Neal Carey aveva undici anni e nemmeno un soldo. Per la maggior parte degli undicenni la mancanza di soldi non era un grosso problema, ma Neal in pratica doveva mantenersi da solo, perché suo padre non si era mai fatto vedere e sua madre aveva una costosa abitudine che risucchiava tutti i soldi che portava a casa, quando era in grado di uscire. CosÃ, entrando da Meg’s un pigro pomeriggio d’estate, Neal cercava contributi. Era un ragazzino magro e sporco, come tanti altri del West Side. In lui non c’era nulla di insolito, e gli piaceva cosÃ. Per un borseggiatore, la capacità di mescolarsi alla folla è un talento importante.
Neppure da Meg’s c’era nulla di insolito. Era un classico bar che serviva birra, whisky e ogni tanto un gin tonic a ciò che restava della popolazione irlandese del quartiere. McKeegan, il barista, sapeva di essere atterrato sul morbido, quando aveva sposato Meg.
– Non c’è nulla di meglio che sposare una ragazza irlandese con un bar di proprietà , – stava dicendo a Graham quel pomeriggio. – Non ti fa mancare cibo, whisky e l’altra cosa che sai, e tutto quello che devi fare è startene dietro il banco e conversare con gli ubriaconi. Senza offesa, naturalmente.
Anche Graham si sentiva fortunato. Riusciva ad arrivare a fine mese, aveva un pomeriggio libero, ed era seduto su uno sgabello davanti a un bicchiere di birra gelata. Un figlio di Delancey ÂStreet sapeva che le cose non potevano andare molto meglio di cosÃ.
Il piccolo Neal si avvicinò e si sedette accanto a Graham sotto il bancone, ascoltando i rumori della partita di baseball che l’uomo stava seguendo. Attese di sentire il colpo secco della mazza e il grido della folla. Secondo la sua esperienza gli uomini seduti nei bar tendevano a chinarsi in avanti quando c’era un home run. Lo fece anche quel coglione, lasciando sporgere un lato del portafoglio dai pantaloni. Neal lo strinse con indice e medio, e quando l’uomo si raddrizzò, il portafoglio gli restò in mano, quasi lo pregasse di portarlo con sé. ÂNeal pensava che la tivú fosse una cosa meravigliosa, anche se lui non ne aveva una in casa.
Rubare qualcosa è relativamente facile. Portarselo via è un altro paio di maniche. Un ladro ha due scelte di base: bluffare o scappare. Per avere successo, deve conoscere bene sé stesso e i propri talenti, i suoi punti forti e quelli deboli. Neal possedeva la rapida capacità di osservazione di un ragazzino povero di città . A undici anni, si trovava in un bar irlandese con due tizi relativamente sobri, e sapeva di non avere alcuna possibilità di bluffare con loro. Ma sapeva anche che quei bevitori di mezza età non lo avrebbero mai raggiunto in una gara di corsa. Il baseball poteva essere uno sport da spettatori. Il furto era solo partecipativo. Neal analizzò quei dati in circa un secondo e mezzo e schizzò a tutta velocità verso la porta.
Graham non aveva notato il momento in cui il portafoglio gli era stato sfilato di tasca, ma subito ne avvertà la mancanza. Joe Graham non aveva mai molti soldi, perciò tendeva a sapere dov’erano e dove non erano, e neppure una battuta fuoricampo di Roger Maris poteva distrarlo se il denaro non era al posto giusto, e cioè nella sua tasca. Si voltò in tempo per vedere la schiena di un ragazzino che correva fuori.
Non perse tempo a fare commenti. Quelli che si prendono il lusso di gridare cose tipo: «Ehi, quel piccolo bastardo mi ha rubato il portafoglio!» stanno riconoscendo un fait accompli. Graham inseguà subito il ragazzo, con l’idea di recuperare il bottino e punire il colpevole.
Neal prese subito a destra fuori dalla porta e risalà la Amsterdam, poi svoltò a destra sulla Ottantunesima. A metà isolato fece una finta a destra, ruotò su sé stesso e si immerse nel vicolo a sinistra, dove una rete metallica e la porta aperta di una cantina promettevano il paradiso. Saltò contro il recinto a tutta velocità , puntando i piedi e tirandosi su con le braccia. Giocando a guardie e ladri da piccolo, aveva scoperto di poter scavalcare una rete metallica piú rapidamente di qualsiasi altro ragazzino del quartiere. Sapeva di essere inseguito, ma quando il pollo fosse riuscito a superare quel recinto, lui sarebbe già stato intento a separare le banconote da cinque da quelle da dieci nella frescura della cantina. Era a metà di un respiro quando perse conoscenza.
Svoltando nel vicolo, Graham aveva capito subito che non avrebbe raggiunto il ragazzo. La sua camicia pulita era inzuppata di sudore, e quattro birre gli rimbalzavano nello stomaco, minacciando qualcosa di peggio. Comprese che se il ladro avesse scavalcato la rete, poteva dire addio al suo portafoglio. Allora strappò dall’incastro il suo braccio artificiale, un oggetto pesante in gomma dura, e con quello sinistro ipersviluppato lo lanciò addosso al ladro.
Quando Neal rinvenne, vide un folletto dall’aria cattiva chino sopra di lui. Un folletto con un braccio solo.
– Che schifo la vita, eh? – osservò l’uomo. – Credi di aver rubato qualche dollaro, ce l’hai quasi fatta, e un tizio si toglie un braccio e te lo dà in testa.
Afferrò Neal per la camicia e lo tirò in piedi.
– Forza, torniamo da McKeegan. La mia birra sta diventando calda.
Lo trascinò di nuovo da Meg’s. Nessuno, per strada, ci fece caso piú di tanto. Una volta nel bar, lo sbatté a sedere su uno sgabello e Neal restò a guardare con un orrore affascinato mentre ÂGraham si rimetteva il braccio e tirava giú la manica della camicia.
– Neal, piccolo bastardo, – disse McKeegan.
– Lo conosci? – chiese Graham.
– Abita nel quartiere. Sua madre è una tossica.
– Meglio per te che non hai avuto il tempo di spendere i miei soldi, – disse Graham a Neal. Poi gli rifilò un bel ceffone.
– Chiamo la polizia? – chiese McKeegan, allungando una mano verso il telefono.
– A che serve?
Neal sapeva che era meglio restarsene zitto. Era inutile cercare di negare l’ovvio. Inoltre il fatto di essere stato beccato e picchiato da un tizio con un braccio solo lo aveva un po’ demoralizzato. La vita è davvero uno schifo, pensò.
– Lo fai spesso? Borseggiare la gente, voglio dire, – chiese Graham.
– Solo da venerdà scorso.
– Cosa è successo venerd�
– Ho avuto una forte perdita in Borsa.
– Sei molto spiritoso, per uno che si fa acchiappare cosà facilmente. Se fossi in te, lavorerei di piú sulla tecnica e lascerei le battute di spirito a Jack Gleason.
Graham lo guardò con severità . Era abbastanza incazzato da voler davvero chiamare la polizia e far portare il ragazzo al carcere minorile. Ma quando era piú giovane, anche lui aveva trovato piú di un pasto nelle tasche di qualcun altro. E un ragazzino sveglio poteva sempre venire utile.
– Come ti chiami?
– Neal.
– Sei una rockstar o hai anche un cognome?
– Carey.
– McKeegan, che ne dici di preparare un cheeseburger per Neal Carey?
Il barman indicò alle proprie spalle. – Sai cos’è quella?
– Una griglia.
– Una griglia pulita, che resterà tale fino alle cinque. Non penso di sporcarla per un ladruncolo che vuole derubare i miei clienti. A derubare i clienti ci penso io.
– E un sandwich di tacchino?
– Quello posso farlo.
McKeegan si voltò per preparare il sandwich. Graham si rivolse a Neal.
– Tua madre si droga?
– SÃ.
– E tu? Prendi droghe?
– Io prendo portafogli.
Neal era confuso. Come regola generale, le vittime di un borseggio non pagavano il pranzo al borseggiatore. Quella era la prima volta che si faceva beccare, in due anni di carriera. Sapeva dai ragazzi piú grandi cosa aspettarsi dalla polizia, ma la situazione in cui si trovava era del tutto nuova. Contemplò l’idea di un’altra fuga, ma gli faceva ancora male la schiena e con la coda dell’occhio vedeva un bel sandwich di pane di segale con tacchino e maionese. Consapevole che uno stomaco pieno batte uno stomaco vuoto, decise di stare al gioco per un po’.
– Tua madre si fa dare dei soldi da te?
– Quando può.
– Fai pasti regolari?
– Tiro avanti.
– Bene.
McKeegan servà il sandwich e Neal lo aggredà a grossi bocconi.
– Mangi come un animale, – disse Graham. – Ti verrà il mal di pancia.
Neal lo udà appena. Il sandwich era fantastico. Quando McKeegan, di sua iniziativa, gli mise davanti una Coca, pensò che forse gli sarebbe piaciuto farsi acchiappare piú spesso.
Quando finà di mangiare, Graham disse: – Ora fuori di qui.
– Grazie. Grazie mille. E se c’è qualcosa che posso fare per lei…
– Puoi sparire dalla mia vista.
Neal si diresse alla porta. Non era il tipo da tirare troppo la corda.
– Neal Carey…
Neal si voltò.
– Se ti becco un’altra volta con la mano nella mia tasca ti taglio le palle.
Stavolta Neal corse via.
Una settimana piú tardi si nascondeva in un vicolo. Era notte, ma sua madre era con un cliente e Neal non aveva voglia di tornare a casa. Nelle notti estive come quella, un’appiccicosa notte di New York con l’aria calda e nera come catrame, la gente del quartiere viveva per strada. Il circo multicolore della vita notturna del West Side girava intorno a lui, ma Neal era solo vagamente consapevole della bellezza decadente del suo mondo. Assaporava una barretta Hershey’s al cioccolato che aveva fregato in un negozio sulla Ottantacinquesima. Aveva voglia di starsene da solo, motivo per cui era seduto nel vicolo, quando vide un omaccione in mutande correre giú da una scala antincendio all’inseguimento di Joe Graham.
– Ti uccido, bastardo, – ansimò il grassone, con la pancia che gli rimbalzava sui boxer.
Neal udà una voce di donna e alzò lo sguardo. Una bionda nuda gridava da una finestra: – Il rullino! Fatti dare il rullino!
Graham non si fermò neppure un secondo quando vide Neal. Gli lanciò di nascosto la macchina fotografica e continuò a correre. Neal non aveva bisogno che qualcuno gli dicesse cosa fare. Quando hai tra le mani l’oggetto del desiderio di un uomo sui centocinquanta chili, furioso e in mutande, c’è una sola cosa da fare. Scattò lungo il vicolo e uscà in strada, dove si perse nella...