Le gratitudini
eBook - ePub

Le gratitudini

  1. 160 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Informazioni su questo libro

Michka sta perdendo le parole. Ora che le lettere e i suoni si agitano nella sua testa in un turbinio incontrollabile, l'anziana signora deve arrendersi all'evidenza: ha bisogno di un nuovo inizio. Anche se questo significa scendere a patti con un'esistenza a metà. Nella casa di riposo in cui si trasferisce, a Michka rimangono le visite di Marie, un'ex vicina che da bambina passava molto tempo con lei, e le sedute settimanali con Jérôme, un giovane ortofonista che la aiuta a ritrovare le parole. Saranno proprio loro a permetterle di realizzare un ultimo, importante desiderio: dire «grazie» a chi, tanti anni prima, compí il gesto piú coraggioso. Quello che le salvò la vita.Michka sta perdendo le parole. Proprio lei, che per tutta la vita è stata correttrice di bozze in una grande rivista, lei che al caos del mondo ha sempre opposto una parola gentile, ora non riesce piú a orientarsi nella nebbia di lettere e suoni che si addensa nella sua testa. E cosí adesso Michka vive in una residenza per anziani. A dire il vero, se non fosse stato per quelle parole birichine e qualche trascurabile intoppo nelle attività quotidiane, sarebbe rimasta volentieri nel suo accogliente appartamento parigino. Ma è meglio cosí: qui riceve assistenza continua, e poi non voleva che Marie, l'ex vicina a cui ha fatto da seconda madre, si preoccupasse tanto per lei. E allora biscottini, sonnellini, uscitine, passettini: Michka si piega, con una certa riluttanza, al ritmo fiacco delle giornate «da vecchia», alle stravaganze degli altri «resistenti», ai sogni infestati dalla temibile direttrice. Confinata nella sua stanzetta asettica, sempre piú fragile e indifesa, a Michka non resta che consolarsi con le visite di Marie e le chiacchierate con Jérôme, il giovane ortofonista che lavora nella casa di riposo. Il ragazzo, infatti, ha ceduto presto alla tenera civetteria della sua paziente discola - gli esercizi per il linguaggio «la sfioriscono» -, che vuole solo raccontare e farsi raccontare. A poco a poco, però, le parole si fanno piú rare, barcollanti, e, anche se non ha perso il senso dell'umorismo, Michka è consapevole di non poter deviare l'inesorabile corso degli eventi. Ed è proprio per questo che vorrebbe realizzare un ultimo, importante desiderio: ringraziare la famiglia che l'accolse durante la guerra e che di fatto le salvò la vita. Saranno Marie e Jérôme ad aiutarla, perché anche loro conoscono il valore inestimabile di un semplice «gratis», come direbbe Michka. Dopo Le fedeltà invisibili, Delphine de Vigan prosegue il suo viaggio al cuore dei sentimenti, regalandoci un intenso romanzo a piú voci, scritto con quella grazia e quella delicatezza capaci di toccare le corde piú profonde del cuore.

Domande frequenti

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2020
Print ISBN
9788806243524
eBook ISBN
9788858433225
Argomento
Literature

Jérôme

Nel giro di qualche settimana il suo eloquio si è fatto piú lento, piú sinuoso, a volte si blocca nel bel mezzo delle frasi, completamente smarrita, oppure rinuncia alla parola mancante e passa addirittura a quella successiva. Imparo a seguire il filo del suo pensiero.
Sono sconfitto. Lo so. Conosco questo punto di non ritorno. Ne ignoro la causa ma ne valuto gli effetti. La battaglia è persa.
Però non devo mollare. Mai e poi mai. Altrimenti sarà ancora peggio. In caduta libera.
Bisogna combattere. Parola per parola. Palmo a palmo. Non cedere niente. Né una sillaba né una consonante. Senza il linguaggio, cosa resta?
Abbiamo fatto dieci minuti di esercizi, si è prestata di buon grado ma a quanto pare ha raggiunto il punto di saturazione.
– Vuole che ci fermiamo, Michka?
– Non serve.
– Ma sí, glielo prometto, a qualcosa serve.
Per qualche secondo non dice nulla. Ora la conosco e so che spesso questi silenzi precedono un ricordo, o una confidenza.
– Quanto mi spiace… Sa… Ci penso tanto… di notte. Per via dell’avvisto sul giornale. Ma non funziona. Penso a loro. Se lo immagina? Tre anni… senza dire niente… se mai… Era molto pericoloso, sa… avrebbero potuto essere… trasportati… anche loro… molto pericoloso… c’era… un piccolo… frangente dove andavamo… nell’acqua… questo me lo ricordo… con il cane… mi resta qualche… cosí… dei… cosí chiari… avrei voluto… proprio… per dirglielo. Quanto mi spiace…
– Mi perdoni, Michka, non riesco a seguirla bene. Parla dei suoi genitori?
– No. I miei genitori… sono… in fumo.
– Sono stati cremati?
– Piú forte.
La guardo per qualche secondo, il mento ha preso a tremare.
– Li ha conosciuti?
– Pochettino.
– In che anno è nata, Michka?
– 1935.
– I suoi genitori sono stati deportati?
Annuisce. Sul suo volto, il brutale assalto del dolore. Non ci sono piú parole a portata di mano.
– Sono tornati?
Fa no con la testa.
Si alza e si dirige verso il bagno.
Non ha preso il bastone. Conosce la stanza a memoria. Ogni punto d’appoggio. Mano destra, mano sinistra.
Non dico niente. Aspetto.
Sento scorrere l’acqua.
Qualche minuto dopo esce e si risiede. Mi sorride.
– Viene meno spesso, sa. Per via della sua gravità.
– Marie?
– Sí. L’ha detto il dottore… Non troppi spossamenti.
– Probabilmente ha qualche contrazione. Non deve far correre rischi al bambino. Per fortuna c’è la signora Danville che viene a trovarla ogni tanto.
– Sí, e poi Armande, quella che mi piace. Alla mensa siamo… in fianco.
– Ah sí, sembra molto dinamica, quella signora.
– Fa tutte le cattività, ma io… sono… troppo…
– È vero, partecipa molto alle attività. Ma lei, Michka, sta per diventare nonna, in un certo senso!
– Sí, cosí sembra. Sa, è strano… Come dirle… C’è un… una… specie di… girotondo, no? Oppure un… un… – (fa dei gesti che evocano un cerchio o un insieme) – … che prende… forma… a fuoco a fuoco… capisce?
– Me ne parli un po’ di piú.
– Sono dei pezzi, che vanno uno nell’altro, che si… incrostano, come un p… p… p…
– Puzzle?
– Sí, ecco. È qualcosa che dà un po’ di significanza. Al momento giusto. Quando fai fatica a provarla… perché è diventato tutto cosí diffuso. Capisce?
– Penso di sí.
– E Marie, non l’ha scontrata?
– Incontrata?
– Ecco.
– No, non l’ho incontrata, viene di rado in settimana e io, come le ho detto, non vengo mai nel weekend.
– Sa che abitava… nel mio palazzo, quando era… piccola?
– Sí, Michka, me ne ha parlato molto, all’inizio, quando è arrivata qui.
– Le ho raccontato?
– Sí, durante le nostre prime sedute. Mi ha parlato di Marie e mi ha spiegato che era una bambina che viveva nell’appartamento sopra il suo, una bambina di cui lei si è presa molta cura. E poi c’era anche la signora Danville, la portinaia dello stabile, quella che viene a trovarla regolarmente.
– Sí, con i cioccolatini. È talmente… scentile. Sa che mi… tel… tutti i giorni. Tutte le mattine. Cascasse il fondo. Tutte le mattine, prima di cominciare la sua giornata.
– Le telefona?
– Sí, ecco. Anche quando ero ancora a casa mia. Tutti i giorni un corpetto di telefono per controllare. Si rende conto?
– Sí, è proprio gentile, davvero. È ancora nel palazzo?
– No. È in passione, è andata via… fuori, per vivere nella verdura. Sa, Marie stava anche da lei, quando io non potevo. Ma veniva soprattutto a casa mia.
– E i genitori di Marie?
– Non sa che padre. E sua madre era… quella giovane donna cosí… triste… A volte stava tutto il giorno, chiusa… senza alzarsi dal letto… dormire, dormire, sempre, capisce, finestre chiuse, porte chiuse, occhi chiusi, ma a volte anche andava via, cosí, senza avvistare, prima di notte, e poi tanti giorni di fila.
– Andava via di casa?
– Sí, ecco.
Sento che questi ricordi la sconvolgono. Si confida di rado sul passato.
– La vedevo intorno, la bambina. Con sua madre, oppure tutta sola. Lei… con una bambola o… cose di plastica. Un giorno ero fuori, ai giardinetti… Faceva molto freddo. Era con sua madre, a pass…
– A passeggio?
– Sí, ma la bambina era senza coso.
– Cappotto?
– Sí. Non ce l’aveva. E sua madre parlava, parlava, era buona con lei, ma come se… non si tenesse conto. Del freddo. Allora ho dato il mio coso a Marie e ho detto: vieni quando vuoi.
– E lei l’aveva riconosciuta?
– Sí, certo. La vedevo spesso sulle… scaglie.
– Ed è venuta?
– Sí, qualche giorno dopo ha bussato. Ero… cosí… Ma cosa potevo fare? Ha cenato e se n’è andata. Poi è tornata… tante volte… A dormire, anche. E dopo, a casa mia, quasi sempre.
– Non ha avvertito i servizi sociali?
– No. Pensavo, ma pensavo anche a quella parola, sa… quella parola… che fa paura.
– Che parola, Michka?
– Quella che… fa la spia. Come verbo.
– Denunciare?
– Sí. Denunciare non è fossibile, sa. Non ho avuto cuore… Sua madre cercava di cav… cavarsi, era tutta… capisce? Anche lei è venuta a dormire da me qualche volta. Certi giorni stava benissimo, e a volte per piú tempo. E allora si occupava della bambina.
– E adesso?
– È… morta. Marie era appena… maggiore.
– Maggiorenne?
– Ecco. Un… – (cerca una parola che non trova) – con l’auto.
– Un incidente?
– Sí.
– E allora è stata lei a occuparsene?
Un silenzio ci avvolge.
– Sono ricordi dolorosi, questi, per lei Michka, vero?
– Sí, ma adesso è… un’altra cosa… capisce? Completamente… altra.
– Be’ sí, capisco. Adesso Marie è incinta, sta bene, è meraviglioso, no?
– Ma non potrò raccontare.
– A chi?
– Al piccolino. Volevo raccontare come una… una… una… Oh, l’ha detto lei, prima.
– Una nonna?
– Ecco.
– E perché non potrebbe raccontare come una nonna?
– Troppi… scappamenti… e poi sono cosí… sfianca. Anche lei?
– No, io sto bene, Michka, non sono stanco. Lei invece oggi ha parlato tanto, è normale che sia stanca. Ma mi sembra anche un po’ triste ultimamente, o sbaglio?
– Sa, la donna delle polizie mi ha portato dei cosi alla crema.
– Cornetti?
– No.
Unisce il pollice e l’indice e mi guarda, un po’ sbarazzina, attraverso il cerchietto delle dita.
– Caramelle?
– No… a forma di… collo.
– Cannoli?
– Ecco, proprio! Ne vuole uno?
– Uno piccolo, non dico di no. E poi per oggi ci fermiamo, va bene?
– E lei, lei non ha bambini?
– Ah no, Michka, mi sarebbe piaciuto, ma prima di averne ho divorziato.
– Ah sí? E non ha niente di nuovo?
Non posso fare a meno di ridere.
– Lei è proprio curiosa, Michka! No, niente di molto nuovo, per la verità.
– Ma per suo padre…
– Ah, è stato tanto tempo fa.
Ci guardiamo per qualche secondo, le sorrido.
– Ho pensato. Forse dovrebbe… scrivere… Sarebbe… un bel resto…
– Ci penserò su, Michka. Perché la angustia tanto, questa storia di mio padre?
– È lei.
– Come, sono io?
– È lei che si anguria.
– Ma no, su. Non ci pensi. E per la sua terapia ha poi risolto?
– Sí, mi hanno… anticipato… le ventidue. Ora fa pena.
– Be’, la lascio riposare. A giovedí?
Faccio l’ortofonista. Lavoro con le parole e con il silenzio. I non detti. Lavoro con la vergogna, il segreto, i rimpianti. Lavoro con l’assenza, i ricordi scomparsi, e quelli che riappaiono, evocati da un nome, un’immagine, un profumo. Lavoro con i dol...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Le gratitudini
  4. Marie
  5. Jérôme
  6. Marie
  7. Jérôme
  8. Marie
  9. Jérôme
  10. Marie
  11. Jérôme
  12. Jérôme (2)
  13. Marie
  14. Il libro
  15. L’autrice
  16. Della stessa autrice
  17. Copyright