Il fantasma di Canterville / The Canterville Ghost (Einaudi)
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Il fantasma di Canterville / The Canterville Ghost (Einaudi)

Con testo originale

  1. 112 pagine
  2. Italian
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Il fantasma di Canterville / The Canterville Ghost (Einaudi)

Con testo originale

Informazioni su questo libro

Che cosa può spingere un vecchio fantasma, Sir Simon de Canterville, sull'orlo della depressione? Forse i nuovi abitanti del suo antico castello, l'ambasciatore americano Otis e la sua portentosa famiglia, che non si lasciano certo spaventare e mettere in fuga da catene scricchiolanti, ululati sinistri e macchie di sangue. Pubblicato per la prima volta nel 1887, Il fantasma di Canterville è una favola semplice e accattivante, un po' macabra e un po' amorosa, leggera e ironica, capace di conservare il sapore fondamentale dell'opera di Wilde che, come diceva Borges, "è la felicità".

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2015
Print ISBN
9788806224141
eBook ISBN
9788858421147

Il fantasma di Canterville

Favola material-idealista

I.

Quando il signor Hiram B. Otis, ambasciatore americano, comprò Canterville Chase1, tutti gli dissero che stava commettendo una follia. Perché, non c’era dubbio, quel posto era infestato dai fantasmi.
In realtà, fu Lord Canterville in persona – uomo scrupolosissimo sulle questioni d’onore – a sentirsi in dovere di informare il signor Otis del fatto quando si trovarono a discutere i termini dell’acquisto. – Non abbiamo piú voluto abitare in quel luogo neanche noi, – disse Lord Canterville, – da quando la mia prozia, vedova del duca di Bolton2, ebbe un attacco di nervi da cui non poté mai piú riprendersi, per lo spavento provocato dalle mani di uno scheletro che le si posarono sulle spalle mentre si stava vestendo per la cena. Mi sento in dovere di dirle, signor Otis, che il fantasma è stato visto da diversi membri della mia famiglia tuttora viventi, e dal rettore della parrocchia, il reverendo August Dampier, membro del King’s College di Cambridge. Dopo lo sciagurato incidente accaduto alla duchessa, nessuno dei nostri giovani domestici ha piú voluto stare con noi. E la notte, spesso, Lady Canterville non riusciva a dormire per i misteriosi rumori che provenivano dal corridoio e dalla biblioteca.
– Caro signore, – disse l’ambasciatore, – mi prenderò mobili e fantasma in blocco, al prezzo stabilito. Arrivo da un paese moderno, dove si possiede tutto ciò che il denaro può comprare. E poi, con quei nostri brillanti giovani che vanno nel Vecchio Mondo a fare baldoria e a rubare le vostre migliori attrici e prime donne, sono certo che se in Europa ci fosse qualcosa come un fantasma, ce lo saremmo subito portato via, e sarebbe già in uno dei nostri pubblici musei, o a dare spettacolo per le strade.
– Temo proprio che il fantasma esista, – replicò Lord Canterville sorridendo, – benché finora abbia resistito alle insidie dei suoi intraprendenti impresari. È molto popolare da tre secoli, precisamente dal 15843, e appare sempre prima della morte di un membro della famiglia.
– Ma Lord Canterville, se è per questo anche il nostro medico di famiglia fa altrettanto. Insomma, signore, i fantasmi non esistono e non credo che le leggi di Natura facciano eccezioni per l’aristocrazia britannica.
– Come siete naturali voi americani, – rispose Lord Canterville. Non gli era del tutto chiara l’ultima osservazione del signor Otis. – Ad ogni modo, se non le importa di avere un fantasma che gira per casa, va tutto bene. Si ricordi soltanto che l’avevo avvertita.
Alcune settimane dopo la vendita fu conclusa e, alla fine della stagione, l’ambasciatore e la sua famiglia arrivarono a Canterville Chase.
La signora Otis – che, con il nome da nubile di Lucrezia R. Tappan della Cinquantatreesima Strada Ovest, era stata un’autentica bellezza di New York – adesso era una splendida donna di mezza età, con occhi magnifici e un profilo superbo. Molte signore americane, lasciando il paese, assumono un aspetto da malate croniche, convinte che la posa si intoni con la raffinatezza europea. La signora Otis, invece, non era caduta in questo errore. Aveva una magnifica robustezza e una strepitosa dose di vitalità animalesca. In realtà, sotto molti punti di vista era proprio un’autentica inglese, mirabile esempio del fatto che al giorno d’oggi abbiamo tutto in comune con l’America – fuorché, naturalmente, la lingua4.
Il primogenito, battezzato con il nome di Washington dai genitori in un momento di patriottismo che costui non smise mai di maledire, era un ragazzo di bell’aspetto, biondo, che si era conquistato un posto importante nella diplomazia americana per aver diretto un teutonico cotillon al Casinò di Newport per tre successive stagioni, e anche a Londra era conosciuto come eccellente ballerino. Gardenie e circoli nobiliari erano le sue uniche debolezze. Per il resto, era estremamente assennato.
La signorina Virginia E. Otis era una ragazza di quindici anni, dolce e snella come una cerbiatta, dallo sguardo indipendente e dai grandi occhi blu. Una meravigliosa amazzone. Una volta con il suo pony aveva sfidato il vecchio Lord Bilton in un doppio giro intorno al parco, superandolo di una lunghezza e mezzo proprio di fronte alla statua di Achille5, con enorme gioia del giovane duca di Cheshire che subito le aveva chiesto di sposarlo. Ma quella stessa sera il duca era stato rimandato a Eton6 dai suoi tutori, in un mare di lacrime.
Dopo Virginia arrivavano i gemelli, soprannominati «Stelle e strisce» perché regolarmente presi a scudisciate. Erano ragazzi adorabili e, fatta eccezione per il degnissimo ambasciatore, gli unici veri repubblicani della famiglia.
Siccome Canterville Chase dista sette miglia da Ascot, la piú vicina stazione ferroviaria, il signor Otis aveva telegrafato perché una vettura7 venisse a prenderli.
Partirono di ottimo umore. Era una deliziosa serata di luglio e l’aria era delicata, fragrante di pini. Ogni tanto sentivano il colombo selvatico garrire dolcemente, oppure scorgevano il petto scuro del fagiano in fondo alle felci fruscianti. Gli scoiattolini li guardavano passare facendo capolino dall’alto dei faggi e i conigli balzavano via nella boscaglia e tra le turgide montagnole di terra con le code bianche levate in aria.
Quando, però, entrarono nel viale di Canterville Chase, il cielo si rannuvolò all’improvviso e l’aria parve svuotata da un’insolita immobilità. Un enorme stormo di corvi volò silenziosamente sulle loro teste. Prima che raggiungessero la casa, grosse gocce di pioggia cominciarono a cadere.
A riceverli, sugli scalini della tenuta, c’era un’anziana signora, vestita di tutto punto, in seta nera, con una cuffia bianca e un grembiule. Era la signora Umney, la governante che la signora Otis, su assidua insistenza di Lady Canterville, aveva acconsentito a tenere nella precedente mansione. La donna fece a ciascuno di loro un grande inchino mentre scendevano dalla carrozza, e disse in modo bizzarro e antiquato: – Vi rivolgo il mio benvenuto a Canterville Chase –. Essi la seguirono, attraverso l’elegante ingresso stile Tudor, fino alla biblioteca, una lunga sala dai soffitti bassi e le pareti rivestite di quercia nera, all’estremità della quale c’era un’ampia vetrata cattedrale. Vi trovarono del tè preparato apposta per loro. Dopo essersi tolti i soprabiti da viaggio, sedettero e cominciarono a guardarsi intorno, mentre la signora Umney li serviva.
All’improvviso la signora Otis vide una macchia rosso cupo sul pavimento, proprio accanto al camino. Non sapendo bene di che cosa si trattasse, disse alla signora Umney: – Mi scusi, ma là dev’essersi versato qualcosa…
– Sí, signora, – rispose la cameriera a voce bassa, – lí è stato versato del sangue.
– Che orrore! – urlò la signora Otis. – Non ne voglio sapere di macchie di sangue in salotto. Dev’essere subito rimossa.
L’anziana donna sorrise, e rispose con lo stesso tono di voce, basso e pieno di mistero: – È il sangue di Lady Eleanore de Canterville, assassinata da suo marito, Sir Simon de Canterville, proprio nel punto dove c’è la macchia, nel 1575. Sir Simon le sopravvisse per nove anni, poi scomparve in circostanze molto misteriose. Il suo corpo non fu mai scoperto, ma il suo spirito colpevole infesta ancora la tenuta. La macchia di sangue è ammiratissima da turisti e altra gente, e non può essere rimossa.
– Che assurdità, – esclamò Washington Otis. – Il detergente Pinkerton, il Campione-contro-le-macchie8, la pulirà in un baleno –. E prima ancora che la governante, terrorizzata, potesse intervenire, si era gettato in ginocchio, sfregando freneticamente il pavimento con un bastoncino simile a una matita nera per il trucco. Qualche istante dopo della macchia di sangue non si vedeva piú alcuna traccia.
– Sapevo che il Pinkerton ce l’avrebbe fatta, – esclamò il ragazzo in tono trionfale, e si girò a guardare la famiglia: erano tutti in ammirazione. Ma non fece in tempo a pronunciare queste parole che uno spaventoso lampo illuminò la stanza buia e un terribile boato di tuono li fece balzare tutti in piedi. La signora Umney svenne.
– Che clima orrendo! – disse l’ambasciatore americano in tutta calma. E si accese uno di quei lunghi sigari dalle punte mozze9. – Credo che il vecchio continente sia cosí sovrappopolato da non avere bel tempo per tutti. Ho sempre sostenuto che l’emigrazione è l’unica soluzione per l’Inghilterra.
– Mio caro Hiram, – esclamò la signora Otis, – che si fa con una domestica svenuta?
– Le si fanno pagare i danni, – rispose l’ambasciatore. – Cosí le passerà la voglia di svenire –. In pochi istanti la signora Umney rinvenne. Indubbiamente era ancora molto scossa. Con tono severo, mise in guardia il signor Otis dai guai che sarebbero capitati alla casa.
– Ho visto cose con i miei occhi, signore, – disse, – che farebbero rizzare i capelli a qualunque cristiano, e ho passato tante, ma tante notti senza riuscire a dormire per le orribili cose che succedono qui.
Il signor Otis e sua moglie, tuttavia, tranquillizzarono quell’anima buona dicendole che non avevano affatto paura dei fantasmi. Perciò l’anziana governante, invocata la benedizione della Provvidenza sui suoi nuovi padroni, signore e signora, e presi gli accordi per un aumento di stipendio, si ritirò barcollando nella propria stanza.
1 Chase: tenuta di caccia.
2 Dowager: è la vedova a cui rimangono titolo nobiliare e patrimonio del marito defunto.
3 Il 1584 è l’anno della fondazione della Virginia, la prima colonia inglese in America (si veda l’Introduzione).
4 È uno dei paradossi tipici di Wilde (per il rapporto tra inglesi e americani, si veda ancora l’Introduzione).
5 Una statua di Achille si trova nei giardini di Hyde Park.
6 Eton è un prestigioso college nel Berkshire, vicino a Londra, fondato da Enrico VI nel 1440.
7 Waggonette: è una carrozza con sedili laterali.
8 Il detersivo diventa il piú potente antidoto simbolico contro i trucchi dello spettro: è il materialismo della moderna pubblicità americana che si impone contro la tradizionale fede inglese nelle storie di fantasmi.
9 cheroot: è un sigaro tagliato da entrambe le parti.

II.

Il temporale infuriò terribilmente per tutta la notte, ma non capitò nulla di significativo.
Il mattino dopo, però, quando scesero a fare colazione, ritrovarono quell’orribile macchia di sangue sul pavimento.
– Non credo che la colpa sia del Campione-contro-lemacchie, – disse Washington. – L’ho provato su tutto. Dev’essere il fantasma.
Strofinò la macchia una seconda volta. Il mattino seguente ricomparve. E ricomparve anche il terzo giorno, nonostante la biblioteca fosse stata chiusa a chiave, la sera prima, da Otis in persona, e la chiave riposta al primo piano.
L’intera famiglia era ormai coinvolta nella faccenda: il signor Otis cominciò a pensare di essere stato troppo dogmatico nel negare l’esistenza dei fantasmi; la signora Otis espresse la ferma intenzione di entrare a far parte dell’Associazione di Parapsicologia; Washington scrisse una lunga lettera ai signori Myers e Podmore sull’argomento Permanenza di Macchie Sanguigne collegate a Fenomeni Criminali.
Ma quella notte qualsiasi dubbio sull’oggettiva esistenza di fantasmi fu rimosso per sempre.
La giornata era stata calda e soleggiata e, nel fresco della sera, tutta la famiglia uscí a fare un giro in carrozza. Non tornarono a casa prima delle nove, e a cena consumarono un pasto leggero. La conversazione non toccò mai l’argomento fantasmi. Dunque non li sfiorarono neppure quelle suggestioni preliminari e quelle sensibili aspettative che di solito precedono il verificarsi di fenomeni paranormali. Gli argomenti di cui si parlò, come in seguito mi spiegò il signor Otis10, erano quelli tipici della conversazione quotidiana degli americani colti delle classi elevate: l’immensa superiorità, come attrice, di Fanny Davenport su Sarah Bernhardt11; la difficoltà di trovare granoturco verde o focacce di grano saraceno o mais anche nelle migliori case inglesi; l’importanza di Boston nello sviluppo di una coscienza mondiale; i vantaggi del controllo del bagaglio nei viaggi in treno12; la dolcezza dell’accento newyorkese rispetto alla pronuncia strascicata di Londra. Nessuna allusione al soprannaturale; neanche un accenno a Sir Simon de Canterville.
Alle undici la famiglia si ritirò e dopo mezz’ora tutte le luci furono spente. Qualche tempo dopo, il signor Otis fu svegliato da uno strano rumore in corridoio, fuori dalla sua stanza: sembrava il tintinnio di oggetti metallici e si faceva sempre piú vicino. L’ambasciatore si alzò subito, accese un fiammifero, guardò l’ora: l’una esatta. Restò abbastanza calmo. Si tastò il polso, ma non aveva febbre. Lo strano suono continuò. Con esso, si udiva chiaramente il rumo...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. The Canterville Ghost Il fantasma di Canterville
  3. Introduzione di Chiara Lombardi
  4. Cronologia
  5. Nota bibliografica
  6. Nota al testo
  7. The Canterville Ghost
  8. Il fantasma di Canterville
  9. Il libro
  10. L’autore
  11. Dello stesso autore
  12. Copyright