Heidi
eBook - ePub

Heidi

  1. 240 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Informazioni su questo libro

Heidi ha cinque anni e un'energia immensa. Vive con il nonno sulle montagne svizzere e passa il suo tempo in armonia con la natura, portando le capre al pascolo con l'amico Peter. Quando compie otto anni però viene obbligata a trasferirsi in città, per imparare a leggere e scrivere e diventare la «dama di compagnia» di Klara, figlia debole di salute di una ricca famiglia di Francoforte. Per lei, cresciuta in libertà, i palazzi, il cielo grigio e le tavole a cui bisogna sedere composti sono una prigione da cui scappare il piú in fretta possibile.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2016
Print ISBN
9788806229801
eBook ISBN
9788858421611

Arrivederci, ma nessun addio

La nonna scrisse una lettera alla nipote e a Heidi per avvertirle del suo arrivo. Come al solito, fu Peter a portarla dall’ufficio postale di Dörfli alla capanna. Quando arrivò la mattina presto, il nonno e le bambine erano già fuori, sullo spiazzo, con le caprette al seguito. Il ragazzo consegnò la busta al vecchio, si guardò intorno, sospettoso, e con un balzo si allontanò, raggiungendo il gregge che lo aveva preceduto lungo il sentiero.
– Nonno, – disse Heidi stupita. – Perché Peter fa cosí? Mi sembra il Turco, il caprone, quando abbassa la testa e si scuote tutto perché sente, dietro di lui, qualcuno con un bastone.
– Forse pensa di aver fatto qualcosa per meritarsi una bastonata, – rispose il nonno.
Peter corse verso la vetta, senza aspettare le caprette, e appena fu sicuro di essere abbastanza lontano si fermò e si guardò alle spalle. Il ragazzo si aspettava che, da un momento all’altro, un ufficiale di polizia sbucasse fuori da un cespuglio pronto ad arrestarlo. Piú durava questa attesa ansiosa, piú aumentava il suo tormento. Non si dava pace e preferiva trascorrere gran parte della giornata da solo, immerso nei suoi pensieri e sentendosi in colpa per ciò che aveva fatto.
Heidi era impegnata a rassettare la capanna, in modo che la nonna trovasse tutto pulito e in ordine, e Klara la osservava, incuriosita da tanto zelo. Cosí, mentre tutti aspettavano l’arrivo della vecchia signora, trascorse la mattinata. Le bambine si vestirono e si sedettero fuori, pronte a ricevere l’ospite. Poco dopo il nonno le raggiunse. Aveva fatto una passeggiata fino al pascolo e aveva raccolto un bel mazzo di genziane blu che, alla luce del sole, facevano un effetto meraviglioso. Heidi non riusciva a star ferma. Non perdeva mai di vista il sentiero e ogni cinque minuti si alzava e guardava in basso, cercando di scorgere la nonna.
Finalmente, la sua attesa fu ricompensata e in lontananza vide spuntare un piccolo corteo. La nonna, in sella a un mulo, era scortata da un conducente e da un uomo che portava una grossa cesta sulle spalle: per la signora era impensabile una gita in montagna senza una scorta di coperte e scialli.
Arrivata nello spiazzo davanti alla capanna, la nonna scese dal mulo e, voltandosi, vide immediatamente che Klara non era seduta sulla sedia a rotelle.
– Klara, cosa fai? Perché non sei sulla tua sedia? – chiese allarmata. Ma prima ancora di raggiungere le due amiche, batté le mani ed esclamò:
– Klara, sei proprio tu! Hai le guance rosse e tonde come due mele… il ritratto della salute!
Fece per avvicinarsi alla nipote, ma Heidi la prevenne: si alzò dalla panca, Klara si appoggiò alla sua spalla, e insieme avanzarono di qualche passo. La nonna si fermò, spaventata al pensiero che Heidi stesse facendo un tentativo pericoloso. Ma poi, cosa vide! Klara avanzava, leggera e sicura, al fianco dell’amica. Dopo aver fatto un giretto per lo spiazzo, le due bambine tornarono indietro, verso di lei, incolumi e soddisfatte.
L’anziana donna, vedendo quella scena, scoppiò a piangere dalla felicità e corse ad abbracciare prima Klara, poi Heidi, poi ancora Klara, incapace di trovare le parole giuste per esprimere la sua gioia. Il nonno, in piedi vicino alla panca, osservava da lontano la scena, sorridendo.
Quando le tre lo raggiunsero, la nonna esclamò:
– Caro amico, come posso ringraziarvi? È tutto merito vostro, delle vostre cure attente e affettuose.
– È merito di Dio e dell’aria di montagna, – disse il nonno sorridendo.
– In parte, è anche opera di Bianchina, – aggiunse Klara. – Nonna, non hai idea di quanto sia buono il suo latte.
– Non faccio fatica a crederlo, si vede dalle tue guance rosse. Nessuno ti riconoscerebbe, Klara: sei ingrassata e cresciuta, anche! Non mi stanco di osservarti. Adesso dobbiamo avvisare subito papà, a Parigi, e dirgli di venire qui immediatamente. Sarà la sorpresa piú bella della sua vita! Mio caro amico, dove posso scrivere e spedire un telegramma? Avete già rimandato indietro i miei accompagnatori?
– Sí, sono andati via, – confermò il nonno. – Ma se avete molta fretta, posso chiamare Peter, il guardiano delle capre. Ci penserà lui a recapitare velocemente il messaggio all’ufficio postale.
La nonna annuí, ansiosa com’era di dare la buona notizia al figlio.
Il nonno si allontanò un momento, si portò le dita alla bocca e lanciò un fischio acutissimo che, riecheggiando per tutta la valle, arrivò fino a Peter. Infatti non passò molto tempo e il ragazzo spuntò dall’alto, pallido come la carta, sicuro che lo Zio volesse somministrargli la giusta punizione. Invece il vecchio gli spiegò che cosa avrebbe dovuto fare esattamente. Prese il foglio con il messaggio della nonna e gli disse di portarlo il piú velocemente possibile all’ufficio postale di Dörfli.
– Al pagamento, penserò io in seguito.
Conoscendo Peter, sapeva che era meglio affidargli una commissione alla volta.
Peter si tranquillizzò. Lo Zio non aveva l’aria minacciosa e in giro non c’erano ufficiali di polizia. Prese il foglio e partí immediatamente.
Mentre il ragazzo scendeva al villaggio, gli altri si sedettero a tavola. Tra un boccone e l’altro, la vecchia signora volle sapere tutti i particolari su come il nonno e Heidi fossero riusciti a far alzare Klara dalla sua sedia: all’inizio Klara si era limitata a stare un po’ in piedi, poi, pian piano, aveva cominciato a muovere qualche passo fino a raggiungere, grazie a un allenamento quotidiano, quel grande risultato. Un giorno aveva addirittura raggiunto il pascolo, perché il vento aveva fatto ruzzolare la sedia a rotelle giú per il pendio. E lassú, animata dal desiderio di vedere e cogliere lei stessa i fiori, aveva percorso per la prima volta un breve tratto da sola. Il racconto durò a lungo, visto che la nonna non faceva altro che interrompere le due ragazze. Stupita nel vedere sua nipote seduta su una sedia normale, ripeteva in continuazione:
– Ma è possibile? Siamo sicuri che questa bella ragazzina dal viso tondo e fresco sia la stessa Klara che è venuta quassú pallida, smunta e immobilizzata sulla sedia a rotelle?
Klara e Heidi erano in uno stato di beatitudine: la sorpresa che avevano progettato con tanta cura era stata un vero successo.
Intanto, a Parigi, il signor Sesemann aveva concluso i suoi affari prima del previsto, e aveva pensato anche lui di fare una sorpresa alla figlia: non la vedeva dall’inizio dell’estate e aveva una gran voglia di riabbracciarla. Senza avvertire sua madre, pensò di raggiungerla per proseguire il viaggio insieme a lei. Prese un treno per Basilea, da cui ripartí il mattino seguente di buon’ora, ma una volta arrivato a Bad Ragaz scoprí che la signora era da poco partita per l’Alpe. Non perse altro tempo, cercò una carrozza e si diresse a Maienfeld, dove fu felice di trovare una coincidenza per Dörfli: pensava che già sarebbe stato molto faticoso salire a piedi da lí fino alla montagna. E non si sbagliava. La passeggiata lungo il ripido sentiero sassoso fu estenuante.
A un tratto ebbe la netta sensazione di essersi perso. Sapeva che a metà strada doveva esserci la casetta di Peter – Heidi ne aveva parlato tante volte –, eppure non vedeva nessuna capanna. Si guardava intorno alla ricerca di un essere umano a cui chiedere informazioni, ma non scorgeva né uomini né case. Ovunque girasse lo sguardo regnava il silenzio, rotto di tanto in tanto dal vento, dal ronzio dei moscerini e dal canto solitario di qualche uccello. A un certo punto si fermò, accaldato com’era, per riprendere un po’ di fiato. Proprio in quel momento sentí dei passi e vide spuntare qualcuno dall’alto: era Peter con in mano il messaggio della nonna. Lo chiamò con un cenno, e il ragazzo si avvicinò di sbieco, tutto tremante e spaventato, pronto a scappare via se fosse stato necessario.
– Animo figliolo, – disse il padre di Klara. – Sapresti indicarmi la strada per raggiungere una capanna dove vivono un uomo anziano e una bambina di nome Heidi? Molto probabilmente, in questo momento, ci sono anche degli ospiti provenienti da Francoforte.
Un mormorio di paura fu l’unica risposta di Peter, che fece un salto e si mise a correre a perdifiato giú per il sentiero, cadendo e rotolando, proprio come doveva aver fatto la sedia a rotelle. Per fortuna, il ragazzo non si ruppe in mille pezzi, come la sedia, ma tra un capitombolo e l’altro il foglio gli sfuggí di mano e andò irrimediabilmente perduto.
Il signor Sesemann pensò che si trattasse di un montanaro particolarmente timido, rimasto turbato alla vista di un uomo di città, e dopo aver osservato per qualche istante la sua violenta discesa, riprese il cammino. Intanto Peter, nonostante gli sforzi, non riusciva a recuperare l’equilibrio e continuava a rotolare. Ma a tormentarlo, piú dei graffi e delle ammaccature, era il pensiero di quel signore che gli aveva appena chiesto delle straniere e dello Zio. Chi altri poteva essere se non un ufficiale di polizia vunuto ad arrestarlo? Non aveva forse chiesto degli ospiti di Francoforte? In fondo alla discesa, quasi alle soglie del villaggio, finí contro un cespuglio al quale si attaccò saldamente, pesto e dolorante. Per qualche istante rimase immobile, come per rendersi conto di quello che gli era successo.
– E due! – esclamò una voce vicino a lui. – Chi hai fatto infuriare per spingerti come un sacco di patate fin qui? – Era il fornaio di Dörfli che lo prendeva in giro. Stava prendendo una boccata d’aria quando aveva visto Peter precipitare in basso come la sedia a rotelle. Dunque sapeva che la carrozzina era stata spinta da qualcuno? Peter si rialzò in piedi e si rimise a correre, questa volta in salita. Voleva tornare subito a casa e infilarsi sotto le coperte, al sicuro, dove nessuno lo avrebbe trovato. Ma non poteva farlo. Le capre erano ancora al pascolo, e lo Zio gli aveva raccomandato di tornare in fretta per non lasciarle troppo tempo da sole. Non era il caso di disobbedirgli. Ansante riprese la sua corsa frenetica, che presto, a causa della paura e dei colpi ricevuti, si trasformò in un’andatura lenta e faticosa.
Nel frattempo il signor Sesemann aveva raggiunto la prima casetta, quella di Peter, ed ebbe cosí la conferma di aver preso la direzione giusta. Proseguí allora di buon passo e, dopo l’ultimo tratto faticoso, scorse la meta davanti a sé, sotto un gruppo di abeti secolari. Non sapeva che dall’alto era già stato avvistato e che tutti non vedevano l’ora di mostrargli la sorpresa. Al termine della salita, appena sbucò sul pianoro davanti alla capanna, vide due figure venirgli incontro. Al braccio di Heidi era appoggiata una ragazzina alta con lunghi capelli biondi, il viso colorito e gli occhi che brillavano di gioia. Lui si fermò di colpo, osservando le due fanciulle che si avvicinavano, poi, d’un tratto, i suoi occhi si gonfiarono di lacrime. La ragazza bionda assomigliava in modo incredibile alla moglie tanto amata. Era sveglio o stava sognando?
– Non mi riconosci, papà? – chiese Klara, con il viso raggiante. – Sono cambiata cosí tanto da quando ci siamo visti l’ultima volta?
Il signor Sesemann corse verso la sua bambina e l’abbracciò.
– Sí, sei cambiata! Com’è possibile? Non sto sognando, vero? – L’uomo fece un passo indietro per osservare meglio la figlia, poi disse: – Sei tu, Klara? Sei davvero la mia piccola Klara? – disse abbracciandola di nuovo, per assicurarsi che fosse davvero lei.
In quel momento sopraggiunse la nonna, curiosa di vedere l’espressione del figlio.
– Bene, caro, che ne dici? – esclamò. – Ci hai fatto una bella sorpresa, ma non è nulla in confronto a quella che ti abbiamo preparato noi. Ammettilo! E ora vieni a salutare il nonno di Heidi, che è l’artefice di questa specie di miracolo!
– Sí, arrivo. Prima, però, fammi salutare la nostra piccola amica.
Poi, rivolgendosi alla bambina, disse:
– Allora, come stai? Ma che domande faccio, stai benissimo! Sembri un fiore. Una rosa alpina non potrebbe essere piú fresca e radiosa. Devi sapere, piccola mia, che sono molto felice di vederti.
Heidi fissò negli occhi il signor Sesemann. Le aveva sempre voluto bene ed era stato molto comprensivo nei suoi confronti. Il fatto che anche lui, ora, si trovasse nelle sue montagne, le faceva battere il cuore di felicità.
Poi, mentre il papà di Klara salutava il nonno, stringendogli calorosamente la mano ed esprimendogli tutta la sua gratitudine, la nonna si allontanò dal gruppo e si diresse verso i fitti abeti che le piacevano tanto. Qui l’aspettava un’altra sorpresa: sotto agli alberi, in un piccolo spiazzo ombroso, trovò un grandissimo mazzo di genziane blu scuro, fresche e brillanti, che sembravano cresciute lí. La nonna batté le mani, lo raccolse entusiasta e se lo strinse al petto:
– Che meraviglia! Sono stupende! Heidi, bambina cara, vieni qui! Sei stata tu a preparare questo mazzo di fiori? È magnifico!
La bambina corse verso la nonna:
– Non sono stata io, nonna, – rispose Heidi. – Ma so chi è stato.
– Lassú, al pascolo, è pieno di fiori cosí, – intervenne Klara. – Anzi, è tutto molto piú bello, – e mentre parlava fece un grande sorriso.
In quel momento si sentí un lieve fruscio provenire da dietro gli alberi. Era Peter. Quando aveva visto chi c’era davanti alla capanna insieme allo Zio, era corso via e si era nascosto tra le fronde degli abeti.
– Vieni, ragazzo, vieni qui e non avere paura, – gli disse la nonna spostando i rami per fargli strada. Peter non aprí bocca. Non aveva piú la forza di affrontare altre prove. Il suo pensiero fisso era: «Hanno scoperto tutto». Livido di paura, con i capelli dritti, lasciò il precario nascondiglio e si fece avanti.
– Coraggio ragazzo, dimmi, sei stato tu? – chiese la vecchia signora.
Peter, poiché teneva gli occhi bassi, non vide che la nonna stava indicando il mazzo di fiori. Sapeva che lo Zio lo fissava con i suoi occhi grigi dall’angolo della capanna e sapeva anche che l’uomo accanto a lui era l’ufficiale di polizia venuto da Francoforte. Con la voce bassa e tremante, il ragazzo rispose:
– Sí.
– Su, figliolo. Perché sei cosí spaventato? – chiese la nonna.
– Perché, perché... ora è rotta in mille pezzi e nessuno può aggiustarla.
La vecchia signora si avvicinò al nonno e chiese stupita:
– Questo povero ragazzo è per caso fuori di testa?
– Non direi proprio, – replicò il nonno. – Solo che è lui il «vento» che ha spinto a valle la sedia a rotelle.
La nonna stentava a credere a quelle parole: secondo lei Peter non era affatto cattivo e, poi, per quale motivo avrebbe dovuto romper...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Heidi
  3. Heidi
  4. Sulle montagne dallo Zio dell’Alpe
  5. A casa del nonno
  6. Al pascolo con le caprette
  7. In visita alla nonna
  8. Due visite inaspettate
  9. Una nuova vita
  10. La signorina Rottenmeier passa una brutta giornata
  11. Acque agitate in casa Sesemann
  12. L’arrivo del padrone di casa
  13. Un’altra nonna
  14. Vantaggi e svantaggi
  15. Gli spettri in casa Sesemann
  16. Verso l’Alpe, una sera d’estate
  17. Domenica, quando suonano le campane
  18. Preparativi per il viaggio
  19. Un ospite sull’Alpe
  20. Heidi consola il dottore
  21. L’inverno a Dörfli
  22. L’inverno continua
  23. Gli amici lontani si fanno vivi
  24. Altri avvenimenti sulla montagna
  25. Chi l’avrebbe detto?
  26. Arrivederci, ma nessun addio
  27. Il libro
  28. L’autore
  29. Copyright