Il mese di gennaio 1933 – cioè le ultime settimane prima che Hitler diventasse cancelliere della Germania – fu un periodo duro per quasi tutti i thalburghesi. Il clima era freddo e umido, di quel tipo di freddo che si incontra nella pianura settentrionale tedesca, che penetra nelle ossa e le gela. Il cielo color dell’ardesia dava una tinta grigia ai vecchi edifici e al selciato delle strade e l’aria stessa sembrava grigia e smorta. I rami spogli degli alberi e il fango gelido dei campi dovevano apparire i simboli della loro situazione ai disoccupati, ormai al fondo della disperazione, congelati nel pantano dell’ozio senza fine e senza scopo.
Alcuni erano senza lavoro da tre anni e piú; altri avevano avuto solo occupazioni intermittenti. Altri ancora, forse anche piú disgraziati, avevano appena raggiunto l’età a cui normalmente avrebbero dovuto trovare il primo lavoro, ma lavoro non c’era e sembrava che non ce ne sarebbe stato mai. Per il padrone di negozio, ritto in attesa del cliente, vicino all’inutile registratore di cassa, per l’artigiano – dall’orgoglioso titolo di «maestro d’arte» – seduto nella sua bottega in attesa di un’ordinazione, era un inverno maledetto. Nemmeno i bambini erano allegri, perché c’era in giro un’epidemia di influenza cosí grave che erano state chiuse le scuole e alle pene che l’uomo soffriva si aggiungeva, alla sera della giornata vuota, la vista dei bambini febbricitanti e della moglie angosciata.
Che sentimenti poteva nutrire il thalburghese in questo inverno, l’inverno della depressione? Perfino la risposta nazista – odio! – sembrava non mandar piú luce, poiché ai raduni nazisti il pubblico si diradava e le SA stavano abbandonate e tristi, nelle altiere uniformi, a scuotere le loro cassette di questua agli angoli delle strade. Sembrava, a Thalburg, che i nazisti avessero ormai oltrepassato lo zenit del loro potere: avevano i voti di piú della metà della città, ma per quanto tempo sarebbero riusciti a conservarli, visto che non accadeva nulla? Nell’ultima votazione (quella del novembre 1932) tutto quello che avevano potuto ottenere era stato di non perdere, in campo elettorale, ciò che avevano guadagnato prima. Anche sul piano nazionale, c’erano segni che la marea nazista stesse recedendo. Nella stessa Thalburg, i nazisti sembravano impegnati in attività del tutto formali: piccoli raduni nel salone delle Aste del bestiame, progetti per un altro dei soliti discorsi o «trattenimenti serali». Nel gennaio 1933, la nota caratteristica pareva la decisione di tener duro, non lo slancio della vittoria.
Né i socialdemocratici di Thalburg avevano di che rallegrarsi: nel 1932 avevano subito gravi perdite; fra i disoccupati della città, si notavano segni minacciosi di crescente interessamento per il partito comunista. Molti si attendevano la presa del potere da parte dei nazisti; avevano intenzione di battersi, ma non era piú ben chiaro per che cosa dovessero combattere. Per la repubblica del generale von Schleicher o di von Papen? per la democrazia sotto il governo del decreto presidenziale d’emergenza? Nel grigio gennaio del 1933, la SPD di Thalburg non tenne riunioni, non organizzò discorsi: che c’era da dire?
L’amministrazione cittadina continuava tuttavia il suo lavoro, cercando di far fronte alla depressione. Il Consiglio comunale si riuní il 13 gennaio e il sindaco Johns poté annunciare che il bilancio del 1933 sarebbe stato in pareggio; ci si era arrivati innalzando le tasse municipali del 35 per cento. Con un altro sforzo, inteso ad alleviare le condizioni di vita dei meno abbienti, furono ridotti del 25 per cento gli affitti dei terreni coltivabili a orto di proprietà della città. Infine, essendo giunti a Thalburg i sussidi del governo centrale per le opere pubbliche, che ammontavano ad oltre 60 000 marchi, erano in corso progetti per impiegare quel denaro in modo da creare fonti di lavoro. Prima che la seduta fosse sciolta, il senatore Hengst prese la parola per qualche minuto, accusando i giornali nazisti di calunnia1.
Il 27 gennaio, l’amministrazione cittadina aveva portato a compimento i suoi piani di utilizzazione del denaro per i lavori pubblici: si sarebbe costruita una strada nuova e se ne sarebbero riparate parecchie altre. Ma un’altra opera era richiesta dalle società di tiro; esse volevano dal comune un nuovo campo per il tiro al fucile, come condizione preliminare necessaria per l’atteso convegno di tutte le società di tiro della Germania settentrionale, indetto a Thalburg per il 1933. La SPD si mostrò indifferente alla prospettiva, messa in luce dai commercianti cittadini, del denaro che questo raduno avrebbe portato alla città; e rifiutò i fondi occorrenti. Ciò provocò malumore e parole amare2.
Alla fine di gennaio, le TNN fecero circolare una storia curiosa. Era morto un vecchio ebreo, di nome Mosè, negoziante di bestiame. Costui era stato abbastanza ricco, una volta; ma gli amici dei tempi buoni l’avevano cosí bene aiutato a sperperare le sue sostanze, che ora doveva esser sepolto nel campo dei poveri. Con questa nota mitemente antisemita e lugubremente moralista, s’avvicinava a Thalburg la fine del mese di gennaio 19333.
Poi, proprio l’ultimo giorno del mese, giunse come uno scoppio di bomba la notizia che Adolf Hitler era stato nominato cancelliere di Germania. Tutti i thalburghesi seppero cosí che il girovagare senza meta della politica nazionale era finito e qualche cosa finalmente accadeva.
La NSDAP di Thalburg fu colta alla sprovvista dall’annuncio: i nazisti non furono nemmeno capaci di organizzare subito una manifestazione d’entusiasmo per la vittoria; solo alla fine della settimana (sabato 4 febbraio) ci fu una «serata germanica», con discorsi e concerto militare; e per la domenica, 5 febbraio, fu indetto a Thalburg un congresso di tutti i gruppi nazisti locali della contea. Queste manifestazioni assumevano ora un significato nuovo: l’apatia scompariva e i thalburghesi si affollavano a comperare biglietti. Per la sera di sabato 4, si improvvisò in fretta una fiaccolata, a cui lo Stahlhelm di Thalburg, ora alleato ai nazisti, diede la sua adesione. La sfilata fu di straordinaria imponenza: oltre al corpo di pifferi e tamburi e alle bandiere dello Stahlhelm, vi erano le bandiere, la banda e il corpo di pifferi e tamburi delle SA. Nazisti e nazionalisti di tutta la contea convennero a Thalburg per l’avvenimento; se le cifre date dal GHC sono corrette, vi erano oltre ottocento nazisti e duecento Stahlhelmern; ci volle un quarto d’ora perché tutta la massa sfilasse. Le strade della città erano gremite di spettatori e nella Piazza del Mercato c’era una folla enorme «piú grande di quanta se ne fosse mai vista» dichiararono le TNN. Si tennero discorsi sull’unità tra nazisti e nazionalisti e sulla perfidia del comunismo.
La maggior parte di coloro che erano venuti a Thalburg per la parata partirono subito dopo; ma c’era ancora abbastanza gente al 1910er Zelt per la «serata germanica», tanto che alcuni dovettero esser mandati indietro per mancanza di posto. Ci fu una celebrazione entusiastica, con discorsi del dirigente di contea Eckstein e di altri nazisti e brindisi gioiosi dei dirigenti dello Stahlhelm sulla felicità di ritrovarsi a fianco dei nazisti come camerati. Quello che i nazisti avevan detto dei «reazionari» e le accuse di «dittatura» e «protosocialismo» lanciate dalla DNVP nell’estate e nell’autunno precedenti, erano dimenticati come schiuma svanita nella birra.
La mattina dopo, i nazisti si erano già messi strenuamente al lavoro per portare a compimento una serie di attività inerenti al congresso di contea. Di buon’ora il corpo di pifferi e tamburi marciò attraverso la città, mentre Walter Eckstein andava a deporre una corona davanti al Monumento ai Caduti di guerra. Ci fu una sfilata e quindi conferenze nel salone delle Aste del bestiame, in due alberghi e in un caffè. Tardi nel pomeriggio ci fu al 1910er Zelt una sequela di discorsi, in special modo contro il comunismo. I nazisti davano l’impressione che Thalburg fosse completamente cosa loro4.
Di pari passo con le celebrazioni, cominciava la repressione. Per i thalburghesi, questa era giustificata come prevenzione della violenza: nei primi dieci giorni di febbraio vi erano stati due scontri nell’antica zona militare5. Ma con Goering al ministero prussiano dell’Interno non doveva esserci violenza, salvo quella ufficialmente sanzionata e diretta. Il 2 febbraio, tutte le dimostrazioni pubbliche del partito comunista furono proibite; il giorno dopo, la polizia di Thalburg, dietro ordini venuti da Berlino fece incursione nelle case di membri locali della KPD, senza però trovare, come riportarono le TNN, alcuno «scritto proibito». Con successive ordinanze fu vietato ai comunisti di distribuire materiale di propaganda, di sollecitare contributi o tener convegni in case private o luoghi pubblici6.
Piú graduale fu l’azione contro i socialdemocratici. Il 18 febbraio, la polizia di Thalburg, spronata dai nuovi funzionari nazisti del ministero prussiano dell’Interno sequestrò il numero settimanale del «Thalburgher Echo», organo del Fronte di ferro, sotto l’accusa di aver messo in ridicolo Hitler in un articolo e di aver in un altro definito la svastica «il simbolo del fallimento». Era una notizia significativa per le anime timorose, tanto piú che si annunciava non lontana la soppressione completa del giornale7.
Ma il significato pieno del nuovo ordinamento, la SPD dovette intenderlo il 19 febbraio. Il Fronte di ferro aveva in progetto, per quel giorno, di tenere una manifestazione nella Piazza del Mercato di Thalburg e, come il solito, ne aveva dato preliminare avviso alla polizia. Nelle prime ore del pomeriggio, membri del Reichsbanner della città si erano riuniti nella vecchia zona militare presso l’ufficio di collocamento: quando il corteo si mosse verso la Piazza del Mercato, i partecipanti erano circa quattrocento, piú le solite bandiere e musiche. Contemporaneamente circa centocinquanta SA si erano riunite nella Via Larga della città vecchia in stato d’allarme, allo scopo di proteggere da qualsiasi attacco le cose e la bandiera con la svastica. Appena il corteo socialista raggiunse le mura della città vecchia, fu fermato dalla polizia. Ai dirigenti della SPD venne detto che c’erano già stati scontri fra SA e membri del Reichsbanner a Thalburg; che la sicurezza e l’ordine pubblico erano minacciati e che pertanto il corteo doveva tornare indietro e riunirsi nel giardino di una vicina birreria all’aperto anziché tentare di raggiungere la Piazza del Mercato.
Nel giardino della birreria (che aveva aspirazioni di rispettabilità) si stava svolgendo lo spettacolo pomeridiano domenicale di «caffè-concerto»; i borghesi assonnati furono piuttosto seccati di veder turbare il loro riposo da quattrocento membri del Reichsbanner circondati dalla polizia. Cosí, chiusi fra le alte mura del giardino e un cordone di agenti, i socialdemocratici di Thalburg tennero il loro ultimo convegno politico, mentre le SA percorrevano liberamente le vie della città8.
L’effetto che questo episodio produsse sulla base della SPD cittadina fu enorme. La sera stessa Hans Leidler ripiegò la sua bandiera del Reichsbanner nascondendola in un barattolo da caffè e la seppellí in un campo. Anche altri membri della SPD capirono che la partita era perduta; e puntarono le loro speranze sull’esercito tedesco. Se l’esercito avesse dato il segnale, essi avrebbero combattuto; se no, la Germania sarebbe diventata nazista, senza resistenza armata del Reichsbanner o di altre organizzazioni operaie. I membri del Reichsbanner erano ancora disposti a battersi, ma vedevano chiaro che se il segnale non fosse dato subito, i nazisti li avrebbero presi ad uno ad uno9.
E i nazisti presero a perseguitare apertamente i socialdemocratici; il 24 febbraio un opuscolo socialista da dist...