Assolutamente musica
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Assolutamente musica

  1. 312 pagine
  2. Italian
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  4. Disponibile su iOS e Android
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Informazioni su questo libro

Il ritmo è una successione di forme di movimento, di suoni e di pause, di luce e di buio, di frenesia e di quiete. Il ritmo è un concetto che accomuna i libri e la musica: i romanzi piú belli ne hanno sempre uno, e leggerli è piacevole quanto ascoltare una canzone a occhi chiusi. «Se in un testo non c'è ritmo, nessuno lo leggerà», afferma Murakami Haruki, che ha imparato a scrivere ascoltando musica. La sua passione è nota a tutti i lettori: non solo i suoi romanzi sono percorsi da una costante colonna sonora formata dalle canzoni che ascoltano i personaggi, o in cui si imbattono per caso, ma l'autore giapponese ha anche gestito un jazz club a Tōkyō, il famoso Peter Cat. E può vantare un amico d'eccezione: il grande maestro Ozawa Seiji, che ha diretto le orchestre piú importanti del mondo, tra cui la Boston Symphony Orchestra per ventinove anni, dal 1973 al 2002. Uniti da una sincera amicizia e spinti dal profondo amore per la musica, l'appassionato e il professionista hanno deciso di scrivere insieme Assolutamente musica: sei conversazioni e quattro interludi che spaziano da Beethoven ai collezionisti maniacali di dischi, da Brahms al rapporto tra musica e scrittura, da Mahler al blues, fino alla formazione dei giovani musicisti piú talentuosi. Murakami e Ozawa ci raccontano la loro passione attraverso questa insolita guida all'ascolto, capace di farci rivivere l'armonia di un pomeriggio tra amici che parlano di ricordi. E capace di farci emozionare. «Una raccolta di dialoghi tra due artisti appassionati: lo scrittore immerso nella musica, nella vita e nei romanzi e il talentuoso maestro d'orchestra. Queste pagine compongono una melodia incantevole».
«The New York Times»

Domande frequenti

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Informazioni

Quarta conversazione

Sulla musica di Gustav Mahler

Questa conversazione ha avuto luogo il 22 febbraio 2011, nel mio ufficio di Tōkyō. È seguita da una corta intervista complementare, alla quale ho aggiunto qualche nota. C’erano tante cose di cui ci premeva parlare a proposito di Gustav Mahler, e man mano che ne discutevamo, mi sono reso conto di quale importanza avesse questo musicista nel repertorio del Maestro Ozawa. Da parte mia, per molto tempo non sono riuscito ad apprezzare la musica di Mahler, finché a un certo punto della mia vita ne sono rimasto conquistato. Mi ha molto sorpreso, quindi, sapere che Ozawa si emozionava già solo a leggere uno spartito di Mahler, prima ancora di sentirlo suonare. Com’era possibile?

IL RUOLO PIONIERISTICO DELLA SAITŌ KINEN

MURAKAMI L’ultima volta che ci siamo visti, avevo una domanda da farle, ma poi me ne sono dimenticato. La Saitō Kinen Orchestra non è una formazione permanente, si riunisce solo una volta all’anno, e i suoi membri variano da un anno all’altro. Eppure il suono complessivo sembra avere una coerenza costante, immutabile, non trova?
OZAWA È vero, ce l’ha. E finché sarò io a dirigerla, credo che la conserverà. D’altronde, è un’orchestra che dà un’estrema importanza agli strumenti ad arco, che li sa usare magnificamente mettendoli in primo piano. E scegliamo delle opere che si prestano a questo tipo di suono. Di Mahler, ad esempio, la Prima e la Nona... e anche la Seconda.
MURAKAMI Ma il suono di un’orchestra può restare invariato, anche se i suoi membri non suonano insieme regolarmente?
OZAWA Be’, se dovessi dire cos’è cambiato... sí, è soprattutto l’oboe. Miyamoto Fumiaki ha lavorato con noi molto a lungo, finché è andato in pensione, qualche anno fa. Per un certo periodo ha fatto da guida al suo successore, ma dopo il suo ritiro, non siamo piú riusciti a trovare qualcuno che suonasse con noi in maniera costante. Alla fine abbiamo trovato un ottimo oboista francese e di recente abbiamo interpretato con lui la Sinfonia fantastica di Berlioz. Grazie a lui, ci stiamo riavvicinando al nostro suono originario.
MURAKAMI Il suono dell’orchestra è molto diverso, quando a dirigerla non è lei?
OZAWA Pare di sí. È quello che mi dicono tutti, sostengono che non è lo stesso. In ogni caso, la Saitō Kinen per tradizione si basa sugli archi. A porre questa regola fondamentale sono stati i primi studenti del professor Saitō. Nel mondo ci sono diverse orchestre che funzionano allo stesso modo della Saitō Kinen, ma il nostro tratto distintivo è l’importanza data agli archi. I musicisti di questa sezione ricevono un addestramento rigorosissimo.
MURAKAMI Ma la Saitō Kinen è stata anche la prima orchestra stagionale, no?
OZAWA Be’, sí. All’epoca della sua fondazione, non credo che se ne trovasse una simile al mondo. La Mahler Chamber Orchestra, la Lucerne Festival Orchestra e la Deutsches Kammerorchester sono state tutte costituite dopo la Saitō Kinen. Però sa, quando l’abbiamo creata, ci siamo attirati molte critiche. In tanti ci dicevano che dei musicisti messi insieme a caso non avrebbero fatto della buona musica. Naturalmente c’erano anche commenti positivi, incoraggianti.
MURAKAMI All’inizio, l’idea era di dare solo una serie di concerti?
OZAWA Esatto. Nel 1984, con alcuni allievi del professor Saitō, abbiamo costituito l’orchestra per celebrare il decimo anniversario della sua morte. Abbiamo suonato al Bunka Kaikan di Tōkyō e all’Ōsaka Symphony Hall, che era nuova di zecca. Poi ci siamo detti: «Ehi, non siamo affatto male, possiamo andare avanti! La nostra è un’orchestra degna di suonare in tutto il mondo!»
MURAKAMI Quindi, all’inizio, non pensavate di riunirvi ogni anno e fare delle tournée all’estero?
OZAWA Assolutamente no. Non ci passava nemmeno per la testa.
MURAKAMI E invece il vostro sistema ha preso piede, è diventato una tendenza musicale in tutto il mondo.

QUANDO BERNSTEIN AFFRONTAVA MAHLER

MURAKAMI A proposito, lei non aveva mai fatto esercitare la Saitō Kinen su Mahler, vero?
OZAWA No, mai.
MURAKAMI Per una questione di periodo storico?
OZAWA Sa, pochi musicisti suonavano Mahler prima che lo affrontasse Bernstein negli anni Sessanta, mettendoci anima e corpo. Nessun altro direttore d’orchestra l’aveva mai apprezzato. A parte Bruno Walter, naturalmente, ma era piú o meno l’unico.
MURAKAMI Per quel che mi riguarda, ho iniziato ad ascoltare musica classica verso la metà degli anni Sessanta, e a quel tempo le sinfonie di Mahler non riscuotevano alcun successo. Nei cataloghi delle edizioni musicali si trovava quasi solo Titano, Resurrezione e Il Canto della Terra, ma non credo che interessassero a qualcuno. Se lo racconto adesso a dei giovani melomani, non ci credono quasi.
OZAWA È vero, Mahler non godeva di alcuna popolarità. Il Maestro Karajan aveva messo Il Canto della Terra nel suo repertorio e se ne serviva per insegnare, ma a quell’epoca non dirigeva mai le sinfonie.
MURAKAMI Non lo faceva nemmeno Böhm.
OZAWA No, nemmeno Böhm, ha ragione.
MURAKAMI E neanche Furtwängler.
OZAWA Neanche Furtwängler, Furtwängler si fermava a Bruckner... Purtroppo non ho mai sentito Bruno Walter dirigere Mahler.
MURAKAMI L’altro giorno ho ascoltato una registrazione del 1939, con Willem Mengelberg alla testa della Royal Concertgebouw Orchestra.
OZAWA Davvero? Non sapevo nemmeno che esistesse.
MURAKAMI La Quarta sinfonia. Ma a sentirla oggi, si direbbe una cosa antidiluviana... Conosco anche la versione della Nona che Bruno Walter registrò a Vienna nel ’38, poco prima di fuggire dall’Europa. Ma anche lui, come Mengelberg, mi ha dato l’impressione di un suono obsoleto. Non solo perché l’incisione era molto vecchia, no, sto parlando della sonorità in sé. Questi due direttori erano stati allievi di Mahler, e le loro interpretazioni hanno forse un grande valore storico, ma ad ascoltarle adesso, stancano un po’. I tempi però sono poi cambiati, Walter fece in tempo a incidere nuovamente Mahler in stereofonia e porre le basi di una sua rivalutazione, e Bernstein, con le sue appassionate interpretazioni, l’ha poi riportato all’onor del mondo.
OZAWA Giusto. E io ero l’assistente di Bernstein proprio quando registrava l’integrale di Mahler con la New York Philharmonic e la London Symphony.
MURAKAMI Eppure all’epoca, anche in America, la maggior parte dei melomani lo ignorava.
OZAWA Già, non l’ascoltava quasi nessuno. Ma Lenny non si è dato per vinto, ha insistito a interpretare Mahler, faceva cicli di concerti e li registrava uno dopo l’altro. Forse non ha diretto davanti al pubblico la totalità delle sue opere, ma ha organizzato due cicli. Poi è andato a Vienna e ha fatto la stessa cosa con i Wiener Philharmoniker, verso la fine degli anni Sessanta.
MURAKAMI Dopodiché ha lasciato la New York Philharmonic?
OZAWA Sí. Ma anche prima, era andato a Vienna per fare Mahler con i Wiener durante il suo anno sabbatico.
MURAKAMI A proposito, una volta ha detto che durante l’anno sabbatico di Bernstein, gli ha «fatto da c...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Assolutamente musica
  4. Introduzione. I miei pomeriggi con Ozawa Seiji
  5. Prima conversazione. Concerto per pianoforte e orchestra n. 3 di Beethoven e qualche altra opera
  6. Primo interludio. A proposito dei collezionisti maniacali
  7. Seconda conversazione. Brahms alla Carnegie Hall
  8. Secondo interludio. Rapporto tra la scrittura e la musica
  9. Terza conversazione. Quel che è successo negli anni Sessanta
  10. Terzo interludio. Le bacchette di Eugene Ormandy
  11. Quarta conversazione. Sulla musica di Gustav Mahler
  12. Quarto interludio. Dal blues a Mori Shinichi
  13. Quinta conversazione. Le gioie dell’opera
  14. Una piccola città svizzera
  15. Sesta conversazione. «Non c’è un modo stabilito di insegnare. Il metodo si crea insegnando, in base alla situazione»
  16. Postfazione. di Ozawa Seiji
  17. Il libro
  18. L’autore
  19. Dello stesso autore
  20. Copyright