fogli e fissa Isak Blom con durezza. La nebbia che ha in testa si dissipa lentamente.
– Come avete saputo della morte di Winge?
– Non ricordo con precisione. È venuto qualcuno a portarmi un messaggio.
– Avete parlato personalmente con il messaggero?
– No, io…
– Strano. Uno dei gendarmi con cui ho parlato ieri sera mi ha detto che siete stato voi a comunicare al commissariato l’ora esatta della morte e tutti i relativi particolari. E c’è un’altra questione: entrando qui, mi sono imbattuto in un tale che ha accennato alla vostra recente ricchezza. Posso essere cosà impudente da domandarvi da dove proviene questo denaro? Forse lo avete ereditato da una zia scomparsa di recente?
– Sentitemi bene, Cardell, dovete promettermi di restare calmo…
Cardell si alza, spranga la porta e si mette in tasca la chiave mentre lui e Blom cominciano a girare intorno alla scrivania, l’uno per mettere distanza tra loro, l’altro per ridurla.
– Stando a quanto ho sentito, qui in commissariato si è scommesso sull’ora esatta della dipartita di Cecil Winge. È possibile che siate diventato ricco in questo modo, fratello Blom?
– Caro Mickel… dovete comprendere la mia situazione…
– Quando avete ricevuto questo pacchetto, Cecil Winge era ancora vivo, ma non avevate alcuna intenzione di farglielo pervenire. Avevate già deciso di consegnarlo alla tomba con la vostra falsità , per foderarvi le tasche. Se volete arrivare a stasera cavandovela con un labbro gonfio, vi conviene pesare molto bene le parole. Winge è vivo o morto?
Cardell rovescia la scrivania, fa qualche passo e afferra Blom per il colletto, preparando il pugno di legno a colpire. La voce di Blom si alza di un’ottava.
– Siate ragionevole, Cardell. Ho incontrato il cordaio Roselius al caffè e l’ho sentito lamentarsi che stava per perdere un cosà buon affittuario. Winge si è messo a letto per l’ultima volta e sta riempiendo il vaso da notte di scariche sanguinolente. Il medico lo ha abbandonato in favore di altri pazienti per i quali si può ancora nutrire qualche speranza, e il pastore è andato a trovarlo per impartirgli gli ultimi sacramenti. Che importanza ha se è morto ieri o morirà domani? Per me fa differenza, quasi il salario di...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- 1793
- Parte prima. Il fantasma di palazzo Indebetou
- Parte seconda. Il rosso liquido
- Parte terza. La lucciola
- Parte quarta. Il migliore dei lupi
- Postfazione dell’autore
- Nota
- Il libro
- L’autore
- Copyright