
eBook - ePub
Quattro atti profani
Stabat Mater, Passione secondo Giovanni, Vespro della Beata Vergine, Lustrini
- 232 pagine
- Italian
- ePUB (disponibile sull'app)
- Disponibile su iOS e Android
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Quattro atti profani
Stabat Mater, Passione secondo Giovanni, Vespro della Beata Vergine, Lustrini
Informazioni su questo libro
I Quattro atti profani sono stati i primi testi teatrali scritti da Tarantino. Pubblicati nel 1997 da Ubulibri, vengono qui riproposti con una breve premessa dell'autore. Nonostante Tarantino abbia scritto diverse altre cose, questo quartetto rimane forse il segno piú caratteristico e dirompente del suo teatro che, se da un lato non dimentica le esperienze drammaturgiche di Pasolini e Testori, dall'altro ha una fortissima carica di originalità o addirittura, come è stato scritto, una «misteriosa unicità, coraggiosamente fuori dal tempo». Rimane senza dubbio un risultato tra i piú notevoli nel teatro italiano degli ultimi vent'anni.
A cura di Elena De Angeli
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Informazioni
Stabat Mater
Oratorio per voce sola
Mascherati nei nomi.
JAMES JOYCE, Ulisse.
Nota
di Cherif
Come sintesi del racconto di Tarantino vedo un’edificazione di valori, operata per scarti e disvalori: un’inflazione dei valori stessi, universali, riconosciuti, religiosi o di pensiero, anche filosofico. Per assecondare questa sensazione, la scena sarà costituita da un accumulo di materiali di rifiuto riciclabili, non degradabili, non ambientalisti: teli di plastica suscettibili o no di un progressivo assestamento o di un’utilizzazione, ai quali non s’intende attribuire il senso di un habitat.
Questo elemento, che è il frutto di un’aberrazione, risulta praticamente reale quanto l’ossessione di Maria nei riguardi del marocchino, personificazione di uno spauracchio di diversità, totem delle inquietudini che popolano il suo immaginario: questa figura nuova, giovane, sotto forma di presenza sconosciuta, viene negata, rifiutata, usata per concretizzare la sua problematica. Nei due fattori nominati – la materia della rappresentazione e il marocchino della pagina – il personaggio che narra, o che si narra, individua il nemico, il rivale: l’unico chiaramente identificato in una situazione disperata di stento, da parte di chi vive da miserabile una condizione sociale deteriore e lo esprime nei modi del suo pensare vagabondo, scoppiato, scandalosamente condizionato di contaballe dalla commovente futilità.
Credo che nella messinscena non bisognerà assolutamente distinguere queste componenti reali da quelle immaginarie, la concretezza e l’invenzione: il fasto evocato dalla donna ma non verificabile, la bellezza del messaggero che l’ha ingravidata, ma anche l’autorità che aiuta a realizzare questa identificazione attraverso il destino del figlio, nella figura piú alta della cultura occidentale.
Dall’approfondirsi della lettura mi rendo conto che nemmeno Maria sa che cosa sia reale e cosa immaginario, perché parte da una fantasia indecente e che poi cambia soggetto, a volte rimanendo indecente, attraverso la labilità delle sue visioni, fantasie che investono la città bordello, gli attributi idealizzati del marocchino, lo sfruttamento speculativo montato da chi manovra l’opinione, e vengono da lei respinte come anomale. In contrasto con il suo passato di prostituzione? Appunto la nostalgia di essere stata puttana, la condizione di ragazza madre, e poi la smania di essere parte riconoscibile e integrata nel proprio mondo, con l’approdo al razzismo, si affermano come altrettante stazioni di una realtà segnata e definita dalle eresie.
L’eresia dà al testo una chiave d’interpretazione, perché tutto confluisce nella ricostruzione-calco di una vicenda sacra attraverso situazioni inaccettabili e inconciliabili con la dimensione di sacralità. Di qui l’accostamento con Dreyer e con Buñuel, che l’argomento l’hanno trattato – anche con Pasolini cineasta, mentre le parole dette ci rimandano al romanziere – per evidenziare l’immagine portante di una povera donna che disserta sull’esistenza di Dio, del Dio cristiano, e la esemplifica con il miracolo del sacrificio del figlio. Ecco una disgraziata che assume la parte del grande teologo e si designa recitando come il piú indicato a esserlo, conferendo cosí a questa invenzione teatrale un’impronta di comicità.
Per lo Stabat Mater
di Antonio Tarantino
L’esplorazione del fondamentale rapporto Autentico-Inautentico rende ragione di ciò: tutto quello che ci circonda, tutto quanto concorra a fare di noi ciò che noi stessi siamo, svolgendosi secondo la direttrice inflazione-svalorizzazione, cade – ci fa cadere – sotto il dominio dell’Inautentico, fino all’evaporazione di ogni «contenuto» e al raggiungimento del grado zero di valore in ogni cosa rapporto fatto idea sentimento o rappresentazione.
L’Inautentico è tuttora il piú potente, se non il solo, strumento antiumanistico, dunque: il solo rivoluzionario, il solo rivelatore, il solo blasfemo. Esso – e dentro di esso il lievito concettuale dell’Autentico – si erge possente contro quella vana ipostasi umanistica che fu...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Quattro atti profani
- Alcune brevi note su «Quattro atti profani» di Antonio Tarantino
- Il caso Tarantino di Elena De Angeli
- Quattro atti profani
- Stabat Mater
- Passione secondo Giovanni
- Vespro della Beata Vergine
- Lustrini
- Il mito quotidiano in una scrittura che è già teatro di Franco Quadri
- Il libro
- L’autore
- Copyright