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Quaranta poesie
Informazioni su questo libro
In Yeats si riconosce ormai la maggior voce poetica di lingua inglese degli ultimi cento anni- e v'è chi è pronto ad estendere il confine temporale addirittura a trecento anni, rispettando solo la grandezza di un Shakespeare, di un Milton, di un John Donne. La sua poesia, anche al di là delle sue singolarissime qualità formali, ci rende la figura intera dell'Uomo, il suo costante tormento dovuto alla coscienza della sua inadeguatezza, e insieme la sua gioia di vivere appunto in questa condizione imperfetta. E' in ciò la sua grandezza.
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Informazioni
Print ISBN
9788806028732eBook ISBN
9788858423004Note
I quaranta componimenti qui inclusi sono stati scelti essenzialmente per le loro qualità poetiche. Essi rappresentano anche, tuttavia, le punte piú notevoli dell’intero arco dell’attività poetica di Yeats, e per sottolineare tale parabola – dagli inizi crepuscolari attraverso le esperienze simboliste ed esoteriche fino al sensuale vigore e allo splendore di immagini della poesia piú tarda – sono stati disposti non secondo l’ordinamento che hanno nell’edizione definitiva dei Collected Poems del 1950, ma secondo la sequenza cronologica di composizione.
Di undici di essi non mi risulta che esistano precedenti versioni italiane. Avevo tradotto altre undici di queste poesie per l’antologia Poeti del Novecento italiani e stranieri curata da Elena Croce, Einaudi 1960, e una dodicesima (Leda e il cigno) era apparsa in quella raccolta nella traduzione di Angelo Morelli: ho adesso riveduto e talora completamente rifatto quelle traduzioni. Di queste e delle altre poesie qui comprese si trovano traduzioni di Roberto Sanesi nella vasta scelta da lui curata nel 1961 per l’editore Lerici, mentre molti singoli componimenti di Yeats sono stati tradotti con varia fedeltà e in varia forma da Leone Traverso, Eugenio Montale, Carlo Izzo, Augusto Guidi ed altri.
Le presenti versioni non aspirano ad altro che alla fedeltà letterale. Del resto lo straordinario senso yeatsiano della parola e del suo contesto sonoro è irriproducibile.
Innisfree, l’isola sul lago (The Lake Isle of Innisfree).
Composta nel dicembre 1888, pubblicata prima in «The National Observer», 13 dicembre 1890, inclusa poi, senza varianti notevoli, in moltissime raccolte, e finalmente nella sezione The Rose dei Collected Poems.
Innisfree (isola dell’erica, in gaelico, o secondo altri, isola dei gatti) si trova sul Lough Gill, nella contea irlandese di Sligo. Un abbozzo delle prime due strofe della poesia si trova in una lettera inviata da Yeats il 21 dicembre 1888 a Katherine Tynan, e una versione in prosa nel suo romanzo John Sherman, ma il migliore commento si trova nelle pagine autobiografiche Four Years (1920): «Avevo ancora l’aspirazione, sorta a Sligo da ragazzo, di vivere a imitazione di Thoreau, a Innisfree, un’isoletta sul Lough Gill, e un giorno che, pieno di nostalgia, passavo per Fleet Street a Londra, sentii un tintinnio d’acqua e vidi in una vetrina uno zampillo d’acqua che teneva in bilico in cima una pallina, e mi misi a pensare all’acqua del lago. Da questo improvviso ricordo nacque la mia poesia Innisfree, la mia prima lirica che abbia nel suo ritmo un qualcosa della mia musica».
Ma si notino le reminiscenze letterarie: nel primo verso dalla parabola del figliol prodigo nel vangelo di san Luca (XV, 18): «Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il cielo e al tuo cospetto…» Poi l’influsso generale del Walden di Thoreau, e infine, nell’ultima strofe, l’eco del piú caratteristico poeta vittoriano, Lord Tennyson (Morte d’Arthur: «I heard the water lapping on the crag…»)
La rosa del mondo (The Rose of the World).
Composta nel 1890-91, pubblicata con il titolo Rosa Mundi, in «The National Observer», 2 gennaio 1892. I versi 7, 8 e 13 furono sostanzialmente modificati per la versione inclusa nei Poems del 1895 e in tutte le raccolte successive, ove apparve nella sezione The Rose. È stata adottata appunto tale versione riveduta.
A proposito del simbolo della rosa, Yeats osservò in una nota all’edizione del 1925: «rileggendo queste poesie noto che la qualità simboleggiata nella Rosa differisce dalla Bellezza Intellettuale di Shelley e di Spenser in quanto l’ho immaginata come sofferente insieme all’uomo, e non come qualcosa perseguita e veduta di lontano». A dire il vero, come ha osservato Agostino Lombardo, la Rosa di Yeats è da collegarsi strettamente alla figura della donna fatale fin di secolo. Di qui l’accostamento alle piú tipiche «donne fatali» delle due mitologie che, in questo periodo, Yeats considerava come espressioni di un identico modo di sentire, la mitologia classica e quella irlandese. Infatti qui la «rosa» è sia Elena di Troia, sia Deirdre, la mitica regina irlandese per la quale «i figli d’Usna perirono». Il re Usna ebbe tre figli: Naisi, Ardan e Anly; il folle amore di Naisi per Deirdre portò alla morte di lui e dei suoi due fratelli.
Pena d’amore (The Sorrow of Love).
Composta probabilmente nell’ottobre del 1891 fu pubblicata per la prima volta nel volume The Countess Kathleen and Various Legends and Lyrics, 1892. Riveduta e quasi completamente riscritta varie volte, raggiunse la sua forma definitiva, che è stata qui seguita, solo nel volume Early Poems and Stories del 1925. Nei Collected Poems fa parte della sezione The Rose.
L’allusione implicita a Elena nella seconda strofe riporta al tema della donna fatale. Nella versione primitiva della poesia il tono era piú diretto («E poi tu venisti con quelle labbra rosse e dolenti…») ed era perciò piú facile intravvedere dietro il simbolo decadente la figura di Maud Gonne, la patriota e attrice irlandese della quale Yeats si innamorò in questi anni e che rimase sempre, nelle sue varie trasfigurazioni poetiche, un tema essenziale dei suoi versi. La luna e le foglie sembrano alludere ad una convenzione poetica superata che tende a dimenticare la personalità umana, ma si rinnova e ritrova consistenza umana con l’avvento della bellezza simboleggiata da Elena.
Il berretto a sonagli (The Cap and Bells).
Composta nel 1893, apparve dapprima in «The National Observer», 17 marzo 1894, e venne poi inclusa nella raccolta The Wind among the Reeds, 1899, con molte varianti che sono state qui accettate.
In tale edizione Yeats annotava: «Ho sognato questa vicenda esattamente nel modo in cui l’ho scritta, e dopo feci un altro lungo sogno per scoprirne il significato e decidere se dovessi scriverla in prosa o in versi. Il primo sogno fu piú visione che sogno, bello e coerente, e mi diede quel senso di illuminazione e di esaltazione che è proprio delle visioni, mentre il secondo sogno era confuso e insignificante. Questa poesia ha sempre significato molto per me, benché, come accade con le poesie simboliche, il significato stesso non sia rimasto sempre il medesimo. Blake avrebbe detto che “i suoi autori abitano nell’eternità”, e son certo che li si può interrogare soltanto in sogno».
È significativo il richiamo al poeta e pittore visionario William Blake (1757-1827) del quale Yeats aveva curato insieme al pittore e mistico E. J. Ellis la prima edizione completa delle opere negli anni 1890-93. Sono chiari nella poesia i richiami al mondo figurativo di Blake stesso e dei preraffaelliti inglesi.
Il travaglio della passione (The Travail of Passion).
Composta presumibilmente intorno al 1895 e pubblicata in «The Savoy» del gennaio 1896, venne inclusa nella raccolta The Wind among the Reeds, 1899, con talune varianti qui accettate. Secondo lo Jeffares sarebbe dedicata a «Diana Vernon», ossia Olivia Shakespear, cugina del poeta Lionel Johnson e futura suocera di Ezra Pound. «Diana Vernon» andò nel 1895 a convivere con Yeats, ma i due si separarono, restando poi sempre buoni amici, quando apparve chiaro che il poeta era ancora tutto preso dalla sua passione per Maud Gonne. Nella poesia è significativo il partito sensuale tratto dal simbolismo cristiano, con sovratoni rosicruciani.
Il torrente Kedron bagna l’orto di Getsemani.
C’era forse per lei… (No Second Troy).
Composta intorno al dicembre 1908, dopo una visita di Yeats a Maud Gonne a Parigi, fu inclusa nel volume The Green Helmet and Other Poems, 1910.
Una donna cantata da Omero (A Woman Homer Sung).
Scritta nell’aprile 1910 e pubblicata lo stesso anno in The Green Helmet and Other Poems. Anche qui nella figura di Elena è adombrata Maud Gonne, andata sposa nel 1903 a John MacBride, ma separatasi da lui due anni dopo.
La maschera (The Mask).
Questa poesia in forma dialogica era stata composta nell’agosto 1910 come parte della commedia simbolica The Player Queen. La commedia però fu completata solo nel 1919 e pubblicata nel 1922, e nella versione definitiva sono utilizzate solo due strofe della poesia, che frattanto era già apparsa sotto il titolo Lirica da un dramma inedito in The Green Helmet and Other Poems, 1910. Ebbe il titolo attuale dal 1913 in poi.
In forma di lirica amorosa (qualcuno ha parlato di dialogo immaginario fra Yeats e Maud Gonne) il poeta usa qui per la prima volta l’immagine fondamentale della maschera, che rappresenta l’anti-self, l’anti-io, ossia una personalità diametralmente opposta all’«io» naturale. Secondo Yeats, il costante sforzo dell’uomo è quello di divenire l’opposto di ciò che effettivamente è: la realizzazione piena dell’essere sta nel congiungimento fra io ed anti-io, in una suprema conciliazione degli opposti esprimibile, appunto come avviene qui, in termini di appassionata unione erotica.
Un mantello (A Coat).
Composta nel 1912, apparve per la prima volta in «Poetry» (Chicago) nel maggio 1914 e fu poi inclusa nella raccolta Responsibilities dello stesso anno.
I ricami tratti da antiche mitologie alludono alla prima maniera di Yeats, che attingeva argomento per i suoi versi e i suoi drammi dalle fantasiose e crepuscolari leggende della mitologia irlandese.
I Magi (The Magi).
Composta nel settembre 1913, fu anch’essa stampata per la prima volta in «Poetry» nel maggio 1914, e poi inclusa in Responsibilities.
Yeats annota: «Guardai un giorno l’azzurro del cielo, e all’improvviso immaginai, come perdute nell’azzurro del cielo, figure rigide in processione». Visioni analoghe sono descritte da Yeats nel 1899, ma certo agisce inconsciamente in lui la memoria visiva dei mosaici ravennati. La poesia sembra alludere a un nuovo Avvento (cfr. piú oltre Il Secondo Avvento): i nuovi Magi, giunta ormai alla fine l’era cristiana, della quale sono «insoddisfatti», cercano una nuova Natività divina, ossia l’inizio di una nuova era che sia ricca di una sua violenza animale, e cioè l’opposto (la «maschera» nel linguaggio di Yeats) del cristianesimo. Tale è il senso dell’ultimo verso, che il poeta citò nel suo trattato A Vision (1925), a proposito del momento in cui ad una civiltà ordinata e tradizionalista se ne sostituisce un’altra individualista e caotica: «La vecchia concezione di una legge morale obiettiva si tramuta in un subconscio istinto turbolento. Il mondo della legge e della rigida tradizione è infranto dall’“incontrollabile mistero sul pavimento bestiale”».
Su una signora morente (Upon a Dying Lady).
Le varie liriche furono composte nel 1913-14, e apparvero sotto il titolo generico Seven Poems nella «Little Review» dell’agosto 1917. Le versioni definitive con i titoli attuali apparvero nella prima edizione di The Wild Swans at Coole, lo stesso anno.
Sono scritte per l’attrice Mabel Beardsley, ammalatasi di cancro nel 1912. Mabel era sorella di Aubrey Beardsley, il piú raffinato artista del decadentismo inglese, amico di Yeats, morto ventiseienne nel 1898; la famiglia era cattolica (donde l’episodio della messa privata cui si allude nella terza lirica).
Il miglior commento a molte di queste poesie è la lettera inviata da Yeats a Lady Gregory l’8 gennaio 1913: «Strano che proprio dopo aver scritto a proposito dei “Rhymers’” [il club di poeti al quale avevano appartenuto negli anni novanta Yeats, Beardsley, Oscar Wilde, Arthur Symons, Lionel Johnson, Dowson e altri] mi trovassi al capezzale della sorella di Beardsley, ora vicina a morire, che era stata praticamente una del nostro gruppo. Ha sofferto molto per tutta la settimana, ma domenica mi pare che non avesse dolore. Era appoggiata ai cuscini con un po’ di rossetto sulle guance, mi pare, e appariva bellissima. Accanto aveva un albero di natale con giocattoli contenenti dei dolci, che ci diede. […] Su un tavolo lí accanto c’erano quattro bambole vestite alla foggia dei personaggi dei disegni di suo fratello: donne con ampi pantaloni e altre figure femminili. Le ha fatte Ricketts, modellandone i volti e cucendone i vestiti [Charles Ricketts, raffinato artista grafico, aveva fra l’altro illustrato poesie di Wilde e di Yeats]. Deve averci lavorato giorni e giorni. Mabel aveva l’aria di una gran dama, e si è informata del mio lavoro e della mia salute come se fossero l’unica cosa al mondo che le importasse. […] Poi incominciò a raccontare delle storielle spinte e ad incitarci (c’erano altri due uomini oltre a me) a fare altrettanto. A volte era presa da crisi di riso. […] Sono restato sveglio gran parte della notte con una poesia in testa. È impossibile esprimere a sufficienza lo strano fascino di Mabel, la sua gaiezza patetica. La stessa di suo fratello, ma suo fratello non mi era mai parso persona che si facesse amare, ma piuttosto una figura sconcertante e intrepida».
Nella sesta lirica l’oltretomba è presentato, secondo la poetica leggenda irlandese, come luogo di perpetua danza. Piú oltre si allude a Grania, mitica principessa irlandese che, fuggendo nei boschi l’anziano Finn MacCumhall, cerca la protezione del giovane Diarmuid e si innamora di lui; il loro amore è brevissimo, e Diarmuid viene ucciso da Finn. Timor è il leggendario despota orientale Tamerlano, vissuto alla fine del Trecento, Babar (1483-1530), pronipote di Tamerlano, fondò in India l’impero del Gran Mogol, Barhaim è il «gran cacciatore» nelle Robâ’iyyât di Omar Khayyâm, popolarissime in Inghilterra nella traduzione ottocentesca di Edward FitzGerald. Sono tutte figure di proporzioni eroiche, sfrenati amanti della vita.
I pedanti (The Scholars).
Composta nel 1914-15, apparve dapprima in The Catholic Anthology (1915) di Ezra Pound, e fu poi inclusa nell’edizione del 1917 dei Wild Swans at Coole. Sono stati adottati gli emendamenti che Yeats vi apportò per l’edizione del 1929.
La sua Fenice (His Phoenix).
Composta nel gennaio 1915, fu pubblicata sotto il titolo There Is a Queen in China nella rivista «Poetry» (Chicago) del febbraio 1916 e in «Form» dell’aprile dello stesso anno. Fu inclusa poi con il titolo attuale nella prima edizione di The Wild Swans at Coole, ma subí qualche ulteriore modifica nelle edizioni successive.
La «Fenice» conosciuta in gioventú è ovviamente Maud Gonne; ma è particolarmente interessante l’allusione (la prima nella poesia di Yeats) al mito di Leda, al v. 4, un mito che in seguito assumerà per lui uno straordinario valore simbolico. Le persone menzionate nella seconda strofe sono la ballerina francese Gaby Deslys, l’americana Ruth St. Denis, danzatrice e maestra di danza, la grande Anna Pavlova fondatrice del balletto russo moderno, e infine Julia Marlowe, un’attrice che Yeats aveva veduto nella parte di Giulietta durante un suo giro di conferenze negli Stati Uniti nel 1903-1904. I nomi nella terza strofe invece sono immaginari.
A chi gli chiede una poesia di guerra (On Being Asked for a War Poem).
Composta su richiesta di Edith Wharton, alla fine del 1915, per un volume (The Book of the Homeless) contenente prose, versi e illustrazioni di molti scrittori e artisti, da vendersi per la raccolta di fondi a favore dei bambini delle Fiandre invase e degli altri profughi della prima guerra mondiale. Ebbe dapprima il titolo A Reason for Keeping Silent, mutato in quello attuale quando la poesia fu raccolta nella prima edizione di The Wild Swans at Coole.
Pasqua 1916 (Easter 1916).
Composta ...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Quaranta poesie
- The Lake Isle of Innisfree
- Innisfree, l’isola sul lago
- The Rose of the World
- La rosa del mondo
- The Sorrow of Love
- Pena d’amore
- The Cap and Bells
- Il berretto a sonagli
- The Travail of Passion
- Il travaglio della passione
- No Second Troy
- C’era forse per lei…
- A Woman Homer Sung
- Una donna cantata da Omero
- The Mask
- La maschera
- A Coat
- Un mantello
- The Magi
- I Magi
- Upon a Dying Lady
- Su una signora morente
- The Scholars
- I pedanti
- His Phoenix
- La sua Fenice
- On Being Asked for a War Poem
- A chi gli chiede una poesia di guerra
- Easter 1916
- Pasqua 1916
- The Wild Swans at Coole
- I cigni selvatici a Coole
- The Cat and the Moon
- Il gatto e la luna
- 50 In Memory of Major Robert Gregory
- In memoria del maggiore Robert Gregory
- The Saint and the Hunchback
- Il santo e il gobbo
- The Double Vision of Michael Robartes
- La duplice visione di Michael Robartes
- The Second Coming
- Il Secondo Avvento
- Nineteen Hundred and Nineteen
- Millenovecentodiciannove
- The Wheel
- La ruota
- Leda and the Swan
- Leda e il cigno
- Among School Children
- Visita alla scuola
- Sailing to Byzantium
- Verso Bisanzio
- Byzantium
- Bisanzio
- Coole Park and Ballylee, 1931
- Coole Park e Ballylee, 1931
- Lapis Lazuli
- Lapislazzuli
- The Three Bushes
- I tre cespi di rosa
- The Lady’s First Song
- Prima canzone della dama
- The Led Second Song
- Seconda canzone della dama
- The Lady’s Third Song
- Terza canzone della dama
- The Lover’s Song
- Canzone dell’amante
- The Chambermaid’s First Song
- Prima canzone dell’ancella
- The Chambermaid’s Second Song
- Seconda canzone dell’ancella
- The Spur
- Lo sprone
- The Gyres
- Le spirali
- An Acre of Grass
- Un campo d’erba
- The Circus Animals’ Desertion
- La diserzione degli animali del Circo
- Note
- Il libro
- L’autore
- Dello stesso autore
- Copyright