
eBook - ePub
Il regno delle ombre
Le indagini del commissario Armand Gamache
- 528 pagine
- Italian
- ePUB (disponibile sull'app)
- Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub
Informazioni su questo libro
Convocato all'improvviso in una fattoria nei pressi di Three Pines, Armand Gamache, capo della Sûreté du Québec, scopre di essere stato nominato esecutore testamentario da una sconosciuta baronessa. Il documento contiene clausole tanto bizzarre da far sospettare al commissario che si tratti di uno scherzo, ma di là a qualche giorno, quando nella fattoria viene rinvenuto il cadavere di un uomo, la realtà dei fatti emerge in tutta la sua gravità . Nel frattempo un enorme carico di droga sta per inondare le strade di Montréal, e Gamache, sospeso dal servizio sei mesi prima proprio per non averlo fermato, deve decidere al piú presto come agire.
Domande frequenti
Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
- Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
- Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Il regno delle ombre di Louise Penny, Letizia Sacchini in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Literature e Crime & Mystery Literature. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.
Informazioni
Capitolo 1
Armand Gamache rallentò fin quasi a passo d’uomo e svoltò nella stradina secondaria spolverata di neve.
Eccoci, pensò. Con cautela, guidò tra i grossi abeti fino a raggiungere la spianata.
Parcheggiò e rimase in macchina con il riscaldamento acceso a fissare la giornata gelida fuori dal finestrino. Grossi fiocchi candidi tempestavano il parabrezza e si scioglievano sul vetro. La neve aveva cominciato a cadere piú fitta, uno schermo che offuscava il paesaggio. Gamache girò il capo e vide la lettera che aveva ricevuto il giorno prima, aperta sul sedile del passeggero. Si strofinò il viso, inforcò gli occhiali e la rilesse. Era un invito, o almeno cosà pareva, a presentarsi in quel luogo desolato.
Spense il motore senza scendere dall’auto.
Non era intimorito: tutta la vicenda, piú che inquietante, era curiosa.
Strana, almeno quanto bastava per scatenare un piccolo campanello d’allarme. Ancora non si sentivano ululare le sirene, ma avrebbe tenuto gli occhi ben aperti.
Nonostante non si facesse intimorire facilmente, Armand Gamache era un uomo prudente. Se non lo fosse stato, come sarebbe potuto sopravvivere per tutto quel tempo ai vertici della Sûreté du Québec? D’altra parte c’era chi avrebbe detto che non era sopravvissuto affatto.
Nel corso degli anni il commissario aveva imparato a contare sia sull’istinto che sul raziocinio, credeva a entrambi con lo stesso grado di convinzione.
E adesso cosa gli stavano dicendo?
Be’, senza dubbio che era una situazione bizzarra. Ma fin là ci sarebbero arrivati anche i suoi nipotini, pensò con un mezzo sorriso.
Tirò fuori il cellulare, compose un numero e ascoltò squillare la suoneria prima che dall’altra parte si affrettassero a rispondere.
– Salut, ma belle. Sono arrivato, – disse.
Lui e sua moglie Reine-Marie avevano un accordo: d’inverno, quando nevicava forte, si avvisavano a vicenda ogni volta che arrivavano a destinazione in un luogo qualsiasi con la macchina.
– Com’è andato il viaggio? Qui a Three Pines comincia a cadere forte.
– Anche qui, ma per le strade si fila ancora lisci.
– Dove sei? Che razza di posto è, Armand?
– Be’, non è facile da descrivere.
Ci provò lo stesso.
Quella che vedeva davanti a sé in origine doveva essere stata una casa con relativi inquilini, che poi però l’avevano abbandonata per parecchi anni di fila. Adesso sulla spianata non restava che un grosso edificio squadrato, che per di piú si reggeva in piedi per miracolo.
– È una vecchia fattoria, ma sembra disabitata.
– Sei sicuro di essere nel posto giusto? Ti ricordi di quando dovevi passare a prendermi da mio fratello e sei finito a casa del fratello sbagliato? Ti eri addirittura stizzito, a sentire te avrei dovuto essere là per forza.
– È successo una vita fa. E poi a Ste-Angélique tutte le case sembrano fatte con lo stampino, e i tuoi quindici fratelli sembravano tutti fatti con lo stampino. Mi detestavano, e credevo fosse una strategia per sbarazzarsi di me, per evitare che ti ronzassi intorno.
– Be’, non potevi certo biasimarli. Eri andato a bussare alla porta sbagliata come il poliziotto delle barzellette.
Armand scoppiò a ridere. L’episodio risaliva a secoli prima, quando erano ancora nella fase del corteggiamento. Da allora la famiglia di lei, dopo aver constatato quanto Reine-Marie lo amasse, e soprattutto quanto lui le fosse devoto, si era ammorbidita.
– Sono nel posto giusto. C’è un’altra macchina parcheggiata qui accanto.
Sopra al cofano c’era uno strato di neve, e Gamache pensò che doveva essere arrivata mezz’ora prima al massimo. Poi tornò a scrutare la fattoria.
– È passato un pezzo dall’ultima volta che ci ha abitato qualcuno.
Una casa non si riduceva in quello stato dall’oggi al domani. Solo un’incuria prolungata nel corso degli anni demoliva le cose con tanto accanimento.
Ora la struttura era solo un’accozzaglia di materiali diversi.
Le imposte si erano scardinate e la balaustra di legno era marcita, distanziandosi progressivamente dai gradini sbilenchi. Qualcuno aveva sbarrato la finestra al primo piano con assi di legno, cosà sembrava che la casa gli stesse facendo l’occhiolino, che fosse al corrente di un segreto che lui ignorava.
Gamache piegò il collo e guardò meglio. Possibile che pendesse leggermente da un lato? Oppure era la sua immaginazione che la stava trasformando nello scenario di una delle filastrocche di Honoré?
C’era una volta un ometto storto,che in testa sfoggiava un gran riporto,un giorno trovò una moneta d’argento,e ci comprò un gattino sbilenco.Lo portò a casa, gli preparò una torta,ma quella dal forno uscà tutta storta.Eran felici, gatto e padrone,nella casetta storta con la porta arancione.
Quella era una casa storta, e Armand Gamache si chiese se dentro ci avrebbe trovato un ometto storto.
Dopo aver salutato Reine-Marie, osservò di nuovo l’altra macchina parcheggiata nel cortile. Aveva una targa con il motto del Québec stampigliato sopra: JE ME SOUVIENS.
Mi ricordo.
Ogni volta che chiudeva gli occhi, come in quel momento, le immagini del passato lo investivano. Vivide e intense come nell’istante in cui vi aveva assistito. Non soltanto quel pomeriggio della scorsa estate, con i raggi obliqui del sole che danzavano sulle sue mani sporche di sangue.
Continuava a rivedere anche tutti gli altri giorni. Le notti. Il suo sangue e quello degli altri. Le persone alle quali aveva salvato la vita, quelle a cui invece l’aveva tolta.
Ma per conservare la salute mentale, l’umanità e l’equilibrio, ogni tanto aveva bisogno di ripercorrere anche le cose belle.
Aveva trovato Reine-Marie. Aveva avuto un figlio e una figlia, e adesso aveva dei nipoti.
Era riuscito a scovare Three Pines, il suo rifugio. Aveva vissuto con i suoi amici momenti di pace perfetta, di allegria spensierata.
Non molto tempo prima il padre di un suo caro amico si era ammalato di demenza senile. Nell’ultimo anno non riconosceva piú i familiari e gli amici. Era cortese con tutti, ma sorrideva in modo speciale solo ad alcuni, a quelli che amava. Li riconosceva d’istinto e li custodiva al sicuro, non nella sua testa martoriata ma nel cuore.
La memoria del cuore è molto piú tenace delle nozioni che immagazziniamo nel cervello, pensò Armand. Il punto è: cosa scegliamo di conservare dentro al cuore?
Il commissario Gamache aveva incontrato piú di una persona con il cuore rovinato dall’odio.
Guardò la casa storta davanti a lui e si chiese quale fosse il ricordo che la stava consumando.
Memorizzò la targa dell’altra macchina, poi scrutò il cortile pieno di cumuli di neve sotto i quali verosimilmente giacevano altrettanti veicoli arrugginiti. Un pick-up smembrato. Un vecchio trattore rotto. E un coso che aveva l’aria di un carro armato ma era probabilmente una vecchia cisterna di gasolio e non un residuato bellico.
O almeno cosà sperava.
Gamache si infilò la cuffia di lana e cercò i guanti, ma invece di scendere dall’auto riprese in mano la lettera. Non c’era granché da leggere, giusto un paio di frasette laconiche. Anziché minacciose, risultavano quasi comiche, e ci avrebbe riso sopra se non avesse saputo che erano state scritte da un uomo morto.
Il messaggio veniva da un notaio che chiedeva a Gamache, in modo perentorio, di presentarsi all’indirizzo di quella remota fattoria alle dieci di mattina in punto. La prego di essere puntuale. Merci.
Gamache aveva cercato il nome nel database della Chambre des Notaires du Québec.
Maître Laurence Mercier.
Morto di cancro sei mesi prima.
Non esistevano omonimi: il mittente era proprio lui.
Il morto non aveva indicato una mail né un indirizzo: solo un numero di telefono che Armand aveva chiamato invano piú volte.
Gli era venuta la tentazione di cercare Maître Mercier anche nel database della Sûreté, poi ci aveva rinunciato. Non perché gli fosse proibito tornare al quartiere generale della polizia: non proprio, almeno. Ma dopo essere stato sospeso a causa dell’inchiesta sui fatti della passata estate doveva pensarci due volte prima di chiedere favori ai colleghi. Perfino prima di chiederli a Jean-Guy Beauvoir. Il suo vice. Il marito di sua figlia.
Gamache lanciò un’altra occhiata alla casa che un tempo doveva essere stata maestosa e si ritrovò a sorridere. Provava una strana simpatia per quel rudere decrepito: a volte le cose cadono a pezzi senza preavviso, a prescindere dalla cura che è stata loro dedicata.
Ripiegò la lettera e se la infilò nel taschino del parka, ma mentre stava per scendere gli squillò il cellulare.
Gamache controllò lo schermo, vide il numero e il sorriso gli si spense in volto.
Doveva rispondere?
Doveva ignorare la chiamata?
Mentre la suoneria continuava imperterrita, fissò il paesaggio offuscato dalla neve oltre il parabrezza, il mondo che dietro quel velo appariva incompleto.
Si chiese se in futuro, ogni volta che fosse incappato in una vecchia fattoria, avrebbe sentito il picchiettio fioco della neve nelle orecchie, l’odore di lana umida nelle narici, e come avrebbe ricordato quell’istante. Con un senso di sollievo o di panico?
– Oui, allô?
L’uomo era fermo alla finestra e guardava fuori.
Nonostante lo strato di ghiaccio sul vetro, aveva visto arrivare la macchina e aveva aspettato con una punta di impazienza che l’ospite parcheggiasse, per poi constatare che preferiva restare a bordo.
Passato un minuto, l’ospite si era finalmente deciso a scendere, ma invece di avvicinarsi alla casa era rimasto accanto alla macchina con il cellulare all’orecchio.
Il primo degli invités.
Naturalmente l’uomo lo conosceva bene. Come tutto il Québec, del resto. L’aveva visto innumerevoli volte al telegiornale, però mai di persona.
E fin là aveva temuto che rifi...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- Il regno delle ombre
- Capitolo 1
- Capitolo 2
- Capitolo 3
- Capitolo 4
- Capitolo 5
- Capitolo 6
- Capitolo 7
- Capitolo 8
- Capitolo 9
- Capitolo 10
- Capitolo 11
- Capitolo 12
- Capitolo 13
- Capitolo 14
- Capitolo 15
- Capitolo 16
- Capitolo 17
- Capitolo 18
- Capitolo 19
- Capitolo 20
- Capitolo 21
- Capitolo 22
- Capitolo 23
- Capitolo 24
- Capitolo 25
- Capitolo 26
- Capitolo 27
- Capitolo 28
- Capitolo 29
- Capitolo 30
- Capitolo 31
- Capitolo 32
- Capitolo 33
- Capitolo 34
- Capitolo 35
- Capitolo 36
- Capitolo 37
- Capitolo 38
- Il libro
- L’autrice
- Della stessa autrice
- Copyright