L'ora nona
eBook - ePub

L'ora nona

  1. 272 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Informazioni su questo libro

In un tardo pomeriggio d'inverno, Annie si ritrova all'improvviso sola al mondo. L'unica cosa che le resta è la bambina che porta in grembo. Di loro si prende cura suor St Saviour, che riesce a ottenere per Annie un lavoro nella lavanderia del suo convento, un posto dove madre e figlia saranno al sicuro. In questo ambiente protetto, pieno di fede, Sally, ormai cresciuta, crederà di trovare la propria vocazione. E Annie incontrerà l'amore, nonostante tutto. Eppure, perché la vita possa andare avanti, sarà necessario un ultimo sacrificio, terribile e misericordioso allo stesso tempo.«Meravigliosamente evocativo».
The New York Times Book Review «Un lirismo intenso unito a descrizioni perfette».
The Guardian «Come Joyce, McDermott è una virtuosa della lingua e delle immagini, dell'allusione e della riflessione».
The Boston Globe

Domande frequenti

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2019
Print ISBN
9788806242831
eBook ISBN
9788858431979

Suor Lucy

Sally seguí suor Lucy continuando a toccarsi il velo, una, due, tre volte. Quando furono per strada si girò un momento per cercare di cogliere il proprio riflesso nelle vetrine dei negozi: un’immagine diluita nella luce del mattino. Nel chiarore accecante del primo sole, riusciva a malapena a intravedere il suo viso. Si era messa il vestito piú semplice che aveva e le scarpe stringate che usava per andare a scuola, ma voleva vedersi col velo in testa. Voleva osservare la trasformazione. Giunta a un angolo della via, si guardò intorno nella speranza di vedere qualcuno che conosceva, qualcuno che le mostrasse ciò che era diventata. «Smettila di rimirarti tutto il tempo», disse suor Lucy procedendo spedita quando il semaforo diventò verde. Sally le andò dietro, a testa bassa.
Arrivate all’altezza di un condominio grigio a quattro piani, entrarono. Gli scalini esterni erano di mattoni consumati e scrostati, uno dei pannelli di vetro della porta d’ingresso era incrinato e l’avevano riparato con del nastro adesivo marrone. La porta non era chiusa a chiave. Nell’atrio c’era una carrozzina sporca, col telaio tutto arrugginito. La culla era coperta da un’asse di compensato di legno nodoso. Puzza di gatti e di intonaco umido. Suor Lucy salí per le scale spoglie, con Sally al seguito.
La chiave dell’appartamento era attaccata al portachiavi che la suora aveva appeso in vita e riposto in fondo alla tasca della tonaca. Senza dover armeggiare nemmeno un po’ per trovare quella giusta, aprí la porta su una stanza sobria e perfettamente in ordine: due sedie imbottite, un tavolo, una luce gialla che filtrava dalle avvolgibili abbassate. Facendo una piccola giravolta si levò la mantella, appoggiandola su una sedia mentre diceva a voce alta: «Buongiorno, Mrs Costello».
«Buongiorno, sorella. Sono sveglia», rispose una vocina dalla stanza attigua.
Ora la suora si stava legando il grembiule che aveva estratto dalla borsa. Mentre attraversava il soggiorno si rimboccò le maniche, con Sally sempre alle calcagna, poi entrò in una camera da letto minuscola – ancora piú buia, questa, con le avvolgibili abbassate e le tende tirate – odorosa di canfora. La donna era a letto, e si stava muovendo. Sally si accorse subito, con un brivido, che sotto la coperta mancava qualcosa: la gamba amputata sotto il ginocchio.
«Io lo so sempre quando è sveglia, Mrs Costello, – rettificò suor Lucy. – Non la chiamerei mica cosí, se stesse ancora dormendo».
La donna si stava alzando faticosamente sui gomiti. I capelli lunghi erano raccolti in una treccia disfatta, e la faccia piccola, bianca e senza traccia di sopracciglia, a forma di cuore e ancora deformata dal sonno, era coperta da una filigrana di rughe. «Lo so che lei lo sa sempre», stava dicendo adesso, con una vocetta infantile e fievole, spazientita come quella di una bambina piccola. «Ma io non lo so come fa a saperlo ogni volta. E quella lí chi è?» Sally sorrise come avrebbe sorriso suor Jeanne, ma non bastò a rendere piú cordiale l’espressione di Mrs Costello. Scialbo com’era, il viso comunicava un intenso disprezzo. «Perché deve sempre venire con qualcun’altra? – chiese, spingendo in fuori il labbro inferiore. – Una basta e avanza».
Suor Lucy non rispose, e cominciò a darsi da fare. Con un gran movimento di braccia aprí le tende, poi le avvolgibili, e infine spostò una sedia a rotelle con lo schienale di giunco da un angolo della stanza al lato del letto. «Ha passato bene la notte?» chiese.
«No, – disse la donna, continuando a guardare corrucciata Sally. – Per niente. Un mal di pancia tremendo, e non ho chiuso occhio».
«Allora quando Mr Costello è uscito era sveglia».
«Santo cielo, no», rispose stizzita l’altra, attaccandosi alle coperte che la suora aveva già cominciato a scostare. Tra le due ci fu un breve tiro alla fune. Vinse suor Lucy. «Lei lo sa a che ora deve uscire mio marito la mattina, sorella? Chi è che è sveglio a quell’ora?»
Piano piano, suor Lucy liberò il copriletto dalla stretta di Mrs Costello. Piano piano, alzò e ripiegò le coltri. La donna aveva la camicia da notte sollevata sopra le ginocchia. Le gambe erano bianche come il gesso, coperte di una fitta peluria chiara. Sia la gamba integra che quella amputata sembravano senza vita. Pareva ben decisa a non muoversi. Improvvisamente, senza tante cerimonie, suor Lucy si piegò, prese Mrs Costello tra le braccia, la sollevò dal cuscino, spostò prima la gamba integra e poi l’altra sul bordo del letto. Sotto la camicia da notte azzurra, il moncone inerte, lucido di cicatrici, sembrava agitarsi indipendentemente dal resto del corpo. Sally non poté fare a meno di girare la testa dall’altra parte.
«Ecco perché aveva mal di pancia», disse suor Lucy. Sally tornò a guardare. C’erano delle chiazze di sangue sul lenzuolo bianco, sangue sull’orlo della camicia.
«Uffa», disse Mrs Costello.
Suor Lucy si rivolse a Sally. «Va’ a riempire la vasca da bagno, – disse. – Metti a scaldare dell’acqua sul fuoco».
Tutto in quell’appartamento minuscolo era sobrio e in ordine. La vasca era in cucina, coperta da una tovaglia bianca che la faceva sembrare un altare. Di fianco alla vasca c’era una cassetta di legno di quelle del latte, dove Sally trovò il sapone e una scatola di sale inglese. Trovò anche un pentolone di ghisa, lo riempí d’acqua e lo mise a bollire. Aveva appena cominciato a far scorrere l’acqua quando suor Lucy spinse la donna nella stanza.
Mrs Costello era ancora in camicia da notte, con la treccia disfatta su una spalla. In grembo aveva due sottili asciugamani. Suor Lucy, che evidentemente era abituata a quelle manovre, spinse la sedia avanti e indietro finché non riuscí a farle varcare la soglia e, con sua grande soddisfazione, la parcheggiò direttamente accanto alla vecchia vasca con i piedi a zampa di leone. Aggiunse acqua calda dal fornello, controllò la temperatura, ne aggiunse ancora un po’. Prese gli asciugamani che aveva in grembo Mrs Costello, li passò a Sally, poi sfilò rapida la camicia alla donna, facendogliela passare sopra la testa. Sally si girò un’altra volta, ma la suora disse: «Mettici dell’acqua fredda, su quelle macchie». Sally fece cadere a terra gli asciugamani e andò verso l’acquaio con la camicia da notte tra le mani. Fece scorrere l’acqua fredda sulla stoffa striata di sangue. Sentendo Mrs Costello gridare, si girò e vide suor Lucy con la donna nuda che si dibatteva tra le braccia. Il contrasto tra la schiena ampia e nera della suora, solida e informe sotto il velo, e le sottili estremità bianche e scoperte che si dimenavano era grottesco, persino un po’ spaventoso. Sembrava appartenessero a due specie diverse: uno struzzo tra le braccia di un grande orso bruno, una cavalletta nel becco di un corvo gigantesco. Sopra la spalla della suora, Sally vide la bocca di Mrs Costello che si apriva e si chiudeva. Faceva un rumore stridulo e penetrante, e mentre cercava di divincolarsi il suo sguardo impotente e pieno d’angoscia incrociò quello di Sally. Faceva resistenza con tutto il tronco, e sembrava decisa a strappare il velo alla suora, ad arrampicarsi sulla sua testa. Sotto le braccia tese si vedevano lunghi ciuffi di peli chiari, color fumo, e lo stesso tra le cosce magre. «Ho paura, ho paura», gridava, e guardava dentro la vasca come se fosse un muro di fuoco. «Adesso basta. Basta con queste scenate», la redarguí aspra suor Lucy, poi però calò la donna nell’acqua con incredibile delicatezza, quasi senza schizzare. Le maniche si impigliarono per un attimo sul bordo della vasca, ma si era prudentemente legata il velo dietro le spalle con un nastro nero – quando?
Una volta immersa nella vasca, Mrs Costello si calmò. Si sentiva solo un singhiozzare lieve, trattenuto. Suor Lucy si guardò intorno, poi abbaiò: «Tira su quegli asciugamani dal pavimento sporco».
Sally obbedí – anche se notò, con un certo risentimento, che il pavimento di legno consumato non era per niente sporco – e poi rimase lí ferma con i due asciugamani ruvidi stretti contro il petto. Nuda nell’acqua, la donna era orribile da vedere, eppure Sally non riusciva a distogliere gli occhi. Di tanto in tanto le era capitato di scorgere di sfuggita il corpo robusto di sua madre mentre faceva il bagno, ma prima di quel momento non aveva mai visto un essere umano cosí esposto. Il collo, le braccia, i piccoli seni vizzi della donna erano inconsistenti, scarnificati, come pezzi di sapone bianco raschiati con un coltello non troppo affilato. La gamba intera fluttuava nell’acqua, l’altra invece si agitava debolmente ogni volta che lei si muoveva, improvvisamente tranquilla, sfregando il sapone tra le mani, china in avanti per farsi lavare la schiena da suor Lucy. L’acqua le aveva scurito la punta della treccia. In mezzo alle gambe si vedeva un filo sottile di bava rosata che affiorava in superficie.
«Sta’ attenta tu, qui», disse la suora a un certo punto, raddrizzandosi, poi uscí dalla stanza.
Ancora una volta Mrs Costello rivolse i suoi occhi azzurri a Sally. Erano affondati nel cranio, e la pelle intorno era scura, ma le iridi avevano un colore acceso. La sua nudità pallida le rendeva ancora piú impressionanti. Sally le sorrise. Non le veniva in mente niente da dire. Impassibile, la donna rimase a fissarla per un minuto buono, forse, poi tornò a rivolgere la sua attenzione al sapone. Le venne in mente la parola «sfacciata», una parola che usava sua madre: sembrava che la donna non provasse affatto l’impulso di coprirsi, di scusarsi, di chiedere perdono per lo stato in cui era ridotta.
Al suo ritorno, suor Lucy aveva con sé gli indumenti di Mrs Costello. Un semplice vestito, calze di lana, biancheria. Sopra tutto quanto aveva steso un telo bianco, e aveva quattro spille da balia strette tra le labbra. Con mani esperte puntò il pannolino all’interno delle mutande, poi tolse gli asciugamani dalle braccia di Sally, ne mise uno sul sedile della sedia a rotelle e si gettò l’altro sulla spalla. Sollevò senza difficoltà Mrs Costello dalla vasca – a questo punto la donna era fiduciosa come un neonato – la adagiò sulla sedia e cominciò ad asciugarla sfregandola vigorosamente. Dopo di che la vestí, sollevando e premendo qua e là. A un certo punto Mrs Costello riprese a singhiozzare, ma fu subito zittita, e zitta rimase. Poi, con un brusco cenno della testa, suor Lucy ordinò a Sally di seguirla in camera da letto, dove sistemò la sedia a rotelle vicino alla finestra in modo che Mrs Costello potesse guardare fuori. Prese la spazzola dal comò e la consegnò a Sally. «Fa’ del tuo meglio», disse soltanto. Poi strappò via le lenzuola dal letto e uscí dalla stanza.
La treccia aggrovigliata di lunghi capelli chiari a quel punto era quasi completamente disfatta. Persino Sally si rese conto che quel pasticcio era opera di un uomo. Allora sciolse le ciocche umide con tutta la delicatezza possibile mentre Mrs Costello si dimenava sulla sua sedia, chinandosi bruscamente in avanti, girando la testa per guardare da una parte e dall’altra della strada. «È una bella giornata, fuori?» chiese a un certo punto, e Sally rispose di sí. L’altra si appoggiò allo schienale di botto. «Stasera mio marito mi porterà giú, – disse Mrs Costello. – Ce ne staremo al parco per un po’».
«Ma che bello», disse Sally.
Improvvisamente Mrs Costello allungò una mano dietro le spalle e le diede uno schiaffo sulle mani. «Non tirare».
«Ci sto provando, Mrs Costello», sussurrò Sally. Cercò di districare gli ultimi nodi con le dita, poi sciolse del tutto la treccia, liberando quell’odore corporeo di «croste in testa», come diceva sua madre. Stando molto attenta, e con una certa titubanza, cominciò a spazzolare le punte umide, tenendo i capelli con l’altra mano per evitare di tirare.
«Preferisce la treccia o la crocchia?» le chiese, e nel frattempo alzò lo sguardo e vide nel vetro di fronte il riflesso sfocato del viso di Mrs Costello e, china sopra la donna, lei che cercava di essere piú gentile che poteva.
«Oddio», disse Mrs Costello, meditabonda. Chinò la testa. Tu cosa dici?». Questo con una voce completamente diversa da prima, gentile e un po’ ritrosa.
«Prima farei la treccia, – propose Sally. – Poi posso arrotolarla per benino. Ogni tanto pettino cosí anche mia madre». Non era vero. Sua madre si pettinava da sola. Non avrebbe saputo spiegare il motivo di quella bugia.
Piú sicura adesso, le passò delicatamente la spazzola sul cuoio capelluto. Mrs Costello aveva la testa piccola e i capelli sottili: non certo belli e ondulati come i suoi, pensò Sally non senza vanità, o quelli di sua madre, che aveva una chioma folta da irlandese, ancora scura, la sua piú grande bellezza, come diceva qualche volta. La spazzola aveva fatto affiorare il grasso della cute, e adesso le radici dei capelli cominciarono a scurirsi come le punte, che dopo il bagno erano ancora bagnate. C’erano dei fili grigi mescolati in mezzo al biondo, e Sally si ricordò di Mr Tierney che il Natale prima cantava a sua moglie una canzone che parlava d’amore eterno e capelli bianchi. «Hai alzato il gomito, eh», aveva detto lei girandosi mentre lui cercava di baciarla – con quei baffoni folti e quelle labbra umide – e tutti erano scoppiati a ridere.
Mentre la spazzola le passava tra i capelli Mrs Costello teneva la testa china. Dalla gola le saliva una specie di ronzio soddisfatto, sembrava quasi che facesse le fusa. In un piatto posato sul cassettone c’erano delle forcine. Sally le prese, e nel farlo diede una sbirciata al suo viso sotto il corto velo allo specchio. Sul comò, sopra un centrino, c’era una piccola foto nuziale. Mrs Costello era seduta su una sedia sotto mezzo metro abbondante di gonna di pizzo, con un bouquet in grembo. In piedi accanto a lei c’era suo marito, con una bombetta nell’incavo del gomito: una versione piú snella e piú scura dell’uomo che consegnava il latte ogni mattina. Avevano entrambi gli occhi un po’ sgranati, e un’espressione seria, forse persino spaventata. Lui sembrava giovanissimo. Lei invece, nella sua solenne bellezza, pareva senza vita, come una delle bambole di porcellana accasciate una in fila all’altra sul comò. Anche le facce delle bambole erano coperte da una filigrana di crepe. Una aveva un occhio di vetro di traverso.
Sally tornò a girarsi verso la donna, che adesso se ne stava tranquilla, con le mani in grembo. Sally sentí un impeto d’orgoglio: stava facendo un ottimo lavoro. Arrotolò la treccia sottile in una crocchia dorata e puntò con cura le forcine. La accomodò con qualche colpetto delle mani e poi si mise davanti alla sedia a rotelle per guardarla di fronte. Si chinò a sorriderle.
«Sta benissimo», disse.
Mrs Costello alzò lentamente la testa, con fare quasi civettuolo. Gli occhi azzurri cercarono quelli di Sally, e Sally fece qualche passo indietro per sorriderle, ma a quel punto lo sguardo di Mrs Costello sc...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. L’ora nona
  4. Quelle giornate corte e buie
  5. E poi
  6. L’ora nona
  7. Sola
  8. Rose
  9. La bambina del convento
  10. Ordini
  11. Suor Lucy
  12. Riparazione
  13. Di notte
  14. Stabat Mater
  15. Il sostituto
  16. Verità
  17. Un tonico
  18. Misericordia
  19. Santa
  20. Immobile
  21. Grace
  22. La durata infinita dei giorni
  23. Il libro
  24. L’autrice
  25. Della stessa autrice
  26. Copyright