Ottanta poesie
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Ottanta poesie

  1. 312 pagine
  2. Italian
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  4. Disponibile su iOS e Android
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Informazioni su questo libro

A poco più di dieci anni dalla scelta delle Cinquanta poesie di Mandel'stam uscita in questa stessa collana (1998), Remo Faccani propone ora un'edizione aggiornata di quel libro, accresciuta di trenta testi, che si giova anche del lavoro filologico condotto nel frattempo dai migliori studiosi russi. Ne risulta un'immagine più completa dell'autore, che tiene maggiormente conto delle poesie degli anni Trenta, quando Mandel¿¿tam visse un'ultima stagione di grande ispirazione ed energia creativa, a dispetto della crescente ostilità del potere politico e della cultura ufficiale sovietica.
Le traduzioni di Faccani si caratterizzano per l'impegno di restituire il più possibile integralmente le stratificazioni di senso tipiche di Mandel'tam: e dunque grande attenzione viene data alla trasposizione metrica in versi derivati dalla tradizione italiana e al tessuto sonoro dei testi, ma il largo ricorso a rime e assonanze non va a scapito di una resa semantica molto vicina all'originale. Operazione difficile ma assolutamente necessaria, perché il personale rapporto di Mandel'stam con il vuoto e con la morte passava anche, o soprattutto, attraverso la più precisa architettura del verso, unica speranza di dare una forma definita e resistente all'effimero respiro della vita.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2015
Print ISBN
9788806196226
eBook ISBN
9788858421215
Argomento
Letteratura
Categoria
Poesia

Note di commento1

Abbreviazioni

BLO
J. Brodsky, Less Than One: Selected Essays, New York 19862.
BCP
J. Brodsky, Collected Poems in English, New York 2000.
BP
O. Mandel´štam, Stichotvorenija [Poesie], a cura di N. I. Chardžiev (collana «Biblioteka poèta» [«Biblioteca del poeta»]), Leningrad 1974.
CD
O. Mandel´štam, Conversazione su Dante, a cura di R. Faccani, Genova 1994 (cfr. anche piú sotto la sigla RD).
GM
È. Gerštejn, Memuary [Memorie], Sankt-Peterburg 1998.
K1
O. Mandel´štam, Kamen´ [Pietra], Sankt-Peterburg 1913.
K2
O. Mandel´štam, Kamen´ [Pietra], Petrograd 1916.
K3
O. Mandel´štam, Kamen´. Pervaja kniga stichov [Pietra. Primo libro di versi], Moskva-Petrograd 1923.
K («LP»)
O. Mandel´štam, Kamen´ [Pietra], a cura di L. Ja. Ginzburg, A. G. Mec, S. V. Vasilenko, Ju. L. Frejdin (collana «Literaturnye pamjatniki» [«Monumenti letterari»]), Leningrad 1990.
MG
M. L. Gasparov, Kommentarii [Commento], in SP.
NBP
O. Mandel´štam, Polnoe sobranie stichotvorenij [Tutte le poesie], a cura di A. G. Mec (collana «Novaja biblioteka poèta» [«Nuova biblioteca del poeta»]), Sankt-Peterburg 1995.
NM2
N. Mandel´štam, Vtoraja kniga [Il secondo libro], Moskva 1990.
NM3
N. Mandel´štam, Kniga tret´ja [Il terzo libro], Paris 1987.
PA
O. Mandel´štam, Putešestvie v Armeniju [Viaggio in Armenia], «Zvezda», 5, 1933 (ristampato piú volte a partire dagli anni Cinquanta: cfr., in particolare, S, vol. II; SS, vol. III; SP; trad. it. a cura di S. Vitale, Milano 1988).
RD
Razgovor o Dante [Conversazione su Dante], in SP (cfr. anche CD).
Ronen
O. Ronen, An Approach to Mandel´štam, Jerusalem 1983.
S
O. Mandel´štam, Sočinenija [Opere], voll. I-II, a cura di S. S. Averincev, A. D. Michajlov, P. M. Nerler, Moskva 1990.
SP
O. Mandel´štam, Stichotvorenija i proza [Poesie e prose], a cura di M. L. Gasparov, Moskva 2001.
SS
O. Mandel´štam, Sobranie sočinenij [Opere], voll. I-IV, a cura di P. Nerler, A. Nikitaev, Ju. Frejdin, S. Vasilenko, Moskva 1993-97.
Stich.
O. Mandel´štam, Stichotvorenija [Poesie], Moskva-Leningrad 1928.
T
O. Mandel´štam, Tristia, Peterburg-Berlin 1922 (in copertina, 1921).
TL
F. Tjutčev, Poesie, trad. di T. Landolfi, Torino 19642.
VK
O. Mandel´štam, Vtoraja kniga [Il secondo libro], Moskva-Peterburg 1923.
VS
Vatikanskij spisok [“Codice Vaticano”], trascrizione delle poesie vecchie e nuove di Mandel´štam eseguita a Voronež dalla moglie nel 1935.
ŽT
Žizn´ i tvorčestvo O. È. Mandel´štama. Vospominanija. Materialy k biografii. «Novye stichi». Kommentarii. Issledovanija [Vita e opera letteraria di O. È. Mandel´štam. Ricordi. Materiali biografici. «Nuove poesie». Commenti. Ricerche], Voronež 1990.
1 L’opera in versi di Mandel´štam abbonda di reminiscenze, citazioni, richiami intertestuali. Esiste tutto un filone critico specializzato, per cosí dire, nella “caccia” agli ipotesti (podteksty, subtexts...) mandel´štamiani (“caccia” dalla quale è impossibile non venire coinvolti). Di essi, nelle note che seguono, ho indicato quelli che mi sono parsi piú significativi e interessanti per il lettore.

Un tonfo cauto e sordo – un frutto»

Metro (del testo originale): tetrapodia giambica (o “versi di quattro giambi”); una quartina a rime incrociate aBBa (negli schemi strofici, con le minuscole si indicheranno anche in seguito le uscite – o clausole, se si preferisce – maschili, “tronche”, e con le maiuscole, le uscite femminili, “piane”).
Questo brevissimo componimento, nel canone poetico mandel´štamiano, apre la raccolta Kamen’ [Pietra], dove però figura solo a partire dalla seconda edizione del libro (K2). È formalmente una nuda scheggia d’un piú ampio testo che non è andato né voleva andare oltre lo stadio della virtualità. Come si vede (e come ho già accennato sopra), per la traduzione è stato scelto il novenario giambico, metro italiano raro, che suona un tantino “esotico”. E del resto ho la sensazione che soprattutto qui Mandel´štam tradisca un qualche influsso esotico – e precisamente orientale –, nella delicata fissità d’un grumo di immagini da “miniatura lirica”.
L’idea di un simile influsso mi attira da anni, da prima che mi capitasse di leggere, ad esempio, un articolo di Grigorij Pomeranc (Basë i Mandel´štam [Bashō e Mandel´štam], in Teoretičeskie problemy izučenija literatur Dal´nego Vostoka [Problemi teorici dello studio delle letterature dell’Estremo Oriente], Moskva 1970, pp. 195-202), che comincia proprio accostando certi elementi del testo di Mandel´štam a quelli d’un celebre haiku del poeta giapponese Bashō (1644-94), nella traduzione russa di Vera Markova (Basë, Lirika [Liriche], Moskva 1964, p. 47): «Staryj prud. | Prygnula v vodu ljaguška. | Vsplesk v tišine» (lett.: «Un vecchio stagno. | Dentro l’acqua è balzata una rana. | Un tonfo nel silenzio»).
I versi di questo frammento intenzionale del futuro poeta acmeista additano un “eroe lirico” nascosto, per cosí dire; tutto è affidato a un orecchio («sensibile vela») in trepido e insieme lucido, finissimo ascolto, il quale registra un’esperienza uditiva fatta di suoni e non-suoni, secondo un impasto ossimorico. C’è un’affinità, una vicinanza, come sembrava quasi ritenere Pomeranc, tra la percezione e la sensibilità zen di Bashō e l’ispirazione, la sensibilità del giovane Mandel´štam? Non è facile dirlo. Sta di fatto che la traduzione citata (della Markova) è apparsa vari decenni dopo la quartina di Mandel´štam. E dunque non potrebbe che trattarsi di un’affinità tipologica.
In realtà, la somiglianza è dovuta fondamentalmente alla traduzione – in versi liberi, per altro. Nel testo d’origine, lo haiku del poeta giapponese suona «Furu ike ya | kawazu tobikomu | mizu no oto»; e in una traduzione molto fedele di Giuseppe Rigacci: «Il vecchio stagno! | la rana salta | tonfo dell’acqua» (Bashō, Poesie, Firenze, s. d., p. 9). Il vocabolo tišina (‘silenzio’, ‘pace’, ‘quiete’), una parola-chiave di tanta poesia mandel´štamiana, è della Markova, della traduttrice, che vi ricorse quasi certamente, io credo, proprio sotto l’influenza dei versi del poeta russo.
Sono però abbastanza convinto che il giovane Mandel´štam avesse una certa conoscenza della poesia dell’Estremo Oriente, grazie fra l’altro a libri come Pesni sta poètov. Japonskaja antologija [Canzoni di cento poeti. Antologia giapponese, Mosca 1905], adattamento russo della versione tedesca dello Hyakunin isshū – la Centuria poetica – di Fujiwara Teika (1162-1241), che Paul Ehmann aveva pubblicato a Tokyo nel 1889 col titolo Die Lieder der hundert Dichter. Pesni sta poètov risulta curato da una persona che si cela dietro la sigla Pr. B., ossia “Provincial´nyj Bibliograf” [“Bibliografo di provincia”], una delle maschere del colto poligrafo e traduttore Nikolaj Bachtin (1866-1940). C’è da precisare che i testi di Pesni sta poètov hanno la particolarità di riprodurre lo schema del tanka, quanto a numero di sillabe (5-7-5-7-7), ma calandolo sempre in un disegno ritmico binario: in versi giambici (di 2-3-2-3-3 “piedi”, senza rime, con uscite tutte femminili).
Riguardo poi al tema del rumore che lacera uno sfondo di silenzio, che lascia una chiazza, una stria sonora nell’immobile, tranquillo scenario di un bosco, si veda il tanka n. 5, di Sarumaru Tayū (VIII o IX secolo): «Kak grustno slyšat´ | osenneju poroju | v gorach pustynnych | sred´ zeleni uvjadšej | protjažnyj krik olenja!» (lett.: «Com’è triste udire | nella stagione autunnale | sui monti deserti | in mezzo al verde appassito | il grido lamentoso del cervo!», – con una sorta di opposizione fra l’aggettivo pustynnyj e il sostantivo krik, fra la solitudine dei monti e il bramito dell’animale). Poco importa, ad esempio, che le «rosse foglie d’acero» (momiji) del testo originale giapponese diventino zelen’ (semplice ‘verde’, semplice ‘vegetazione’). Pure in Mandel´štam tutto si semplifica, si schematizza: il bosco è indicato per metonimia da un «albero» – un arcaizzante, forse non casuale, drevo (cfr. il biblico «drevo žizni» / «drevo poznanija dobra i zla» – «albero della vita» / «albero della conoscenza del bene e del male», posto al centro dell’Eden); e ancora dalla designazione lesnoj (‘boschivo’), da un «frutto» (un’infruttescenza, una pigna?)
Si veda anche, nella Centuria, il testo n. 71, di Minamoto no Tsunenobu (secolo XI): «Ložitsja večer, | u vchoda stebli risa | šumjat, i ticho | osennij veter veet | nad krugloj kryšej doma» (lett.: «Si corica la sera; | vicino all’ingresso steli di riso | frusciano, e quieto | soffia il vento autunnale | sopra il tetto rotondo della casa»), – con l’opposizione (quasi un ossimoro) di «far rumore» (šumet´) e ticho, parola che ha la stessa radice di tišina. Il tema del rumore che penetra nel silenzio può venir espresso inoltre dal «falso canto del gallo» che a notte fonda «trae in inganno la sentinella», facendole credere che sia già l’alba. Forse una fugace eco di questo componimento della poetessa Sei Shōnagon (X-XI secolo?), il n. 62 della Centuria, andò piú tardi a infoltire il tessuto degli ipotesti, delle reminiscenze che costellano la lirica eponima della raccolta Tristia.
v. 1:«un frutto». Marina Cvetaeva riteneva che fosse una (edenica?) mela. Si vedano però queste righe di Putešestvie v Armeniju [Viaggio in Armenia], cap. “Moskva” [“Mosca”]: «Per sciocco amor proprio, per malinteso orgoglio, da bambino io non andavo mai in cerca di bacche né mi chinavo a raccogliere funghi. Piú dei funghi mi piacevano le gotiche pigne e le ipocrite ghiande dai cappuccetti monacali. Accarezzavo le pigne. Gli si rizzava il pelo. Mi convincevano...» (S, II, p. 111).

«Splendono di fittizie dorature»

Metro: tetrapodia giambica; due quartine a rime incrociate (aBBa, cDDc), come nella lirica precedente. L’e (ë) del russo ëlki (v. 2), corrisponde in questo caso al suono /jo/, cioè ad un o “jotizzato”.
v. 1: «fittizie dorature» corrisponde al sintagma russo «susal’noe zoloto» (lett.: ‘oro di bassa, modesta qualità in scaglie o lamine sottilissime’, usato per ornamenti, per restauri).
v. 3: «fra le ramaglie»; lett.: ‘nei cespugli’. Citando i primi quattro versi della lirica, Viktor Žirmunskij – studioso che, fra l’altro, era stato compagno di scuola del poeta all’Istituto Tenišev – osservava, nel breve saggio Preodolevšie simvolizm [Quelli che sono andati oltre il simbolismo, 1916], che «l’universo illusorio, spettrale» del giovane Mandel´štam «sembra popolato di bambole, di marionette; è un regno invaso da giocattoli buffi, divertenti».
I vv. 5-6 contengono una reminiscenza anche timbrica della poesia di Fedor Tjutčev «O veščaja duša moja!» [«O tu, presaga anima mia!»], del 1855: «O veščaja duša moja! | O serdce, polnoe trevogi...» («O tu presaga anima mia! | O cuore pieno di tumulto...»; vd. TL, p. 103). Riguardo all’io lirico della quasi totalità delle poesie composte da Mandel´štam nel corso della giovinezza e della prima maturità, è appena il caso di sottolineare, applicando la distinzione di Paul Zumthor, il rapporto estremamente fluido – sino alla loro completa divaricazione – tra «le “je” de la chanson» (termine, quest’ultimo, che mi permetto di usare in senso ampio) e «le moi du poète».
v. 7: «cristallo»; in russo chrustal’ (‘cristallo’, nel senso di ‘vetro pregiato’, al piomb...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Ottanta poesie
  3. Introduzione di Remo Faccani
  4. Cenni bio-bibliografici
  5. Nota al testo e alla traduzione
  6. Ottanta poesie
  7. «Un tonfo cauto e sordo – un frutto»
  8. «Звук осторожный и глухой»
  9. «Splendono di fittizie dorature»
  10. «Сусальным золотом горят»
  11. «Sopra lo smalto di un pallido azzurro»
  12. «На бледно-голубой эмали»
  13. «M’è dato un corpo – che ne farò io»
  14. «Дано мне тело — что мне делать с ним»
  15. «Non c’è nulla di cui serva parlare»
  16. «Ни о чем не нужно говорить»
  17. Silentium
  18. Silentium
  19. «Tende l’udito una vela sensibile»
  20. «Слух чуткий парус напрягает»
  21. «Tetra, umida e colma d’echi è l’aria»
  22. «Воздух пасмурный влажен и гулок»
  23. «Che passo lento tengono i cavalli»
  24. «Как кони медленно ступают»
  25. Conchiglia
  26. Раковина
  27. «O cielo, cielo, ti vedrò nei sogni!»
  28. «О небо, небо, ты мне будешь сниться!»
  29. «Io la luce aborrisco»
  30. «Я ненавижу свет»
  31. «La tua figura incerta che suscitava pena»
  32. «Образ твой мучительный и зыбкий»
  33. «Splende per me un quadrante luminoso»
  34. «Нет, не луна, а светлый циферблат»
  35. Hagia Sophia
  36. Айя-София
  37. «Ammucchiano i portieri a badilate»
  38. «В спокойных пригородах снег»
  39. «Nella taverna i ladri hanno giocato»
  40. «В таверне воровская шайка»
  41. «La bella vita ormai ci ha reso folli»
  42. «От легкой жизни мы сошли с ума»
  43. «Il pane è infetto e prosciugata l’aria»
  44. «Отравлен хлеб, и воздух выпит»
  45. «Zoccoli di cavalli, e a chi li ode»
  46. «О временах простых и грубых»
  47. «Natura è uguale a Roma, e la riflette un’Urbe»
  48. «Природа — тот же Рим и отразилась в нем»
  49. «Nomi di città in fiore blandiscano l’orecchio»
  50. «Пусть имена цветущих городов»
  51. «Io non ho udito i racconti di Ossian»
  52. «Я не слыхал рассказов Оссиана»
  53. «Rigogoli nei boschi; e – unica sua misura»
  54. «Есть иволги в лесах, и гласных долгота»
  55. «Si protrasse da un martedí a un sabato»
  56. «От вторника и до субботы»
  57. «Una fiamma disperde»
  58. «Уничтожает пламень»
  59. «Notte d’insonnia. Omero. Vele tese laggiú»
  60. «Бессонница. Гомер. Тугие паруса»
  61. «Nella diafana Petropoli morremo»
  62. «В Петрополе прозрачном мы умрем»
  63. «Irreparabile è questa notte»
  64. «Эта ночь непоправима»
  65. «Un rivolo di miele dorato e vischioso colava dalla bottiglia»
  66. «Золотистого меда струя из бутылки текла»
  67. «Tra i ministri di Dio lui, giovane, levita»
  68. «Среди священников левитом молодым»
  69. «Celebriamo, fratelli, la libertà al crepuscolo»
  70. «Прославим, братья, сумерки свободы»
  71. «Mentre il convulso fòro moscovita»
  72. «Когда в теплой ночи замирает»
  73. Tristia
  74. Tristia
  75. «Pesantezza e tenerezza – sorelle, vi distingue un identico tratto»
  76. «Сестры — тяжесть и нежность — одинаковы ваши ­приметы»
  77. «La vita arida e cupa di Vinegia»
  78. «Веницейской жизни мрачной и бесплодной»
  79. «Mi sfugge la parola che avrei voluto dire»
  80. «Я слово позабыл, что я хотел сказать»
  81. «Per la tua gioia accetta dalle palme»
  82. «Возьми на радость из моих ладоней»
  83. «Noi ci rincontreremo a Pietroburgo»
  84. «B Петербурге мы сойдемся снова»
  85. «Quando la luna di città si affaccia alle strade e alle piazze»
  86. «Когда городская выходит на стогны луна»
  87. «Mi lavavo all’aperto ch’era notte»
  88. «Умывался ночью на дворе»
  89. Concerto alla stazione
  90. Концерт на вокзале
  91. Epoca
  92. Век
  93. Chi trova un ferro di cavallo
  94. Нашедший подкову
  95. «Guarda la fifa a cosa ci ha ridotto»
  96. «Куда как страшно нам с тобой»
  97. «Come un toro a sei ali, minaccioso»
  98. «Как бык шестикрылый и грозный»
  99. «Non farne parola a nessuno»
  100. «Не говори никому»
  101. «Son tornato nella mia città che conosco fino alle lacrime»
  102. «Я вернулся в мой город, знакомый до слез»
  103. «Stiamocene un po’ in cucina assieme»
  104. «Мы с тобой на кухне посидим»
  105. «Signore, è notte: fa’ che le sopravviva»
  106. «Помоги, Господь, эту ночь прожить»
  107. «Per amore della risonante audacia dei secoli venturi»
  108. «За гремучую доблесть грядущих веков»
  109. «Nel trentunesimo anno dai vagiti»
  110. «В год тридцать первый от рожденья века»
  111. «Non sono piú un bambino!...»
  112. «Я больше не ребенок!»
  113. «Oh, che gusto ci dà fare gli ipocriti»
  114. «О, как мы любим лицемерить»
  115. «Vi ricordate dei podisti in gara»
  116. «Вы помните, как бегуны»
  117. «Compagna del Petrarca, del Tasso, dell’Ariosto»
  118. «Друг Ариоста, друг Петрарки, Тассо друг»
  119. «Viviamo senza piú avvertire sotto di noi il paese»
  120. «Мы живем, под собою не чуя страны»
  121. «Tartari, usbechi, samoiedi»
  122. «Татары, узбеки и ненцы»
  123. «Quando, una volta distrutto l’abbozzo»
  124. «Когда, уничтожив набросок»
  125. «Schubert a filo d’acqua, Mozart fra cinguettii»
  126. «И Шуберт на воде, и Моцарт в птичьем гаме»
  127. «E il ramo a frastagli dell’acero»
  128. «И клена зубчатая лапа»
  129. «Le tue gracili spalle si arrosseranno sotto fruste e flagelli»
  130. «Твоим узким плечам под бичами краснеть»
  131. «Su orti cospicui me ne sto insediato»
  132. «Я живу на важных огородах»
  133. «Ridammi indietro, mollami, Vorónež»
  134. «Пусти меня, отдай меня, Воронеж»
  135. «Benché morto e rimorto, debbo vivere»
  136. «Я должен жить, хотя я дважды умер»
  137. «Guardavo, allontanandomi, un oriente di conifere»
  138. «Я смотрел, отдаляясь, на хвойный восток»
  139. «Voi, togliendomi i mari, la rincorsa, lo slancio»
  140. «Лишив меня морей, разбега и разлета»
  141. «Per qualche tempo ancora proverò meraviglia»
  142. «Подивлюсь на мир еще немного»
  143. «Questa giornata ha come il becco giallo»
  144. «Нынче день какой-то желторотый»
  145. «Poltrisce in grembo alla montagna un idolo»
  146. «Внутри горы бездействует кумир»
  147. «Sto nel cuore dell’epoca – ho di fronte»
  148. «Я в сердце века, путь неясен»
  149. «Quando fra i curvi rami»
  150. «Когда в ветвях понурых»
  151. «A tu per tu, il gelo in volto io fisso»
  152. «В лицо морозу я гляжу один»
  153. «Come riluce il femmineo argento»
  154. «Как женственное серебро горит»
  155. «Come sveglia la terra, chissà dove, una pietra»
  156. «Как землю где-нибудь небесный камень будит»
  157. «Ancora un logorarsi di scarpe essa ricorda»
  158. «Еще он помнит башмаков износ»
  159. «Lo sguardo era acuto, tagliente piú di una falce affilata»
  160. «Были очи острее точимой косы»
  161. «Lo dirò in brutta copia, a fior di labbra»
  162. «Я скажу это начерно, шепотом»
  163. «Quanto vorrei, oh quanto»
  164. «О, как же я хочу»
  165. «Io mi porto questo verde alle labbra»
  166. «Я к губам подношу эту зелень»
  167. Note di commento
  168. Il libro
  169. L’autore
  170. Copyright