Compare un violoncellista, solo, che suona un’aria semplice. L’aria termina. La luce si spegne sul musicista e si accende su...
SCENA PRIMA
Studio del Dottor Harry Hyman, nell’abitazione di costui. Solo in scena, Phillip Gellburg, snello, intenso, piú vicino ai cinquanta che ai quaranta, aspetta perfettamente immobile, a gambe incrociate. Porta un completo nero, cravatta e scarpe nere e camicia bianca.
Entra Margaret Hyman, la moglie del dottore. È bionda, robusta, energica, e ha in mano delle forbici da giardiniere.
MARGARET Viene subito, il tempo di cambiarsi. Le do qualcosa da bere? Un tè?
GELLBURG (vago rimprovero) Aveva detto alle sette in punto.
MARGARET È stato trattenuto in ospedale. Quel nuovo sindacato ha dichiarato uno sciopero, ci crede lei? Uno sciopero in un ospedale. Non ci si crede. E poi gli si è azzoppato il cavallo.
GELLBURG Il cavallo?
MARGARET Monta tutte le sere, a Ocean Parkway.
GELLBURG (tentando un tono di familiarità) Ah, sí, lo avevo sentito dire... beato lui. Lei è la signora Hyman?
MARGARET Sono anni che le faccio un cenno quando ci incrociamo per strada, ma lei non ci bada. È troppo assorto.
GELLBURG (con una malcelata punta di fierezza) Ho sempre tante cose per la testa. (Una certa divertita altezzosità) Sicché gli fa anche da infermiera.
MARGARET Ci siamo conosciuti al Mount Sinai quando faceva l’internato. Ha avuto modo di pentirsene. (Ride; la sua risata è esplosiva).
GELLBURG Che bella risata ha, lei. Certe volte la sento fin dall’altro isolato, a casa mia.
MARGARET Non ci posso fare niente, è di famiglia. Io in origine vengo dal Minnesota. È un piacere fare la sua conoscenza, finalmente, signor Goldberg.
GELLBURG Mi chiamo Gellburg, non Goldberg.
MARGARET Ah, mi scusi.
GELLBURG G-e-l-l-b-u-r-g. Sono l’unico in tutto l’elenco.
MARGARET Suona un po’ come Goldberg.
GELLBURG Però è diverso. È Gellburg. (Distingue) Noi in origine veniamo dalla Finlandia.
MARGARET Ah! Noi veniamo dalla Lituania... Kazauskis?
GELLBURG (momentaneamente smontato) Non mi dica.
MARGARET (cercando di essere affabile per metterlo a suo agio) Mai stato nel Minnesota?
GELLBURG Lo Stato di New York è grande come la Francia, che ci potrei fare nel Minnesota?
MARGARET Niente. Solo, lí è pieno di finlandesi.
GELLBURG Di finlandesi ce ne sono dappertutto.
MARGARET (sconfitta, mostra le forbici) ... Torno dalle mie rose. Qualunque cosa sia, spero che le passi presto.
GELLBURG Non è per me.
MARGARET Ah. Perché sembra un po’ pallido.
GELLBURG Io? ... È il mio colore abituale. È mia moglie.
MARGARET Mi dispiace, è una donna tanto carina. Niente di serio?
GELLBURG Le ha fatto fare dei test da uno specialista, sto appunto aspettando i risultati. Mi è parso un po’ in difficoltà.
MARGARET Be’, non devo ficcare il naso. (Fa per andarsene ma poi non resiste) Si può dire di che si tratta?
GELLBURG Non cammina.
MARGARET Come sarebbe?
GELLBURG (con una sfumatura di esibizione di vittimizzazione personale) Non si regge in piedi. Non sente piú le gambe. – Di sicuro le passerà, ma è molto brutto.
MARGARET Se l’ho incontrata dal droghiere che saranno... dieci giorni al massimo...
GELLBURG Fanno nove giorni oggi.
MARGARET Che mi dice, una donna cosí bella. Febbre, ne ha?
GELLBURG No.
MARGARET Grazie a Dio allora non è la polio.
GELLBURG No, per il resto è in ottima salute.
MARGARET Vedrà che Harry scoprirà tutto, lui è la persona giusta. Sapesse da quante parti lo chiamano per dei consulti... Boston, Chicago... Il suo posto sarebbe a Park Avenue se avesse ambizione, ma ha sempre voluto fare il medico di quartiere. Il perché non lo so – non invitiamo mai nessuno, non usciamo mai, tutti i nostri amici sono a Manhattan. È la sua natura, e con la natura di una persona non ci si combatte. Prenda me, per esempio, a me piace parlare, mi piace ridere. – Lei non è un gran parlatore, eh.
GELLBURG (con un sorrisetto a labbra strette) Quando riesco a infilare una parola di straforo.
MARGARET (risata esplosiva) Ah! – allora ce l’ha, il senso dell’umorismo, dopotutto. Be’, faccia i miei migliori auguri alla signora Goldberg.
GELLBURG Gellbu...
MARGARET (si percuote la fronte) Gellburg, mi scusi! ... È che quasi non si distingue da Goldberg...
GELLBURG No-no, guardi bene nell’elenco, è l’unico, G-e-l-l...
Entra il dottor Hyman.
MARGARET (con un piccolo cenno di saluto a Gellburg) Ci vediamo!
GELLBURG Tante cose.
Margaret esce.
HYMAN (poco piú di cinquant’anni, un uomo bello in modo convenzionale, ma sotto sotto, un idealista scientifico dalle idee chiare. Sedendosi alla scrivania, con un risolino) Le ha consumato gli orecchi?
GELLBURG (il suo lato mondano) Hanno resistito a cose peggiori.
HYMAN Che ci vogliamo fare, le donne parlano... (Con un sorriso cordiale) Ma senza di loro non si può vivere, giusto?
GELLBURG Senza le donne?
HYMAN (vede che Gellburg è arrossito; c’è una breve pausa, quindi) Lasci perdere. – Sono contento che sia venuto, volevo parlarle prima di rivedere sua moglie domani. Fuma?
GELLBURG No, grazie, mai fumato. Non le fa male?
HYMAN Certamente. (Si accende un sigaro) Ma muore molta piú gente per il morso dei topi, lo sapeva?
GELLBURG Per il morso dei topi!
HYMAN Oh, sí. Però sono quasi tutti poveri, quindi non è una statistica interessante. L’ha già vista questa sera, o viene direttamente dall’ufficio?
GELLBURG Volevo passare qui da lei prima di tornare a casa. Però le ho telefonato oggi pomeriggio... stessa musica. Nessun cambiamento.
HYMAN Come se la cava con la sedia a rotelle?
GELLBURG Meglio, ora sale e scende dal letto da sola.
HYMAN Bene. E al bagno, ci riesce?
GELLBURG Sí, sí. La mattina faccio venire ...