Secondo i disegni dei nostri ragazzi, coloro che usano maggiormente il computer sono i padri, e i fratelli e le sorelle piú grandi, che frequentano le scuole superiori o l’università: la cosiddetta «megabyte generation». Ma i ragazzi e anche i bambini delle elementari sono molto interessati già per conto loro: alcuni utilizzano il computer da soli, altri osservano con attenzione «il papà che lavora con il computer» e imparano a navigare, utilizzare la posta elettronica, partecipare alle chat-line e ai gruppi di discussione. Saranno sicuramente loro a incrementare o raddoppiare nel primo decennio del 2000 l’uso del computer all’interno della famiglia. Nel frattempo fanno pratica con l’alta tecnologia, giocando con i programmi e i videogiochi della playstation, e con le cassette collegate allo schermo del televisore. In alcuni casi, quando la tastiera o la consolle è una sola, se la strappano di mano tra fratelli e sorelle. Come fanno ad esempio Amelia (fig. 1), 12 anni e 2 mesi, e suo fratello di 10, che litigano fra loro per appropriarsi del controller analogico posato sulla sedia, e decidere chi deve essere il primo a giocare.
Figura 1
AMELIA (anni 12 e 2 mesi).
Il boom tecnologico è uno degli aspetti che piú colpiscono all’interno di questi ambienti familiari di fine millennio, soprattutto se si mettono a confronto queste testimonianze con quelle fornite ai tempi della nostra precedente ricerca, venticinque anni fa, quando l’oggetto piú tecnologico presente nella famiglia era l’apparecchio Tv.
Beninteso, la diffusione dell’alta tecnologia e la sua utilizzazione domestica stanno diventando proprio ora un fenomeno di massa, in crescendo nei dati delle indagini nazionali dell’Istat, e ancor piú secondo le ricerche condotte in altri paesi. Se ne parla anche di continuo sulle pagine di tutti i giornali, soprattutto in base alle segnalazioni circa il numero di vendite delle varie apparecchiature high-tech. O anche per il nuovo business on line, l’E.commerce via Internet, che consente di acquistare di tutto, dai libri alle automobili, direttamente in rete. Oppure per la possibilità offerta di giocare in Borsa, un’attività che secondo le ultime ricerche sembra ormai coinvolgere anche gli studenti e le casalinghe. La maggior parte dei dati forniti ha tuttavia carattere prevalentemente quantitativo. Come ad esempio il numero, misurato in migliaia o milioni di navigatori o surfer che visitano certi siti, e sui quali si fanno poi ipotesi o deduzioni piú o meno fedeli, circa le modalità d’uso di simili potenti mezzi di comunicazione.
Rimane comunque il fatto che un computer non è ad esempio come un cellulare, che ognuno di noi, anche se non lo utilizza in proprio, può veder usare di continuo da tante differenti persone per strada, dal ragazzetto alla signora impellicciata. E poi in treno, negli aeroporti, e persino durante una conferenza o un concerto, se il suo proprietario si è dimenticato di spegnerlo. In altre parole, mentre chiunque può rendersi conto di quanto in Italia sia aumentata la diffusione del cellulare, semplicemente guardandosi attorno, non è cosí usuale vedere i navigatori virtuali all’opera, in interazione con il loro computer, all’interno delle famiglie (a meno che non si tratti della propria famiglia).
I disegni dei ragazzi permettono invece – questa è la grande differenza tra la nostra e altre indagini – di entrare dentro le case e dentro le stanze, di rilevare il posto o l’angolo occupato dal computer in tanti nuclei familiari, e vedere all’opera quei membri della famiglia che ne fanno uso in modo piú costante e abitudinario. In un certo senso, di guardare in faccia i surfer, vedere come sono vestiti, quale postura assumono davanti alla tastiera, se fumano mentre navigano, se sono in pantofole, se si consultano con altri della stessa famiglia mentre fanno il banking on line, o lo shopping in rete. Se e come si divertono con i videogiochi, con le simulazioni delle partite di calcio, o della pallacanestro, o delle corse di Formula Uno, tutte simulate sul video. E, perché no? Se magari seguono dei corsi interattivi in una lingua straniera.
Esaminiamo allora qualche dato in diretta. Si è già detto che a usare il computer sono soprattutto il padre e i fratelli maggiori (studenti maschi e femmine). Ma a partire dalle elementari, anche i ragazzi ne fanno uso volentieri, purché qualcuno insegni loro le basi. Fra gli adulti, e se consideriamo il dato a livello quantitativo, sono invece le madri quelle che usano di meno il computer. Almeno secondo le rappresentazioni dei loro figli, che le disegnano in questo modo quasi soltanto quando la mamma fa effettivamente un lavoro che implica l’uso del computer, dentro o fuori casa, ad esempio quando «mia mamma fa la commercialista». Oppure quando il padre è morto, o i genitori sono separati: casi in cui la mamma acquisisce il diritto riconosciuto di capofamiglia e quindi viene rappresentata anche in quelle attività che – sulla base di stereotipi consolidati – competono piuttosto ai maschi.
La stessa cosa vale anche per altre «macchine» come ad esempio le automobili. Nei disegni di bambini e ragazzi le mamme guidano l’auto soltanto quando in famiglia non è presente il padre (morto o divorziato), oppure quando vanno a fare la spesa al supermercato (a servizio quindi della famiglia). In realtà è risaputo che le donne guidano l’auto quanto e piú degli uomini, cosí come usano anche il computer (il dato è confermato del resto dai disegni sulle sorelle maggiori). Ma evidentemente, in una situazione in cui si pensa di disegnare una persona adulta (padre o madre) che guida l’auto o usa il computer, subentrano i modelli mentali standard, e i ruoli culturali introiettati, e l’alta tecnologia viene abbinata automaticamente piuttosto al padre che alla madre1.
Questo non vuol però dire che manchino del tutto le mamme che lavorano (o giocano? che sarebbe davvero una bella novità) al computer. Per esempio Massimo (fig. 2), 13 anni e 11 mesi, rappresenta con efficace sintesi quella che potrebbe essere la famiglia postmoderna del nuovo secolo. Secondo il suo disegno, il computer avanza anche nel mondo femminile, e difatti è la mamma, di 39 anni, che lo usa. Quanto agli altri, figlia, figlio e padre, sono impegnati in attività fisiche e danno spazio alla fitness. Probabilmente a livello amatoriale il padre, per tenersi in forma. I figli, invece, per prepararsi forse a livello agonistico, impegnandosi l’una nello studio della danza, e l’altro nelle gare di tennis, in cui riesce addirittura a vincere le sue prime coppe.
Figura 2
MASSIMO (anni 13 e 11 mesi).
Tra ragazzi e ragazze, fin da quando frequentano le classi elementari, domina la playstation, decisamente piú comune di Nintendo 64, anche se, in qualche disegno, è proprio questo il gioco che viene raffigurato. Molto significativo appare il disegno di Giuliano (fig. 3b) 13 anni e 5 mesi, che si rappresenta mentre gioca con la sua playstation. Si veda quanto spazio occupano l’apparecchiatura e il cavo di collegamento sul foglio: a livello simbolico potrebbe essere indicativo dello spazio che i videogame hanno assunto nella sua vita.
Giuliano ha rappresentato la propria famiglia utilizzando il fronte e il retro del foglio (figg. 3a, 3b). Sul davanti della pagina ha disegnato il padre, intento a guardare la partita della sua squadra preferita alla televisione, e la sorella (20 anni e 3 mesi) che fa da mangiare e sta mettendo/togliendo un recipiente nel forno. Sul retro ha raffigurato se stesso con la mamma. Entrambi i personaggi sono connessi con un cavo (quasi una sorta di cordone ombelicale) ai propri congegni di intrattenimento, lui con la playstation, la mamma, altra generazione, con l’aspirapolvere. Si noti anche come la mamma, 38 anni e 7 mesi, canti allegramente (almeno nell’interpretazione di suo figlio) mentre fa le pulizie.
In un successivo capitolo, Figli che vorrebbero separarsi, parleremo ampiamente di tale modalità rappresentativa, la famiglia suddivisa tra fronte e retro della pagina, che sembrerebbe implicare un distacco psicologico all’interno della famiglia e assumere significati di una certa gravità. In questo caso specifico, tuttavia, la separazione in coppie di familiari padre-figlia, madre-figlio sembra dovuta soprattutto alla necessità inconscia di rendere simbolicamente lo spazio-tempo che la playstation ha conquistato al momento attuale nella vita di Giuliano2.
Tutto ciò non esclude comunque che nella famiglia vi possano essere discussioni, proprio in relazione ai reciproci comportamenti dei vari membri. Fra parentesi possiamo aggiungere che la famiglia disegnata da Giuliano esemplifica con precisione un certo standard familiare attuale, al tempo stesso profondamente diverso e insieme uguale a quello delle famiglie di un quarto di secolo fa. Da un lato si nota l’apertura all’alta tecnologia, rappresentata in questo caso dalla playstation e dall’aspirapolvere di ultima generazione. Al tempo stesso permangono i modelli tradizionali, con il padre che guarda la televisione e l’autore del disegno che gioca. Mentre la madre e la sorella continuano a essere impegnate nella cura della famiglia secondo gli schemi tradizionali. Anche nel nuovo millennio i balocchi appartengono ai maschi, il lavoro domestico alle femmine.
Figura 3a
GIULIANO (anni 13 e 5 mesi).
Figura 3b
GIULIANO (anni 13 e 5 mesi).
L’high-tech, a ogni livello, è molto diffuso tra i giovani. A parte i computer, i cellulari e le playstation, quando si chiede a qualche ragazzo, che ha disegnato una serie di apparecchiature inserite negli scaffali della sua camera o sopra il suo letto, di spiegare di quali dispositivi si tratti, si ricevono risposte pronte e competenti. Dati tecnici alla mano, tutti si esprimono come venditori di negozi specializzati. Nelle loro camere, o nella loro postazione, si trova di tutto: le nuove tecnologie digitali con impianti hi-fi sempre piú fedeli, piú potenti, raffinati, piú compatti e piú belli: sono molto apprezzati e diffusi i sistemi compatti con lettore Cd e sintonizzatore o sintoamplificatore. Si veda in proposito la postazione digital-musicale che si è creato Luigi (fig. 17) nella propria cameretta.
Parecchi ragazzi delle medie sanno dare specifiche indicazioni sui sistemi audiovideo che servono loro per i giochi o per ascoltare musica, e nei commenti successivi fatti per spiegare il disegno, si mostrano talvolta preoccupati per le loro apparecchiature che per quanto nuove sembrano già quasi obsolete, o che potrebbero diventarlo nel giro di un anno. E infine hanno le idee piuttosto precise su ciò che vorranno in futuro, che indicano con linguaggio tecnico: lettore ottico Dvd (sigla di Digital video disc); sistema audio video dolby prologic, con deck a cassetta; sistema mini audiovideo dolby prologic, con deck a doppia cassetta; micro impianto super compatto con telecomando; sistema hi-fi, con Cd a 5 dischi; kit minidisc con lettore portatile e il deck casa; lettore Dvd-Virtual Surround Integrato con dolby digital; lettore Dvd-Digital-Cinema Sound Virtual Surround (dolby). Nel frattempo aspettano l’high-tech già pubblicizzato ma non ancora in commercio in Italia, come la playstation 2 («Dovrò aspettare fino all’autunno 2000. Forse la regaleranno a me e a mia sorella a Natale»), per giocare a distanza collegandosi con il modem attraverso Internet e lanciarsi nelle sfide virtuali in rete.
Assieme alla playstation, ai Cd-Rom e videogame di ultima generazione, nei nostri disegni compaiono spesso i computer e i navigatori in Internet, e in proposito rimandiamo alle varie figure inserite nel libro: ad esempio Pietro (fig. 26), Michela (fig. 37), Ernesto (fig. 43), Eugenia (fig. 46a), Ursula (fig. 50). Vanno molto anche i cellulari, utilizzati soprattutto dai fratelli e dalle sorelle. Ma a volte non si tratta solo dell’uso personale che si fa del nuovo high-tech. Prendiamo ad esempio la professione del padre. Può accadere infatti che un ragazzo rappresenti il papà-sulposto-di-lavoro. Anche nei disegni della precedente ricerca c’erano padri che facevano il sarto o gestivano un negozio, ad esempio di ottica, e il padre veniva rappresentato intento a riparare occhiali, mentre la madre li vendeva3.
Ma non tutti i mestieri o le professioni parentali rivestono la stessa aura fascinosa. Ad esempio, attorno all’anno 2000 deve sembrare molto prestigioso, per un adolescente, avere un padre come quello di Agnese (fig. 4), rappresentato circondato da telefonini di ogni marca, e dai cartelli Omnitel o Tim, in piedi dietro a un bancone con le «offertissime GSM. A sole 249 000 lire». Agli occhi dei figli non è certo indifferente avere un papà proprietario di un negozio (o magari averlo in franchising) che risponde ai canoni attuali ed è in linea con ciò che fa tendenza, o piuttosto dover ammettere con se stesso che il padre ha una attività commerciale di tipo tradizionale: cioè un negozio qualunque, un mestiere qualunque. (Che non a caso non viene rappresentato). Al contrario l’immagine di un padre che vende telefonini gode di prestigio, e tale prestigio ha probabilmente una ricaduta anche presso la figlia, tra i suoi compagni di scuola, piú che se si trattasse di un padre medico o avvocato, o giornalista, professioni scontate che non hanno nulla di innovativo.
In realtà, tutto il disegno di Agnese, 13 anni e 10 mesi, lascia intuire un buon rapporto con il padre e una buona immagine di se stessa: la ragazzina si è disegnata nel momento della vittoria, dopo una gara di nuoto, mentre il fratello piú piccolo gioca con le macchinine. Piú conflittuale sembra il rapporto con la mamma, raffigurata mentre fa pulizia in bagno, ma di spalle. Se, in via puramente ipotetica, questa famiglia dovesse divorziare, e un giudice del Tribunale minorile chiedesse alla ragazza con quale dei due genitori vorrebbe convivere, si potrebbe forse supporre una preferenza di Agnese per il papà. Ma è plausibile immaginare che una simile scelta sarebbe condizionata anche dal fatto che il papà vende telefonini. Una immagine di successo e di prestigio per un padre di inizio millennio.
Figura 4
AGNESE (anni 13 e 10 mesi).